
Dal Forum di FICIESSE le riflessioni di un Finanziere piemontese, mancato SAGF
In questi ultimi anni e soprattutto in questo ultimo periodo di crisi economica, le politiche di governo sono indirizzate a ridurre lo spreco della pubblica amministrazione e a razionalizzare le spese. Il ministro della Funzione Pubblica - On. Brunetta -, di ciò ne ha fatto quasi uno slogan e anche per questo, per il cittadino medio italiano, ha raggiunto livelli di consenso massimi.
Partendo da questa premessa, vorrei raccontare la mia storia per poi fare alcune considerazioni generali su come spesso, nel Corpo, regolamenti applicati in modo rigoroso, siano dannosi per il militare e soprattutto per il bilancio dello Stato.
Sono un ispettore della Guardia di Finanza di trentuno anni in servizio in Piemonte che nutre una forte passione per la montagna; quest’anno, nel mese di luglio, leggo in bacheca il radiomessaggio della Scuola Alpina di Predazzo, con il quale, nell’ambito della pianificazione addestrativa 2008, viene bandito l’ottavo corso “Tecnico Soccorso Alpino S.A.G.F.” (con selezioni prove attitudinali nel mese di settembre 2008 e presumibile inizio corso nel mese di gennaio 2009).
Per i non addetti ai lavori, il “Tecnico Soccorso Alpino S.A.G.F.”, è un corso di qualificazione di 9 mesi che si tiene alla Scuola Alpina di Predazzo al termine del quale il militare viene destinato in una delle 23 Stazioni dislocate su tutto l'arco alpino, il Gran Sasso e l'Etna, per essere impiegato nello specifico settore. La destinazione di fine corso viene decisa dal Comando Generale della Guardia di Finanza, sentito il parere della Scuola Alpina di Predazzo, sulla base delle esigenze organizzative del Corpo (in tal senso è stata recentemente emanata la circolare ordinativa di tutto il comparto S.A.G.F.). Per i militari in servizio permanente, il trasferimento, poiché è disposto d’autorità, è soggetto alla Legge 100/87.
Ai sensi della circolare 123000/2005 del Comando Generale della Guardia di Finanza, i requisiti per la partecipazione al corso, sono il giudizio di idoneità fisica, il limite dei 35 anni di età e naturalmente il superamento di una prova attitudinale.
I militari che conseguono tale specializzazione permangono nella stessa per un periodo minimo di 10 anni e, comunque, fino al compimento del 50° anno di età.
Questo a grandi linee il quadro normativo di riferimento.
Il sottoscritto, spinto dalla voglia di fare servizio nel soccorso alpino, fa, nella propria mente, alcune considerazioni personali:- ho dodici anni di servizio;- dopo un periodo trascorso fuori dalla mia regione di origine, sono tornato in Piemonte e desidero andare nella Stazione SAGF dove risiedo (sempre in Piemonte), in cui la forza organica, in termini percentuali, è minima rispetto a tutte le altre;- sono disposto a rinunciare all’ indennità di trasferimento perché il solo prestare servizio nel soccorso alpino sarebbe per me una fortuna.
Ecco che quindi decido di presentare la domanda di gradimento per la partecipazione alle prove attitudinali per il corso “Tecnico Soccorso Alpino S.A.G.F.”, continuo la preparazione fisica e inizio a informarmi su come posso avere certezze sulla destinazione di fine corso, ben sapendo di non avere “santi in paradiso”.
Da qui, scopro che non è contemplata la possibilità di presentare la domanda di rinuncia alla legge 100 (indennità di trasferimento) e che non si può vincolare la partecipazione al corso ad una sede di servizio; al riguardo, l’unica facoltà consentita dal Corpo, è quella di indicare, in sede di compilazione della scheda di pianificazione, un numero massimo di tre sedi (intese come Regioni geografiche) di gradimento, che, tra l’altro, non sono vincolanti per l’Amministrazione.
Pertanto, conseguentemente, con notevole rammarico, provvedo a presentare la domanda di rinuncia, adducendo come motivazione il fatto che l’assegnazione ad una Stazione S.A.G.F. non ubicata nella provincia di residenza determinerebbe gravi problematiche personali e familiari (citare quelle economiche sarebbe stato pleonastico).
Dopo alcuni giorni, vengo a conoscenza che il Soccorso Alpino è in forte carenza d’organico e che, pertanto, in via eccezionale, possono partecipare al corso militari che non posseggono il requisito dell’età; inoltre vista l’esiguità delle domande prodotte e la presenza di quelle tardive vi è addirittura la possibilità che vengano replicate le prove attitudinali.
Naturalmente, per il sottoscritto non vi è alcuna possibilità di essere ripescato secondo la logica della sede vincolata.
Da questa personale esperienza, posso solo trarre considerazioni che, oltre a essere amare per me, lo sono anche per la collettività; per esempio:
1. nello stato attuale dei fatti, io stesso, se avessi superato il corso di specializzazione “Tecnico Soccorso Alpino” e fossi stato assegnato nella Stazione S.A.G.F. ubicata nel Comune in cui risiedo, avrei dovuto percepire l’indennità di trasferimento (circa 10 mila euro); ecco, questa somma non è quantomeno evitabile? Merita l’identica riflessione il caso ipotetico e molto probabile, che altro militare venga assegnato nella medesima stazione S.A.G.F.!
2. la spesa che il Corpo sostiene per l’addestramento di 9 mesi a un militare che magari ha 40 anni e che decade dalla specializzazione a 50, non sarebbe più economicamente conveniente se investita su un militare che di anni ne ha 31?
3. il servizio nel soccorso alpino, per la sua peculiarità, non risulta essere eseguito meglio da personale fortemente motivato anche sulla base di una destinazione gradita?
Se sulla seconda e terza osservazione possono coesistere pareri differenti, sulla prima non credo che ve ne possano essere anche perché è dettata dal principio costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione e risponde all’ottica di razionalizzazione della spesa pubblica.Concludendo, spero che la presente costituisca uno stimolo per il tratto a venire, affinché il Corpo riesca a realizzare disposizioni rispondenti alle proprie esigenze organizzative, in coerenza con gli interessi della collettività e, ove possibile, del singolo militare.
Partendo da questa premessa, vorrei raccontare la mia storia per poi fare alcune considerazioni generali su come spesso, nel Corpo, regolamenti applicati in modo rigoroso, siano dannosi per il militare e soprattutto per il bilancio dello Stato.
Sono un ispettore della Guardia di Finanza di trentuno anni in servizio in Piemonte che nutre una forte passione per la montagna; quest’anno, nel mese di luglio, leggo in bacheca il radiomessaggio della Scuola Alpina di Predazzo, con il quale, nell’ambito della pianificazione addestrativa 2008, viene bandito l’ottavo corso “Tecnico Soccorso Alpino S.A.G.F.” (con selezioni prove attitudinali nel mese di settembre 2008 e presumibile inizio corso nel mese di gennaio 2009).
Per i non addetti ai lavori, il “Tecnico Soccorso Alpino S.A.G.F.”, è un corso di qualificazione di 9 mesi che si tiene alla Scuola Alpina di Predazzo al termine del quale il militare viene destinato in una delle 23 Stazioni dislocate su tutto l'arco alpino, il Gran Sasso e l'Etna, per essere impiegato nello specifico settore. La destinazione di fine corso viene decisa dal Comando Generale della Guardia di Finanza, sentito il parere della Scuola Alpina di Predazzo, sulla base delle esigenze organizzative del Corpo (in tal senso è stata recentemente emanata la circolare ordinativa di tutto il comparto S.A.G.F.). Per i militari in servizio permanente, il trasferimento, poiché è disposto d’autorità, è soggetto alla Legge 100/87.
Ai sensi della circolare 123000/2005 del Comando Generale della Guardia di Finanza, i requisiti per la partecipazione al corso, sono il giudizio di idoneità fisica, il limite dei 35 anni di età e naturalmente il superamento di una prova attitudinale.
I militari che conseguono tale specializzazione permangono nella stessa per un periodo minimo di 10 anni e, comunque, fino al compimento del 50° anno di età.
Questo a grandi linee il quadro normativo di riferimento.
Il sottoscritto, spinto dalla voglia di fare servizio nel soccorso alpino, fa, nella propria mente, alcune considerazioni personali:- ho dodici anni di servizio;- dopo un periodo trascorso fuori dalla mia regione di origine, sono tornato in Piemonte e desidero andare nella Stazione SAGF dove risiedo (sempre in Piemonte), in cui la forza organica, in termini percentuali, è minima rispetto a tutte le altre;- sono disposto a rinunciare all’ indennità di trasferimento perché il solo prestare servizio nel soccorso alpino sarebbe per me una fortuna.
Ecco che quindi decido di presentare la domanda di gradimento per la partecipazione alle prove attitudinali per il corso “Tecnico Soccorso Alpino S.A.G.F.”, continuo la preparazione fisica e inizio a informarmi su come posso avere certezze sulla destinazione di fine corso, ben sapendo di non avere “santi in paradiso”.
Da qui, scopro che non è contemplata la possibilità di presentare la domanda di rinuncia alla legge 100 (indennità di trasferimento) e che non si può vincolare la partecipazione al corso ad una sede di servizio; al riguardo, l’unica facoltà consentita dal Corpo, è quella di indicare, in sede di compilazione della scheda di pianificazione, un numero massimo di tre sedi (intese come Regioni geografiche) di gradimento, che, tra l’altro, non sono vincolanti per l’Amministrazione.
Pertanto, conseguentemente, con notevole rammarico, provvedo a presentare la domanda di rinuncia, adducendo come motivazione il fatto che l’assegnazione ad una Stazione S.A.G.F. non ubicata nella provincia di residenza determinerebbe gravi problematiche personali e familiari (citare quelle economiche sarebbe stato pleonastico).
Dopo alcuni giorni, vengo a conoscenza che il Soccorso Alpino è in forte carenza d’organico e che, pertanto, in via eccezionale, possono partecipare al corso militari che non posseggono il requisito dell’età; inoltre vista l’esiguità delle domande prodotte e la presenza di quelle tardive vi è addirittura la possibilità che vengano replicate le prove attitudinali.
Naturalmente, per il sottoscritto non vi è alcuna possibilità di essere ripescato secondo la logica della sede vincolata.
Da questa personale esperienza, posso solo trarre considerazioni che, oltre a essere amare per me, lo sono anche per la collettività; per esempio:
1. nello stato attuale dei fatti, io stesso, se avessi superato il corso di specializzazione “Tecnico Soccorso Alpino” e fossi stato assegnato nella Stazione S.A.G.F. ubicata nel Comune in cui risiedo, avrei dovuto percepire l’indennità di trasferimento (circa 10 mila euro); ecco, questa somma non è quantomeno evitabile? Merita l’identica riflessione il caso ipotetico e molto probabile, che altro militare venga assegnato nella medesima stazione S.A.G.F.!
2. la spesa che il Corpo sostiene per l’addestramento di 9 mesi a un militare che magari ha 40 anni e che decade dalla specializzazione a 50, non sarebbe più economicamente conveniente se investita su un militare che di anni ne ha 31?
3. il servizio nel soccorso alpino, per la sua peculiarità, non risulta essere eseguito meglio da personale fortemente motivato anche sulla base di una destinazione gradita?
Se sulla seconda e terza osservazione possono coesistere pareri differenti, sulla prima non credo che ve ne possano essere anche perché è dettata dal principio costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione e risponde all’ottica di razionalizzazione della spesa pubblica.Concludendo, spero che la presente costituisca uno stimolo per il tratto a venire, affinché il Corpo riesca a realizzare disposizioni rispondenti alle proprie esigenze organizzative, in coerenza con gli interessi della collettività e, ove possibile, del singolo militare.
Alpino Piemonte
2 commenti:
PREMESSA: tutto quello che state per leggere è la rappresentazione in formato testo dei miei PERSONALISSIMI ripeto PERSONALISSIMI pensieri riguardanti il SAGF; potrebbe anche darsi che il mio modo di pensare non sia quello corretto e magari proprio un confronto su questo forum potrebbe aiutare anche me a capire come vanno veramente le cose.
Sono un appartenente ai CORPI, cioè sono un finanziere e sono anche volontario nel CNSAS. Spinto dalla mia passione per il soccorso in ambiente montano, non troppo tempo fa decisi di partecipare al corso SAGF...preciso che all'epoca esso si divideva in due tranche (estiva e poi invernale) da 3 mesi l'una. Adesso invece il progetto era di farne una sola da 6 mesi (e non 9), da gennaio a giugno.
I mesi passati a Rolle mi hanno fatto capire subito come funziona attualmente il SAGF e sono stati una interessantissima esperienza di vita. Vado ad elencare, sperando di fare cosa gradita a chi ha qualche idea di partecipare al corso SAGF, alcune mie considerazioni:
1) l'attività di soccorso in montagna necessita di una fortissima motivazione; purtroppo un congruo numero dei colleghi che si presentano alle selezioni per il corso SAGF sono invece spinti da altre "aspirazioni": alcuni, quelli che io all’epoca chiamavo i "finanzieri", sperano una volta terminato il corso di avvicinarsi a casa, altri invece, sono tutti quanti quei signori che fino a 5 giorni prima facevano parte dei gruppi sportivi e che una volta messi fuori squadra debbono scegliere se congedarsi (stop stipendio) oppure andare a fare i piantoni, anticontrabbando, le verifiche etc etc insomma i finanzieri...per evitare sia la prima che la seconda soluzione essi si "buttano" sul SAGF per salvare capra e cavoli. Questa cosa ha inevitabilmente risvolti negativi, perchè innanzi tutto alla maggior parte di lorsignori non gliene può fregare di meno di andare ad incrodarsi su qualche parete per portare giù un alpinista in difficoltà, e poi perchè tu che sei un finanziere normale, che fino al girono prima eri seduto dietro una scrivania magari in una località di mare, ti ritrovi a fare attività fisica (purtroppo il corso SAGF attualmente ti insegna principalmente a correre come un pazzo in qualsiasi momento e anche in posti dove invece sarebbe più educativo insegnare a come procedere con tutte le cautele del caso) al fianco di SUPERMEN che come ho già detto fino a 5 giorni prima facevano gare di sci di fondo, il cui fisico quindi è abituato a "lavorare" tutti i giorni al massimo e a quote molto più alte delle tue.
2) questo non sarebbe un problema se gli istruttori di Rolle tenessero conto di questa differenza di preparazione atletica; purtroppo ciò non avviene, perchè la maggior parte di essi (che per me non sono proprio istruttori) sono guide alpine e/o persone che si dilettano a fare gare di arrampicata, scialpinismo etc etc, e che invece di impegnarsi ad istruire, sfruttano l'allievo per allenarsi: ti portano su una via di 7 grado, tu gli fai da sicura e poi a lui non frega nulla se tu non riesci a fare un metro sulla parete...tanto monta su un paranchetto e ti porta in sosta lui, così fa altro allenamento per le braccia!!!; quando arrivi alla macchina, naturalmente con un ora di distacco dall’istruttore e dal tuo “collega” di corso ex Fiamma Gialla (l’istruttore entra in competizione con l’ex atleta e spinge ancora di più sull’acceleratore!!!) e dopo aver affrontato e superato con buona dose di culo e tra mille bestemmie una moltitudine di biforcazioni del sentiero alle quali naturalmente NON sei stato aspettato, tu non hai imparato nulla ed anzi ti sei talmente innervosito ed incazzato che per alcuni minuti pensi che se questo è soccorso alpino allora ciao a tutti.
Lì di istruttore veramente buono a mio avviso ce ne è solo uno, e guarda caso è l'unico che non ha la qualifica di sagfista e che si dedica anima e corpo anche nel CNSAS, dove il suo valore è giustamente riconosciuto e “sfruttato”…strana la vita….!!!!
3) io sono stato fortunato perchè la mia formazione come soccorritore è passata per le mani di gente come Oskar Piazza e, pace all'anima sua, di Daniele "Ciapin" Chiappa, che chi ha una minima cultura in materia di soccorso alpino e alpinismo sà bene chi sono. Quindi io man mano che andava avanti il corso SAGF mi rendevo conto di quello che mi insegnavano di nuovo, di quello che ripassavo e anche di quelle nozioni che mi aspettavo e che invece non m’hanno mai dato. Se dovessi fare un bilancio di quello che ho imparato…esso sarebbe molto deludente: ho visto posti stupendi, arrampicato su bellissime vie e sono stato anche pagato per farlo; ho imparato anche ad avere più cura della mia forma fisica, questo si, ma a livello di TECNICHE DI SOCCORSO ALPINO…bè ragazzi, lasciamo perdere…al ritorno da quei tre mesi il mio fisico era in forma come non mai, ma in quei mesi non ho visto nemmeno da lontano una barella “lecchese”…chi di soccorso se ne intende sa che imparare ad assemblare e a movimentare una lecchese è alla base dell’addestramento dei neo soccorritori…PIU’ CHE UN CORSO DI SOCCORSO ALPINO E’ STATO UN CORSO DI ARRAMPICATA. Per non parlare poi dello spirito di corpo…l’unione del gruppo in una squadra di soccorso alpino credo sia fondamentale…invece durante il corso SAGF, più che di spirito di CORPO mi vien da dire spirito di PORCO…tutti in competizione l’uno contro l’altro: istruttore contro allievo, allievo contro allievo, istruttore contro istruttore, istruttore contro cervo, cane contro allievo, piantone contro cuoco etc etc etc….tutta una GARA!!!!!
E questa cosa mi è stata confermata anche dai ragazzi che parteciparono al corso con me: il poco che sanno, lo devono alle esercitazioni congiunte fatte col CNSAS…e purtroppo ormai i giovani comandanti di stazione SAGF danno la stessa impronta alle loro stazioni…SI CORRE, SI CORRE, SI CORRE….e basta….!!!!!! Onore a quei comandanti di Stazione che organizzano incontri col CNSAS, con i soccorsi di altri paesi, che organizzano e partecipano ad esercitazioni congiunte…ONORE!!!!!! Altro che spedizioni organizzate per scalare cime “inviolate”…ma non era meglio comprare corde, piastrine, toboga, lecchesi e magari anche caserme con quei soldi???????? Oppure dare al BERTO un paio di cani in più da addestrare alla ricerca in valanga (sicuramente più utili)….?????
4) nonostante tutto le stazioni SAGF sono sotto organico e ciò ha portato ad un “ampliamento” dei margini dei requisiti di partecipazione…vi garantisco che con me hanno fatto il corso persone che se la facevano veramente sotto quando si trovavano attaccati ad una sosta con 400 metri di strapiombo sotto alle chiappe!!!!! E nonostante ciò a nessuno di Rolle è mai venuto in mente di “cacciarli” dal corso, proprio perché in tempo di magra….spesso questi colleghi sono fortunati perché si ritrovano a fare servizio in una stazione sciistica dove la cosa più impegnativa da fare è portare giù un ciccione su un toboga lungo la pista…ma quando invece si ritrovano a fare servizio in una stazione dove si fanno soccorsi alpinistici che può succedere???? Come la risolviamo la situazione?????
5) la situazione la risolviamo così: secondo voi quanti interventi di soccorso estremi vengono effettuati da noi del SAGF e quanti dai volontari del CNSAS?????? Credo di non peccare di presunzione se dico che il rapporto è 95% CNSAS e 5% SAGF…e secondo me la cosa è confermata anche da quel protocollo di intesa che negli anni 90 fu firmato dalle nostre SSGG e dai vertici del CNSAS: questo protocollo dice chiaramente che in caso di intervento congiunto di squadre CNSAS e SAGF, la direzione del soccorso è assunta dal più qualificato dei volontari CNSAS…e secondo voi, conoscendo le nostre SSGG, se erano sicure delle capacità dei tecnici del SAGF avrebbero mai accettato di firmare un protocollo del genere???????? Io penso proprio di no. Ecco allora che la stragrande maggioranza dei SAGFisti si ritrova a fare ricerca dispersi, sondaggio in valanga (di certo non i direttori di valanga), soccorso piste….forse il nostro fiore all’occhiello sono i cani…vero BERTINE’????? ma questo non basta, non può bastare….
6) scordatevi poi di andare a fare servizio nelle stazioni SAGF di vostra richiesta…come tutte le cose “belle” in Finanza, anche questa è ad appannaggio dei RACCOMANDATI. E preparatevi a comprarvi il 75% delle attrezzature a spese vostre….
Buon proseguimento a tutti…
Sono anchc'io un ex sagf, e posso confermare a pieno tutto quello che ha commentato il collega sull'ambiente istruttori del rolle e tutto il resto. Vorrei evidenziare che le cause della mancanza della piena funzionalità del servizio sagf sono molteplici. E' vero che si entra in questa specialità generalmente abbastanza giovani e con l'entusiasmo a mille che ti fà vedere tutto in positivo; andare a spasso per i monti tutti i giorni è bellissimo per chi ama la montagna, però con il tempo devi dare un senso a ciò che fai: molti si allenano esclusivamente per se stessi, per le loro gare di scialpinismo o per l'arrampicata, e riescono così a dare un senso, anche se egoistico ed inutile a ciò che fanno; ma chi volesse trovare gratificazione nel soccorrere in prima persona gli infortunati in montagna, vivrà delle frustrazioni, in quanto questo compito è demandato ad altro ente. E' come se avessimo degli infermieri in pronto soccorso che si addestrano continuamente nelle manovre rianimatorie, ma quando un paziente varca la porta di entrata, viene curato da altre persone. Questo è stato il mio modo di vedere, ma Il peggio è che alla stragrande maggioranza degli appartenenti al sagf va bene così, e il sistema gerarchico è d'accordo, perchè cosidera il sagf alla pari della banda musicale del Corpo, una diramazione ottima per fare un pò di immagine ma che non interessa a nessuno di farla funzionare veramente.
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