Dal giorno 9 ottobre calerà il più assoluto silenzio sulle questioni militari e chi si azzarderà a parlarne potrà anche rischiare gravi sanzioni disciplinari, in teoria anche il posto di lavoro.
Già da alcuni mesi i vertici militari e lo stesso Ministro della difesa, hanno iniziato una campagna mediatica all’interno delle caserme per informare il personale che dal 9 ottobre i militari in servizio perderanno ogni diritto e che in caso di violazioni del codice saranno presi severi provvedimenti disciplinari.
Questo nuovo “Codice” però al suo interno nasconde abrogazioni di norme e riscritture "ad och" che come al solito salvano gli “amici degli amici” e favoriscono i vertici militari.
La legge delega, da cui ha avuto origine questo aborto normativo, la "taglia leggi", ha disposto la soppressione di quelle norme che non risultano più attuali e non la loro rivisitazione. È per questo motivo che questo “Codice” mi appare censurabile sotto differenti profili di incostituzionalità e non ultimo per eccesso di delega.
Non voglio neanche pensare al fatto che la rappresentanza militare sull’argomento non abbia ritenuto di dover intervenire, forse per timore di disturbare il manovratore, ma non posso non concordare con chi già si domanda se il Presidente della Repubblica che ne ha firmato l’emanazione si sia accorto di questi gravissimi aspetti che, di fatto, rappresentano l’ennesimo atto di questo Governo contro i principi e i diritti affermati dalla Costituzione. Da domani non li chiamate più militari, chiamateli “Minus habentes”.”
Luca Marco Comellini – Segretario del Partito per La tutela dei diritti di militari e forze di polizia.
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