martedì 27 luglio 2010

NELLA MANOVRA LA SPECIFICITA’ ESISTE MA E’ SOLO PER I MAGISTRATI, MENTRE IL FONDO SPECIALE PER I MILITARI NON SI SA SE BASTERÀ


Dalla lettura del Dossier di documentazione preparato dal servizio studi della Camera dei Deputati relativo alla conversione del DL 78/2010 (manovra 2010) si evidenziano alcuni aspetti assai interessati.


Pongo innanzitutto l’attenzione sul famoso articolo 9, quello del blocco delle retribuzioni, degli scatti e delle progressioni di carriera: ebbene, un emendamento introdotto al Senato esclude i magistrati da tale blocco, probabilmente le proteste culminate nello sciopero addirittura dei giudici dei TAR qualche effetto lo hanno sortito.

Nel dossier infatti si legge:
“”””””Si fa presente, peraltro, che l’articolo 9, comma 22 (come modificato al Senato), del provvedimento in esame, dispone la non applicazione al personale di cui alla legge 27/1981 (ossia magistrati, avvocati e procuratori dello Stato) dei commi 1 (blocco della retribuzione) e 21, secondo e terzo periodo (disapplicazione dei meccanismi di progressione automatica dello stipendio e della limitazione ai fini giuridici delle progressioni di carriera nel triennio 2011-2013) dell’articolo 9; tali disposizioni restano, quindi, applicabili al restante personale non contrattualizzato di cui all’art. 3 del D.Lgs. 165/2001 (n.d.a.: cioè Forze di Polizia e Forze Armate).””””


Si scopre insomma che per una certa categoria del personale non contrattualizzato (MAGISTRATI) esiste eccome una SPECIALITA' rispetto tutti gli altri dipendenti pubblici che vengono invece considerati tutti uguali, con buona pace di tutti coloro che si sono riempiti, e continuano a riempirsi la bocca della specificità dei vigili del fuoco (che scioperano), dei poliziotti (che hanno i sindacati) e dei militari (che invece hanno il c.p.m.p.) e bla bla bla….


Si dirà: ma per questi si mettono ben 80 milioni per i prossimi due anni (ed il 2013????) per parare il colpo al blocco delle retribuzioni. Ma, dico io, non era forse più semplice fare come per i magistrati? Come mai si è scelta la strada del fondo speciale?


Un motivo a mio avviso è che in questo modo si lascia fuori per l’appunto un anno che quindi passa in cavalleria (nel 2013 non si è specifici ??); l’altro motivo lo si capisce sempre leggendo il dossier della Camera a riguardo (art. 8):

“”””In merito ai profili di quantificazione, pur considerato che la norma si limita ad autorizzare uno stanziamento nel limite massimo di spesa di 80 milioni di euro limitando temporalmente il maggior onere agli anni 2011 e 2012, si rileva che il suddetto stanziamento è finalizzato al finanziamento di misure di perequazione per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizie e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, misure che dal tenore letterale della disposizione non si può escludere possano determinare degli effetti finanziari di natura permanente. Sul punto, appare pertanto opportuno un chiarimento da parte del Governo. Nello specifico, inoltre, al fine di valutare l'adeguatezza dello stanziamento rispetto alle finalità della norma, andrebbero forniti dati ed elementi informativi in merito alle platee interessate e agli istituti giuridici ed economici che saranno oggetto di adeguamento.””””


NEMMENO I TECNICI DELLA CAMERA SANNO SE QUESTO FONDO DI 80 MILIONI PUO' BASTARE E QUANTI E QUALI SARANNO LE PERSONE INTERESSATE!!!!


Ma forse l’obbiettivo principale è già stato raggiunto, ossia quello di dare ai fautori della astratta “specificità” militare ancora un ultimo appiglio retorico, prima di essere definitivamente smentiti dai concretissimi tagli alle paghe degli “specifici”.

domenica 25 luglio 2010

MANOVRA: SAP, FORZE DELL'ORDINE MOBILITATE ANCHE AD AGOSTO


(AGI) - Roma, 25 lug. - Le forze dell'ordine che aderiscono al Sap, il sindacato autonomo di polizia, saranno ad agosto in mobilitazione. Nicola Tanzi segretario generale della sigla sindacale, spiega che "grazie alla mobilitazione del Sap, del Comparto Sicurezza e Difesa, dei Vigili del Fuoco, si comincia a intravedere un po' di luce per quel che riguarda la finanziaria. L'ordine del giorno che abbiamo ottenuto e che sara' approvato alla Camera assieme alla manovra interpretera' nel senso da noi richiesto la finanziaria, garantendo gli aumenti retributivi relativi alle promozioni e agli assegni funzionali". "Si tratta, naturalmente - spiega Tanzi -, di una soddisfazione da calibrare nel contesto complessivo che stiamo vivendo, perche' la manovra ci penalizza comunque, a partire dai contratti. Dopo il via libera definitivo e alle nostre condizioni della finanziaria, occorrera' chiudere la partita del vecchio accordo contrattuale e tornare alla carica sul riordino delle carriere e la previdenza complementare. Il Sap resta mobilitato, anche ad agosto".

mercoledì 21 luglio 2010

MANOVRA. POLIZIA E GDF IN PIAZZA: NON SIAMO BANCOMAT DI TREMONTI







PROTESTA A MONTECITORIO, CON LORO CASINI, LETTA E VENDOLA






(DIRE) Roma, 21 lug. - "Non siamo il bancomat di Tremonti". Contro la manovra, protestano a Montecitorio le forze dell'ordine. Presenti quasi tutte le sigle sindacali, dal Siap al Cocer della finanza, dal Silp Cgil all'Ugl, la Camera e' assediata dai cori di quasi mille persone. Simbolo della manifestazione la sagoma di un poliziotto pugnalato alle spalle. E' il trattamento ricevuto dall'esecutivo, spiegano mostrando i manifesti a lutto per e i nastri neri alle braccia. "La sicurezza e' morta per mano del governo Berlusconi che l'ha trafitta con una pugnalata", recitano i cartelloni. Arrivano il leader centrista Pier Ferdinando Casini e poi il vicesegretario del Pd Enrico Letta: "Non si puo' votare una manovra che trova i soldi per i truffatori delle quote latte e non da' risposte a coloro che, dal mattino alla sera, garantiscono la sicurezza di milioni di italiani", dice Casini. E Letta rincara: "E' paradossale che dopo averne fatto il cavallo di battaglia della campagna elettorale, oggi Berlusconi con la manovra e le intercettazioni fa della sicurezza la propria vittima principale". I Democratici chiedono "modifiche alla manovra oppure un decreto successivo per correggere le storture piu' inaccettabili".

La piazza si scalda. Non manca qualche momento di tensione, quando la Cgil aggira un palazzo, sbuca da una via secondaria e rompe cosi' il transennamento predisposto dai colleghi in servizio. Volano parole grosse, poi i dirigenti riportano la calma. Particolarmente delusi i finanzieri: "Sono un gabelliere gabbato", recita la maglietta di un sottufficiale. "Il governo aumenta la sicurezza: ai semafori vanno via gli extracomunitari arrivano i poliziotti lavavetri", gli fa eco la t-shirt di un collega. Passa un poliziotto con un cartello al petto. "Stipendi bassi come Brunetta". Quando un deputato si azzarda a mettere fuori la testa dal palazzo viene subissato dai cori. "Ver-go-gna, ver-go-gna".Al fianco dei lavoratori della sicurezza arriva anche Nichi Vendola. E' consapevole di non essere tra i 'suoi'. "Tranne gli uomini delle mie scorte, avete votato tutti a destra", dice guardando i manifestanti. Solo un poliziotto lo affronta polemico urlandogli in faccia "abbasso Giuliani". Gli altri applaudono, quando Vendola ricorda che "proprio per questo la protesta di oggi e' molto importante. Perche' cade la maschera tremontiana di una sicurezza agitata dal governo come una droga e poi privata delle risorse essenziali per operare giorno dopo giorno al servizio dei cittadini. Vi hanno raccontato la piu' grossa panzana insistendo sulla propaganda securitaria. A loro piacciono gli stati d'eccezione. Voi lavoratori chiedete la sicurezza dellanormalita' democratica".

lunedì 19 luglio 2010

MANOVRA FINANZIARIA: “LA CONFUSIONE”

Tale titolo rappresenta oggettivamente lo stato mentale in cui versano da giorni i militari e poliziotti che assistono ad una singolare contrapposizione inerente i tagli della manovra finanziaria tra i sindacati di polizia e due COCER (quello dell’A.M. e della Guardia di Finanza) ed la maggioranza Parlamentare dall’altro lato.
Il lettore delle diverse dichiarazioni è certo di una cosa, qualcuno è in ERRORE. Sono in errore tutti i sindacati ed i due COCER o di contro è in errore la maggioranza di Governo? Questa è la semplice domanda a cui cercheremo di iniziare a dare una risposta.
Iniziamo a dire che il dato certo ed incontrovertibile è che gli stessi Sindacati che oggi continuano a protestare, sono gli stessi che per primi ed in solitudine con continuità coriacea hanno subito gridato forte contro il decreto della manovra finanziaria, quando altri di contro oggettivamente hanno temporeggiato limitandosi ad alzare la voce quasi a tempo scaduto. E’ chiaro che se il decreto è stato anche in parte modificato avevano ragione i sindacati e le “mazzate” non solo c’erano ma erano pure pesanti!
Quindi possiamo dire con serenità che i sindacati hanno dimostrato con i fatti e non con le parole di aver intuito prima e sicuramente meglio le intenzioni del Governo.
Allora, in tal senso la logica ci impone di attribuire a loro una credibilità conquistata sul campo.
Dall’altro lato, abbiamo la maggioranza parlamentare che esplicitamente ha affermato (è sufficiente vedere le dichiarazioni di voto sul sito del senato della finanziaria) che grazie al maxi-emendamento i tagli relativi tra l’altro all’assegno funzionale sono stati tolti e che i militari e poliziotti sono stati tutelati.
Or dunque, muniti di buona volontà e di un nutrito gruppo di esperti del settore abbiamo letto il maxi emendamento alla finanziaria per cercare di capire chi avesse ragione dei due. Vi possiamo dire in tal senso con sincerità che la norma che permette di percepire in deroga al resto del pubblico impiego quelle specifiche indennità tipiche del mondo militare (assegno di funzione in primis), è scritta in un burocratese di altissimo livello e può essere interpretata come si vuole.
Di contro, stranamente nella finanziaria altre norme come ad esempio quella che rimette le classi e gli scatti ai dirigenti è scritta con una semplicità ed una chiarezza che non lascia libertà di interpretazione.
Allora è pacifico che quando il tecnico o la mente ha voluto (soprattutto per i tagli) ha scritto in modo semplice e chiaro, di contro quando mancava la volontà o non vi è era un vero interesse si è limitato a scrivere in burocratese, il perché di questa differenza qualcuno lo dovrebbe spiegare…..
Poi bisogna dire che, come è accaduto nel recente passato quando la norma non è scritta bene, chi ha la responsabilità amministrativa per applicarla e deve dare il via libera alla spesa di centinaia di milioni annui ha la tendenza ad una interpretazione restrittiva.
Comunque, le dichiarazioni di queste ore di autorevoli esponenti del Governo che parlano di ordine del giorno o interpretazione autentica della norma in parola implicitamente ammettono la bontà delle critiche espresse in tal senso dai Sindacati e da alcuni COCER (A.M. e GdF).
E’ pacifico, quindi che si inizia a fare chiarezza e tra qualche giorno i militari ed i poliziotti sapranno benissimo da quale parte stà la ragione!
Bisogna dire ad onor del vero, comunque che il tanto reclamato fondo perequativo di 80 mil. per il 2011 e 2012, oltre a lasciare scoperto il 2013 (quindi un problema comunque rimane) è assolutamente insufficiente per garantire la copertura finanziaria di tutte le diverse tipologie di emolumenti che si vorrebbero imputare ad esso, ed inoltre non stabilisce per ogni singola indennità, l’ammontare che deve percepire il singolo quando di ritrova a maturare il diritto, in altre parole chi ci assicura che la perequazione dell’assegno funzionale corrisponda all’esatto ammontare attualmente previsto???
Ed infine:
SI RICORDA A TUTTI GLI AVENTI CAUSA CHE I COMPARTI DIFESA-SICUREZZA COMUNQUE HANNO PERSO 770 MILIONI DEL RIORDINO, HANNO AVUTO BLOCCATI GLI AUMENTI PER TRE ANNI E ASPETTANO ANCORA LA CHIUSURA DEL CONTRATTO DEL 2008-09. AVRANNO LA MODIFICA DEL T.F.S. IN T.F.R. CON UN ANNO DI RITARDO, MA ASPETTANO DA 15 ANNI I FONDI PENSIONI DI CATEGORIA ED IN PIU’ DOVRANNO SUBIRE TUTTI I RIFLESSI NEGATIVI DEL TAGLI DI BILANCIO DEI MINISTERI DELLA DIFESA ED INTERNO.
ALTRO CHE CANTAR VITTORIA….
Tanto per essere chiari, i giochi sono messi in modo tale che questa volta qualcuno ci rimetterà la faccia….., comunque i militari ed i poliziotti ci hanno rimesso di sicuro una parte SOSTANZIOSA della TASCA!!!
Vostro

Domenico BILELLO

VIGILI DEL FUOCO: PROCLAMATO PER DOMANI SCIOPERO GENERALE


DALLE 10 ALLE 14 IN TUTTA ITALIA A CAUSA DEI MANCATI IMPEGNI DEL GOVERNO

Roma, 19 lug. (Adnkronos) - I Coordinamenti Provinciali e la Federazione Nazionale della Sicurezza Vigili del Fuoco di Roma Cgil, Cisl, Uil dei Vigili del Fuoco hanno proclamato per domani, 20 luglio, dalle 10 alle 14, lo sciopero generale di categoria, un'iniziativa sindacale che segue il sit in del 18 giugno scorso a Piazza Montecitorio. L'iniziativa trova la sua giustificazione nei mancati impegni assunti dal governo sulla specificita' della categoria, nelle esigue risorse economiche messe a disposizione per il contratto di lavoro 2008-2009, scaduto da circa 30 mesi, nelle mancate risposte del ministro Maroni, nell'incontro di pochi giorni fa, circa i 30 milioni di euro che le Compagnie Aeroportuali non vogliono riversare al Corpo per aumentare le indennita' operative dei vigili del fuoco.L'attuale manovra finanziaria non solo "ignora i rinnovi contrattuali 2010-2012, ma prevede ulteriori tagli alle gia' risicate economie del Corpo mettendo a rischio il soccorso alla collettivita'.
'Last but not least' -come rammenta il coordinamento- il maxiemendamento del governo alla manovra finanziaria, approvato con la fiducia dal Senato abolisce il Certificato prevenzione incendi. "Cio' significhera' -afferma il coordinamento dei Vvff- non solo ulteriori ricadute economiche sul Corpo, che incideranno sul Fua (Fondo unico dell'amministrazione ), sull'Ona, sul Contratto Integrativo dei lavoratori, ma soprattutto che i Vvff si vedra' togliere un compito istituzionale inscindibile dal soccorso, quello della prevenzione incendi, regalando la sicurezza dei cittadini a quelle lobby privatistiche contrarie ai nostri controlli, che traggono dalla sicurezza della collettivita' soltanto vantaggi economici, magari con l'aiuto di quei sindacati che tanto hanno battagliato per l'abolizione del Cpi".La giornata di sciopero sara' accompagnata da una conferenza stampa dei segretari generali di Cgil-Cisl-Uil di categoria, nella Sala Pastorelli del Comando Provinciale Vvff di Roma alle 11.

sabato 17 luglio 2010

CASTA, NON SE NE PUÒ PIÙ

Scorte, l'Italia non ha paragoni con il resto d'Europa: cento milioni l'anno per tutelare anche chi non ne ha bisogno. In tutto 650 persone, soprattutto giudici e politici. Intanto a Roma molti commissariati chiudono alle 20 per mancanza di personale

Passi per le più alte cariche dello Stato, passi per i magistrati Antimafia, ma quando si vedono i servizi di scorta assegnati a “semplici” politici o ai figli di qualche personaggio importante, i conti non tornano davvero più. L’Italia ha un apparato scorte che non ha paragoni col resto d’Europa, una macchina che – secondo un calcolo molto approssimativo – ci costa circa 100 milioni di euro ogni anno. Ma che soprattutto toglie uomini delle Forze dell’ordine a servizi che sarebbero molto più utili per la popolazione, vedi il controllo del territorio, e che invece sono e saranno sempre più carenti (anche grazie alla manovra economica in via d’approvazione).
Difficile conoscere i dati ufficiali (gli ultimi disponibili sono relativi al gennaio 2009), ma – come si dice in questi casi – fonti bene informate riferiscono che nel nostro Paese sarebbero circa 2.500 gli uomini (tra poliziotti, carabinieri e finanzieri), impegnati quotidianamente nei servizi di scorta e tutela, e in quelli di vigilanza ai luoghi sensibili. 650 le persone che ne usufruiscono: al primo posto i magistrati, poi politici, diplomatici, generali, testimoni di giustizia, giornalisti, sindacalisti, imprenditori e qualche religioso. Sono numeri che, secondo il Consap – sindacato di polizia di destra – vanno moltiplicati quando si parla dei dispositivi giornalieri. “Solo a Roma – fa sapere il segretario generale Giorgio Innocenzi – ci sono 3.500 persone che ogni giorno scortano qualcuno. Oltre alle tutele fisse, quelle che vengono predisposte giorno per giorno con turni di accompagnamento di qualcuno. E tra questi qualcuno ci sono anche il figlio di Schifani e quello di Paolo Berlusconi”.

Cifra forse un po’ esagerata, se si pensa che, per esempio, dall’Ispettorato Viminale dipende la scorta fissa per 36 persone, da Villa Tevere (ovvero la Questura) per poco più di una decina. Per quanti magistrati o politici arrivino nella Capitale ogni giorno (discorso diverso, naturalmente, se dovesse venire in visita il presidente americano), il numero complessivo delle persone da proteggere si aggira attorno a un centinaio. Questo significa poco più di 500 uomini delle Forze dell’ordine, cui vanno sommati quelli che prestano servizio di vigilanza sotto punti sensibili o sotto le abitazioni di persone da proteggere.

Si tratta comunque di numeri poco giustificabili. Il godimento della scorta è, naturalmente, bipartisan. Sempre secondo il Consap, tra i politici ci sarebbero per esempio l’ex ministro Pdci Oliviero Diliberto, il capogruppo dei senatori della Lega Federico Bricolo, il presidente della Commissione Difesa del Senato Giampiero Cantoni, l’onorevole Marco Minniti. L’ultima assegnazione è arrivata proprio ieri ed è toccata al da poco sottosegretario alla Semplificazione amministrativa, il leghista Francesco Belsito. Tanto per fare qualche nome.

L’assegnazione delle scorte viene decisa dall’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis), che fa parte del dipartimento di Pubblica sicurezza, quindi del Viminale. All’Ucis spetta assicurare in via esclusiva e in forma coordinata l’adozione delle misure di protezione e di vigilanza, in conformità alle direttive del capo della Polizia. Le richieste provengono dalle Prefetture e, visto che i prefetti sono nominati dal Consiglio dei ministri su indicazione del ministro dell’Interno, la politica c’entra, eccome. Sono quattro i livelli di rischio, che determinano quattro diversi tipi di scorta. Il primo (imminente, evidente ed elevato) prevede fino a tre auto blindate; il secondo (alto) configura la necessità di due auto blindate (su una viaggia la persona scortata, sull’altra la scorta); per il terzo (intermedio) si parla di tutela: un agente accompagna su un’auto blindata la personalità a rischio; il quarto (basso) presuppone la tutela ma su un’auto non blindata guidata da un agente, oltre alla presenza dell’agente di scorta. Ultimamente le auto blindate si sono comunque molto ridotte. A differenza delle altre, la scorta del presidente del Consiglio dipende dai servizi segreti.

Comunque lo si calcoli, lo spreco è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto in un momento in cui, sia a livello centrale sia a livello periferico, si taglia per mancanza di risorse. Il 7 luglio scorso il questore di Roma Giuseppe Caruso ha diffuso una circolare per comunicare che “è stato avviato un piano di fattibilità al fine di ottimizzare le risorse umane e finanziarie che vanno progressivamente riducendosi. In particolare – scrive ancora Caruso – si è dovuto registrare la chiusura degli Uffici emergenza e Pronto intervento nei turni serali e notturni in diversi commissariati”. Come a dire che, mentre l’ex ministro Scajola gira ancora con la scorta, i cittadini di Trastevere (come quelli di altri 18 commissariati) dalle 20 in poi troveranno le porte chiuse in caso di necessità. Inutili gli appelli e soprattutto le proposte che il Consap e, in precedenza, il Silp Cgil, hanno avanzato circa la riorganizzazione del personale. La casta continua a proteggere solo se stessa.
Silvia D’Onghia

Da Il Fatto Quotidiano del 17 luglio 2010

MANOVRA: SIULP, LA PROSSIMA SETTIMANA AZIONI ECLATANTI

(AGI) - Roma 16 lug - Stato di mobilitazione generale delle rappresentanze delle forze dell’ordine contra la manovra, con la piena condivisione delle rappresentanze militari, “tramite azioni di protesta eclatanti e clamorose per la prossima settimana, in concomitanza con la discussione in aula alla Camera del citato provvedimento”. La annuncia in una nota il sidacato di polizia Siulp. “Dopo che il Camper per la Sicurezza Siulp a Roma ha concluso oggi la raccolta firme di tanti cittadini e politici - si legge in una nota del Siulp -, dopo le conferenze stampa dei ministri Tremonti e La Russa in cui annunciavano l’inserimento degli emendamenti richiesti, ancora nel maxiemendamento non compare traccia di soluzione”.
“La si traduca in norma correggendo l’articolato nel senso richiesto”, questo l’appello di Felice Romano (SIULP) in modo che “la volonta’ di farlo abbandoni definitivamente la strada degli annunci mediatici”. Forte la delusione del Siulp per l’ostinazione del Ministro dell’Economia, che non raccogliendo le volonta’ dei sindacati e dei Ministri Maroni e La Russa, si ostina a non voler sentire. “Ci offende, il suo non capire che questo diritto e’ “un’indispensabile cerniera” tra legalita’ e sviluppo economico, ingredienti necessari per il rilancio dell’economia e del Paese, per l’ordine e la sicurezza pubblica quali garanzie per la pacifica convivenza. Per la salvaguardia del sistema sicurezza/difesa e la tutela della dignita’ di tutti gli operatori che quotidianamente si sacrificano per tale bene, la totalita’ dei Sindacati di Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale, le Rappresentanze della Guardia di Finanza e dell’Aeronautica Militare a cui si aggiungono con iniziative autonome i Co.Ce.R. delle altre FF.AA, chiedono risposte alla “totale sordita’ del Ministro Tremonti”. “Non accogliere l’emendamento dei Ministri dell’Interno e della Difesa, frutto di lavoro e mediazione, pur rispondente alle esigenze di non intaccare il tetto massimo della manovra, e’ politicamente miope e istituzionalmente inaccettabile” prosegue Romano, “dopo aver “sconfessato” politicamente i suddetti Ministri, a poco serve l’intervento del Capogruppo al Senato del PDL, Sen. Gasparri che ha tentato di dare una stupefacente interpretazione, rassicurante, rispetto all’articolato che gli stessi uffici legislativi dei ministeri interessati definiscono incerto e difficilmente sostenibile. L’unica ‘pezza’ applicata, rimane il fondo di 160 mln, o meglio di di 80 mln l’anno o forse, stando a quanto riferito, di 12 euro lorde a persona, chiamando le cose col loro nome”.(AGI)

Dare del pazzo al proprio capo non è reato‏

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
SEZIONE V PENALE
Sentenza 8 gennaio - 7 maggio 2010, n. 17672

Fatto - Diritto
Svolgimento del processo - Motivi della decisione

OSSERVA

P.N., avvocato e collaboratore dello studio dell'avvocato B.G., nel commentare una nota inviata dall'ufficio contabilità alle segretarie, diceva a S.P., addetta all'ufficio contabilità, "basta, ho deciso, io con l'avvocato ci parlo, ci discuto, non sono come la Pa. - altro avvocato dello studio - che dice sempre "sì avvocato...certo avvocato". B. è un pazzo, vuole restare circondato da leccaculo, bene ci resti pure"; il P. mimava con la lingua l'espressione leccaculo.
La frase era ascoltata anche da C.G., capo dell'ufficio contabilità, e veniva riferita all'avvocato B. dalla S. con un lettera.
All'esito del procedimento di primo grado, iniziato su querela del B., il Tribunale di Roma, con sentenza emessa in data 16 luglio 2004, assolveva P.N. dal delitto di diffamazione ascrittogli perché il fatto non sussiste sul presupposto che fosse più credibile la versione dei fatti fornita dal teste C., secondo il quale la frase incriminata venne pronunciata in termini ipotetici dall'imputato che, comunque, intendeva criticare, seppure in modo assai polemico, l'organizzazione dello studio.
La Corte di Appello di Roma, con sentenza emessa in data 1 dicembre 2008, riteneva, invece, maggiormente attendibile la S.P., escludeva che la frase fosse ipotetica ed affermava la portata diffamatoria della frase ed in particolare dell'epiteto pazzo.
La Corte, pertanto, dichiarava non doversi procedere nei confronti del P. per essere estinto il reato per prescrizione e condannava l'imputato al risarcimento dei danni subiti dalla parte civile, danni da liquidarsi in separata sede.
Con il ricorso per cassazione P.N. deduceva:
1) la violazione dell'art. 125 c.p.p., comma 3, e art. 546 c.p.p., comma 1, ed il vizio di motivazione perché apoditticamente era stata ritenuta dalla Corte di merito più attendibile, o meglio più obiettiva, la S.;
2) la violazione dell'art. 595 c.p., non essendo sussistenti gli elementi costitutivi del delitto contestato sia perché la intera frase non era riferibile al B., sia perché la stessa non era idonea a ledere la reputazione della parte lesa, essendo il termine pazzo oramai di uso comune. Inoltre il ricorrente poneva in evidenza che non era cosciente di comunicare con più persone e lamentava che sul punto la motivazione fosse carente.
I motivi posti a sostegno del ricorso proposto da P.N. sono fondati. La ricostruzione dei fatti è pacifica: l'avvocato P. da tempo discuteva con l'avvocato B. la organizzazione dello studio, del quale era titolare lo stesso B. e del quale il P. faceva parte, contestando in particolare, spesso con frasi assai vivaci, la organizzazione di tipo troppo burocratico dello studio professionale.
Avendo appreso della esistenza di una nota dell'Ufficio contabilità che non condivideva il P. pronunciò la frase riportata nel capo di imputazione alla presenza di due dipendenti dello studio.
Orbene, se tali sono i fatti, non appare rilevante stabilire se la frase sia stata pronunciata in termini ipotetici o assertivi, dal momento che, se le espressioni usate avessero valore diffamatorio, sarebbero, comunque, perseguibili penalmente.
L'esame puntuale della frase incriminata induce a ritenere, come ha fatto il giudice di primo grado, che la volgare espressione leccaculo fosse rivolta ai colleghi di studio del P., ed in particolare all'avvocatessa Pa., sempre proni a qualsivoglia direttiva del capo dello studio avvocato B.. La fondatezza di tale ricostruzione è dimostrata dal fatto che il P. precisò che, contrariamente ai suoi colleghi, lui con il B. ci parlava e ci discuteva e non diceva subito sì alle sue direttive.
Le persone offese e diffamate da siffatta espressione andrebbero, pertanto, individuate nei colleghi del P., che non si sono, però, querelati, e non nel B., al quale la volgare espressione non era assolutamente riferita.
Il P., continuando nella sua invettiva, aveva affermato che il B. era un pazzo a circondarsi di leccaculo, o, per dirla in termini meno volgari, di signorsì.
Il concetto appare del tutto chiaro: colui il quale non accetta le critiche, anche le più severe, dei suoi collaboratori e si circonda di persone che, per quieto vivere, non contestano alcuna decisione, avrà scarsi strumenti per dotarsi di una efficiente organizzazione; la critica e la discussione approfondita consentirebbero, invece, di affrontare e risolvere meglio i vari problemi che si pongono nella conduzione di una azienda, di piccole o grandi dimensioni che essa sia.
Si può o meno condividere l'assunto, ma non vi è dubbio che questo sia il significato della aspra critica rivolta dal P. al B..
La diffamazione, quindi, consisterebbe nell'avere rivolto al capo dello studio il termine pazzo proprio perché si era circondato di signorsì che lo avrebbero portato alla rovina.
Orbene tale termine è di sicuro inelegante e riassume in modo rozzo il pensiero di chi la pronuncia, ma di sicuro non ha valenza diffamatoria, essendo entrato nel linguaggio parlato di uso comune come i termini scemo e cretino.
Quando tali termini vengano usati nelle discussioni, spesso accese, che si svolgono tra colleghi in ambito lavorativo e/o sindacale aventi ad oggetto temi concernenti la organizzazione del lavoro e/o l'adozione di particolari iniziative che possano aumentare la produttività dell'Ufficio e rendere più agevole e meno burocratizzata l'attività degli addetti, finiscono con l'avere un significato rafforzativo del concetto espresso ed evocativo delle gravi conseguenze che si potrebbero verificare in caso di non accettazione delle critiche e dei consigli. L'espressione pazzo, pertanto, ha finito con il perdere, nel caso di specie, la sua valenza offensiva per divenire espressione, sintetica ed efficace, rappresentativa di una conduzione scorretta dell'ufficio, che non potrà che portare alla rovina dello stesso.
E' certamente disdicevole e poco corretto che in una discussione di lavoro, che per affrontare con esiti positivi un problema dovrebbe essere pacata e serena, si usino termini che possano essere irritanti e poco rispettosi per l'interlocutore e, quindi, controproducenti, perchè evidentemente la forte polemica non consente di trovare soluzioni condivise, ma si deve escludere che essi siano tali da superare la soglia del penalmente rilevante (vedi anche Cass., n. 16780 del 23 aprile 2008).
La esclusione della valenza diffamatoria della espressione usata, tenuto conto delle modalità con cui essa è stata pronunciata e delle finalità propostesi dal P. di manifestare in modo chiaro e polemico il proprio dissenso rispetto a scelte organizzative dello studio professionale del quale faceva parte, impongono l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata perché il fatto non costituisce reato.
P.Q.M.

La Corte annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il fatto non costituisce reato.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio, il 8 gennaio 2010.
Depositato in Cancelleria il 7 maggio 2010

venerdì 16 luglio 2010

Gdf: legittimo il recupero compensativo degli straordinari se l'amministrazione rimane inerte e non provvede a concedere il riposo

(Tar Lazio Roma, Sentenza 28.6.2010 n. 21598)



N. 21598/2010 REG.SEN.

N. 12931/2002 REG.RIC.


REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Seconda)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso n. 12931/2002 RG, proposto dai sigg. @@@@@@@ @@@@@@@ @@@@@@@ e @@@@@@@ (come da elenco allegato alla presente), tutti rappresentati e difesi dall'avv. @@@@@@@ -


contro

il MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE,in persona del sig. Ministro pro tempore ed il COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, in persona del Comandante pro tempore, rappresentati e difesi ope legis dall' Avvocatura generale dello Stato, presso i cui uffici si domicilia in Roma, via dei Portoghesi n. 12,


per l'accertamento

del diritto dei ricorrenti alla corresponsione del compenso per le ore di lavoro straordinario (periodo 1/09/1992 -31/08/2002) da loro prestate, oltre ad interessi legali ed a rivalutazione monetaria o, in subordine, del riposo compensativo corrispondente;

Visto il ricorso con i relativi allegati;

Visto l'atto di costituzione in giudizio delle Amministrazioni statali intimate;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore all'udienza pubblica del 26 maggio 2010 il Cons. dott. -

Ritenuto in fatto che i sigg. @@@@@@@ @@@@@@@ @@@@@@@ e @@@@@@@ dichiarano d’esser tutti militari in s.p.e. della Guardia di finanza, in servizio presso vari reparti ed uffici del Corpo;

Rilevato che i sigg. @@@@@@@ e @@@@@@@ rendono noto d’aver svolto, per il periodo dal 1° settembre 1992 al 31 agosto 2002, numerose ore di lavoro straordinario finora non retribuite dalla P.A. datrice di lavoro, né d’aver goduto alcun turno di riposo compensativo;

Rilevato quindi che i sigg. @@@@@@@ e @@@@@@@ adiscono questo Giudice, con il ricorso in epigrafe, per l’accertamento del loro diritto dei ricorrenti del compenso per le ore di lavoro straordinario da loro prestate nel periodo dianzi indicate (oltre ad interessi legali ed a rivalutazione monetaria) o, in subordine, del riposo compensativo corrispondente, all’uopo deducendo in punto di diritto vari profili di censura;

Considerato in diritto che è jus receptum il principio per cui, per la prestazione (anche dei militari della GDF) di lavoro straordinario eccedente il normale orario di servizio, occorre comunque un’autorizzazione espressa, non residuando se non ristrettissimi spazi per la c.d. autorizzazione implicita, la quale si deve reputare riservata ad eventi o situazioni di carattere straordinario e che dunque non può certo rappresentare un ordinario strumento di gestione delle prestazioni lavorative dei dipendenti pubblici;

Considerato per vero che siffatta autorizzazione, più che un mero atto di consenso, rappresenta il momento finale ed attuativo d’un processo di programmazione e di ripartizione delle risorse finanziarie a disposizione del Corpo per la gestione delle risorse umane (cfr. Cons. St., V, 29 agosto 2006 n. 5057);

Considerato che, dovendo il ricorso alle prestazioni di lavoro straordinario corrispondere ad una seria ed effettiva necessità del Corpo di svolgere o concludere attività istituzionali –cui non si possa provvedere con la prestazione ordinaria di lavoro–, allora solo in presenza d’una preventiva e formale autorizzazione il dipendente può compiere legittimamente lavoro straordinario con il conseguente diritto al compenso, giacché l'autorizzazione ha lo scopo precipuo di controllare, nel rispetto del principio di cui all'art. 97 Cost., l'esistenza di tali necessità (giurisprudenza consolidata); Considerato di conseguenza che, una volta fissato il monte-ore massimo per ciascun ufficio o reparto del Corpo per le prestazioni aggiuntive di lavoro dei militari dipendenti, tutte quelle ulteriori ben possono trovare soddisfazione attraverso la doverosa attribuzione, a favore di ciascun militare, del corrispondente riposo compensativo;

Considerato infatti che i dipendenti militari dello Stato, chiamati a svolgere prestazioni di lavoro straordinario per ordine di soggetti gerarchicamente sovraordinati, ma privi del potere di disporre lo svolgimento di ore di lavoro straordinario –foss’anche a causa del superamento predetto e ferma la responsabilità di chi ordinato al militare tal svolgimento–, non possono fruire della relativa retribuzione, ma hanno titolo a godere del riposo compensativo, il quale, com’è noto è posto a tutela della dignità della persona del lavoratore e ad evidenti fini di reintegrazione della di lui sfera psico-fisica, lesa dalle prestazioni lavorative in più rese (cfr. Cons. St., IV, 28 novembre 2005 n. 6654; id., 10 maggio 2007 n. 2284);

Considerato al riguardo che ben può il Corpo stabilire come siffatta fruizione debba avvenire, di norma, entro un periodo di tempo sufficientemente prossimo a quello nel quale le energie sono state spese (nella specie, entro il trimestre successivo al mese in cui le ore aggiuntive sono state svolte) –non avendo altrimenti alcun’utilità concreta–, ma senza che ciò di per sé implichi alcuna decadenza in capo al militare, in quanto il riposo compensativo è un vero e proprio diritto di questi; se del caso, secondo le istruzioni all’uopo impartite dal Comando generale del Corpo,

Considerato, quindi, che il ricorso in epigrafe ben può essere accolto nei soli limiti della domanda subordinata, previo ricalcalo, da parte della GDF delle ore effettivamente prestate da ciascuno dei militari interessati, con compensazione tra le parti, sussistendone giusti motivi, delle spese del presente giudizio.




P.Q.M.

il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma, sez. II, accoglie in parte il ricorso n. 12931/2002 RG in epigrafe e per l’effetto condanna, per quanto di ragione e nei soli sensi di cui in motivazione, a corrispondere a ciascun ricorrente il riposo compensativo effettivamente spettategli.

Spese compensate.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'Autorità amministrativa.

Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio del 26 maggio 2010, con l'intervento dei sigg. Magistrati:

-

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE


DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 28/06/2010

(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)

IL SEGRETARIO

Polizia: l'agente obeso non partecipa al concorso

N. 23191/2010 REG.SEN.

N. 07397/1999 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Prima Ter)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 7397 del 1999, proposto da:
@@@@@@@, rappresentato e difeso dagli avv. ---


contro

il Ministero dell’nterno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato presso la quale è domiciliato in Roma, via dei Portoghesi, n.12;


per l'annullamento

previa sospensione dell'efficacia,

del giudizio di non idoneità “obesità con alterazione del rapporto peso altezza (kg. 107/ cm.174) a rilevanza fisionomica e funzionale non compatibile con il pieno espletamento dei compiti d’istituto ai quali l’operatore tecnico è preposto” espresso dalla Commissione medica per l’accertamento dei requisiti psico fisici al concorso a 1000 posti di operatore tecnico della Polizia di Stato, indetto con d.m. 12.1.1996
Visto il ricorso con i relativi allegati.
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero dell’interno.
Visto l’atto propositivo di motivi aggiunti avverso il provvedimento di revoca della convocazione alla prova orale.
Vista l’ordinanza n. 9443/2000, adottata nella Camera di consiglio del 9.11.2000, con cui è stata respinta l’istanza di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato.
Viste le memorie, depositate dalle parti in causa, a sostegno delle rispettive difese.
Visti tutti gli atti della causa.
Relatore, all'udienza pubblica del giorno 5 novembre 2009, il dott. Fabio Mattei e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale d’udienza
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:

FATTO e DIRITTO
1. Con atto (n. 7397/1999) il sig- @@@@@@@, già agente della Polizia di Stato dal 1986 al 1989, ha adito questo Tribunale per l’annullamento del giudizio di non idoneità alla partecipazione al concorso a 1000 posti di operatore tecnico della Polizia di Stato indetto con d.m. 12.1.1996.
Tale inidoneità è stata espressa dalla Commissione all’uopo preposta in ragione di riscontrata “obesità con alterazione del rapporto peso altezza (kg. 107/ cm.174) a rilevanza fisionomica e funzionale non compatibile con il pieno espletamento dei compiti d’istituto ai quali l’operatore tecnico è preposto”.
2. Avverso tale giudizio il sig. B. ha dedotto le seguenti censure:
a) Violazione e falsa asppicazione degli artt. 6 del d.P.R. n. 299/1989 e 1 e 2 del d.P.R. n. 904/1983; eccesso di potere per difetto di motivazione, d’istruttoria, travisamento dei fatti e carenza dei presupposti.
Contesta, in sostanza, il giudizio di obesità espresso dalla Commissione che, secondo la prospettazione attorea non sarebbe inclusa, a norma dell’art. 2 del d.P.R. n. 904/1983, tra le cause di inidoneità per l’ammissione al concorso.
Sotto altro profilo, lamenta l’illegittimità del corredo motivazionale in quanto carente per quel che concerne la rappresentazione dei presupposti di fatto e delle ragioni giuridiche sottesi alla effettiva incompatibilità delle caratteristiche fisiche del ricorrente rispetto al tipo di mansioni proprie dell’operatore tecnico di P.S. .
2. Il ricorso è infondato e, per tale ragione, deve essere respinto.
2.1 Con unico ed articolato motivi di doglianza il ricorrente lamenta l’illegittimità del giudizio di non idoneità espresso dalla Commissione medica innanzi indicata, posto che la ritenuta obesità non sarebbe inclusa, ai sensi dell’art. 2 del D.P.R. n. 004/1983, tra le cause di non idoneità al servizio di operatorie tecnico della Polizia di Stato.
2.2 Giova premettere che la disciplina normativa vigente in materia di concorsi pubblici per l'assunzione del personale della Polizia di Stato che espleta attività tecnico-scientifica o tecnica prevede (art. 6 D.P.R. n. 299/89) che i candidati sono tenuti a sottoporsi alla visita medica per l'accertamento dell'idoneità psico-fisica, “consistente in esami clinici ed a prove strumentali e di laboratorio, intesi ad accertare se siano dotati di valida costituzione o funzionalità organica e siano esenti da infermità o da imperfezioni fisiche o psichiche tali da influire sul servizio”.
Il d.P.R. n. 904/1983 , recante regolamento sui requisiti psico-fisici e attitudinali di cui devono essere in possesso gli appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato che espletano funzioni di polizia ed i candidati ai concorsi per l'accesso ai ruoli del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, (ora abrogato) individua (art. 1) i requisiti psico fisici per l’ammissione ai concorsi, le cause di non idoneità (art 2), nonché all’art. 3 i requisiti attitudinali necessari per la partecipazione alle procedure selettive. In particolare, tra i requisiti indicati ai sensi del citato art. 1 è ricompreso il rapporto peso altezza, il tono e l'efficienza delle masse muscolari, la distribuzione del pannicolo adiposo e il trofismo che devono rispecchiare un'armonia atta a configurare la robusta costituzione e la necessaria agilità indispensabile per l'espletamento dei servizi di polizia.
Orbene, osserva il Collegio che, pur in assenza di parametri numerici certi e predeterminati cui riferirsi per quel che concerne il rapporto peso altezza, ai fini della valutazione di inidoneità al servizio di Polizia rilevano le caratteristiche della muscolatura e del tessuto adiposo, come un indice rivelatore di una costituzione fisica robusta e, allo stesso tempo, dotata della agilità necessaria per la particolare natura dell'attività da espletare, le quali – come nel caso di specie – devono essere valutate e ponderate caso per caso.
Tale attività valutativa comporta, dunque, un apprezzamento tecnico-discrezionale, sottratto al sindacato di legittimità del giudice amministrativo, salvo che non sia viziato da evidente travisamento di elementi di fatto, dalla insussistenza dei presupposti su cui il giudizio si base ovvero dalla illogicità delle conclusioni che ne sono state tratte, fermo restando che, in base ai principi generali, tale discrezionalità va esercitata previa adeguata attività istruttoria e, quanto alla motivazione, in modo che gli interessati possano comprendere in base a quali elementi la valutazione sia stata formulata.
Per quel concerne la fattispecie in esame, il riscontrato rapporto peso (kg. 107)/altezza (cm. 174 ed il susseguente giudizio di obesità, espressione di discrezionalità tecnica, non preclude di certo di poter considerare detto rapporto, specie se valutato alla stregua dei sopra riferiti parametri (agilità connessa alla natura dell’attività da espletare) tra le cause di inidoneità allo svolgimento dei peculiari compiti e funzioni propri del personale della Polizia di Stato.
Per quel che concerne l’ulteriore e residuo profilo di illegittimità, in Collegio non può che rilevarne l’inconsistenza, posto che dal giudizio odiernamente gravato emerge chiaramente che l’inidoneità allo svolgimento dell’attività di polizia discende da un’alterazione significativa del rapporto peso/altezza tale da ritenere configurabile uno stato di obesità incompatibile con l’espletamento dei compiti d’istituto. Trattasi, dunque, di una evidente rappresentazione dei presupposti di fatto e delle ragioni idonei a far comprendere al destinatario del giudizio espresso dalla Commissione medica l’iter logico e giuridico sotteso alla valutazione per lui negativa.
Le considerazioni che precedono conducono, pertanto, alla reiezione del proposto gravame.
Sussistono, tuttavia, giustificati motivi per disporre, fra le parti in causa, l’integrale compensazione delle spese e degli onorari di giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sez. I ter, respinge il ricorso in epigrafe indicato.
Spese compensate
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 5 novembre 2009 con l'intervento dei Magistrati:
Patrizio Giulia, Presidente
Salvatore Mezzacapo, Consigliere
Fabio Mattei, Consigliere, Estensore

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 07/07/2010
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)

IL SEGRETARIO

domenica 11 luglio 2010

I 160 milioni non bastano: ancora uno sforzo o protesta si acuira'

Manovra: Sap pronto a nuova mobilitazione comparto sicurezza.
Roma, 11 lug. (Apcom) - Possibile una nuova mobilitazione del comparto sicurezza contro la manovra economica del Governo. "Le pressioni del Sap e dei maggiori sindacati di Polizia hanno convinto il signor Tremonti - afferma Nicola Tanzi, segretario generale del Sap, il sindacato autonomo di polizia - ad aprire i cordoni della borsa, tenuta fino ad oggi particolarmente stretta per quel che riguarda il Comparto Sicurezza. In questa chiave va letta la proposta governativa di istituire un fondo pari a 160 milioni di euro. Ma occorre un ultimo, fondamentale sforzo. Per questo stiamo lavorando a stretto contatto con parlamentari di maggioranza ed opposizione per modificare gli effetti dell`articolo 9, comma 1, del decreto contenente la manovra finanziaria integrativa". "Resta un fondamentale passaggio da portare avanti per le forze di polizia - dice Tanzi -, quello relativo agli assegni di funzione, al trattamento economico da ispettore superiore dopo 10 anni di permanenza nella qualifica di ispettore capo e al trattamento economico di fine rapporto. Lo slittamento a giovedi' 15 luglio della discussione al Senato della manovra, frutto anche delle nostre pressioni, permettera' alla Commissione Bilancio, che sta vagliando le ulteriori proposte di modifica, di avere qualche giorno in piu' per 'meditare' e inserire le opportune soluzioni emendative, che dovranno tradursi nel cosiddetto maxiemendamento". "E' questo un fondamentale momento di verita' - conclude il segretario generale del Sap - che determinera' l'acuirsi o meno dello stato di mobilitazione del Sap, dei maggiori sindacati di Polizia e dell'intero Comparto Sicurezza, pronti a mettere in campo ogni forma di protesta e dissenso possibile, pur sempre legittima, per difendere i diritti del personale in divisa".

sabato 10 luglio 2010

SIAMO SEMPRE PIU’ LONTANI DALLE DEMOCRAZIE EUROPEE: LA CAMERA DEI DEPUTATI BOCCIA QUASI ALL’UNANIMITA’ LA LIBERTA’ SINDACALE PER I MILITARI ITALIANI

Il 7 luglio scorso la Camera dei Deputati ha discusso una serie di mozioni presentate da tutti i Gruppi parlamentari sulle risorse destinate al settore della difesa; tra esse la mozione 1-00404 dell’On. Cicu (PDL).

Nel corso dell’esame di questa mozione il gruppo di deputati del Partito Radicale, primo firmatario On. Maurizio Turco, aveva presentato l’emendamento 1-00404/2 che avrebbe impegnato il Governo ad estendere al personale militare il pieno godimento dei diritti sindacali.

Di seguito il testo dell'emendamento radicale:
“””Nel dispositivo, al quinto capoverso, sostituire le parole: anche attraverso con le seguenti: estendendo al medesimo il pieno godimento dei diritti sindacali, nonché ad avviare».1-00404/2. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.””””

La stragrande maggioranza dei 503 deputati presenti si è espresso contro l’estensione dei diritti; l’emendamento in questione è stato infatti bocciato da tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione (485 voti), con la sola eccezione di 9 deputati che si sono espressi favorevolmente per i diritti sindacali ai militari e di altrettanti che si sono astenuti.

Questa la sparuta pattuglia di Onorevoli che si sono espressi a favore dell’emendamento:

Beltrandi Marco (PR)
Bernardini Rita (PR)
Calvisi Giulio (PD)
Capano Cinzia (PD)
Farina Coscioni Maria Antonietta (PR)
Grassano Maurizio (Misto)
Turco Maurizio (PR)
Viola Rodolfo Giuliano (PD)
Zamparutti Elisabetta (PR)


E questi gli astenuti:

Evangelisti Fabio (IDV)
Farina Gianni (PD – residente in Svizzera ed eletto nella circoscrizione estera Europa)
Giulietti Giuseppe (Gruppo MISTO, già segretario del sindacato dei giornalisti RAI)
Lo Presti Antonino (PDL, fedelissimo di Gianfranco Fini)
Nannicini Rolando (PD)
Nicco Roberto Rolando (Minoranze linguistiche, valdostano)
Rossa Sabina (PD, figlia di Guido Rossa, sindacalista della CGIL ucciso dalle BR nel 1979)
Santagata Giulio (PD, fedelissimo di Romano Prodi)
Tenaglia Lanfranco (PD, giè membro del CSM)

E' disponibile il quadro completo e dettagliato della votazione in questione (
nr. 14) con l’avvertenza che i deputati che erano favorevoli all’emendamento sono indicati con la lettera C e gli astenuti con la A; coloro che sono indicati con la lettera F (quasi tutti) sono i deputati contrari ad estendere ai militari italiani i diritti sindacali.

Meditiamo...

giovedì 8 luglio 2010

MANOVRA: SINDACATI COMPARTO SICUREZZA E MILITARI IN AGITAZIONE

(AGI) - Roma, 8 lug - "Nell'attesa di comprendere e chiarire se sia prevalente la volonta' politica espressa dai ministri rispetto al contenuto dell'emendamento, le OO. SS. e le rappresentanze militari proseguono nello stato di agitazione e mobilitazione, preannunciando sin d'ora eclatanti iniziative di protesta per tutelare la dignita' e professionalita' di poliziotti, militari e appartenenti ai Vigili del Fuoco, al fine di salvaguardare la specificita' delle loro funzioni, la dignita' degli operatori e l'efficacia di un sistema sicurezza adeguato alle mutate e accresciute esigenze sociali e di sviluppo che il Paese richiede".Nella nota i sindacati precisano di aver "appreso da una conferenza stampa dei ministri dell'Interno e della Difesa Maroni e La Russa, la volonta' politica di presentare un emendamento (art.8 comm.11 bis) alla manovra correttiva, con la previsione di uno stanziamento di 80 milioni di euro/annui per il biennio 2011 - 2012 al fine di salvaguardare la specificita' professionale e la funzione di polizia degli appartenenti al Comparto Sicurezza e Difesa". Poi e'pero' percisano che "da una dettagliata lettura del testo dell'emendamento, tale volonta' non trova riscontro nell'analisi tecnica dello stesso che lascia inalterati gli effetti delle norme penalizzanti, previste dalla manovra in materia di blocco l trattamento economico complessivo della massa salariale, blocco degli avanzamenti stipendiali legati alle funzioni e grave penalizzazione del trattamento di fine rapporto per gli operatori del comparto, che pregiudicano in modo irreversibile la funzione di polizia e delle forze armate poste a tutela della sicurezza dei cittadini. Condizione imprescindibile per la legalita' e lo sviluppo economico del Paese".

martedì 6 luglio 2010

MANOVRA: AZZOLLINI, TESTO TREDICESIME VA RIVERIFICATO

(AGI) - Roma, 5 lug. - L'emendamento che prevede il possibile taglio delle tredicesime ad alcune categorie lavorative, tra cui forze dell'ordine e magistrati, "va rivisto" complessivamente. Lo ha detto il relatore alla manovra, Antonio Azzollini, a proposito del testo da lui stesso presentato che ha suscitato un vespaio di polemiche. "E' un emendamento da riverificare nel suo complesso. Lo stiamo facendo", ha detto Azzollini durante una pausa dei lavori della commissione dovuto a un black-out e a un improvviso odore di gas. "E' un emendamento complesso che contiene molte norme - ha aggiunto il relatore - tra cui le tredicesime".
20:10 05 LUG 2010

domenica 4 luglio 2010

IL GIALLO DELLA SCORTA METTE NEI GUAI IL GIUDICE




IL GIUDICE "MINACCIATO" RISCHIA L’ESTROMISSIONE

Il presidente del collegio valuta la compatibilità ambientale del magistrato

di RAPHAËL ZANOTTI

La prefettura di Torino ha smentito che al giudice relatore della sentenza sui ricorsi elettorali sia stata assegnata ufficialmente una scorta. «Non sussistono motivi che giustifichino servizi di tale natura» dichiara una nota di piazza Castello. La notizia ha fatto innalzare la temperatura già alta dello scontro politico, con il centrodestra pronto a denunciare la pubblicazione di notizie false tese a creare un clima di tensione.Ma la tensione, scorte autorizzate o no, è già nei comportamenti delle persone. È vero infatti che nei giorni scorsi il magistrato relatore, ex ufficiale della Guardia di Finanza, veniva accompagnato da due uomini delle Fiamme Gialle che lo prelevavano alla sede del Tar e lo accompagnavano in un alloggio in caserma. Come è vero che il magistrato si diceva preoccupato di un insolito episodio avvenuto nella casa in Toscana dove abita la famiglia (qualcuno avrebbe manomesso il quadro elettrico dell’abitazione) proprio qualche ora dopo che un giornale l’aveva resa pubblica. Non a caso lo stesso magistrato sta valutando se, anche alla luce di quel che è accaduto, non sia il caso di richiedere ufficialmente la scorta al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduta dal prefetto. È indubbio, in ogni caso, che il magistrato fosse seguito da vicino dai finanzieri, forse per cortesia nei confronti di un ex collega preoccupato. Anche così non ci si può fare a meno di chiedere a che titolo fosse stato disposto l’accompagnamento e da chi. La pubblicazione della notizia della scorta e la successiva smentita hanno ovviamente innescato una serie di dichiarazioni politiche. Il senatore Enzo Ghigo, uno dei promotori della fiaccolata accusata di voler fare pressioni sui giudici, ribalta l’accusa domandandosi se la pubblicazione di false notizie non sia un tentativo di far salire la tensione. E anche il presidente Roberto Cota, ieri, ha accusato i giornali di tenere bordone a chi intende creare il caos.Una cosa è certa: le pressioni stanno arrivando nei modi più disparati. Il presidente del Tar, Franco Bianchi, sta ora valutando se le notizie comparse sul suo giudice a latere e le tensioni che ne sono seguite non creino una sorta di incompatibilità ambientale per il magistrato. Sia che gli anomali episodi siano in qualche modo ricollegabili con i ricorsi elettorali, sia che non lo siano, la situazione è pesante. L’avocazione e la sostituzione del magistrato potrebbe essere una soluzione, anche se ci sono delle controindicazioni. In primo luogo il giudice in questione ha sempre dimostrato di essere professionalmente molto preparato e il suo ruolo di relatore fa di lui una professionalità difficilmente sostituibile: ha conoscenza diretta degli atti e della materia. Inoltre il giudice Ariberto Limongelli, collega fresco di nomina, è appena arrivato da Milano e difficilmente potrebbe sostituirlo. Sono poi da valutare le conseguenze esterne: come verrebbe interpretata la sostituzione del giudice da un mondo politico già in forte fibrillazione e quali speculazioni provocherebbe? Considerazioni difficili da affrontare in un momento delicato come quello attuale.


03/07/2010 – LA STAMPA

sabato 3 luglio 2010

Manovra: poliziotti in piazza contro i tagli, soddisfatti per solidarietà ma aumenta indignazione contro il Governo


(cittadini e poliziotti durante la raccolta delle firme a Torino)


La solidarietà mostrata dai cittadini, che hanno sottoscritto in 100.000 circa l’appello a fare scudo contro i tagli della manovra e l’impianto del DDL sulle intercettazioni, e delle Forze politiche di opposizione, tramite Pierluigi Bersani, Pierferdinando Casini, Antonio Di Pietro, Savino Pezzotta, Emanuele Fiano, Gianclaudio Bressa, Scanu Giampiero e tanti altri parlamentari, ha rincuorato i poliziotti e i finanzieri che oggi, in tutte le piazze italiane, hanno manifestato per informare i cittadini del rischio che sta correndo la sicurezza del Paese, a causa dei tagli orizzontali operati dal Governo che colpiscono duramente il personale e l’efficienza dell’azione di polizia.
Ad affermarlo SIULP, SAP, SIAP, SILP CGIL, UGL POLIZIA, COISP e ANFP che, sottolineano come ulteriori messaggi di solidarietà e sostegno alla loro iniziativa è stata espressa da tutte le altre categorie, come i giornalisti, i prefetti, i magistrati e tutta la società civile che protestano per il diritto all’informazione e per un sistema sicurezza effettivo ed efficiente, che oggi, contestualmente alla protesta dei poliziotti, hanno manifestato contro i tagli e contro il DDL sulle intercettazioni.
Contestualmente però, sottolineano i sindacati, aumenta l’indignazione degli operatori della sicurezza per l’assordante silenzio del Governo, impegnato più ad esercitare il ruolo delle tre scimmiette, non vedo, non sento e non parlo, piuttosto che ascoltare le proposte dei professionisti della sicurezza che, pur nella compatibilità del tetto della manovra, hanno avanzato proposte concrete per tutelare e migliorare il servizio ai cittadini e i diritti del personale colpendo, invece, gli sprechi e le duplicazioni.
Questa è solo la prima iniziativa che i poliziotti metteranno in campo, concludono i sindacati, sottolineando che, se permarrà l’attuale testo della manovra e del DDL sulle intercettazioni, i poliziotti indiranno azioni eclatanti di protesta, sia per difendere il diritto di libertà e di sicurezza di tutti i cittadini, sia per tutelare i diritti dei poliziotti e gli strumenti per salvaguardare l’azione efficace di polizia.
Se il Governo pensa che i poliziotti si debbano arrendere alla criminalità, sappia che i poliziotti faranno tutto ciò che la legge consente per continuare la guerra alla mafia e salvaguardare il diritto alla sicurezza del Paese e dei cittadini.

giovedì 1 luglio 2010

APPELLO AI CITTADINI PER: “UNA FIRMA PER LA SICUREZZA E LA LEGALITA’”




Il 1° luglio 2010 i rappresentanti del Comparto Sicurezza saranno in tutte le piazze delle città italiane per informare i cittadini sulle conseguenze dei tagli sulla sicurezza e chiederanno ai cittadini una firma:

CONTRO:
• I tagli indiscriminati all’apparato ed agli stipendi (già miseri) di coloro che devono garantire la Vostra sicurezza;
• Una manovra che colpisce il diritto alla sicurezza invece che tagliare gli sprechi e far pagare le tasse a tutti;
• La riduzione delle volanti per il controllo del territorio;
• La chiusura dei Commissariati e delle Stazioni.

PER:
• Aiutarci ad eliminare gli sprechi;
• Sostenerci nel mantenere un sistema che garantisca efficacemente la Vostra sicurezza;
• Per affermare la centralità dello Stato e della pari dignità di ogni cittadino ad avere sicurezza;
• La razionalizzazione del sistema, come avvenuto in altri Paesi europei affinché con le stesse risorse si possa garantire un risultato migliore.
(A Torino raccolta firme in Via Garibaldi ang. p.zza Castello - Via Roma ang. p.zza Carlo Felice - c.so Racconigi ang. c.so Peschiera)

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno