lunedì 30 gennaio 2012

Una truffa da tre milioni sui corsi di formazione

I corsi di formazione c’erano. Ma gli organizzatori hanno incassato il 60-70 per cento in più del dovuto. O addirittura, le lezioni tenute per aiutare i disoccupati a trovare lavoro sono servite soltanto a riempire le tasche di chi le aveva organizzate. Sono queste le modalità delle truffe individuate dai finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria, coordinati dai pm Gabriella Viglione e Cesare Parodi, che hanno lavorato un anno e mezzo per ricostruire il giro d’affari illeciti da 3 milioni e 300 mila euro legato all’attività di tre consorzi: sono il «Con. Eur» di Marisa Balocco, 51 anni; il «Jolly 2000» della madre Maria Alocco, di 76; il «Mondo Formazione» di Antonio Di Tria, di 34. Tutti accreditati in Regione, incaricata di gestire i contributi arrivati dall’Unione Europea. Quei consorzi saranno depennati dagli elenchi degli accreditati. E lo stesso vale per i tre rappresentanti legali, finiti sott’inchiesta per truffa aggravata e falso. In più, in Regione confermano di aver già avviato il recupero dei fondi (quasi 3 milioni) ottenuti da quei consorzi in modo illecito. Madre e figlia condividevano la strategia per «succhiare» fondi pubblici. Chiedevano a piccole aziende di aderire ai consorzi, condizione necessaria per partecipare alle attività di formazione. Sovente, erano atti formali, con i titolari delle aziende assai poco informati sul significato di quell’adesione. A quel punto, i corsi potevano essere organizzati. Quasi 400 in pochi anni, con una decina di iscritti ciascuno. Lezioni fatte. Ma i costi rimborsati dalla Regione erano gonfiati, anche con l’intervento di una «società filtro», sempre legata a madre e figlia. A lievitare erano le spese per la modulistica e le dispense, ma in qualche occasione sono spuntati fatture ed estratti conto fasulli: lo scopo era di superare i controlli formali per ottenere il rimborso. Più sofisticato il sistema utilizzato da «Mondo Formazione» guidato da Di Tria. La struttura era specializzata in corsi per «categorie svantaggiate» (dai disabili, agli ex detenuti, agli extracomunitari) finalizzati all’assunzione. Mai avvenuta, nonostante le lezioni. Molti hanno firmato (a loro insaputa) il modulo di rinuncia all’impiego, sottoposto ai corsisti in mezzo ad altri documenti; con altri (considerati meno sprovveduti), gli organizzatori hanno preferito falsificare le firme. Per le aziende, era un’operazione «a costo zero». A rimetterci erano soltanto i frequentatori delle lezioni, che s’illudevano di trovare lavoro e restavano disoccupati. I guadagni erano tutti di «Mondo Formazione»: ha incassato oltre 300 mila euro. Basati sulla menzogna. http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/440313/

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