martedì 10 gennaio 2012

Referendum ammissibili o no?

Crescono i boatos sulla sentenza che in settimana potrebbe emanare la Corte costituzionale
 
Il diritto costituzionale è purtroppo come un chewing-gum
 
di Cesare Maffi  

Per quanto dalla Corte costituzionale si siano premurati di dare smentita con ovvia secchezza, conteggi e previsioni sui voti dei singoli giudici costituzionali nei confronti dell'ammissibilità dei referendum elettorali continuano a sprecarsi nel mondo politico. Proprio quelle che a palazzo della Consulta sono definite «fantasiose illazioni» (correttezza linguistica avrebbe voluto che si fossero dette «congetture» o «supposizioni») sono correnti nel mondo politico.
Le voci sulla possibile collocazione di Tizio e Caio sono ben più numerose, e perfino ricche di testimonianze dirette, di quanto non si siano profusi alcuni giornali, dal Corriere alla Repubblica, nei propri schemini.

D'altronde, sarebbe fuori della storia chi leggesse le decisioni della Corte come avulse dalla politica, dalle ideologie, perfino dalle contingenze immediate.
Va, semmai, specificato che, nel corso delle settimane, le previsioni sono mutate più volte. Nell'autunno scorso, pochi reputavano possibile che i referendum ottenessero il via libera dei giudici costituzionali. Poi, man mano ci si avvicinava al giorno della decisione, è cresciuto il favore attribuito, invece, all'ammissibilità di una delle due proposte referendarie (le differenze fra i due quesiti sono esclusivamente formali, concepite proprio per superare le possibili obiezioni). Anzi, possiamo dire che intorno a Natale le ipotesi parevano convergere sulla chiamata alle urne referendarie per la primavera.
Poi, nel breve volgere di una settimana, ecco spuntare invece un teorico orientamento per il no. Ovviamente gli orientamenti dei singoli giudici erano, di volta in volta, individuati con un eccesso di semplificazione, cosicché allo stesso magistrato venivano, nel volgere dei mesi, attribuite posizioni mutevoli e anzi contraddittorie.
Va detto che le dotte dissertazioni finora emerse sulla reviviscenza o meno della precedente legge, detta mattarellum, hanno confermato che nel diritto costituzionale non v'è nulla di scontato. Le posizioni politiche prevalgono spesso su considerazioni schiettamente giuridiche, mentre le questioni, più sono intricate, più permettono di sottilizzare, coprendo con elucubrate riflessioni i fini immediati e concreti.
Sarà poi curioso segnalare che sono tornate alcune voci concernenti i possibili gradimenti del Quirinale, , sull'esito del pronunciamento della Corte. Va rammentato che, quando palazzo della Consulta bocciò il referendum sulla smilitarizzazione della Guardia di finanza, si sprecarono, da destra e da sinistra, le polemiche sul supposto intervento dell'allora presidente Oscar Luigi Scàlfaro, che avrebbe portato a mutare opinione due giudici costituzionali, presidente della Corte compreso, cosicché dall'ammissibilità la Corte sarebbe inattesamente passata all'inammissibilità.
Attualmente, le voci si limitano a rilevare una concordanza di pareri tra il relatore Sabino Cassese e i soliti «ambienti del Quirinale» avvalorando l'ipotesi di una decisione contraria all'ammissibilità, ma motivata con riferimenti a elementi di dubbia costituzionalità nella legge istitutiva del porcellum. D'altra parte, tali elementi la Corte non aveva già mancato di farli rilevare. Ricordiamo, infatti, quanto scritto con chiarezza nella sentenza n. 15 del 2008, su «aspetti problematici di una legislazione che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi».

ItaliaOggi Numero 008  pag. 5 del 10/1/2012

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