martedì 30 giugno 2009

I DIRITTI FONDAMENTALI DEL SOLDATO NEL BACINO DEL MEDITERRANEO. DUE PASSI IN AVANTI, UN PASSO INDIETRO: ITALIA ANNO 2009

Un promettente disegno di legge sulla “rappresentanza militare” è stato ora presentato al Senato italiano da parte del Partito Democratico

Questo progetto di legge prevede diversi cambiamenti nella composizione dei COCER, COIR e Cobar, il sistema interno di rappresentanza per il personale militare in Italia

di Emmanuel Jacob, presidente EUROMIL*


Regolarmente osserviamo i paesi europei che non concedono il diritto di associazione per i loro soldati. Molto spesso questa va in coppia con una mancanza di partecipazione o di negoziazione deidiritti. Guardando la situazione italiana da un angolo positivo, Potremmo dire che questo non è completamente corretto. Non che i soldati italiani abbiano il diritto di formare o aderire ad associazioni militari indipendenti o sindacati. No, questo sicuramente non è il caso, ma in Italia, un sistema interno di 'rappresentanza' esiste, il quale è strutturato in un livello centrale, regionale e locale.

L’organismo a livello centrale è il COCER (Consiglio Centrale delle Rappresentanza militare), a livello regionale è chiamato COIR (Consiglio Intermedio de Rappresentanza) e, infine, il livello locale-caserma, che è il Cobar (Consiglio di Base di Rappresentanza). Il COCER ha uno status consultivo per tutte le questioni relative ai regolamenti di servizio e di lavoro delle forze armate e ha un ruolo consultivo in tutte le questioni col Capo di Stato Maggiore o l’Amministrazione della Difesa. Tuttavia, la mancanza di trasparenza e il modo antidemocratico della composizione rendono questi organismi suscettibile di critiche. Un altro punto di critica è che COCER, COIR e COBAR non lavorano in modo efficiente. Il fatto che tali organismi non sono indipendenti e restano sotto stretto controllo delle gerarchie delle forze armate, che purtroppo, non contribuiscono ad un miglioramento della situazione.

UN NUOVO PROGETTO DI LEGGE!

Nel dicembre 2007 EUROMIL aveva avuto diversi incontri politici in Italia sulla situazione dei soldati italiani e in particolare il diritto di associazione. A quel tempo, il senatore Marini del partito di centro-destra Forza Italia aveva presentato una proposta di legge al Parlamento che modificava l'attuale sistema di COCER, COIR e Cobar. Anche se queste proposte non sono state poi completamente approvato dalle Associazioni di militari italiani esistenti, avrebbe potuto favorire l'apertura per la discussione. Ma nella primavera del 2008 l’Italia è andata alle elezioni nazionali, i partiti di opposizione e hanno per la maggior parte cambiato posto sui banchi del Parlamento - e il progetto di legge è stato perso in questo processo.

Tuttavia, una volta che il treno è in movimento, è difficile da fermare: una nuova e promettente di legge sulla rappresentanza militare è già stato presentata nel Senato italiano da parte del Partito Democratico (PD). Questo progetto di legge prevede diversi cambiamenti nella composizione dei COCER, COIR e Cobar. La Senatrice Pinotti, uno dei principali fautori del progetto di legge, ha confrontato la situazione italiana con le norme giuridiche in Belgio, Francia e Germania, e intende rendere COCER, COIR e COBAR più efficienti. Sono stato invitato a unatavola rotonda il 5 maggio 2009 a Roma per condividere con il pubblico il valore aggiunto che le associazioni militari indipendenti mettono danno sia lla società democratica e che alle forze armate.

L'articolo 12 del progetto di legge è particolarmente positivo in quanto si propone di concedere a tutti i membri della forze armate italiane delle forze di polizia sotto comando militare il diritto di costituire e aderire associazioni. Questo proposta è una pietra miliare nella storia militare italiana. Anche se deve ancora essere migliorato, i nostri colleghi italiani ed EUROMIL concordano sul fatto che si tratta di un grande passo in avanti. Se questo disegno di legge fosse approvato da una maggioranza del Parlamento italiano non porterebbe subito ad una sostituzione completa degli organismi esistenti attraverso una negoziazione del sistema che includa il le associazioni militari di categoria, ma darebbe ai nostri amici italiani il tempo per costruire le loro associazioni e preparare un nuovo futuro sistema con il sostegno dei sindacati, in collaborazione con i delegati degli organismi esistenti, COCER, COIR e Cobar.

PASTRENGO

Ma la realtà è talvolta a due facce della medaglia. Lasciando Roma il martedì abbiamo pensato che alcune porte si sono finalmente aperte. Quattro giorni più tardi ci siamo confrontati di nuovo con la dura realtà. Sabato 9 maggio 2009 EUROMIL è stata invitata dalla Pastrengo, un'associazione di Carabinieri, a partecipare e dare una presentazione in occasione di una conferenza su 'rappresentanza dei militari, associazioni e sindacati '.

Pastrengo è un'associazione che ha funzionato per più di otto anni all'interno dei Carabinieri in Italia. Ancora, quando Pastrengo si è più interessata al sociale e alla situazione economica dei Carabinieri, il Ministero della Difesa ha vietato Pastrengo nel mese di agosto 2007. I dirigenti e membri di Pastrengo hanno quindi deciso di continuare al di fuori dei Carabinieri come associazione indipendente. Nel frattempo, la Forza Armata ha continuato a raccogliere i € 3 di quota di adesione dal pagamento mensile dei Carabinieri, ma si è apparentemente 'dimenticata' di trasmetterla a Pastrengo. Prima di un tribunale, il governo ha dichiarato che tale prezzo non può essere trasmesso a Pastrengo, poiché è associazione illegale. Tuttavia, il giudice ha stabilito che questo è un altro argomento su un altro livello e il governo ha ordinato di trasmettere l'importo di € 120.000.

Nel frattempo, la Pastrengo continua la sua lotta per uno sentenza prima davanti la Giustizia italiana ed è in attesa per la decisione finale della Corte Costituzionale. Se essi non riescono nella loro istanza, Pastrengo è determinata a presentare ricorso alla Corte europea dei diritti umani.

Apparentemente, la conferenza dle 9 maggio 2009 è stata intollerabile per la gerarchia militare e il Comando dei Carabinieri ha sollecitato il personale interessato a non partecipare a questo avvenimento. A dispetto di questi ostacoli, Pastrengo ha trovato un altro locale e ha organizzato con successo una conferenza con la partecipazione di da un esperto dell'OSCE Office per le istituzioni democratiche e i diritti umani. Durante le varie presentazioni e discorsi, i partecipanti hanno comparato il sistema di rappresentanze militare italiano rispetto quello americano ed europeo e analizzato a livello nazionale e internazionali le norme in materia dei diritti umani e libertà fondamentali. EUROMIL continuerà a seguire la situazione italiana e sostiene le associazioni italiane nella loro lotta.

*(EUROMIL è l'Associazione Europea dei sindacati dei militari)

venerdì 26 giugno 2009

CERIMONIA A CUNEO PER L'ANNIVERSARIO DELLA GDF


Nell'ultimo anno la Finanza di Cuneo ha effettuato 1273 ispezioni fiscali recuperando 191 milioni di redditi sottratti allo Stato, 38 gli evasori totali

SIGNIFICATIVE LE OPERAZIONI CONDOTTE TRA CUI QUELLA CHE HA SGOMINATO UN SODALIZIO DEDITO AL CONTRABBANDO INTERNAZIONALE DI SIGARETTE


La Guardia di Finanza ha celebrato a Cuneo il 235° anniversario della fondazione. Le origini del Corpo risalgono al 1774 quando a Mondovì fu costituita la “Legione Truppe Leggere”. Su cuneocronaca.tv tutte le immagini della cerimonia. Clicca per il video
La Guardia di Finanza è oggi una forza di polizia moderna, ad ordinamento militare, con competenza generale in materia economico finanziaria ed opera per la concreta affermazione del principio costituzionale secondo il quale ciascuno è tenuto a concorrere alle spese pubbliche in ragione della sua effettiva capacità contributiva, indispensabile per l’acquisizione delle risorse necessarie allo sviluppo armonico e solidale del Paese.

L’ambito di intervento operativo appena citato non esaurisce i compiti svolti dalla Guardia di Finanza, che sono molteplici e complessi, si pensi, infatti:

Ø alle funzioni di polizia giudiziaria, in forza delle quali il Corpo costituisce il naturale referente, a livello nazionale e locale, per tutte attività investigative di più complesse e connotate di elevato livello specialistico;

Ø alla lotta alla criminalità organizzata, al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, all’usura ed al riciclaggio;

Ø alla tutela del corretto funzionamento dei mercati per la difesa delle risorse di bilancio dello Stato, delle Regioni, degli enti locali e dell’Unione Europea;

Ø al contrasto dell’immigrazione clandestina ed al concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica nonché alle attività di soccorso in mare ed in montagna;

Il Comando Provinciale di Cuneo ha svolto in tutti i settori di intervento la sua azione, nel rispetto delle linee di indirizzo tracciate dall’Autorità di Governo.

Particolarmente rilevante è stato l’impiego delle risorse dedicate ai servizi di Polizia Tributaria, supportati da costante attività di intelligence, per l’individuazione dei soggetti da sottoporre a controllo tra quelli maggiormente esposti a rischio di evasione fiscale.

Nel periodo giugno 2008/maggio 2009 sono state eseguite 1.273 ispezioni fiscali.

Questi i risultati:

Ø recuperati redditi sottratti alla tassazione per 191 milioni di Euro, costi indebitamente detratti per oltre 63 milioni di Euro; scoperti 38 evasori totali (soggetti che, pur avendo operato sul mercato risultavano completamente sconosciuti al fisco, in quanto non avevano presentato alcuna dichiarazione) e 6 evasori paratotali (che hanno sottratto alla tassazione più del 50% della base imponibile prodotta);

Ø Sono state sottoposte ad ispezione 50 imprese, al fine di contrastare il fenomeno del lavoro “nero”; 19 di queste sono risultate non in regola con le norme del settore. Individuate 25 posizioni lavorative irregolari e 18 lavoratori in nero;

Ø constatate violazioni nel settore dell’imposta sul Valore Aggiunto per oltre 59 milioni di Euro;

Ø scoperte annotazioni e emissioni di fatture per operazioni inesistenti, che hanno portato alla denuncia di 149 persone per reati fiscali, delle quali 8 tratte in arresto;

Ø nel settore dell’emissione degli scontrini e delle ricevute fiscali sono stati effettuati 5.048 controlli, con la contestazione di 1.996 infrazioni, sono state avanzate 96 proposte di chiusura di pubblici esercizi ed eseguiti 69 provvedimenti della specie.


Attenta e puntuale l’azione di servizio nel settore extratributario, in cui sono stati conseguiti ottimi risultati, in particolare:

Ø contrasto al contrabbando di sigarette; nell’ambito dell’operazione “WEB TOBACCO” il Nucleo di Polizia Tributaria di Cuneo ha neutralizzato un sodalizio criminoso dedito al contrabbando via internet d’ingenti quantitativi di TLE.

Le indagini hanno portato:
· a far luce su di un sistema di frode particolarmente complesso, nel cui contesto carichi di sigarette di note marche venivano acquistati presso depositi ubicati in Santo Domingo, Brasile, Filippine, Turchia e poi inviati via mare al porto di Rotterdam, di qui fatti proseguire per la Lettonia, ove le stecche venivano suddivise in relazione alle ordinazioni ricevute via internet, tramite siti web appositamente costituiti, e recapitate direttamente al domicilio dei clienti, tramite i servizi postali;
· all’arresto dei 3 principali responsabili dei traffici illeciti e all’emissione, nei confronti di una quarta persona, di un mandato di cattura internazionale;
· al sequestro dell’ingentissimo patrimonio accumulato dall’organizzazione, costituito da beni immobili di lusso, conti correnti, società, posizioni fiduciarie, autovetture e motocicli di valore nonché gioielli e orologi preziosi;
· all’oscuramento dei 2 siti internet elvetici, tramite i quali veniva operata la vendita delle sigarette;
· alla denuncia a piede libero di 1.117 acquirenti italiani responsabili del reato di contrabbando, a 19 dei quali è stata applicata la fattispecie aggravata del medesimo reato, per aver acquistato quantità di TLE superiori a 10 chilogrammi;

Ø tutela della legislazione in materia di lotto e lotterie istantanee; Nel corso di una verifica fiscale ad un bar militari della Brigata di Ceva avevano notato alcuni “Gratta e Vinci” sprovvisti del logo dei Monopoli di Stato, esposti per la vendita. I concorsi a premio illegali si presentavano con nomi ad effetto come “Colpo Gobbo”, “M’Ama Non M’Ama”, “La Cartomante”, “American Poker”, per persuadere gli avventori di bar, pub e centri commerciali a tentare la fortuna inconsapevoli di partecipare ad iniziative fraudolente sia per il mancato versamento delle imposte nelle casse dello Stato sia perché ciascun acquirente, illudendosi di poter ottenere premi in denaro, poteva aspirare solo a vincite in libri o in buoni per la consumazione di pasti.

A partire dai fornitori del commerciante individuato è stata ricostruita la filiera di distribuzione dei tagliandi irregolari e sono così emerse le notevoli dimensioni del fenomeno, che hanno portato all’attivazione di altri Reparti del Corpo in varie Regioni italiane;

Dal 2003 il mancato versamento nelle casse dello Stato addebitabile alle società coinvolte nella truffa ammonta ad oltre 13 milioni di euro.


Tirate le fila dell’inchiesta, si è arrivati a quantificare in 1.270.638 i tagliandi sequestrati in tutta Italia per un controvalore pari a 2.228.626 euro.


Denunciati dai Finanzieri in tutta la penisola: 3 amministratori di società promotrici delle attività illecite, 97 responsabili dei centri di distribuzione dei tagliandi, 63 titolari di esercizi commerciali per la vendita al pubblico. Le ipotesi di reato addebitate ai titolari delle società promotrici dei falsi concorsi sono l’esercizio abusivo di gioco riservato allo Stato e la truffa ai danni dello Stato in relazione a concorso vietato; la posizione dei responsabili dei centri di distribuzione dei tagliandi e dei titolari degli esercizi commerciali è tuttora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria;

Ø Contrasto al gioco d’azzardo; la Compagnia di Bra ha individuato un ampio locale, allestito all’interno di un circolo privato munito di telecamere esterne a circuito chiuso che, nelle ore notturne, veniva destinato a giochi d’azzardo, come il lucroso Texas Hold’em Poker o Poker Texano.
Gli operanti intervenuti con massima rapidità, per eludere la videosorveglianza, in un momento in cui il circolo era affollato di avventori, hanno identificato oltre 60 persone presenti, individuando in otto di queste gli organizzatori dell’attività illecita, che sono stati denunciati alla magistratura per concorso nell’esercizio di giochi d’azzardo, aggravato dalla rilevanza delle “puntate” e 48 giocatori, che sono stati denunciati per la partecipazione al gioco;

Ø stupefacenti, le numerose indagini sviluppate nel settore, hanno consentito di effettuare 50 interventi repressivi, molti dei quali con l’ausilio di unità cinofile, che hanno portato al sequestro di oltre 5 chilogrammi di sostanze stupefacenti di vario tipo ed alla segnalazione alle competenti autorità di 100 responsabili, dei quali 38 in stato di arresto;

Ø contraffazione di marchi e sicurezza dei consumatori, sono stati individuati e sottoposti a sequestro migliaia di articoli di diversa tipologia, tra i quali, capi di abbigliamento, orologi, giocattoli e materiale elettrico, privi del marchio che ne deve attestare la conformità ai requisiti tecnici necessari per poter essere posti in vendita nella comunità e, quindi, potenzialmente pericolosi per l’incolumità degli utilizzatori.

Per tali violazioni sono state denunciate a piede libero 31 persone ed irrogate sanzioni amministrative nei confronti di 14 responsabili;

Ø polizia ambientale, sono state scoperte diverse discariche abusive, sequestrati circa 30.000 metri quadrati di terreno e denunciati alle competenti Procure della Repubblica 8 responsabili di gravi e sistematiche attività di inquinamento. Sono stati sottoposti a sequestro rifiuti speciali, anche pericolosi.
La maggior parte delle aree in cui erano stati abbandonati o interrati i rifiuti sono già state bonificate interamente a spese dei responsabili;

Ø accise, verbalizzati 28 tra soggetti privati ed imprese e sottoposti a sequestro KG 9.718 di oli minerali per mancanza dei certificati attestanti la sicurezza e la conformità dei depositi alle norme di legge e per utilizzo di prodotti ad aliquota agevolata ad usi diversi da quello previsto;

Ø per la commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 7 persone, delle quali 4 tratte in arresto;

Ø immigrazione clandestina, sono stati individuati 12 extracomunitari privi del permesso di soggiorno, 1 dei quali tratti in arresto per inottemperanza a precedente decreto di espulsione. Sono stati denunciati alla Magistratura 5 imprenditori che occupavano alle loro dipendenze immigrati clandestini;

Inoltre nel contesto del dispositivo di presidio del territorio e di sicurezza stradale, sono state impiegate 2500 pattuglie, effettuati il controllo di 14.000 persone, 13.200 automezzi e la contestazione di oltre 1.520 infrazioni al codice della strada, con il ritiro di 53 patenti (delle quali 10 per sorpasso in condizioni pericolose, 17 per guida sotto l’influenza dell’alcool o di sostanze stupefacenti).

I militari della Stazione di soccorso alpino (S.A.G.F.) della Compagnia di Cuneo hanno operato decine di interventi in montagna, portando soccorso a persone infortunate sulle piste e ad alpinisti ed escursionisti in difficoltà. Unità del Soccorso Alpino hanno altresì partecipato alle operazioni di soccorso alle popolazioni dell’Abruzzo, gravemente colpite dal recente terremoto.

CERIMONIA A TORINO PER L'ANNIVERSARIO DELLA GDF


mercoledì 24 giugno 2009

112: MARONI E TAJANI IMPEGNATI PER OVVIARE ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DELL'UE

SICUREZZA: MARONI, TAJANI INTERVENGA SU PROCEDURA INFRAZIONE UE PER NUMERO UNICO EMERGENZA

Roma, 23 giu. (Adnkronos) - "Spero che Tajani intervenga non dico per rimuovere la procedura di infrazione dell'Unione europea ma almeno per interpretarla". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni in merito al numero unico di emergenza, nel corso del convegno organizzato da Tts Italia in occasione del suo primo decenniodi attivita'. Maroni ha sottolineato che "unificare il sistema e' complicato perche' in Italia ci sono quattro numeri di emergenza", garantendo l'impegno a realizzare comunque le modifiche necessarie perallinearsi con le politiche europee.Pronta la risposta del commissario europeo ai Trasporti Antonio Tajani, che ha affermato che "se l'Italia ha piu' di un numero per le emergenze non credo sia in contrasto con la normativa europea ma sono impegnato per risolvere positivamente questo problema".

SICUREZZA: MARONI, RIMEDIARE A INFRAZIONE UE SU NUMERO UNICO
(AGI) - Roma, 23 giu. - "Unificare il sistema dei numeri diemergenza in Italia e' complicato perche' vi sono quattronumeri". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni,intervenuto questa mattina al convegno organizzatodall'Associazione nazionale della telematica per i trasporti ela sicurezza, in merito alla volonta' dell'Europa di istituireun numero unico di emergenza, il 112, valido per ogni paese."Spero che il commissario Antonio Tajani - ha sottolineato ilministro Maroni - intervenga non per rimuovere la procedura diinfrazione dell'Unione europea in Italia, ma almenointerpretarla".All'appello del ministro ha risposto lo stessovicepresidente della commissione europea, ribadendo il proprioimpegno "per risolvere positivamente questo problema". "Sel'Italia - ha riferito il commissario europeo Antonio Tajani -ha piu' di un numero per le emergenze non credo sia incontrasto con l'Europa". (AGI)

lunedì 22 giugno 2009

PROSTITUZIONE - REDDITI, ANCHE IL MERETRICIO È UN'ATTIVITÀ DI LAVORO AUTONOMO

Per la frequenza e le modalità del rapporto sentimentale, i beni donati nell'ambito di una relazione clandestina possono denotare lo svolgimento per professione abituale (anche non continuativa) dell'attività di meretricio, da qualificare come attività di lavoro autonomo.
In via pregiudiziale la CTP ha affrontato la questione della causa della disponibilità in capo alla ricorrente degli elementi e circostanze di fatto certi , ivi compresi gli incrementi patrimoniali, individuati dall’Agenzia Entrate.
In altre parole la Commissione ha ritenuto necessario chiarire se la capacità di spesa , indubbiamente dimostrata e non contestata, dalla ricorrente, sia il frutto di entrate finanziarie e/o equivalenti; poiché se fosse dimostrato che queste entrate avevano natura di donativi di modico valore le stesse non sarebbero inquadrabili in alcuna categoria reddituale fiscalmente rilevante.
La ricorrente afferma che le suddette entrate finanziarie troverebbero causa nelle numerose relazioni sentimentali di natura clandestina intrattenute con uomini ,coniugati, da cui avrebbe ottenuto, “animo donandi’ regali consistenti sia in denaro sia in beni.
Per la CTP dalle modalità e dalla frequenza dei suddetti rapporti appare difficile credere, secondo quella che è la comune esperienza , che i partner «coniugatì”della ricorrente fossero motivati nei loro regali da un “animo donandi”, id est “spirito di liberalità” e non, invece, dalla convinzione di dover riconoscere alla ricorrente un corrispettivo per le sue prestazioni sessuali.
A ciò consegue che i rapporti tra la ricorrente e gli uomini con cui manteneva relazioni apparivano regolati cia un preciso accordo commerciale,esplicito o implicito, di tipo sinallagmatico ,un “do ut facias”, per cui le parti , nel corso dei loro rapporti , erano ben consci di dover adempiere ad un preciso obbligo contrattuale.
Queste considerazioni portano a concludere che la Ricorrente svolgesse per professione abituale , ancorché non esclusiva ,un attività di lavoro autonomo consistente nell’intrattenere dietro corrispettivo rapporti sessuali con uomini, cioè svolgesse un’attività di meretricio.
Invero come insegna la dottrina il lavoro autonomo risulta caratterizzato dai seguenti elementi:
1) la prevalenza del lavoro personale del prestatore d’opera;
2) l’assenza del vincolo della subordinazione;
3) la libera pattuizione del compenso;
4) l’assunzione a carico del lavoratore degli oneri relativi all’esecuzione della prestazione e del rischio inerente all’esecuzione medesima;tutti elementi che sono rinvenibili nell’attività svolta dalla Rìcorrente.
Va pertanto affermato che le entrate finanziarie di cui sopra erano originate dalla categoria del reddito di lavoro autonomo.
(Commissione tributaria regionale Reggio Emilia, Sentenza 11/06/2009, n. 131-1-09)

sabato 20 giugno 2009

NO ALLA PROROGA DEL MANDATO DELLA R.M. - IL CAPRO, IL MANOVRATORE E IL FURBACCHIONE



Caro Presidente COCER INTERFORZE,
Le scrivo questa lettera pubblica perché è mia intenzione non lasciare nulla di intentato. La posta in gioco è alta, la coscienza freme e far finta di niente non giova a nessuno. Avrei preferito che la presente seguisse le vie consuete attraverso una e-mail, una telefonata, l’incontro con il Comitato di Presidenza Interforze ma capisco che una lotta impari, avrei poche possibilità di fare passare la mia idea. Ho bisogno di attingere forze direttamente dai colleghi della base, dagli amici che ci hanno voluto al COCER tanto al sottoscritto quanto a Lei ed ai restanti colleghi Interforze.
L’argomento qui sofferto si riferisce alla PROROGA DELL’ATTUALE MANDATO RAPPRESENTATIVO. Questa richiesta maturata già da un anno dalla Sezione COCER CC si è concretizzata nella recente chiusura della CODA CONTRATTUALE. In un primo momento la colpa si è scaricata ai colleghi carabinieri che tanto hanno lavorato su questa via, successivamente, ho idea che i CC sono solo il “CAPRO ESPIATORIO” di una desiderata che ha radici trasversali. Tanti sono i furbacchioni, oltre a coloro che non sono rieleggibili, a quelli che hanno perso la fiducia del proprio elettorato, persino alcuni Stati Maggiori si sono pronunciati in favore della PROROGA. Segno evidente che qualcosa non va.
Questi mesi che restano sono molto importanti, le elezioni europee si sono appena chiuse e il Governo, forte di una maggioranza consolidata, ha 4 anni di fronte a se per operare con minore preoccupazione per il consenso. Le questioni in gioco sono fondamentali. I Tagli in Finanziaria 2009 e la Legge sull’Ottimizzazione della Produttività (cd Legge Brunetta), non lasciano ben sperare. Questi primi esordi di legislatura incideranno sui PRECARI, sul Nuovo MODELLO DI DIFESA, sulle MODALITA’ CONTRATTUALI, per non parlare degli ESUBERI e del RIALLINEAMENTO DELLE CARRIERE. Questioni che abbisognano della massima concentrazione e responsabilità. Tematiche che non possono essere lasciate ad un COCER INTERFORZE che non DELIBERA da quasi due anni. Mentre le problematiche annose restano a fermentare, se ne aggiungono nuove in cui vale lo stesso discorso.
E’ il caso della neocostituenda AGENZIA SPA DIFESA, del Nuovo MODELLO CONTRATTUALE, della UNIFICAZIONE delle FORZE di POLIZIA, per non parlare della MILITARIZZAZIONE del territorio.
Sono rimasti i Sindacati delle Forze di Polizia ad alimentare il dibattito mentre il COMPARTO DIFESA e INTERFORZE è assente completamente. E si capisce pure il perché, il cappio al collo di una PROROGA DEL
MANDATO induce alla PRUDENZA e meditazione, “meglio non disturbare il manovratore”. Con il passato Governo ogni occasione era buona per lamentarsi ed ora il silenzio è totale. A chi giova questo stato di cose?
Sicuramente non al personale, probabilmente alla politica e agli Stati Maggiori che in assenza di proposte gestiscono meglio la situazione.
Caro PRESIDENTE, la stima e il rispetto per le Sue capacità non mi sono mai trattenuto da evidenziarle, come la difficoltà a comprendere il suo duplice ruolo: Generale lanciato in carriera e Presidente della Rappresentanza. Espliciti in questa occasione la Sua posizione netta ed a favore della Rappresentanza, non lasci spazio al più piccolo dubbio. La RAPPRESENTANZA non può permettersi periodi transitori, di sospensione della Democrazia, rimandare le elezioni anche solo di un anno per motivi che appaiono pretestuosi e sempre gli stessi, non gioca a favore della fiducia dell’organismo e delle persone in particolare. Occorre convocare il COCER INTERFORZE ed esprimersi immediatamente prima che la politica colga troppo favorevolmente il “Silenzio della Rappresentanza”.
Le questioni in gioco sono tante, capisco le difficoltà della Sua posizione, ma, in questo anno rimanente tante sono le cose che si possono fare, basta la BUONA VOLONTA’ e l’onestà intellettuale. Lavoriamo per la RAPPRESENTANZA DEL PERSONALE altrimenti la nostra E’ UNA RAPPRESENTANZA PERSONALE.
Lo stesso appello lo lancio ai colleghi Delegati COCER, COIR e COBAR esprimiamoci, “non lasciamo scappare i BUOI e poi chiudiamo la stalla”.


Con affetto
Ferdinando Chinè

Articolo uscito sul sito www.dirittierovesci.it.

venerdì 19 giugno 2009

IL LAVORO STRAORDINARIO DEI DIPENDENTI PUBBLICI DEVE ESSERE SEMPRE AUTORIZZATO

N. 3460/09 REG.DEC.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale,Quinta Sezione
ha pronunciato la seguente
DECISIONE
sul ricorso in appello n. 11033/2001 proposto dal Comune di @@@@@@@ in persona del Sindaco p.t., rappresentato e difeso dall’Avvocato @@@@@@@ -
contro
@@@@@@@ @@@@@@@, rappresentato e difeso dall’Avvocato -
per la riforma
della sentenza del TAR Campania, V Sez., n.1729 del 19.4.2001;
Visto il ricorso in appello con i relativi allegati e tutti gli atti di causa;
Visto l'atto di costituzione in giudizio del signor @@@@@@@ @@@@@@@;
Uditi nella camera di consiglio del 17.2.2009 il relatore -
Considerato in fatto e ritenuto in diritto quanto segue.
FATTO
Con la sentenza appellata il TAR Campania accolse due ricorsi presentati dal signor @@@@@@@ @@@@@@@ già dipendente del Comune di @@@@@@@ in qualità di direttore del cimitero riconoscendo così il diritto dello stesso al pagamento del lavoro festivo prestato dal 1979 al 1982 e del lavoro svolto negli anni 1986 e 1987 e dal 1993 per le notifiche della cartelle esattoriali e la riscossione dei diritti spettanti al Comune per i canoni di illuminazione delle lampade votive.
Secondo il Comune appellante che eccepisce preliminarmente la prescrizione dei crediti la sentenza è erronea e deve essere riformata.
Si è costituito il signor @@@@@@@ confutando le varie argomentazioni sostenute dall’appellante.
In vista dell’udienza il Comune ha depositato una ulteriore memoria difensiva.
La causa è stata trattenuta per la decisione all’udienza del 17.2.2009.
DIRITTO
1.Con due distinti ricorsi al TAR Campania n.5764\96 e n.7354\’96 il ricorrente chiese la condanna del comune di @@@@@@@ al pagamento di varie somme a titolo di lavoro straordinario e per indebito arricchimento ex art. 2041 c.c..
2. Con la sentenza oggetto dell’odierna impugnazione da parte del Comune di @@@@@@@ il TAR Campania rilevò:
-Che con il primo ricorso n.5764/1996 il ricorrente aveva formulato due richieste, la prima di condanna dell'amministrazione al pagamento di somme a titolo di lavoro festivo non retribuito dal 1979 al 1992 e la seconda di condanna al pagamento di somme a titolo di lavoro prestato, nel 1986 e 1987, al di fuori dei compiti di istituto, con la notifica e la riscossione dei diritti esattoriali per le lampade votive.
-Relativamente alla prima richiesta il ricorrente aveva fornito un indizio di prova depositando in fotocopia i fogli di presenza, mentre l'amministrazione non si era costituita in giudizio, per cui la pretesa del ricorrente doveva considerarsi come non contestata.
-Pertanto, relativamente a tale richiesta, il ricorso del @@@@@@@ doveva accogliersi sia pure solo limitatamente all'an debeatur, data la non sufficiente documentazione acquisita agli atti processuali mentre per quanto riguardava il quantum debeatur, sarebbe spettato all'amministrazione intimata in sede di esecuzione della sentenza, verificare in quale misura erano state effettivamente prestate ore di lavoro straordinario in eccedenza per gli anni indicati dal ricorrente e procedere alla conseguente liquidazione delle somme a tale titolo spettanti, comprensive anche delle ulteriori somme parimenti spettanti per rivalutazione monetaria del complessivo credito di lavoro maturato, secondo gli indici 1STAT e per interessi al tasso legale.
-Relativamente alla seconda richiesta (notifica e la riscossione dei diritti esattoriali per le lampade votive), premesso che il ricorrente aveva quantificato in 10.000.000 la somma corrispondente al lavoro prestato, il TAR campano ritenne che in base al principio dell'indebito arricchimento l'amministrazione, avendo ricavato un vantaggio dal lavoro prestato dal ricorrente, era tenuta ad integrare il trattamento retributivo del ricorrente mentre la relativa valutazione era di competenza esclusiva della amministrazione stessa non potendo l'autorità giudiziaria operare apprezzamenti che sono esclusivi dell' ente pubblico.
Il TAR concludendo accoglieva il primo ricorso n.5764 del 1996, ritenendo fondato per identici motivi anche il secondo ricorso n.7354 del 1996 avente ad oggetto il lavoro prestato per la riscossione dei diritti erariali del comune e relativi al versamento nella cassa di tesoreria.
3.Il Comune di @@@@@@@, nell’atto di appello, dopo avere eccepito la prescrizione dei diritti vantati dal ricorrente in quanto i due ricorsi furono notificati nel 1996 mentre le pretese attenevano a periodi risalenti al 1979 per il lavoro festivo ed agli anni 1986 e 1987 per la riscossione dei canoni relativi alle lampade votive e dopo avere rilevato che contrariamente a quanto sostenuto nella sentenza il comune si era ritualmente costituito in giudizio a mezzo dell' --, che, con memoria difensiva depositata il 6/5/97 aveva contestato analiticamente tutto quanto dedotto dal ricorrente, sostiene la palese erroneità della sentenza evidenziando, in particolare, che le pretese prestazioni di servizio nei giorni festivi scaturivano esclusivamente da scelte del tutto immotivate del ricorrente, prive di qualunque formale preventiva autorizzazione, comprovate soltanto da fogli di presenza redatti e sottoscritti dal dipendente medesimo, senza riscontro alcuno da parte dell' Amministrazione.
4. Tanto premesso rileva la Sezione che la eccezione di prescrizione avanzata dal Comune di @@@@@@@, in quanto formulata per la prima volta solo in appello, e dunque nuova, è inammissibile (Cons. Stato, VI 27 luglio 2007 n.4180; IV, 19 ottobre 2006 n.6220).
4.1. L’appello del Comune tuttavia merita accoglimento.
5.Come esattamente rilevato dall’appellante tutte le norme contenute nei Contratti Collettivi di Lavoro per i Dipendenti degli Enti Locali succedutisi nelI' arco temporale di riferimento e cioè il D.P.R. 1/6/79 n. 191, all'art. 21, il D.P.R. 7/11/80 n. 810, all'art. 14, il D.P.R. 25/6/83 n. 347, all'art. 29, ed il D.P.R. 13/5/87 n. 268, all'art. 16, fissano limiti individuali annui di lavoro straordinario, ne condizionano la distribuzione ad un numero di dipendenti limitato e secondo una precisa programmazione sulla base della valutazione di esigenze eccezionali e debitamente motivate, sanciscono il principio che solo in presenza di una preventiva formale autorizzazione allo svolgimento, che consente di verificare le ragioni di pubblico interesse che rendono opportuno il ricorso a prestazioni lavorative eccezionali, possono essere erogati compensi per lavoro straordinario ai dipendenti.
5.1.Anche la pacifica giurisprudenza amministrativa ha ripetutamente sancito che non è retribuibile il lavoro straordinario che non sia stato preventivamente autorizzato nei modi dovuti, atteso che occorre verificare in concreto la sussistenza delle ragioni di pubblico interesse che rendono necessario il ricorso a dette prestazioni. (Cfr. da ultimo Cons. Stato, VI Sez., 13/5/2008 n. 2217; V Sez., 10/2/2004 n. 472; IV Sez., 24/512007 n. 2648).
6. Il giudice di prime cure, invece, ignorando la normativa contenuta nei contratti collettivi di lavoro ed i principi giurisprudenziali pacificamente acquisiti in materia, ha erroneamente ritenuto che potesse essere riconosciuto il diritto al pagamento di prestazioni straordinarie, che il ricorrente assume di aver fornito in ben 549 giorni festivi, esclusivamente sulla scorta di un indizio di prova, costituito dalle fotocopie dei fogli di presenza, tuttavia del tutto irrilevanti in quanto redatti e sottoscritti dal ricorrente medesimo in carenza assoluta di qualunque autorizzazione al riguardo.
6.1.Quanto alla riscossione dei canoni per le lampade votive negli anni 1986 e 1987 nonché dal 1993 sino al collocamento a riposo, occorre evidenziare che trattavasi pur sempre di pretese correlate· a prestazioni di lavoro straordinario, come tali non retribuibili in base ai principi dianzi richiamati.
6.2.In sostanza per tutta l’ attività che assume svolta il ricorrente non ha fornito alcuna reale prova relativa al contenuto, alla durata, al luogo ed alle modalità di svolgimento mentre il ricorrente in qualità di direttore del cimitero ben avrebbe potuto svolgere l'attività per la quale pretende di ottenere compensi aggiuntivi, nell'orario di lavoro ordinario.
7. Quanto poi alla pronunzia a titolo di indebito arricchimento sarebbe stato necessario dimostrare che vi sia stato da parte della P.A un riconoscimento, implicito od esplicito, dell'utilità della prestazione eseguita, già intervenuto.
Infatti come insegna la suprema Corte di Cassazione “L'azione di indebito arricchimento nei confronti della p.a. differisce da quella ordinaria, in quanto presuppone non solo il fatto materiale dell'esecuzione di un'opera o di una prestazione vantaggiosa per l'Amministrazione stessa, ma anche il riconoscimento, da parte di questa, dell'utilità dell'opera o della prestazione. Tale riconoscimento, che sostituisce il requisito dell'arricchimento previsto dall'art. 2041 c.c. nei rapporti tra privati, può avvenire in maniera esplicita, cioè con un atto formale, oppure può risultare in modo implicito, da atti o comportamenti della p.a. dai quali si desuma inequivocabilmente un effettuato giudizio positivo circa il vantaggio o l'utilità della prestazione promanante da organi rappresentativi dell'amministrazione interessata, mentre non può essere desunta dalla mera acquisizione e successiva utilizzazione della prestazione stessa”.
Siffatto giudizio positivo, in ragione dei limiti posti dall'art. 4 l. n. 2248 all. E del 1865, é riservato esclusivamente alla p.a. e non può essere effettuato dal giudice che può solo accertare se e in quale misura l'opera o la prestazione del terzo siano state effettivamente utilizzate ( Cass.. Civ. Sez. III 14 ott. 2008 n.25156).
8.Nel caso di specie il T.A.R. ha erroneamente ribaltato i termini della questione, atteso che ha riconosciuto la sussistenza della pretesa del ricorrente senza 'che sia intervenuto alcun riconoscimento da parte dell' Amministrazione ed ha poi rimesso alla stessa Amministrazione di valutare ex post se vi sia stato un vantaggio.
Né rileva a tali fini, la nota prot. n. 15396 del 28/8/86 sottoscritta dall'incaricato del servizio riscossione indirizzata al Direttore del Cimitero, dalla quale è dato evincere soltanto l'esigenza di effettuare un riscontro presso lo schedario esistente presso il Cimitero per verificare gli indirizzi dei titolari di contratto per le lampade votive.
Esclusivamente a tali fini ed evidentemente nei relativi limiti è stata emessa l'autorizzazione ad effettuare lavoro straordinario sottoscritta dall' Assessore al ramo il 10/9/86, ma nessuna autorizzazione è stata mai rilasciata per effettuare nel periodo 86/87 la notifica delle cartelle e la riscossione dei canoni al di fuori dell'orario di servizio, come invece preteso dal ricorrente e dal T.A.R. erroneamente ritenuto elemento probante per fondare il riconoscimento del diritto vantato a titolo di indebito arricchimento.
In sostanza l’attività di cui è questione ben poteva comprendersi nella ordinaria attività di istituto ed essere svolta durante il lavoro ordinario.
9.In conclusione l’appello merita accoglimento, la sentenza del primo giudice deve essere riformata ed i due ricorsi in primo grado respinti.
10. Spese ed onorari, in relazione all’andamento della vicenda contenziosa, possono essere compensati.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ACCOGLIE l’appello in epigrafe meglio indicato ed in riforma la sentenza del TAR Campania, respinge i due ricorsi in primo grado.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’Autorità Amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del 17 febbraio 2009

lunedì 15 giugno 2009

L'EUROPA BACCHETTA L'ITALIA SUL 112 "NON GARANTITE I SERVIZI D'EMERGENZA"


Dal 1991, per decisione Ue, il 112 è il numero unico europeo per le emergenze

Decine di denunce di turisti stranieri. E Bruxelles apre due procedure di infrazione

Operatori che parlano solo italiano, poche informazioni e niente smistamentodal nostro corrispondente


BRUXELLES - "Il 7 agosto 2007, alle 3.54 del pomeriggio, mi trovavo sull'isola di Burano e ho chiamato il 112 perché mio marito era minacciato. Parlo un ottimo inglese e pensavo che mi sarebbe stato utile. Errore! Il tipo che mi ha finalmente risposto mi ha detto: "solamente parlare italiano", e ha riattaccato". La lettera della turista belga Claire Delatte-Bughin è solo una delle tante lamentele sul funzionamento del numero d'emergenza europeo in Italia che arrivano all'EENA, la European Emergency Number Association. A Londra, se componete il 112, sono in grado di prestarvi assistenza in 170 lingue. La Commissione europea ha aperto due procedure di infrazione contro l'Italia per il cattivo funzionamento del 112. La direttiva europea sui servizi universali prevede che in tutta l'Unione questo numero garantisca l'accesso a tutti i servizi di emergenza (polizia, carabinieri, ambulanze, pompieri etc), che l'assistenza sia disponibile in più lingue e che i soccorritori siano in grado di rintracciare la provenienza della chiamata. "Niente di questo - dicono all'EENA - è garantito in Italia".

La prima procedura, avviata nel 2008, riguarda proprio il fatto che spesso il centralino dei carabinieri che risponde al 112 non è in grado di smistare le chiamate al servizio interessato. "Stavo andando in bici quando ho assistito ad un incidente che coinvolgeva un altro ciclista. Ho chiamato il 112 per far venire un'ambulanza, e mi hanno risposto che dovevo chiamare la polizia municipale, dandomi un numero urbano che ho immediatamente dimenticato", scrive in una sua lettera Luca Bartaloni riferendosi ad un episodio accaduto a Tirrenia nel luglio scorso.

La seconda procedura di infrazione è relativa all'incapacità del servizio di emergenza di rintracciare il luogo da cui la telefonata è partita. Poiché il 112 è l'unico numero conosciuto dai turisti stranieri che visitano l'Italia, e poiché come si è visto gli operatori spesso non sono in grado di parlare neppure l'inglese, sarebbe estremamente utile poter localizzare la chiamata per inviare soccorsi. Ma evidentemente in Italia l'impresa risulta impossibile. Altrettanto scoraggiante è la situazione dell'informazione pubblica in merito al 112. Nonostante, come centralino dei carabinieri, esista da ben prima che nel 1991 la Ue decidesse di farne il numero d'emergenza europeo, pochissimi italiani sanno della sua esistenza. Secondo uno studio condotto a Bruxelles, nel 2009 solo dieci italiani su cento erano a conoscenza della possibilità di chiamare il 112 per qualsiasi tipo di necessità. Anche qui siamo tra i peggio informati della Ue, con una media che è meno della metà di quella europea. Infine siamo proprio ultimi nella Ue per quanto riguarda la conoscenza del fatto che il 112 sia il numero di emergenza da chiamare dovunque ci si trovi in Europa: solo tre su cento lo sanno. I milioni di turisti italiani che ogni anno invadono le altre capitali europee non sono a conoscenza di un'informazione che potrebbe salvare loro la vita.


ANDREA BONANNI


(14 giugno 2009)


http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/esteri/europa-bacchetta-italia/europa-bacchetta-italia/europa-bacchetta-italia.html

sabato 13 giugno 2009

ABOLITI I VISTI SUI FOGLI DI VIAGGIO

L’art. 36 comma 15 del DPR 21 aprile 2009 n. 51, che recepisce il contratto normativo delle Forze di Polizia per il quadriennio 2006-2009, prevede che:” I visti di arrivo e di partenza del personale inviato in missione sono attestati con dichiarazione dell'interessato sul certificato di viaggio.”

In concreto non è più quindi necessario far apporre sul foglio di viaggio i visti al corpo di guardia, nemmeno qualora la missione avvenga presso altre caserme; l’autocertificazione degli orari di arrivo e partenza era consentita già dal 2002, ma solo qualora la missione di svolgesse presso strutture non miliari (art. 46 DPR 164/02).

L’abolizione dei visti decorre dall’entrata in vigore del DPR 51 (art. 47), ossia dal primo giorno del mese successivo alla pubblicazione; il contratto è stato pubblicato sulla G.U. 119 del 25 maggio 2009, pertanto già da questo mese non sono più necessari i visti in questione.

mercoledì 10 giugno 2009

ADEGUAMENTO BUONI PASTO A 7 €


Il D.P.R. nr. 51 del 16.04.2009 pubblicato in G.U. nr. 119 del 25.05.2009 prevede per la forze di polizia l’aumento dell’importo del buono pasto da euro 4,65 a euro 7,00; con circolare del 4 c.m., il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, quindi per quanto riguarda la Polizia di Stato, ha comunicato che provvederà ad aggiornare tali importi a decorrere dal 1° gennaio 2009 con l’attribuzione di ulteriori buoni pasto del valore di euro 2,35 fino a conguaglio, con la previsione di aggiornare definitivamente i buoni a 7€ e corrispondere tali arretrati entro luglio p.v.
E’ presumibile che dovrebbe precedersi nello stesso modo anche per quanto riguarda il personale della Guardia di Finanza.




TORINO - SCUOLA DI CALCIO DELLA FINANZA PER INSEGNARE I VALORI DELLO SPORT

Insegnare ai bambini il calcio, e con esso gli eterni valori morali dello sport. Questo è l’obiettivo della neonata ASD Guardia di Finanza Piemonte che ieri si è presentata alla stampa e venerdì lo farà al grande pubblico con un incontro amichevole di calcio a cinque tra una rappresentativa della Gdf e una formazione di vecchie glorie di Juventus e Torino nella caserma Emanuele Filiberto di Savoia in corso IV novembre.
La sezione calcio sarà la prima ad essere operativa, poi nei piani dello staff dirigenziale seguiranno arti marziali, basket e volley. I principali fruitori saranno i figli degli appartenenti al Corpo, ma l’ASD ha intenzione di aprirsi anche all’esterno e il perché lo ha spiegato il generale di divisione Vincenzo Basso comandante della Guardia di Finanza piemontese dallo scorso gennaio e presidente onorario dell’associazione sportiva. «Siamo convinti che sarà una bella esperienza, che porterà armonia e aggregazione all’interno della caserma. Vogliamo aiutare i genitori, anche se non sono militari, a crescere i propri figli nel rispetto di valori eterni come quelli che lo sport da sempre diffonde: Ed è proprio per perseguire questo obiettvo che ci siamo avvalsi della collaborazione tecnica di Beppe Furino, una bandiera non solo della Juventus ma dello sport intero, quello pulito che trasmette valori universali». Furino, una carriera strepitosa che lo ha portato al record di otto scudetti vinti con la Juventus, ha accettato con entusiasmo questo doppio ruolo di supervisore tecnico e di testimonial perché lui, figlio di finanziere, ha iniziato a tirare calci al pallone proprio in quella stessa caserma.
E Furino già ha iniziato a dare il proprio contributo portando ex campioni come Chiarenza e Leoncini a giocare nella partita inaugurale del campo della caserma che si svolgerà venerdì. «E’ il miglior campo di calcio a cinque di Torino – dice il colonnello Antonio Borgia, presidente dell’ASD -, e qui inizieremo a dare i primi rudimenti ai bambini. Gli istruttori, tutti appartenenti al Corpo che svolgeranno il lavoro coi bimbi nel proprio tempo libero, alleneranno allievi dai cinque ai dodici anni per formare delle selezioni che andranno poi a disputare i tornei di categoria». Con l’efficienza e il rigore che sono tradizionali della Guardia di Finanza la macchina organizzativa dell’ASD si è messa in moto e il maresciallo Roberto De Lorenzi, responsabile dell’associazione sportiva, sta già iniziando a reclutare i prossimi Furino.

il Giornale del Piemonte

domenica 7 giugno 2009

DARE DELLE “MEZZE MANICHE” AI PROPRI DIPENDENTI INTEGRA GLI ESTREMI DEL REATO DI INGIURIA

Ancora una volta la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi in materia di ingiurie ponendo questa volta un limite al potere gerarchico dei datori di lavoro. Questi hanno si il potere di richiamare i propri dipendenti ma non posso arrivare ad ingiuriarli. Per questo secondo la Corte dare delle “mezze maniche” ai propri dipendenti intera gli estremi del reato di ingiuria giacché offende l'onore o il decoro della persona. Ed è proprio in ambito lavorativo che si deve avere particolare attenzione a distinguere tra ciò che costituisce un legittimo “richiamo” del dipendente e ciò che invece sconfina dai limiti della correttezza del rispetto della dignità umana. Non si può dunque legittimare l'uso di espressioni offensive, neppure se fanno parte del linguaggio corrente ed è per questo che occorre moderare i toni per evitare che una critica possa sfociare in un'offesa per il lavoratore che nulla ha a che fare il potere di correzione e disciplinare. La Corte, con sentenza 6758/2009, nel caso preso in esame ha evidenziato che alcune espressioni utilizzate dal datore di lavoro nell'ambito di un formale richiamo ai suoi dipendenti contenevano una valenza offensiva e mortificatrice della persona che è andata ben oltre il legittimo esercizio di una facoltà di critica in ambito lavorativo.

Cass. pen. Sez. V, (ud. 21-01-2009) 17-02-2009, n. 6758

Svolgimento del processo

Il Giudice di Pace di Acireale ha condannato il 12.4.2005 B. A., Presidente della Cooperativa "@@@@@@@" quale responsabile sia di ingiurie sia di diffamazione per avere indirizzato al dipendente G.R. lettera raccomandata portante frasi offensive del suo onore e decoro ("appare penoso dover constatare l'utilizzo di certi mezzucci da mezze maniche per fregare il proprio datore di lavoro") e di avere informato della medesima missiva i membri del consiglio di amministrazione.
Il Tribunale di Catania (sez. Acireale) ha confermato con la sentenza 1.7.2008 la prima decisione.
Ricorre la difesa del prevenuto ed eccepisce:
- l'assenza di motivazione mancando nel provvedimento impugnato una articolazione giustificativa (non ravvisabile neppure per relationem), per il rigetto dell'appello;
- l'inosservanza della legge processuale avendo il primo giudice revocato (all'udienza 3.3.2005) l'ordinanza che ammetteva alcuni testimoni dedotti dalla difesa nonchè l'esame dell'imputato, così inibendo l'esercizio delle facoltà difensive dell'imputato medesimo;
- erronea applicazione della legge penale avendo indebitamente ritenuto integrativa delle condotte illecite la frase incriminata, mancando la consapevolezza in capo all'autore del fatto lesivo dell'onore e della reputazione della persona offesa, ed avendo omesso di motivare convincentemente (quanto agli elementi soggettivi ed oggettivi della fattispecie) l'assunto foriero della penale responsabilità, trattandosi di rimprovero al dipendente sulla condotta da questi tenuta.
All'odierna udienza il Procuratore Generale (nella persona del Cons. Dott. Tindari Baglione) conclude instando per l'annullamento senza rinvio perchè il fatto non costituisce reato.
E' presente l'avv. Savino Pantuso del Foro di Palermo, difensore di B.A., che si associa alle richieste del PG.
Motivi della decisione

Il ricorso è infondato.
La motivazione, seppur molto sintetica e succinta, non può dirsi carente in guisa da integrare la nullità dettata dall'art. 125 c.p.p., comma 3. Infatti, il giudice ha espresso le ragioni per cui ha rigettato l'appello, con percorso argomentativo comprensibile se rapportato alla vicenda dedotta dal gravame di appello, non rispondendo al vero che esso si sia limitato (neppure con un richiamo per relationem) a denegare sic et impliciter il fondamento della impugnazione. Il provvedimento esaudisce, cioè, Io scopo processuale a cui è preposto.
Infondato è pure il secondo motivo.
Precisato che la revoca delle prove coinvolse anche quelle dedotte dall'accusa, come si evince dal brano riportato dal medesimo ricorrente nel suo atto di impugnazione, il giudice espressamente giustificò l'ordinanza, dopo aver sentito le parti, poichè ritenne superfluo "assumere le testimonianze degli altri testi nelle rispettive liste già ammessi, perchè i fatti di cui all'imputazione sono stati provati documentalmente e specificati dai testi già escussi" (cfr. ricorso pag. 5). Ne consegue che la censura di mancata ammissione di una prova decisiva, avendo il giudice indicato le ragioni della revoca della prova già ammessa, impone la verifica della logicità e congruenza della relativa motivazione raffrontata al materiale probatorio raccolto e valutato: vaglio che, assunto in termini di logicità e sufficienza, si presenta immune da vizio effettivo.
Del resto, il ricorrente non segnala quale rilievo decisivo avrebbero avuto le deposizioni dedotte, nell'economia della decisione ed in quale parte essa urti con le risultanze documentali acquisite.
A sua volta il giudice di appello ha validato la discrezionalità esercitata dal giudicante e l'assenza di lesione delle disposizioni processuali, così adempiendo all'onere giustificativo anche per questo versante processuale.
Al contempo, l'assenza dell'imputato all'udienza fissata per il suo esame priva di rilievo l'omesso espletamento dell'invocato incombente, poichè - oltretutto - tanto non concreta menomazione del diritto di difesa potendo l'interessato avvalersi della facoltà di rendere le dichiarazioni più opportune e di domandare per ultimo la parola ai sensi dell'art. 494 c.p.p., comma 1, e art. 523 c.p.p., comma 5.
Non può esser accolto neppure l'ultimo mezzo di impugnazione, che il Procuratore generale sembra, invece, aver condiviso all'odierna udienza. In tema di ingiuria in ambito lavorativo, il potere gerarchico o, comunque, di sovraordinazione consente di richiamare, ma non di ingiuriare il dipendente lavoratore, o di esorbitare dai limiti della correttezza e del rispetto della dignità umana.
Esattamente il giudice di appello ha negato che il linguaggio corrente, nei suoi eccessi verbali, consenta l'uso di espressioni che travalichino ogni finalità correttiva e disciplinare. La valutazione del contesto in cui sorse e si sviluppò la censura incriminata non può essere oggetto di ulteriore vaglio da parte del giudice di legittimità, attenendo al merito. Può soltanto osservarsi che espressioni come "penoso", "mezzucci", "mezze maniche" e "fregare il proprio datore di lavoro" contengono un'intrinseca valenza mortificatrice della persona e si dirigono più che all'azione censurata, alla figura morale del dipendente, traducendosi in un attacco personale sul piano individuale, che travalica ogni ammissibile facoltà di critica.
Il ricorrente non ha affacciato alcuna ragione, giuridicamente apprezzabile, volta a dimostrare l'assenza di contezza del portato denigratorio delle sue frasi, rivolte direttamente alla persona offesa e ribadite con ulteriore comportamento diffamatorio verso i componenti del consiglio di amministrazione della cooperativa, frasi redatte per iscritto e, dunque, frutto di una qualche meditazione.
La correttezza della decisione nel merito della vicenda priva di interesse la censura che eccepisce l'asserita insufficiente motivazione a suo sostegno.
La Corte rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese del procedimento.
P.Q.M.

Rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese del procedimento.
Così deciso in Roma, il 21 gennaio 2009.
Depositato in Cancelleria il 17 febbraio 2009

sabato 6 giugno 2009

SEPARAZIONE DEL COMPARTO SICUREZZA DA QUELLO DIFESA: È QUESTA LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE



Le ultime scelte del Governo e una certa tendenza – neanche troppo strisciante – ad una “militarizzazione” della sicurezza, pongono oggi come non mai la necessità di una divisione del Comparto Sicurezza da quello Difesa. Una storica richiesta del sindacato autonomo (basta andare a ricercare le nostre piattaforme rivendicative degli anni ottanta) che oggi viene portata avanti da tutte le organizzazioni, unitamente alla necessità di istituire una apposita Commissione Interni, separata dalla Commissione Affari Costituzionali di Camera e Senato, per i problemi delle Forze Polizia. I tempi sono maturi e la Consulta Sicurezza è pronta a rilanciare con forza, tra le priorità dell’agenda politica nazionale, questo fondamentale tema, legato a doppio filo con i problemi e con le scelte che attengono al nostro Comparto.
E vogliamo spiegare concretamente il perché. Questo Governo, poco più di un anno fa, ha vinto le elezioni politiche dopo una campagna elettorale puntata sulla sicurezza. Del resto, in queste ultime settimane, è sembrato di risentire più o meno gli stessi discorsi per la tornata europea ed amministrativa. Il Sap ha rivendicato e ribadito da subito la propria autonomia, impegnandosi concretamente per ottenere dal Governo in carica alcuni provvedimenti – esclusione dalle penalizzazioni stipendiali per malattia, riconoscimento giuridico della Specificità, detassazione del premio di produttività, impegno formale per il Riordino, chiusura di un buon contratto per quel che riguarda la coda contrattuale e la parte normativa e altro – che non erano assolutamente scontati. Anzi, da subito abbiamo dovuto inseguire l’Esecutivo, orientato a politiche di sicurezza non in linea con le aspettative delle Forze dell’Ordine. Uno sforzo che in parte ha pagato, ma che oggi lascia sul terreno alcuni importanti nodi irrisolti, resi più ingarbugliati proprio dalla mancata divisione del Comparto Sicurezza da quello Difesa.
In primis, la questione del Riordino delle Carriere. Il Sap ha le idee chiare su questo provvedimento e l’Esecutivo, ormai da molti mesi, ha promesso pubblicamente e solennemente la presentazione di un ddl delega che poi, con i decreti delegati, dovrà essere concretamente attuato, nel giro – presumibilmente – di un anno, un anno e mezzo per quel che riguarda i primi step, a partire dalla creazione del Ruolo unico Agenti Assistenti Sovrintendenti. Di quella promessa, ad oggi, non s’è vista traccia e di questo torniamo a chiedere conto al Governo ed in primo luogo al ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta. E’ evidente che – se difficoltà esistono – si pone una questione legata all’armonizzazione dei nostri ruoli, delle nostre qualifiche, dei nostri gradi col mondo militare, con le Forze Armate, che hanno compiti, professionalità e, diciamolo francamente, impegni assolutamente diversi dai nostri.
Delicato, ma altrettanto, importante è un altro nodo: quello del Contratto. Chiusa – con fatica! – la partita della coda contrattuale e della parte normativa, i cui benefici dovrebbero vedersi già a partire dalla busta paga di giugno, resta da capire in che tempi e in che modi il Governo abbia intenzione di convocare i tavoli contrattuali per il nuovo accordo 2008 – 2009, considerando per altro che siamo ormai in ritardo di un anno e mezzo. Ma, in primo luogo, occorre capire quali siano le risorse a disposizione. E qui la questione della divisione del Comparto Sicurezza da quello Difesa si inserisce ancora una volta. Perché l’attuale Esecutivo, oltre ad impiegare i militari per compiti di ordine pubblico impiegando appostamenti con i quali si sarebbero potuti assumere, già da mesi, buona parte dei Vfb idonei e dei Vfp vincitori, pare intenzionato a incrementare l’utilizzo dell’Esercito e delle Forze Armate. Se la coperta è corta, perché non si investe sul personale delle Forze dell’Ordine, sul loro Contratto, sulla Specificità, senza dimenticare i mezzi, le strutture, gli organici?
Sono le domande alle quali il Governo deve rispondere presto e bene. Entro fine mese, il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), sul quale sarà impostata la prossima legge Finanziaria 2010, fornirà qualche risposta più precisa. Il Sap, autonomo per davvero e non a parole, non intende tollerare oltre questa situazione di stallo, queste non scelte che incidono pesantemente sulla vita e sulla professione delle donne e degli uomini della Polizia di Stato!
Se alle promesse non seguiranno, presto, fatti veri e concreti, la scelta inevitabile sarà, ancora una volta, quella della protesta e della piazza. Contro Governi di qualsiasi colore politico abbiamo portato a manifestare, a Roma come a Milano, migliaia e migliaia di colleghi.Una scelta che si porrà come ineludibile per il Sap e per la Consulta Sicurezza se il Governo tradirà le legittime aspettative delle Forze di Polizia.



giovedì 4 giugno 2009

INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: ESCLUSE LE FORZE DI POLIZIA DALL’ASSICURAZIONE INAIL


La norma è prevista nel decreto sicurezza (l. 38/2009)

Un blitz del governo nel decreto sicurezza modifica la norma sugli infortuni e le malattie professionali per il personale delle forze di polizia, polizia penitenziaria e corpo forestale dello Stato. In modo del tutto inatteso, una nuova legge esclude l’obbligatorietà dell’assicurazione Inail, che prima era prevista. Nel 2007, infatti, la direzione Generale INAIL, a seguito delle ripetute richieste e delle iniziative giudiziarie intraprese dall’Inca, precisava che gli agenti di Polizia, anche penitenziaria, dovevano essere assicurati all'INAIL, nella speciale forma della “gestione per conto”, qualora rientrassero nelle previsioni di cui agli art. 1 e 4 del T.U. 1124/65.
La questione quindi, che sembrava definitivamente risolta con esito positivo, riapre la strada per un contenzioso.
L’art. 12 bis della legge n.38 del 23 febbraio 2009 (ddl sicurezza) sancisce, infatti, che le nuove norme “si devono interpretare nel senso restrittivo, escludendo il personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, che, invece, rimangono disciplinate dai rispettivi ordinamenti”.
La Direzione Generale INAIL ha quindi emanato nuove istruzioni operative alle proprie strutture in cui comunica che dal 25 aprile 2009 le nuove denunce di infortunio o malattia professionale e quelle in corso di istruttoria, riguardanti il personale delle Forze di polizia (personale della polizia di Stato, polizia penitenziaria e corpo forestale dello stato) dovranno essere definite negativamente. Per quei casi che hanno avuto un esito positivo, con indennizzo in capitale o in rendita, “qualora non siano trascorsi 10 anni (quindi la maggior parte dei casi) dalla data di comunicazione del provvedimento errato, l'INAIL si riserva di recuperare le eventuali somme che dovessero risultare indebitamente erogate.
Si tratta di una novità che l’Inca intende contrastare verificando anche la possibilità di chiedere un pronunciamento della Suprema Corte, sollevando eccezione di incostituzionalità.

27/05/2009

http://www.inca.it/News/200905271323.htm

mercoledì 3 giugno 2009

ELEZIONI: I MILITARI POSSONO FARE I RAPPRESENTANTI DI LISTA (TRANNE I FINANZIERI)

La Direzione Generale per il Personale Militare (PERSOMIL) dello Stato Maggiore della Difesa ha emanato, per quanto riguarda la partecipazione del personale dipendente (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri) alle prossime consultazioni elettorali, chiare disposizioni in base alle quali i militari in questione possono ricoprire l'incarico di rappresentante di lista.
Tale funzione è invece vietata al personale della Guardia di Finanza dalle direttive impartite dal Comando Generale del Corpo (circolare Nr. 73292/P del 05/03/2007).



martedì 2 giugno 2009

BRUNETTA: DA GOVERNO NUMEROSE INIZIATIVE PER FORZE DI POLIZIA

Accordo normativo-economico e riordino delle carriere

Roma, 29 mag. (Apcom) - Le iniziative prese da questo Governo in favore delle forze di polizia "sono state numerose". Lo precisa il ministro della Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta con riferimento alle dichiarazioni di alcuni sindacati del comparto sicurezza e difesa. In particolare, ricorda Brunetta, a marzo sono stati sottoscritti con le organizzazioni sindacali e i rappresentanti militari del personale del comparto sicurezza e difesa l'accordo sindacale e gli schemi dei provvedimenti di concertazione integrativi del quadriennio normativo 2006-2009 e del biennio economico 2006-2007. Già pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, questi accordi consentiranno entro il mese di giugno l'erogazione degli incrementi economici con i relativi arretrati. Inoltre l'accordo contiene importanti innovazioni normo-economiche che riguardano l'importo del buono pasto (incrementato da 4,65 a 7 euro), l'incremento della misura oraria del lavoro straordinario di circa 1,50 euro (valore medio), il trattamento di missione, l'assegno di funzione (che viene incrementato per gli assistenti capo di circa 65 euro mensili e, in linea generale, corrisposto al compimento di 27 anni di servizio, in luogo degli attuali 29, nonché al compimento dei 32 anni di servizio), l'incremento delle risorse destinate agli asili nido, l'aumento da 5 a 8 euro dell'indennità corrisposta in caso di servizio prestato nel giorno destinato al riposo settimanale o nel festivo infrasettimanale, nonché l'incremento del fondo di efficienza dei servizi istituzionali. Sono poi state introdotte, ricorda ancora Brunetta, alcune iniziative specifiche di notevole importanza per il comparto. Tra queste vanno citate la defiscalizzazione dei compensi relativi alle specifiche attività del settore, l'esclusione del comparto da alcuni interventi previsti dal decreto legge 112, la destinazione di apposite risorse per le assunzioni. Si ricorda inoltre che è in corso di approvazione da parte del Parlamento la norma riguardante la specificità del comparto che in passato, più volte proposta, non aveva mai trovato la giusta considerazione da parte dei Governi precedenti. Infine si sta studiando con i Ministeri interessati la possibilità di intervenire nell'ambito del riordino delle carriere. A tal fine sarà previsto un apposito incontro con i sindacati e le rappresentanze militari.

I POLIZIOTTI REPLICANO A BRUNETTA:"PANZONI? LO DICA AI MINISTRI"

La Stampa - 30/5/2009

IL CASO

Non siamo imboscati, ma costretti al lavoro d’ufficio


ROMA Quarantamila uomini in servizio a Roma. Un esercito: tra Polizia, Carabinieri e Finanza fa una persona ogni cinquanta abitanti. Un record, nessuna città potrebbe considerarsi altrettanto protetta. Già, potrebbe, meglio usare il condizionale, perché poi a spulciare circolari interne, ordini di servizio e fogli presenze si scopre che sulle strade di uomini ne finisce uno su otto: appena cinquemila (il 12,5 per cento). Ma allora ha ragione il ministro Brunetta? Ci sono troppi poliziotti "pancioni" seduti dietro le scrivanie? Se parli con i poliziotti e i carabinieri che ogni giorno lavorano a Roma, ti accorgi che su una cosa sono d'accordo con Brunetta: troppi uomini lavorano negli uffici. Ma sulle cause no, ritorcono l'accusa contro il governo. L'attuale, il precedente, tutti, di destra e di sinistra. "Noi siamo i primi a dire che l'organizzazione dei compiti dovrebbe essere diversa. La mancanza di mezzi e risorse porta a risultati paradossali", racconta un agente delle Volanti, uno che ad ogni uscita - "ammesso che l'auto non si fermi" - potrebbe trovarsi di fronte una rapina, una sparatoria o chissà cos'altro. Aggiunge: "Noi delle Volanti negli anni Novanta eravamo 700 e oggi siamo 400. A Roma le auto delle forze dell'ordine destinate al pattugliamento della città sono circa un terzo di quelle per scorte e accompagnamenti. Brunetta punti il dito verso i suoi colleghi". Difficile dire dove abbia le radici la malapianta. Una cosa è certa: studiare il caso Roma aiuta a capire tanto, perché qui, in una città di tre milioni di abitanti, sede della politica e di mille enti, i problemi sono amplificati. Certo, pancioni ce ne saranno, ma andando a scorrere gli elenchi di chi non lavora sulla strada non si trovano soltanto uomini a fine carriera, demotivati e stanchi. Anzi, secondo i dati forniti dai sindacati, almeno diecimila tra agenti, carabinieri e finanzieri sarebbero giovani. Di questi addirittura quattromila sarebbero destinati a compiti di scorta, accompagnamento di dirigenti vari e piantonamento. Basta poco, poi, per scoprire che centinaia di agenti appena arruolati finiscono direttamente in un ufficio. Peggio, ci sono alcuni che riescono perfino ad arrivare ai ruoli apicali della carriera senza aver mai messo il naso fuori del palazzo. "Anche chi sta dietro una scrivania lavora. Attenzione all'equazione impiegati uguale imboscati", sbotta un agente che lavora al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Vero, colpisce però una stima: oltre il 60 per cento degli uomini sarebbero destinati agli uffici centrali dei corpi di appartenenza. Quindi procediamo per sottrazione: dai 40mila effettivi togliamone 25mila. I quindicimila che restano fanno riferimento agli uffici territoriali. Ma anche qui pochi, meno del 35 per cento, lavorano "sulla strada": 10mila uomini sono impiegati in via continuativa in "servizi burocratici" per i cittadini (passaporti, permessi di soggiorno, autorizzazioni di polizia) o nella gestione amministrativa. "Ma in periodi di difficoltà anche noi", racconta un agente dell'ufficio passaporti della Questura, sempre più frequentemente finiamo per essere impiegati part-time in servizi di ordine e sicurezza pubblica: cortei, manifestazioni sportive, vigilanza di obiettivi sensibili". Il risultato? "E' come tirare una coperta troppo corta: l'organico previsto per la Questura è di ottomila uomini, nel 2000 eravamo 7.200. Ora siamo scesi a 6.300. I colleghi del Reparto Mobile sono pochi, mal pagati, passano i loro turni a prendere botte allo stadio, allora chiamano in servizio esterno anche noi. Così gli arretrati all'ufficio passaporti aumentano…". Due agenti in forza al commissariato Flaminio mostrano il petto: "Pancioni? A noi sembrava di essere magri". Brunetta e gli uomini delle Forze dell'Ordine guardano due facce diverse di questa poco gloriosa medaglia. Al commissariato di Primavalle qualcuno protesta: "Dovremmo essere 150 invece siamo 70". A Velletri rincarano: "Siamo meno di 40, che cosa vi aspettate da noi?". E qualcuno in Questura ricorda: "Vorrei sapere se Brunetta nei nostri panni riuscirebbe a essere motivato. Tra mille funzionari, sostituti commissari, ispettori superiori e tecnici, sapete quanti negli ultimi dieci anni hanno fatto corsi di aggiornamento previsti dal contratto? Zero".

FERRUCCIO SANSA


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lunedì 1 giugno 2009

DIRITTO DI VOTO PER MILITARI E FORZE DI POLIZIA NELLE PROSSIME CONSULTAZIONI ELETTORALI


Il Ministero dell'Interno, con circolare del 15 maggio 2009, ha disposto le modalità di esercizio al voto per i Militari delle Forze Armate e gli appartenenti a Corpi militarmente organizzati per il servizio di Stato, alle Forze di Polizia ed al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. In allegato la circolare esplicativa.







Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno