mercoledì 31 marzo 2010

5 X MILLE ALL'AUDIDO




ASSOCIAZIONE AUDIDO
VIA ROSSINI 1 - ALPIGNANO (TO)

CODICE FISCALE
95534560016



L’AU.DI.DO., (Autogestione Diversamente Dotati), è un’Associazione nata nel 1992 in Alpignano (To) con l’obiettivo di diventare punto d’incontro e riferimento per ragazzi disabili, le famiglie degli stessi e i volontari che vi operano. La nostra sede è nei locali di una scuola, messi a disposizione dal Comune di Alpignano. Qui vengono organizzati momenti ricreativi e laboratori di vario genere. “Più gente viene in Associazione, più bestie si vedono” è il motto del past-president Nico Paiuzza, per affermare che ogni persona è unica nel suo genere, ma questa sua unicità, unita a quelle di tutti, concorre a formare la società in cui viviamo. In quest’ottica la diversità è una risorsa, una possibilità alternativa, un’ulteriore ricchezza per chi viene in contatto con essa.
Iniziamo la presentazione dell’AU.DI.DO guardando il logo ed osservandolo con la dovuta attenzione, tenendo in considerazione che quel logo è nato nel 1993. Sulla sinistra si notano i desideri relativi ad un normale percorso di vita che simbolicamente spingono una persona sulla carrozzella verso l’Autogestione. Siamo, come abbiamo detto, nel 1993, un periodo in cui non si parla ancora di diversamente dotati, il termine utilizzato correntemente è Handicappato. Sembra una cosa secondaria la differenza fra Handicappato e Diversamente Dotato, ma non è così. Handicappato nella cultura generale significa persona con dei limiti fisici o psichici, della quale vengono esaltati solo i limiti, con la conseguente tendenza all’isolamento nei confronti dei Normodotati; l’handicappato è quindi costretto a vivere con altri handicappati oppure nell’ambiente protettivo, ma chiuso, della famiglia, trattato come un eterno bambino. La definizione di Diversamente Dotato è decisamente più ottimistica, poiché le limitazioni della persona vengono viste come diversità da quello che è lo standard riferito ai cosiddetti Normodotati. Diversità che non è segno di emarginazione, ma occasione di ricerca di abilità di cui il soggetto stesso non è a conoscenza e quindi non utilizza. Scoprire queste abilità latenti e sfruttarle sarebbe sicuramente uno strumento di crescita, se non addirittura un miglioramento dell’autonomia personale del soggetto.
Non sottovalutiamo inoltre la parola Autogestione: all’Audido abbiamo bandito la parola Assistenza, poiché gli obiettivi della nostra associazione sono l’Autonomia e l’Autogestione delle persone Diversamente Dotate. A lungo termine, ci auguriamo che questo li porti ad essere elementi integrati in un normale ciclo produttivo e sociale. Le persone di cui ci occupiamo in particolare sono ultramaggiorenni, in quanto sul territorio ci sono sembrate quelle che più necessitavano di aiuto, poiché, mentre nell’età scolastica dell’obbligo è previsto un sostegno che aiuta i ragazzi e le famiglie, nell’età adulta esistono maggiori difficoltà. Recentemente stiamo tentando di realizzare attività anche con persone in età adolescenziale, in quanto esiste un forte bisogno di amicizia e di stare insieme da parte dei ragazzi e l’AUDIDO cercherà di dare delle risposte.


AUDIDO story
L’AU.DI.DO è un’associazione relativamente giovane, nata per volontà di un ragazzo disabile e di due adulti e ufficializzata il giorno di Pasquetta 1993. In prima battuta si è cercato di aggregare i ragazzi diversamente dotati di Alpignano e dei comuni limitrofi, in seguito si è pensato di non porre limiti ai confini. (l’Associazione è aperta a ragazzi provenienti da qualsiasi città). La prima sede è stata presso la Casa di Riposo San Martino, dove l’Associazione AUSER, con l’autorizzazione del Comune di Alpignano, ci concedeva l’uso dei loro locali per i nostri incontri del sabato pomeriggio. Il primo passo era stato fatto, i ragazzi aumentavano di numero ogni settimana, il sabato era un momento ricreativo e d’incontro non solo per i ragazzi ma anche per i genitori, spesso chiusi nelle proprie case dove le problematiche con i disabili spesso aumentano. Nascevano così le prime amicizie fra i ragazzi. Il passo successivo da fare era quello di richiedere l’appoggio di psico-terapeuti per la definizione dei percorsi educativi da effettuare con i ragazzi. A seguire è stata definita una prima struttura organizzativa, anche se non ancora definita da vere e proprie elezioni, per definire compiti e responsabilità in cui i diversamente dotati dovevano avere un parte attiva e propositiva: nasceva dunque lo Statuto dell’Associazione AU.DI.DO, rivisto e aggiornato nel 1998.
Il 1993 deve essere anche ricordato come data del primo soggiorno marino dei ragazzi dell’AU.DI.DO.: qualche giorno in hotel a Rimini. Alcuni genitori si erano offerti come accompagnatori, il punto di riferimento erano gli psico-terapeuti. Nell’anno seguente, 1994, Fotografia e Informatica davano l’avvio a quello che sarebbe stato il fulcro delle attività dell’AUDIDO: i laboratori. Nel 1995 il Comune di Alpignano offriva alcuni locali presso la scuola media Marconi che diventavano la nuova sede dell’AU.DI.DO. La disponibilità di nuovi locali permetteva la realizzazione di nuovi laboratori. Parallelamente si stipulavano convenzioni con strutture esterne che ci permettevano di attivare laboratori esterni (lavorazione del cuoio) e attività sportive (Judo, con il Centro Sportivo Judo di Alpignano, Nuoto e Acquaticità presso la Piscina di Pianezza, terapia del movimento a cavallo).
Il 1996 vede le prime elezioni dell’AUDIDO, in cui vengono eletti la Presidenza e il Direttivo da tutti gli associati. Sempre in quest’anno si sperimenta il primo soggiorno marino dei ragazzi senza la presenza di genitori, ma accompagnati unicamente da volontari e dagli psicoterapeuti. A fine settembre l’Associazione partecipa alla “Tre giorni del volontariato” a Torino Esposizioni. A ottobre al salone “Ability”, dedicato al volontariato al Lingotto Fiere, nello stand dell’AUSER, viene riservato un piccolo spazio per l’AU.DI.DO.
Nel 1998 nasce l’Officina Teatrale “Tribalico”, un laboratorio di teatro condotto da professionisti esterni. La nostra Associazione è ormai conosciuta sul territorio, e a riprova di questo sono sempre più frequenti le occasioni di collaborazione con altre associazioni. Ogni anno partecipiamo a momenti aggregativi con altre associazioni come “Moto e disabili”, organizzata dal Coordinamento Motociclisti Nord-Ovest, insieme al C.A.I., Club Alpino Italiano di Alpignano, organizziamo escursioni, Cooperative sociali utilizzano l’AUDIDO per il tirocinio dei propri educatori, un gruppo di scout di Alpignano ha deciso di frequentare l’AU.DI.DO come cammino del loro percorso di formazione Questo rapporto non è stato improvvisato, ma è stato definito con una responsabile. A breve prevediamo delle uscite sul territorio al sabato pomeriggio. Recentemente siamo stati oggetto per la preparazione di una parte di Tesi Universitaria in Psicologia. Proseguendo nel nostro cammino, si è però accentuata la necessità di realizzare una serie di incontri di formazione per volontari. Si sono quindi organizzati incontri mirati a migliorare la capacità di ascolto di se stessi, verso gli altri, e di relazione con le persone. Ed infine l’ultima realizzazione: il progetto “E.T…casa”, ovvero la possibilità per due ragazzi, per il momento, di vivere da soli, in un loro alloggio in completa autonomia. Il progetto è stato avviato grazie ad un finanziamento della Provincia di Torino ed ha caratteristiche innovative in quanto prevede il cammino autonomo di due persone nel contesto della quotidianità. Ovviamente non si tratta di abbandonare due persone a se stesse, esiste un supporto esterno per tutte le loro necessità Da alcuni anni, a seguito di una convenzione con il CISSA di Pianezza, l’AUDIDO ha a disposizione un educatore a supporto delle proprie attività.
Non vogliamo assolutamente dire che siamo eroi o abbiamo fatto cose impossibili o solo per una ristretta fascia di persone. Siamo convinti però di aver iniziato un cambiamento culturale rispetto alla diversità: oggi entrando all’AUDIDO non si respira aria di sofferenza, ma si ha la sensazione di essere in un posto dove tutte le persone sono considerate uguali, accettate per quello che sono , per quello che possono dare. Inoltre è importante ricordare la presenza di molti giovani che collaborano alle attività AUDIDO, il cambiamento culturale rispetto alla disabilità deve coinvolgere le nuove generazioni. L’accettazione del diverso, visto come persona, è anche un mezzo per una convivenza civile e pacifica fra i popoli.
http://www.audido.it/default.asp

sabato 27 marzo 2010

LA PRESIDENTE BRESSO RISPONDE A FICIESSE



In accoglimento all’invito formulato dalla Sezione FICIESSE di Torino ai due principali candidati alla guida della Regione Piemonte, la Presidente uscente Mercedes Bresso ha inviato la lettera che pubblichiamo.



Spett.leAssociazione FINANZIERI,CITTADINI e SOLIDARIETA’
Sezione territoriale di TORINO
c.a Luciano Napolitano


Torino, 25 marzo 2010


Gentile dottor Luciano Napolitano, ringrazio lei e tutti gli aderenti all’Associazione Culturale Finanzieri Cittadini e Solidarietà (FICIESSE) per l’importante lavoro che svolgete quotidianamente e per le questioni che con la sua lettera sottopone alla mia attenzione.Le rispondo riassumendo i punti del mio programma di Governo che riguardano i temi di vostro interesse.In materia di sicurezza, come voi sapete, il Parlamento e il Governo nazionale hanno competenza esclusiva.La sicurezza però è un tema serio, e non può essere affrontato in modo demagogico riducendo le risorse alle forze dell’ordine e ricorrendo alle ronde. Occorre, come abbiamo fatto con i patti locali per la sicurezza, integrare le varie misure promuovendo la collaborazione tra forze dell’ordine, enti locali, organizzazioni del terzo settore. Continueremo a lavorare per costruire una società più aperta e inclusiva promuovendo progetti integrati per la lotta all’emarginazione, all’irregolarità nel lavoro, all’abbandono scolastico e di sostegno alle famiglie: in sintesi una politica di coesione sociale che garantisca inclusione e rispetto della legalità e dei doveri imposti dalla convivenza civile. Intendiamo lavorare con fermezza e intelligenza per garantire sicurezza e legalità.Il nostro programma prevede inoltre una forte azione per la trasparenza e la semplificazione amministrativa. Proponiamo l’introduzione di nuovi criteri che garantiscano la trasparenza nei meccanismi di selezione e di nomina per le posizioni apicali degli enti pubblici e delle società partecipate dalla Regione e la tracciabilità delle scelte nell’ambito di un processo che metta al centro le competenze e la professionalità.Per quanto riguarda invece la trasparenza in materia di appalti, in questi anni abbiamo avviato un processo importante per garantire maggiore trasparenza nell’operato della Regione attraverso la centralizzazione degli appalti per forniture di beni, servizi e opere pubbliche. Continueremo in questa direzione rafforzando ulteriormente questi meccanismi per evitare sprechi e creare economie di scala nella gestione delle risorse pubbliche. Sempre più radicale, inoltre, sarà la lotta alla criminalità e a ogni possibile infiltrazione mafiosa, attraverso una forte collaborazione con tutte le Forze dell’ordine e con quelle organizzazioni del privato sociale che hanno fatto di questo impegno la loro bandiera a livello regionale e nazionale. Intendiamo proseguire nell’implementazione dell’accordo siglato con la Direzione Distrettuale Antimafia di Torino che consente al centro operativodell’Antimafia di acquisire, con cadenza bimestrale, i dati inerenti gli appalti di lavori, servizi e forniture di interesse pubblico e di utilizzarli per le indagini. L’applicazione di questo accordo, primo in Italia, contribuirà ad aumentare la legalità e la trasparenza in questo settore.Nell’auspicare prossime occasioni di incontro e di confronto con lei, e con l’associazione che rappresenta, mi è lieta l’occasione per porgerle i miei più cordiali saluti.
Mercedes Bresso

sabato 20 marzo 2010

RAPPRESENTANTI DI LISTA ALLE ELEZIONI: INCOMPATIBILITA' SOLO PER I FINANZIERI

Mi è giunta la seguente email:

“””””Egr. Sansoni, sono un Brigadiere Capo della Guardia di Finanza e presto servizio alla Brigata di *********; risiedo con la mia famiglia da oltre vent’anni in un paesino vicino la sede di servizio. Alcuni amici mi hanno chiesto di partecipare alle prossime elezioni amministrative che si terranno nel mio Comune e di candidarmi come consigliere nella loro lista civica.
Io ho declinato l’invito in quanto non mi ritengo all’altezza di tale compito ed anche perché sono stato informato dal mio Comando Provinciale che ci sarebbero potuti essere dei problemi per la mia permanenza al reparto, ove lavoro da quasi trent’anni.
I miei concittadini mi hanno però chiesto di dare una mano alle elezioni e di rendermi disponibile come rappresentante di lista, cosa che farei anche volentieri visto che sarà alla fine mia moglie a candidarsi; ho chiesto informazioni in proposito sempre al mio Provinciale dal quale mi hanno però detto che addirittura a noi finanzieri è vietato ricoprire tale incarico.
Ti chiedo cortesemente se sia vero tale divieto e che ragioni abbia?
Grazie in anticipo””””””

Effettivamente esiste la circolare 73292 del 2007, a firma dell’allora Comandante Generale Roberto Speciale, che vieta agli appartenenti al Corpo della Guardia di Finanza di ricoprire nelle competizioni elettorali l’incarico di rappresentanti di lista, ossia coloro ai quali viene dato il compito da parte delle liste elettorali di assistere alle operazioni di voto e di scrutinio per loro conto, in quanto vi sarebbe un conflitto coi compiti e doveri dei militari di imparzialità alle competizioni politiche.

Viene fatto riferimento all’art. 10, del DPR 545/1986 (Regolamento di disciplina militare) che prevede che il militare debba astenersi, anche fuori dal servizio, da comportamenti che possano comunque condizionare l'esercizio delle sue funzioni, ledere il prestigio dell'istituzione cui appartiene e pregiudicare l'estraneità delle Forze armate alle competizioni politiche; l’art. 29 recita inoltre:“L'esercizio dei diritti politici spetta ai militari nei limiti e con le modalità previste dalla legge di principio sulla disciplina militare nonché dalle altre disposizioni di legge vigenti”.

Tuttavia vi è da dire che esiste anche l’art. 25, c. 1 del DPR 361/1957 (T.U. leggi elettorali) il quale prevede infatti la possibilità di designare rappresentanti di lista fra gli elettori della circoscrizione che sappiano leggere e scrivere, senza però che la norma preveda alcuna incompatibilità per i militari.

L’unica esclusione espressamente prevista dalla legge per i militari in servizio riguarda le funzioni di presidente di Ufficio elettorale di sezione, di scrutatore e di segretario (art. 38 del DPR 361/1957).

In sostanza non esiste al momento per i militari alcun esplicito divieto di legge a ricoprire l’incarico di rappresentante di lista, come non esiste alcun divieto all’iscrizione a partiti politici o a candidarsi a ruoli istituzionali (lo dimostra la nutrita pattuglia di Ufficiali, in servizio o in congedo, che siede sui banchi del Parlamento, tra i quali lo stesso On. Speciale che firmò la suddetta circolare del Corpo).

D’altra parte appare dubbio che il militare che ricoprisse l’incarico di rappresentante di lista, naturalmente senza qualificarsi, possa pregiudicare l'estraneità delle Forze armate alle competizioni politiche, come non viene pregiudicata dai militari, di ogni ordine e grado, che liberamente si candidano.

Faccio un esempio concreto: un Appuntato ed un Brigadiere prestano servizio nel medesimo reparto della Guardia di Finanza e vivono nel medesimo Comune. In occasione delle elezione amministrative, l’Appuntato decide di candidarsi alla carica di Consigliere comunale e chiede al Brigadiere di fare il rappresentante della relativa lista elettorale. In base alle disposizioni interne del Corpo si troveranno in una situazione paradossale: l’Appuntato candidato potrà fare comizi, affiggere manifesti col proprio volto e con il simbolo di partito, usufruire di un periodo di aspettativa pre-elettorale, mentre al Brigadiere sarà vietato il pur semplice incarico di rappresentante di lista, in quanto, come viene ricordato dalla circolare, il distintivo della lista indossato dal rappresentante, portato quindi da un singolo appartenente alle Forze Armate in qualità di semplice cittadino, comporterebbe un danno all’imparzialità di tutta l’istituzione militare!

Comprendi la palese incoerenza di tale situazione; tanto è vero che per quanto riguarda invece il personale delle quattro Forze Armate, la Direzione Generale per il Personale Militare dello Stato Maggiore della Difesa, con radiomessaggio nr. 248176 del 2009, esplicitamente ammette la possibilità per il personale dipendente di esercitare le funzioni di rappresentante di lista (il rdm è già stato pubblicato sul blog l’anno scorso http://www.ilgrifonedelpiemonte.com/2009/06/elezioni-i-militari-possono-fare-i.html ).

Da notare come in teoria il regolamento di disciplina militare e la legge di principio nr. 382/1978 sono norme uguali per tutti i militari italiani e che quindi appare quantomeno stravagante il fatto che Carabinieri, Soldati, Marinai ed Avieri possa essere rappresentanti di lista mentre ai Finanzieri è stato invece vietato.

Forse uno dei motivi che ha spinto l’Amministrazione ad elaborare il divieto non è solo quello di "salvaguardare l’imparzialità politica" delle Forze Armate: bisogna infatti tenere presente che, sempre in base al T.U. delle leggi elettorali (art. 119), i rappresentanti di lista hanno il diritto ad assentarsi dal lavoro per tutto il periodo corrispondente alla durata delle relative operazioni elettorali.

Ne consegue che tali congedi sono attualmente fruibili a tutti i cittadini italiani che possono ricoprire il ruolo di rappresentanti di lista, tranne appunto ai Finanzieri ai quali viene invece precluso tale incarico civico e politico (anche se magari sanno leggere e scrivere!).

giovedì 18 marzo 2010

lunedì 15 marzo 2010

EQUITALIA HA METODI DA USURA 'SOFFOCA MIGLIAIA DI IMPRESE'


Bresso: 'Cinquantamila famiglie con rischiano il lastrico, sosterrò una class action'. La denuncia del consigliere comunale Udc, Goffi che come avvocato da anni si batte contro la 'spregiudicatezza' con la quale società pubblica riscuote debiti erariali. Ipoteche emesse a fronte di debiti da esigere per centinaia di milioni di euro in gran parte di artigiani, commercianti, piccoli imprenditori che rischiano il fallimento

di Marco Trabucco

L´incubo che grava su Torino ha i numeri di una catastrofe finanziaria: sono cinquantamila le case ipotecate solo in città e in provincia da Equitalia la società dell´Agenzia delle entrate che si occupa della riscossione dei debiti erariali e cioè di chi non ha pagato o ha pagato solo in parte Inps, Inail, Iva, sanzioni amministrative e così via. Ipoteche emesse a fronte di debiti da esigere per centinaia di milioni di euro in gran parte di artigiani, commercianti, piccoli imprenditori (ma anche di semplici famiglie) che rischiano in questo modo di essere messi sul lastrico.
«Se quelle ipoteche dovessero trasformarsi in sequestri e poi nelle vendita dei beni, nel 2010 sono possibili migliaia di fallimenti di piccole imprese a Torino e provincia, un fatto che rischia di aggravare ancora di più la crisi», denuncia Alberto Goffi, capogruppo dell´Udc in Consiglio comunale (e candidato alle Regionali). Goffi, come avvocato, sta da tempo combattendo una battaglia contro Equitalia per la «spregiudicatezza» con cui a suo parere la società conduce la riscossione dei debiti. E ieri assieme alla presidente Mercedes Bresso ha tenuto una affollatissima conferenza stampa (c´erano decine di persone colpite da ipoteche nel comitato elettorale della presidente uscente) in cui oltre a ripetere la denuncia contro Equitalia ha proposto insieme alla zarina una serie di possibili soluzioni.
«Non è possibile - ha spiegato Goffi - che lo Stato conceda agli evasori totali di poter usufruire dello scudo fiscale, con cui pagando il 5 per cento del dovuto, ci si mette a posto. Mentre, allo stesso tempo, i piccoli imprenditori, le famiglie, i lavoratori non riescono a pagare i debiti perché Equitalia fa scattare sanzioni così pesanti con interessi che alla fine arrivano al 100-120 per cento». Sanzioni che, ha sottolineato Goffi, crescono di mese in mese e portano facilmente al raddoppio del debito: «È un circolo vizioso - dice ancora l´esponente Udc - il paradosso è che se un artigiano o un commerciante è in difficoltà (magari perché proprio lo Stato o un ente pubblico è in ritardo con qualche pagamento) e non riesce a far fronte a una ingiunzione, non solo si trova la casa ipotecata (o vede scattare il fermo amministrativo dell´auto, 70 mila a Torino e provincia), ma Equitalia segnala anche il fatto alle «centrali rischi» delle banche che in questo modo bloccano ogni forma di credito. In più il debito in poco tempo aumenta, anche del 100 per cento. E se il piccolo imprenditore già non ce la faceva a pagare, ad esempio 50 mila euro, figuriamoci se può far fronte al doppio». Insomma un girone infernale, simile a quello dell´usura, «solo che in questo caso è lo Stato ad usare metodi usurari». «È chiaro che noi non invitiamo nessuno ad evadere le tasse ma chiediamo che ci sia invece equilibrio e che per un anno si sospenda la riscossione - spiegano Goffi e Bresso - anche perché i numeri sono quelli di una emergenza: al 30 ottobre 2009 le istanze di dilazione del debito presentate ad Equitalia in provincia di Torino erano oltre 31 mila, contro le oltre 13 mila del 2008, per un importo complessivo di 350 milioni contro i 68 milioni dell´intero anno precedente».
Bresso ha proposto anche una serie di soluzioni per la drammatica vicenda: «Non è accettabile che lo Stato si comporti da usuraio - ha detto - per questo come Regione prima di tutto costituiremo un elenco delle persone coinvolte, per conoscere le dimensioni del problema. Poi sosterremo una class action». Non solo: la presidente della Regione ha annunciato di voler proporre una legge di iniziativa regionale in Parlamento per istituire la "clear" tra enti pubblici, cioè la compensazione dei crediti con i debiti: «Se un imprenditore deve un tot di soldi allo Stato per tasse o altro, ma ha anche crediti nei confronto degli enti pubblici le due cose si potrebbero facilmente compensare sull´esempio di quanto avviene già da tempo tra le banche, ancora prima dell´era informatica». Bresso ha inoltre garantito «norme regionali per cercare un sistema di garanzia sul modello dei fondi per le pmi»


LA REPUBBLICA – ed. Torino (05 marzo 2010)

martedì 9 marzo 2010

LA SPECIFICITA’ CONTIENE SOLO CHIACCHERE: BISOGNA SPUTTANARE CHI CI PRENDE IN GIRO


Il 3 marzo 2010 il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il disegno di legge 1167-B in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
L’articolo 19 (Specificità delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco) recita quanto segue:
1. Ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad essi appartenente, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti.
2. La disciplina attuativa dei princıpi e degli indirizzi di cui al comma 1 è definita con successivi provvedimenti legislativi, con i quali si provvede altresì a stanziare le occorrenti risorse finanziarie.

Ebbene, coloro che, il ministro Brunetta e l’on. Gasparri, più di chiunque altro, nei fatti, se ne sono sempre strainfischiati delle nostre problematiche, delle nostre esigenze e delle nostre legittime pretese economiche, hanno immediatamente convocato una conferenza stampa a Palazzo Madama, cercando di spacciare il riconoscimento normativo della specificità del nostro lavoro come il risultato che i poliziotti attendevano da anni, risultato che adesso – grazie a loro – avrebbero finalmente ottenuto.
Con il termine specificità i predetti, il Governo, ma più di tutti il ministro Brunetta, ci si sono subito riempiti la bocca … ma noi poliziotti non potremo portare a casa un solo centesimo in più!!
Questa è la verità!!
La questione del riconoscimento della specificità, poi, è stata l’opportunità per il ministro “fantuttone” di ritornare a parlare del nostro contratto di lavoro scaduto il 31.12.2007.
E Brunetta non si è smentito, continuando a mistificare la realtà, parlando di un “incremento retributivo nel biennio economico 2008-2009 (che) varierà da un massimo di 130-135 euro mensili lordi a incrementi comunque non inferiori a 70-75 euro mensili lordi”. Un incremento retributivo che però è assolutamente lontano dalla realtà.
Le centinaia di euro medie di aumento dichiarati da Brunetta sono, conti in mano, 30 euro netti al mese per un Agente e 40 euro per un Vice Questore Aggiunto.
Per le indennità tutte (notturni, festivi, ordine pubblico, servizi esterni, missione, impiego operativo, etc.) sono disponibili appena 7 euro mensili ed a decorrere dal 2010.
La norma sul riconoscimento della specificità del nostro lavoro non contiene oggi null’altro che
chiacchiere.
Proporre ai Poliziotti un Contratto che prevede appena un euro al giorno di aumento è assolutamente meschino. Per quanto ci riguarda dovranno imporcelo, perché noi di certo non vi apporremo la nostra firma!
Se il ministro che ha dimostrato finora di saper curare molto bene solo i suoi affari, vuole davvero che i poliziotti sottoscrivano un contratto come quello che continua a proporre da mesi, deve prima quantificare economicamente la specificità che oggi ci è stata riconosciuta soltanto sulla carta, facendo decretare con un provvedimento d’urgenza che tale specificità equivale almeno a 2 punti in più del tasso di inflazione sulla base del quale vengono quantificati gli aumenti stipendiali del pubblico impiego.
Due punti in più sono troppi? Beh, allora Brunetta & compari si tengano questo misero euro al giorno di aumento che vorrebbero rifilarci, ne facciano un uso terapeutico, e si ripresentino quando hanno intenzione di dare corso ai “provvedimenti legislativi, con i quali si provvede altresì a stanziare le occorrenti risorse finanziarie” menzionati dal comma 2 dell’articolo sulla specificità.
Fino a quel momento noi ci adopereremo per sputtanare ovunque, anche durante le imminenti elezioni regionali, la loro chiara volontà di prendere in giro i poliziotti.

La Segreteria Nazionale del Co.I.S.P.

lunedì 8 marzo 2010

MILITARI SPECIFICI, PERCHÉ “LIMITATI PERSONALMENTE”. CHI È CONTENTO DI CIÒ?



Senza ascoltare ufficialmente i sindacati di Polizia e i Co.Ce.R. (il sindacato dei militari) è stato approvato in via definitiva dal Senato il tanto osannato concetto di specificità per i militari e le Forze di Polizia.
Cosa dovrebbe intendersi, sembrava già chiaro ai padri della Costituzione. È noto anche a tutti gli italiani che i militari sono soggetti tra l’altro al rispetto dei codici militari, ai regolamenti di disciplina e al rispetto degli ordini e delle gerarchie ecc.ecc... Infatti, è scontato che nel momento in cui si giura fedeltà alla “Patria e alle libere istituzioni”, si è ben coscienti di aver fatto una scelta di vita, con tutto ciò che essa comporta. Tra i vari aspetti ripetuti nella legge però, invece di sottolineare l’importante funzione degli uomini in divisa per la comunità, si evidenzia che “è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze Armate e delle Forze di Polizia”, ciò “in dipendenza delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti”.
È oggettivo che nella norma non è stato stanziato neanche un euro. È oggettivo che si è entrati nel terzo anno di vacanza contrattuale e che gli ultimi aumenti assegnati sono riferiti a risorse stanziate ben tre anni fa. Perché esultare per un qualcosa che già si sapeva e che i militari vivono sulla loro pelle? Forse perché è stato sancito che “hanno delle limitazioni personali”?
Altresì la norma è stata approvata senza ascoltare il Co.Ce.R., nonostante la Sezione Marina che a norma di legge ha fatto richiesta di audizione alle Commissioni parlamentari.
Al terzo comma dello stesso articolo si sottolinea che il COCER “partecipa, in rappresentanza del personale militare, alle attività negoziali”. Che significa? Qual è la differenza fra concertazione e negoziazione? Già oggi il COCER “partecipa”. Cosa è cambiato e cosa e migliorato non è dato di comprendere. Tutto è eventualmente rimandato a norme applicative. È come se si riformasse il sistema sindacale italiano, ignorando nei fatti CGIL, CISL, UIL, UGL ecc.ecc..
Di tutto ciò i militari dovrebbero esultare? O dovrebbero esultare gli italiani? Quali saranno le conseguenze in seguito alle norme che discenderanno?
A riguardo il Co.Ce.R. Marina ha chiesto una convocazione di tutto il COCER Interforze, nella speranza che un annunciato beneficio non si trasformi presto in un maleficio.

ANTONELLO CIAVARELLI* - 4.3.2010



*Delegato CoCeR - Capitanerie di porto

http://www.dirittierovesci.it/

SPECIFICITÀ: NORMA PERICOLOSA E LIBERTICIDA


Roma, 7 marzo – (di Giorgio Carta) - Il plauso pressoché generale suscitato dall’approvazione della norma sulla cosiddetta specificità conferma, quasi che ce ne fosse ancora bisogno, che viviamo in un Paese drogato, dalle menti obnubilate, dove non esistono più i fatti o i concetti oggettivi e dove tutti sono ben disponibili a giurare che c’è il sole anche se è notte. Dico questo perché, quando ho letto il testo della norma rubricata “Specificità delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”, ho pensato subito che fosse stato creato un pericoloso monstrum giuridico, cioè uno strumento idoneo a giustificare l’ulteriore repressione e limitazione dei diritti personali del personale del comparto sicurezza e difesa, i cui frutti amari si raccoglieranno nelle aule di giustizia amministrativa (quindi all’insaputa dei più e nel dramma silenzioso dei diretti interessati).
Il bello (si fa per dire) è che la caramella amara è stata avvolta in una accattivante carta colorata e pubblicizzata ingannevolmente, con la conseguenza che è stata applaudita da tutti quanti, sia carnefici, che collaborazionisti e vittime predestinate, le quali ultime continuano oggi ingenuamente a fantasticare sui sontuosi aumenti stipendiali in arrivo.
Trascorro troppo del mio tempo nelle aule dei TAR, per non avere invece timore e per non vedere la norma in questione per quella che è, cioè l’anello mancante tra l’articolo 52 della Costituzione ed il singolo sopruso inflitto al cittadino in uniforme.La citata norma costituzionale (che pure sancisce che l'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica) è stata da sempre tradizionalmente interpretata per dire il contrario di ciò che esprime e, quindi, per giustificare le numerose limitazioni di diritti (e sovente anche le prevaricazioni) perpetrate nei confronti dei cittadini in uniforme.Di conseguenza, ogni qual volta, specie nelle aule di giustizia amministrativa, si rilevano le violazioni dei più essenziali diritti umani dell’essere umano e si evidenzia l’incostituzionalità di norme primarie e/o secondarie, i Giudici oppongono il testo (o meglio, l’interpretazione distorta) del citato articolo della Costituzione e concludono che fare il poliziotto o il militare è un mestiere duro, ma la stessa Costituzione ci consente di renderlo ancora più gravoso (e alieno ai diritti) perché ciò impone il perseguimento dei supremi interessi pubblici della Difesa e della Sicurezza.Ebbene, in un contesto normativo e giurisprudenziale già così sbilanciato, oggi è stato fornito un nuovo strumento normativo idoneo a giustificare la limitazione dei diritti. La norma oggi in esame, infatti, dice esplicitamente ciò che alla Costituzione veniva surrettiziamente ed arbitrariamente appioppato: ogni limitazione dei diritti è consentita in virtù della specificità dei compiti assegnati.La norma approvata dal Senato dice, infatti, che «è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad essi appartenente, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti».Ora, tale asserzione può suonare neutra a tutti tranne che a chi bazzica i tribunali amministrativi. Da ora in poi, infatti, un trasferimento illegale e punitivo, una sanzione sproporzionata e arbitraria, una declinazione di giudizio caratteristico saranno ancora più difficili da far dichiarare illegittimi. Ciò perché risulterà ancora più difficile affermare che ai cittadini in divisa spettano i fondamentali diritti dell’uomo moderno.No, diranno i giudici, i loro rapporti di lavoro sono specifici (o speciali) «in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti». E il gioco sarà concluso qui.Sulla scorta di tale considerazione – normativamente sancita (e, ahimè, perfino applaudita!) – sarà impensabile cercare di persuadere un giudice che ogni essere umano ha gli stessi diritti dell’altro, che cioè non è speciale o “specifico”.Mi immagino, poi, quale potrà essere il tenore degli ulteriori atti esecutivi cui la norma, al secondo comma, fa rinvio. Sulla scorta di tale premessa – la famigerata specificità – non vi potrà essere che un ulteriore declino della considerazione umana e del rispetto degli operatori della sicurezza e della difesa.Eppure quasi tutti applaudono alla deriva in atto. Capisco i carnefici, ma non capisco i destinatari della norma.E’ passata, infatti, la notizia che la norma sia fonte di una ridefinizione del trattamento economico dei cittadini in divisa. Ma perché si rinvia a dopo la specificazione e l’attuazione degli aumenti, oggi solo subliminalmente paventati?Peraltro, la norma, dal punto di vista giuridico, è assolutamente neutra, non sancendo alcun obbligo di migliorare il trattamento economico degli operai con le stellette. Semplicemente, si autorizza a «stanziare le occorrenti risorse finanziarie». Ma per assegnarle a chi? Per retribuire cosa? Forse per pagare le indennità di trasferimenti d’autorità d’ora in poi resi più semplici ed immediati? Al momento non è dato saperlo, ma tutti intanto festeggiano!Non solo. I militari oggi brindano alla novità contenuta – dicono - nel terzo comma della norma in esame, secondo il quale «il Consiglio centrale di rappresentanza militare (COCER) partecipa, in rappresentanza del personale militare, alle attività negoziali svolte in attuazione delle finalità di cui al comma 1 e concernenti il trattamento economico del medesimo personale».Quale sarebbe la novità contenuta in detta norma non si capisce. Di certo non è stato istituito, anche per i militari, il sistema della contrattazione, tra parte pubblica e parte sindacale, che vige per le forze di polizia ad ordinamento civile.Semplicemente si autorizza (ma non era già previsto?) la partecipazione dei COCER alle “attività negoziali”, ma non si sa con quali poteri. La novità – secondo tutti - starebbe nel concetto di negozialità, ma, in un negozio giuridico, o si è parte (contraente) o non si decide un bel niente. Partecipare ad un negozio, in termini giuridici non significa assolutamente niente: o si ha la possibilità di condizionare il contenuto dell’accordo o si è irrilevanti, come sempre. E allora che dire di questa norma?
Perché gioire?


Avv. Giorgio Carta

http://www.grnet.it/

giovedì 4 marzo 2010

IVREA, LA FINANZA SEQUESTRA UN DISTRIBUTORE DI FILM PORNO


Denunciato il titolare. Dal suo negozio anche i minori potevano noleggiare film per adulti

A quattordici anni uscire per prendere un film hard dal distributore. Si, ad Ivrea era possibile, nonostante la cosa sia vietata per legge (che impone la vendita diretta di questo genere di film ad un pubblico adulto).Malauguratamente per il gestore del negozio però, nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Ivrea ha voluto far chiarezza sugli erogatori automatici di videocassette e dvd in città, per vedere se funzionassero bene, restituissero il resto, e non vendessero c0ntenuti vietati ai minori. Il distributore in questione vendeva si film porno chiedendo l'inserimento del codice fiscale, salvo non notare la differenza tra quello di un minorenne e di un adulto. All'inserimento di tre codici fiscali di minorenni diversi , si sono accorti che il prelievo di contenuti hard era facile e immediato.I finanzieri hanno allora denunciato a piede libero il titolare del negozio.

La Stampa

mercoledì 3 marzo 2010

RIFORMA PENSIONISTICA TUTTA AL FEMMINILE

La pensione di anzianità, di vecchiaia, retributiva, contributiva può essere definita una sorta di vitalizio economico-previdenziale corrisposto ai lavoratori che hanno prestato la propria opera indifferentemente nel settore pubblico e/o privato, al raggiungimento del limite massimo di età anagrafica e di anzianità contributiva, previa presentazione di un’apposita istanza, debitamente compilata in ogni sua parte, all’Istituto previdenziale (INPS-INPDAP) a cui il lavoratore è iscritto.
La determinazione degli importi da liquidare a titolo di pensione di anzianità variano a seconda se si è ammessi al regime di calcolo retributivo-misto o contributivo. L’ier descritto ha subito un’inversione di rotta con la Legge n. 247/2007 (attuazione del protocollo Welfare) che ha introdotto il meccanismo delle “finestre di uscita” valido anche per le pensioni di vecchiaia: vengono fatti salvi i lavoratori che hanno maturato i requisiti pensionistici alla data del 31 dicembre 2007.

Facciamo quindi il punto della situazione: dal primo gennaio 2008 accedono alla pensione di vecchiaia coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 marzo (la pensione comincerà ad essere corrisposta dal primo luglio dell’anno di riferimento); per chi ha raggiunto i requisiti previsti al 30 giugno, la pensione verrà liquidata a far data dal primo ottobre dell’anno di riferimento; chi matura i requisiti entro il 30 settembre vedrà corrispondersi la pensione a partire dal primo gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento; se i requisisti sono stati maturati al 31 dicembre l’elargizione verrà corrisposta al primo aprile del nuovo anno.

Se quanto affermato è valido, dal primo gennaio 2010 si è cominciato a parlare di riforma pensionistica tutta al femminile che si concluderà il primo gennaio 2018 all’atto del raggiungimento del 65 esimo anno di età (anagrafica) per le lavoratrici del pubblico impiego che, comunque dovrebbero lavorare altri 6 mesi perché, una volta raggiunti i requisiti di pensionamento sarà necessario attendere la finestra della Legge n. 247/2007, appunto, pari ai 6 mesi aggiuntivi per cominciare a percepire il contributo previdenziale. Insomma si finisce con il garantire perfetta parità di trattamento tra dipendenti pubblici di sesso femminile e maschile come prescritto dalla sentenza della Corte europea C-46/07.

Dalla riforma in itinere vanno esentate le lavoratrici che, al 31 dicembre 2009 hanno già maturato i requisiti utili per il pensionamento e cioè i 60 anni di età. Queste potranno ottenere la certificazione al diritto della pensione anche successivamente al primo gennaio 2010; parimenti se dovessero continuare a prestare attività lavorativa.

Il D.Lgs. n. 165/97 estende l’esenzione suddetta a categorie di occupati per cui si richiedono requisiti anagrafici elevati quali gli appartenenti alle Forze Armate, ai Corpi di polizia, al Corpo della Guardia di Finanza.

E le quote rosa impegnate nel privato?

Per loro la riforma non trova accoglimento. Il sistema pensionistico italiano, pubblico e privato, consta di un assegno elargito a titolo di pensione di vecchiaia ( a cui guarda la riforma) ed un altro elargito a titolo di pensione di anzianità. Nella prima fattispecie è d’obbligo l’ulteriore distinzione tra pensione retributiva e contributiva. Ancora si distinguono quelli ammessi all’allora e più conveniente sistema retributivo e quelli rientranti nell’attuale sistema contributivo certamente meno vantaggioso del primo.

Infatti, i lavoratori di prima nomina alla data del primo gennaio 1996 o che non abbiano ancora maturato contributi sufficienti o che abbiano optato per il sistema contributivo saranno soggetti integralmente all’applicazione del sistema contributivo “in toto”.

Per la forza occupata che al 31 dicembre 1995 ha maturato meno di 18 anni di contributi si applicherà il sistema misto ovvero retributivo per la parte di contributi maturati prima del 1996 per anzianità anagrafica, contributivo per la parte eccedente tale data; le prestazioni saranno calcolate sulla base delle regole del sistema retributivo a cui saranno ammessi a meno che non decidano per quello retributivo integrale.

Questi ultimi godranno di entrambe le retribuzioni, sia di anzianità che di vecchiaia a differenza dei primi a cui verrà corrisposta solo quella di vecchiaia.

Anche i lavoratori che al 31 dicembre 1995 vantano 18 anni di contributi godranno di entrambe le elargizioni contributive ma per la procedura di accesso e per il calcolo della pensione si applicheranno il sistema retributivo.


ARTICOLO DI MAZZARACO Mariagrazia (Maresciallo Guardia di Finanza)





Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno