sabato 26 dicembre 2009

UNIFICAZIONE FORZE DI POLIZIA: COSTI E BENEFICI

di Nelson Gregory Kaffir Boetie

Da una eventuale unificazione delle Forze di polizia vedrei soltanto benefici e notevoli risparmi di gestione, ed un indubbio vantaggio a favore dei cittadini che si tradurrebbe in una maggiore sicurezza per una più alta presenza delle stesse sul territorio.
Quello dell’unificazione è un annoso problema che impegna i nostri politici sin dal 1919, con tentativi più o meno concreti perché ciò si attuasse. Nel 1925 fu posto fine a tutti questi tentativi e da allora soltanto prove tecniche di unificazione, quelle quali il governo D’Alema ha provveduto a mettere una pietra tombale definitiva creando, unica nel suo genere sull’intero globo, la Quarta Forza armata.
Parto dal non concordare con chi asserisce il no alla fusione a prescindere, e soltanto in nome di un non comprensibile “orgoglio di appartenenza”. Anziché pensare a un bene collettivo quale può essere la sicurezza pubblica nel Terzo millennio, si pensa ancora ad un “orgoglio di appartenenza”.
La sicurezza non la si fa o non la si produce con “l’orgoglio di appartenenza”, tutt’altro. Il passato, i ricordi e le tradizioni è bene che non vengano mai cancellati, ma legare il futuro al passato mi dice che qualcosa non vada per il verso giusto, oppure che ci sia qualcos’altro di più profondo che impedisce tutto ciò, e che “l’orgoglio di appartenenza” sia soltanto lo specchietto per le allodole per non portare a compimento una unificazione oramai non più rimandabile.
E’ bene che le tradizioni rimangano vive, ma non devono essere una palla al piede per la mancata costruzione di un modello di sicurezza più economico ed efficiente.
Rimanendo sul Vecchio Continente, soltanto l’Italia può, a ragione, essere definita la nazione delle 1.000 Polizie e delle 1.000 uniformi, seguita molto da lontano, solo dalla Grecia e dalla Spagna.
Per andare verso un processo di unificazione, la politica dovrà dimostrare di avere una seria volontà di perseguire questi obiettivi, ed il coraggio di resistere alla “casta” del Comparto Sicurezza, rischiando anche momenti di impopolarità e di mancato consenso. Ho fatto cenno al consenso perché, e non vi è bisogno che entri nei dettagli, i Comparti Sicurezza e Difesa sono dei veri e propri serbatoi di voti. La politica se la sente di rischiare per il bene di tutta la collettività?Sarkozy, da ultimo in Europa, ha inserito la Gendarmeria, omolaga ai nostri Carabinieri, alle dirette dipendenze dell’Autorità nazionale della Sicurezza e cioè al Ministro dell’Interno, autorità civile. La Gendarmeria francese nacque ufficialmente il 16 febbraio 1791, ma la sua origine pare che risalga addirittura al 1600. Da questo esempio presero spunto molte altre Polizie europee, e tra queste proprio l’Arma dei Carabinieri (1886), nata quasi un secolo dopo la Gendarmeria francese.
Quindi un’arma come la Gendarmeria, più antica dei Carabinieri, e con un passato sicuramente non meno nobile, dopo alcuni secoli è passata alle dipendenze del Ministro dell’Interno, senza particolari prese di posizione o ostracismi vari. La Gendarmeria francese era, è, e sarà sempre, al servizio dei cittadini d’oltralpe con tutte le sue “gloriose” passate tradizioni.
L’Europarlamento da diverso tempo chiede ai Paesi membri un’unica Polizia con lo status giuridico civile, ma non mi risulta che questa esortazione in Italia sia stata mai presa in considerazione. E’ giustificabile per i cittadini, per la politica e per la sicurezza la presenza di cinque Forze di polizia, di cui due a competenza generale, che dialogano tra loro il minimo indispensabile?
Pensiamo ora ai vantaggi di un’unica Forza di polizia, con un’unica Sala operativa a dispetto dell’attuale pletora esistente, con tutti i problemi che questo comporta nella gestione delle risorse sia umane che tecnologiche. Il tasto dolente è proprio nel concetto di “unica Forza di polizia” che fa venire l’orticaria alla “casta”.Ogni Forza di polizia che è alle precise dipendenze di un Ministro, ha al proprio vertice un direttore centrale, si chiami esso Capo della Polizia o Comandante generale dell’Arma, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria o Corpo Forestale dello Stato, e via scendendo sino al livello provinciale, dove troviamo un questore per ogni provincia; con i relativi omologhi delle altre Forze di polizia. Se la politica avesse veramente l’intenzione di fare una seconda rivoluzione copernicana, molti dovrebbero rinunciare alla propria fetta di prestigio, partendo dalla politica stessa per finire con la “casta” delle Forze di polizia.
Allo stato delle cose, in Italia possiamo tranquillamente constatare l’esistenza di una quintuplicazione delle attività di Pubblica sicurezza che si svolgono in ambito terrestre, marittimo o aereo, senza peraltro calcolare le Polizie locali e quelle provinciali esistenti. Unificanto tutti questi settori si avrebbe una immediata riduzione dei costi e una presenza maggiore e costante sul territorio delle Forze di polizia. Il risparmio sarebbe rapido ed evidente.In atto abbiamo cinque cabine di regia nazionali (una per ogni Forza dell’ordine) mentre ne potremmo avere soltanto una. Abbiamo 103 province con 515 Sale operative (una per ogni Forza dell’ordine) quando ne potremmo avere soltanto 103. Da questo calcolo è ovvio che rimangono fuori le cosiddette Sale operative minori ed autonome nell’ambito di ogni singola Forza di polizia (quale Polizia Stradale, Reparto Volo, Frontiera terrestre, aerea e marittima, Reparto Mobili e così via) superando di almeno il doppio la soglia delle 515 Sale operative esistenti in ambito nazionale.
Non è necessario essere esperti in matematica per comprendere quanti uomini e donne delle Forze dell’ordine si potrebbero recuperare, non tralasciando situazioni di non secondaria importanza quale potrebbe essere un unico intervento, un unico atto di indagine, un unico ente sul posto dell’evento delittuoso o d’indagine.
All’interno di questa unica cabina di regia si dovrebbero, naturalmente, ipotizzare le diverse specializzazioni quali l’ordine pubblico, reati finanziari, giudiziaria, Polizia stradale, Polizia ambientale, penitenziaria, aerea, marittima, ecc. mantenendo di fatto quell’“orgoglio di appartenenza” che sempre più spesso viene rivendicato.
Le Forze di polizia sono paragonabili a delle vere e proprie aziende il cui prodotto da garantire è la sicurezza. Lo si vuole continuare a garantire con “l’orgoglio di appartenenza”, o comunque con i retaggi del passato? Personalmente credo di no. La responsabilità di una mancata unificazione e quindi di una maggiore efficienza, va ricercata esclusivamente nella classe politica e nelle pressioni che su questa vengono esercitate dalle varie baronie del Comparto Sicurezza.Per tornare ai costi, non credo che si possa neanche minimamente immaginare quale business possa ruotare attorno a questo Comparto in termini di attrezzature e risorse, con relativi costi di gestione e manutenzione.
Nonostante per legge dovrebbero esserci soltanto una banca dati nazionale interforze, di fatto ogni Forza di polizia ha un proprio Ced autonomo nazionale con le varie derivazioni territoriali, centinaia di Sale operative, ponti radio e frequenze, caserme, commissariati, stazioni, questure, legioni, autovetture, armi, elicotteri, aerei, natanti, centralini, uniformi, ecc.
Se avvenisse l’unificazione tutto si ridurrebbe ad un quinto, e di contro avremmo quattro quindi di personale in più al servizio della collettività. In Italia la forte resistenza ad una eventuale unificazione delle Forze di polizia ha un solo nome: Carabinieri. Carabinieri dai cui vertici è arrivato sempre un niet e un altolà alla politica, perché ciò non avvenisse. L’Arma si trova comodamente a cavallo tra due ottime situazioni: la prima delle quali è quella di essere stata elevata al rango di Quarta Forza armata, e l’altra di essere un Forza di polizia a competenza generale nell’ambito del Comparto sicurezza.
Ergo, l’Arma ha fatto una libera scelta chiedendo di diventare Quarta Forza armata ed è giusto che ciò vada rispettato. Ma è altrettanto vero che ciò non debba essere d’ostacolo a future scelte di unificazione. Come l’Arma ha chiesto e preteso di essere quella che è, credo che sia altrettanto giusto che ciò non ostacoli eventuali processi di unificazione, il cui unico scopo è un vantaggio per la collettività in termini di operatività e risparmio di risorse economiche che non sono cose di poco conto.
Non credo neanche che tutto il personale dell’Arma la pensi allo stesso modo e sarebbe cosa intelligente ed opportuna far esprimere l’intera base dell’Arma dei Carabinieri con un apposito referendum interno su quale sarebbe la scelta: se verso una unificazione o continuare ad esistere come Quarta Forza armata in un ambito militare e con una esclusiva competenza in quel settore.
Leggo su alcune delibere degli organismi di rappresentanza militari di base dei Carabinieri che per loro è irrinunciabile “la scelta di vita fatta nella gloriosa e insostituibile Arma dei Carabinieri”. Oppure che “l’assurda conseguenza di questa rivoluzione epocale sarebbe la perdita del più significativo simbolo dell’Arma: la bandoliera”. Gli italiani chiedono più sicurezza e loro si preoccupano di perdere la bandoliera, e ahimé c’è ancora chi si preoccupa di perdere la bandoliera... Sarebbe come parafrasare la logica usata da Maria Antonietta prima di essere ghigliottinata: “Maestà, il popolo ha fame e non c’è pane...” “Allora date loro delle brioches”.
L’attuale Ministro dell’Interno ci sta provando di nuovo, ma credo che la politica tutta sia chiamata a dare il proprio contributo, perché la soluzione al problema va trovata in tempi brevi. Se la politica si sente di agire nel vero interesse della collettività non deve far altro che portare in aula il provvedimento e renderlo legge dello Stato nel più breve tempo possibile, visto che l’attuale maggioranza ha già fornito ampia dimostrazione di approvare provvedimenti legislativi importanti in meno di un batter d’occhio.
L’unificazione delle Forze di polizia è un evento che richiederebbe la stessa rapidità di approvazione, superando gli interessi della politica e delle caste, il cui risultato sarebbe al solo vantaggio dei cittadini tutti, e delle casse dello Stato di cui tutti noi siamo parte.

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giovedì 24 dicembre 2009

QUALCUNO PARLA DI QUASI 100 EURO LORDI DI AUMENTO: LA VERITA' PURTROPPO È UN’ALTRA

La Finanziaria 2010 è ormai legge dello Stato con la definitiva approvazione al Senato.Come previsto, non vi sono state modifiche rispetto al testo che aveva avuto il via libera della Camera. L’approvazione della legge di bilancio si è intrecciata, nei giorni che hanno preceduto il Natale, con la convocazione da parte del Dipartimento della Funzione Pubblica per la prosecuzione delle trattative legate al rinnovo del biennio economico 2008/2009, scaduto ormai da due anni. Una convocazione che la Consulta Sicurezza (SAP, SAPPe e SAPAF) assieme alla quasi totalità delle organizzazioni sindacali della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato, oltre ai Cocer della Guardia di Finanza e dell’Aeronautica, ha respinto con forza, rifiutandosi di partecipare ad una riunione che non serviva a niente, vista l’assenza di nuove e più congrue risorse. La situazione è la seguente e vogliamo dirlo con chiarezza ai colleghi. Così come con chiarezza dobbiamo dire che si tratta di una situazione vergognosa, nonostante qualcuno tenti di “spacciare” tra i colleghi l’idea che avremo quasi 100 euro lordi di incremento e che sarebbe da “irresponsabili” negare questo “aumento” al personale. Le cose non stanno così e la patacca è presto svelata. La Finanziaria appena approvata prevede 100 milioni di euro per la Specificità della nostra professione disponibili a decorrere da gennaio 2010 che vanno ad aggiungersi, per il biennio economico 2008/2009, alle risorse stanziate dalle precedenti leggi di bilancio, che hanno prodotto semplicemente incrementi pari al tasso di inflazione. Calcoli alla mano, l’aumento medio mensile lordo previsto per il biennio economico 2008/2009 è pari a 98,50 euro. Una somma che, al netto delle ritenute (circa il 40 per cento), diventa di circa 59 euro.Non è finita qui. A questo importo occorre detrarre 14 euro a titolo di vacanza contrattuale già percepiti e bisogna tenere conto che la somma comprende pure 12,77 euro a titolo di specificità. Arriviamo ad una somma di circa 32 euro netti mensili procapite. Una cifra già di per sé inaccettabile, che si abbasserà ulteriormente perché da questi soldi dovranno essere prelevate le risorse per una eventuale rideterminazione delle indennità accessorie che potrebbe essere decisa in sede contrattuale, compenso di lavoro straordinario compreso. Senza contare che da questa “importante somma”, che taluni vorrebbero far digerire ai colleghi, occorre togliere le risorse per la contrattazione di secondo livello (Fondo). Insomma, alla fine della fiera l’aumento potrebbe essere di 15/20 euro netti. Ulteriore precisazione: i 100 milioni previsti dalla Finanziaria insistono sul fondo destinato anche alla tutela della sicurezza pubblica di cui al comma 16 dell’articolo del decreto 112/2008 poi convertito in legge 133/2008.Si tratta delle risorse per la spesa corrente, per l’acquisto e la manutenzione delle nostre autovetture, per la benzina, per la gestione degli uffici. Insomma, aumenti da fame finanziati con soldi già destinati a noi. Non solo. A partire dall’anno prossimo il contratto sarà triennale: lo prevede la legge 150/2009 che ha modificato il decreto legislativo 195/1995. E per i miglioramenti economici legati al prossimo contratto che varrà, dunque, per il 2010, 2011 e 2012, la Finanziaria 2010 (art. 2, co. 11) ha stanziato solo le risorse pari alla vacanza contrattuale: 79 milioni per il 2010, 135 per il 2011 e 214 per il 2012. In soldoni, si tratta di risorse che serviranno per coprire il tasso di inflazione programmata dei prossimi due anni, assegnando qualche “spicciolo” in più (ma davvero poco in più) per il 2012. La situazione, ripetiamo, non è accettabile. Anche perché non si parla ancora di Riordino delle Carriere e di avvio della previdenza complementare, fondamentale per impedire ai nostri giovani di trascorrere in povertà i loro futuri anni di quiescenza. Un problema, quest’ultimo, che con la rivisitazione dei coefficienti di trasformazione dal 2010 (problema che, ripetiamo, non tocca gli “anziani” e chi sta per andare in pensione), si rivelerà concretamente drammatico per i colleghi con meno anni di servizio e anzianità alle spalle. Il SAP anche in questi giorni di festa continua la propria battaglia affinché gli impegni presi dal Governo non siano ulteriormente disattesi. La Camera ha votato un importante Ordine del giorno, sollecitato proprio dal nostro sindacato, per impegnare l’Esecutivo. E’ possibile muoversi anche nelle prossime settimane con un provvedimento “collegato” alla Finanziaria. Non ci interessa il mezzo o lo strumento, quel che conta è la sostanza. E la volontà politica.Soprattutto, conta la volontà degli operatori di quattro Corpi di Polizia (Guardia di Finanza compresa) che non vogliono ancora essere presi in giro. Il SAP non accetterà compromessi. Questo è sicuro.

ACCERTATA LA MALATTIA, IL LAVORATORE È LIBERO DI USCIRE


Dopo la visita fiscale l'obbligo di reperibilità non vale più. Purché ci si curi a dovere

Gli assenti per malattia possono uscire di casa dopo la visita del medico fiscale. Perché l'obbligo di reperibilità vale solo fino a quando non sia stato accertato lo stato di malattia. A dirlo non è il ministero della funzione pubblica, ma la Suprema corte di cassazione, con una sentenza del 2008, che oggi torna di stretta attualità (1942/90). Il caso riguardava un lavoratore che era uscito dopo la visita fiscale e che era stato sanzionato dall'Inps, che riteneva di avere diritto a disporre un ulteriore controllo medico dopo la prima visita fiscale. Secondo l'ente previdenziale, infatti, il lavoratore in malattia, anche se debitamente accertata da un medico di controllo, sarebbe tenuto per tutta la durata della malattia stessa a rispettare le fasce orarie di reperibilità per consentire accertamenti sul permanere delle sue condizioni patologiche. Tesi, questa, che è stata rigettata totalmente dalla Corte di cassazione che, per contro, ha affermato la piena facoltà del lavoratore assente per malattia di poter disporre liberamente del proprio diritto alla «locomozione». A patto che il medico fiscale abbia già visitato l'interessato. Secondo i magistrati superiori, «la limitazione alla libertà di locomozione imposta dal regime delle cosiddette fasce orarie di reperibilità» assume carattere eccezionale. E quindi, una volta accertato lo stato di salute (e cioè la malattia del lavoratore), la persistenza dell'obbligo si tradurrebbe in una imposizione di un riposo orario forzato quotidiano, che potrebbe addirittura non essere compatibile o comunque non avrebbe ragione riguardo a determinate forme patologiche la cui terapia potrebbe richiedere, per esempio, l'allontanamento dal luogo abituale di residenza per località più consone alle condizioni patologiche del soggetto (si pensi ai casi di asma allergica).
La limitazione potrebbe incidere cioè sui criteri e i metodi di cura della malattia i tempi e i luoghi di essa. La Corte ha sottolineato, inoltre, che il legislatore ha inteso rendere meno gravose le limitazioni delle fasce orarie di reperibilità, disponendo che il servizio di controllo dello stato di malattia e gli accertamenti preliminari al controllo stesso siano fatte nel più breve tempo possibile, nello stesso giorno, anche se domenicale o festivo. Secondo la Suprema corte, dunque, è evidente che il legislatore non ha voluto tutelare soltanto l'interesse del datore di lavoro al pronto accertamento della malattia, ma ha tenuto conto che non sempre uno stato morboso, che pur non rende idoneo il prestatore d'opera a determinati lavori, comporta necessariamente, per tutto il corso della malattia che egli rimanga nel suo domicilio o non svolga altre attività. Pertanto «accertato da competenti organi tecnici lo stato di malattia e formulato un giudizio prognostico», si legge nel provvedimento, «il legislatore non poteva strutturare un meccanismo restrittivo estendendolo ad ipotesi successive assolutamente eventuali fondate sul sospetto di un errore diagnostico valutativo da parte del medico che abbia effettuato il controllo o di un comportamento simulatorio o fraudolento del lavoratore». Insomma, vada per gli arresti domiciliari dalle 7 alle 13 e dalle 14 alle 20. Ma solo fino a quando non arriva il medico fiscale. Dopo di che scatta la libertà vigilata. Vigilata nel senso che se l'ammalato non si cura, e ciò comporta un prolungamento della prognosi, può essere ipotizzabile addirittura una responsabilità per danno erariale, con tanto di condanna da parte della Corte dei conti (sentenza n.21/2008 del 21 aprile 2008, sezione giurisdizionale per la regione Trentino Alto-Adige).

di Antimo Di Geronimo

Fonte: Italia Oggi – 28/04/2009

martedì 22 dicembre 2009

SICUREZZA: SINDACATI E COCER IN BUONA PARTE DISERTANO INCONTRO A FUNZIONE PUBBLICA


'DOPO I TAGLI PRODOTTI CON LA PRECEDENTE FINANZIARIA IL GOVERNO NON HA RISPETTATO GLI IMPEGNI ASSUNTI'


Roma, 22 dic. (Adnkronos) - Un ampio fronte di sindacati della Polizia di Stato (Siulp, Sap, Siap, Silp Cgil, Ugl Polizia, Coisp, Anfp), della Polizia Penitenziaria (Sappe, Osapp, Uil P.A. Penitenziari, Sinappe, Fns Cisl, Cgil F.P. e Uspp Ugl), del Corpo Forestale dello Stato (Sapaf, Ugl Corpo Forestale, Fesifo, Fns Cisl, P.A. Uil Forestali, Cgil F.P.), oltre al Cocer della Guardia di Finanza e al Cocer Aeronautica, non ha partecipato alla riunione convocata dal Dipartimento della Funzione Pubblica nella giornata odierna per il rinnovo del contratto 2008-2009, scaduto ormai da due anni."I motivi -affermano le organizzazioni assenti in una nota congiunta- sono tanti e tutti importanti. Il Governo, dopo i tagli prodotti con la precedente finanziaria, non ha rispettato gli impegni assunti e rispetto all'ultima riunione svoltasi il 16 settembre scorso, sempre per il rinnovo del contratto, non sono state apportate sostanziali novita', soprattutto per quel che riguarda lo stanziamentodi risorse economiche sufficienti"."Il Governo continua a limitarsi -proseguono i sindacati ed i cocer- ad incrementi pari al tasso inflattivo, il 3,2 per cento, che produrra' aumenti di circa 40 euro per Agente, senza per altro garanzia sugli arretrati. Le risorse economiche aggiuntive per il biennio economico 2008 - 2009, disponibili dal primo gennaio 2010 per valorizzare la specificità professionale, sono pari a cento milioni dieuro, pari alla meta' di quella stanziate per il biennio precedente".
"Il Governo, inoltre, nonostante gli impegni assunti e le ripetute promesse, non ha ancora avviato -aggiungono sindacati e cocer- i tavoli della previdenza complementare, tanto che i giovani appartenenti alle Forze dell'Ordine rischiano di trascorrere in poverta' i loro anni di vecchia, e non e' stata impressa la giusta accelerazione all'iter di approvazione del riordino delle carriere"."Del resto, come riconosciuto anche dal ministro Maroni, il Governo ha ridotto gli stanziamenti sugli appositi capitoli di spesa per il lavoro straordinario, con un taglio-sottolineano sindacati e Cocer- di 19 milioni di euro pari al 55 per cento dei servizi di ordine pubblico, con un taglio del 20.5 per cento del capitolo di spesa sulle missioni in Italia e all'estero, sulle manutenzioni degli impianti e degli alloggi collettivi, perfino dell'85 per cento sugli armamenti e su alcuni beni strumentali per garantire con efficienza la sicurezza dei cittadini".Per questo, la quasi totalita' dei sindacati della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato, oltre al Cocer della Guardia di Finanza e al Cocer Aeronautica, in linea con le strategie finora adottate che hanno portato tra l'altro alla grande manifestazione dei 40.000 in piazza a Roma a fine ottobre, ha dichiara la propria indisponibilita' a partecipare alla riunione del 22 dicembre e conferma il proprio stato di mobilitazione e agitazione fino a quando non vi saranno segnali chiari e concreti, da parte del Governo, per una netta inversione di tendenza", concludono sindacati e cocer.

lunedì 21 dicembre 2009

SALTA IL TAVOLO DELLE TRATTATIVE PER IL BIENNIO 2008-2009. "PATTI NON RISPETTATI"

Polizia, i sindacati contro Brunetta "Solo parole, disertiamo l'incontro"

L'accusa: "Per i giovani delle Forze dell'Ordine una vecchiaia in povertà"


ROMA - I sindacati della polizia diserteranno l'incontro previsto per domani con il ministro della Funzione Pubblica. Le motivazioni in una lettera indirizzata direttamente a Renato Brunetta: "Le comunichiamo che non è nostra intenzione prendere parte all'incontro in questione perché non sono stati rispettati gli impegni assunti formalmente dalla compagine governativa". Firmato, "le organizzazioni sindacali del Comparto Sicurezza e Difesa delle Forze di Polizia". Il motivo, denunciano i sindacati, è molto semplice: "I giovani appartenenti alle Forze dell'Ordine rischiano di trascorrere in povertà i loro anni di vecchiaia" e il governo "non ha rispettato gli accordi". Durante l'incontro si sarebbe dovuto affrontare il tema della prosecuzione delle trattative e della concertazione per il biennio economico 2008-2009 per quanto riguarda il personale non dirigente delle Forze di Polizia ad ordinamento civile, ad ordinamento militare e le Forze Armate. "A fronte di tante dichiarazioni di intenti", lamentano i sindacati, la situazione è ancora in fase di stallo e per questo, aggiungono "confermiamo il nostro stato di agitazione e mobilitazione". "Rispetto all'ultima riunione da Lei convocata - si legge ancora - non si registrano novità che possano indurci a modificare l'indisponibilità a proseguire la trattativa per rinnovare un contratto che è scaduto ormai da due anni, caso più unico che raro anche rispetto al resto del pubblico impiego. L'offerta governativa continua a limitarsi ad un incremento pari al tasso inflattivo, il 3,2 per cento, senza per altro fornire garanzie sugli arretrati che il personale deve percepire".
Per i sindacati, inoltre, "urge procedere all'avvio dei tavoli della previdenza complementare. In questo caso, il Comparto Sicurezza risulta fortemente penalizzato rispetto al restante pubblico impiego e, anche in considerazione delle modifiche al sistema previdenziale previste dal 2010, i giovani appartenenti alle Forze dell'Ordine sono in una posizione particolarmente critica".
(21 dicembre 2009)

sabato 19 dicembre 2009

NON C’È CARTA E VIENE RICICLATO ANCHE L’ORDINE DI SERVIZIO DELLA STRAGE DI CAPACI

Reparto Scorte di Palermo: Non c’è carta e viene riciclato anche l’ordine di servizio della strage di Capaci. Il COISP continua a commentare con sdegno un altro caso di frustante abbandono istituzionale nella Polizia di Stato.
“Ormai non si riescono a trovare parole adatte per esprimere quel profondo senso di abbandono e di isolamento che attraversano le fila della Polizia di Stato e soprattutto non si riesce a far comprendere all’opinione pubblica quanto sia lontano il vivere quotidiano dei Poliziotti dalle false immagini propinate da stupide fiction e dai, ahinoi, reali atteggiamenti della politica”. Con queste parole e con un profondo senso di amarezza, Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il Sindacato Indipendente di Polizia - commenta la notizia resa nota ieri: il Reparto Scorte di Palermo non avrebbe più la carta per stampare gli ordini di servizio quotidiani del personale. E allora riciclerebbe vecchi fogli, annullandone il fronte e stampando sul retro. Così capita che, tra
quei mucchi di carta riutilizzata, si trovi anche l’originale dell’ordine di servizio del 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci. “Il mio profondo senso di amarezza – dice il leader del Coisp - deve essere occultato e mascherato dalla volontà mia e del Sindacato che rappresento di inculcare nella gente quanto siano assurde le contraddizioni che ogni giorno viviamo e quanto invece siano lontane dalla verità le dichiarazioni di certi esponenti governativi che ci descrivono lagnosi e insoddisfatti. Se un documento che in un diverso e più gratificante clima istituzionale sarebbe stato elevato a rango di reliquia per onorare la memoria di chi è caduto in servizio per difendere lo Stato nella sua espressione più alta di difesa, deve essere riciclato per esercitare le
minime funzioni giornaliere in un Reparto, quello scorte di Palermo, che ha sempre conosciuto l’emergenza e cui è delegata la tutela dei big della politica e della magistratura, allora vuol dire che due sono le condizioni venutesi a creare: o esiste una particolare e distante disattenzione particolare e locale dal significato di quel pezzo di carta ovvero, e noi vediamo questa come verità, ci ritroviamo a denunciare un’ulteriore caso di “armiamoci e partite”, una delle tante farse cui il semplice Poliziotto partecipa nel ruolo più scomodo.
Difendere il cittadino, osservare e far osservare le leggi, tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, comporre i dissidi privati, intervenire in quelli pubblici e, di converso, armarsi delle proprie iniziative, del proprio ingegno per guadagnarsi una pagnotta dal sapore amaro, - continua Franco Maccari - fare i salti mortali per trovare la carta per i servizi o per la denuncia, la benzina per le Volanti, le auto minimamente efficienti per le scorte. In altre Amministrazioni dello Stato e negli Enti territoriali addirittura esistono surplus, vengono accantonati fondi per sfarzose celebrazioni, vengono accantonati mobilio e suppellettili perché inutilizzati, vengono impiegate autovetture nuove e sicure, vengono stanziati benefit e premi produzione di tutti i tipi. Noi non vogliamo godere di attenzioni o di lussi estremi, ma chiediamo di essere messi nelle normali condizioni per lavorare e per lavorare bene. Tali condizioni non esistono e continuano invece a esistere i falsi luoghi comuni sull’impiego dei Poliziotti, ignoranti prese di posizioni di chi con la sicurezza ci “gioca”, pretestuose voglie di tagli all’economia asfittica delle nostre casse, inconciliabili prese di posizione di esponenti governativi che per voglia di apparire o per un senso demagogico squallido, ci attaccano e respingono le ragioni del nostro disagio. Oltre la carta, - conclude il Segretario Generale del Sindacato Indipendente di Polizia - manca anche la consapevolezza di
quello che facciamo e di come lo facciamo. Tutto ciò a dispetto di risultati esaltanti sotto il profilo repressivo e di risultanti esaltanti sotto il profilo della considerazione che la maggior parte dell’opinione pubblica ha di noi.
Noi continueremo su questa linea, speriamo che altri facciano la loro parte!”.

PROROGA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE

Video Maurizio turco

domenica 13 dicembre 2009

QUANDO È POSSIBILE RICONGIUNGERE CONTRIBUTI INPS E INPDAP

Attualmente lavoro presso una società privata e i contributi vengono versati all’INPS. In precedenza avevo lavorato presso un Ente pubblico e avevo maturato 29 anni e 2 mesi di anzianità con contributi versati INPDAP. Vorrei sapere se è possibile e conveniente ricongiungere i contributi INPDAP all’INPS cumulandoli agli attuali versamenti al fine di avere un’unica posizione pensionistica.


La "ricongiunzione" dei contributi INPDAP all'INPS è inevitabile. Infatti, per avere diritto alla pensione da parte dell'INPDAP occorre che, alla data della cessazione del rapporto di lavoro, sia già stato maturato il diritto a pensione.
Nel caso di cessazione del rapporto di lavoro senza aver maturato il diritto a pensione, va costituita la posizione assicurativa nel FPLD (Fondo pensioni lavoratori dipendenti) gestito dall'INPS ai sensi dell'articolo unico della legge n. 322/1958 [1].
Pertanto, deve chiedere alla Sede INPDAP di procedere alla costituzione della posizione assicurativa presso l'INPS per il periodo corrispondente ai 29 anni e 2 mesi.
Per restare iscritti alla forma esclusiva (INPDAP) dopo la cessazione del rapporto di lavoro senza diritto a pensione, occorre chiedere e essere autorizzato alla prosecuzione volontaria della contribuzione ai sensi dell’articolo 5 e seguenti del DLgs n. 184/1997 (Veda, in proposito, la Circolare INPDAP n. 11/2006). Questa condizione Le è preclusa perché per Lei prosegue la contribuzione obbligatoria a seguito del nuovo rapporto di lavoro.

[1] Legge 2 aprile 1958, n. 322 (Ricongiunzione delle posizioni previdenziali ai fini dell’accertamento del diritto e della determinazione del trattamento di previdenza e di quiescenza).
Articolo unico.
In favore dei lavoratori iscritti a forme obbligatorie di previdenza sostitutive della assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti o ad altri trattamenti di previdenza che abbiano dato titolo all’esclusione da detta assicurazione, deve essere provveduto, quando viene a cessare il rapporto di lavoro che aveva dato luogo alla iscrizione alle suddette forme o trattamenti di previdenza senza il diritto a pensione, alla costituzione, per il corrispondente periodo di iscrizione, della posizione assicurativa nell’assicurazione obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, mediante versamento dei contributi determinati secondo le norme della predetta assicurazione.
L’importo di tali contributi è portato in detrazione, fino a concorrenza del suo ammontare, dell’eventuale trattamento in luogo di pensione spettante all’avente diritto.

venerdì 11 dicembre 2009

TAR: Il mancato godimento delle ferie non imputabile all'interessato in aspettativa per infermità comporta il diritto alla monetizzazione

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia Lecce - Sezione Terza
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
Sul ricorso numero di registro generale 713 del 2008, proposto da:
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@, rappresentato e difeso dall'avv. @@@@@@@, .
contro Ministero dell'Interno - Roma, Questore di Taranto , rappresentati e difesi dall'Avvocatura Distrettuale, domiciliata per legge in Lecce , ----; per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia, - del provvedimento n. 1725 dell’11.03.2008, successivamente comunicato, della Questura di Taranto, Ufficio Amministrativo-contabile, con il quale si rigetta la richiesta di monetizzazione del congedo ordinario maturato dal ricorrente dall’anno 2006 all’anno 2007 e dallo stesso non fruito, in quanto posto in aspettativa per malattia; - della nota n. 333-G/Z.4 del 3.11.2000 del Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza , Direzione Centrale del Personale; di tutti gli atti connessi, pregressi e consequenziali, nonché; per l’accertamento del diritto del ricorrente alla monetizzazione del congedo ordinario maturato dall’anno 2006 all’anno 2007 non fruito in quanto in aspettativa per malattia, oltre gli interessi legali e la rivalutazione monetari, nonché per la condanna dell’Amministrazione al pagamento delle relative somme, con rivalutazione monetaria e interessi sulle somme rivalutate. Visto il ricorso con i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero dell'Interno - Roma; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Questore di Taranto; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 21/05/2009 la dott.ssa ---- e uditi per le parti l’avv. Prete, in sostituzione dell’avv. -----Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:
FATTO
Il ricorrente ha ricoperto la qualifica di Sovrintendente Capo della Polizia di Stato, già in servizio presso la Questura di Taranto , Ufficio DIGOS, dispensato dal servizio per fisica inabilità riconosciutagli dalla C.M.O. di Bari e collocato in congedo permanente con decreto del Ministero dell’Interno n. 333-D/50497/DIS, decorrente a tutti gli effetti dall’8.01.2007. Con istanza del 7.03.2008, presentata al Questore di Taranto, il ricorrente ha chiesto la monetizzazione di 45 (quarantacinque) giorni di congedo ordinario maturato e non fruito nell’anno 2006, di cui al d.P.R. n. 395/’95, art. 14, integrato dal d.P.R. n. 254/’99, art. 18, nonché la monetizzazione dei 4 (quattro) giorni previsti, in aggiunta ai periodi di congedo, nell’art. 1 della l. n. 937/’77 (attribuzione di giornate di riposo ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni), per le stesse motivazioni.
Il giorno 21.03.2008 il ricorrente riceveva la notifica del provvedimento n. 1725, emesso dalla Questura di Taranto , Ufficio Amministrativo-contabile, in data 11.03.2008, con il quale veniva rigettata la richiesta di monetizzazione avanzata dal ricorrente. Tale provvedimento è stato impugnato con il presente giudizio.
DIRITTO
Con duplice ed articolato motivo il ricorrente lamenta la violazione e falsa applicazione di legge, in particolare dell’art. 36 Cost. e dell’art. 2109 c.c., nonché la violazione e falsa applicazione dell’art. 18 del d.P.R. n. 254/’99.
Entrambi i motivi che, per connessione logica, possono essere trattati congiuntamente, sono fondati.
In particolare, per quanto concerne il quadro normativo di riferimento, le norme delle quali si deduce la violazione, relativamente all’irrinunciabile periodo di riposo del prestatore di lavoro, sono da ritenersi integrate, per i dipendenti con rapporto di diritto pubblico e, nello specifico, per le Forze di Polizia ad ordinamento civile, dal T.U. degli impiegati civili dello Stato n. 3/’57 e dalla contrattazione collettiva di settore. L’art. 14 d.P.R. 395/’95 prevede, in primo luogo, che “il diritto al congedo ordinario non è riducibile in ragione di assenza per infermità anche se tale assenza si sia protratta per l’intero anno solare” (comma 11) e ammette, all’atto di cessazione del rapporto, il pagamento del congedo ordinario non fruito per motivate esigenze di servizio (comma 14); L’art. 18 del successivo d.P.R. 254/99, applicabile al caso in esame, estende il pagamento sostitutivo del congedo ordinario maturato e non fruito, tra gli altri, ai casi di “cessazione dal servizio per infermità o per dispensa dal servizio del dipendente disposta dopo il collocamento in aspettativa per infermità”. Infine, e quale mera norma di chiusura del sistema, che conferma la coerenza del quadro normativo sopra delineato, l’art. 68, comma 7, del d.P.R. 3/1957 dispone, per il personale assente per malattia dipendente da causa di servizio, la permanenza, “per tutto il periodo dell’aspettativa, del diritto a tutti gli assegni, escluse le indennità per prestazioni di lavoro straordinario”.
Dal combinato disposto della normativa sopra richiamata la recente giurisprudenza , dalla quale questo Collegio non ha motivo di discostarsi, argomenta che il mancato godimento delle ferie non imputabile all'interessato non precluda l'insorgenza del diritto alla percezione dell'emolumento sostitutivo, in quanto il diritto al congedo ordinario (indisponibile, irrinunciabile e indegradabile da parte del datore di lavoro, anche se pubblico), maturabile pure nel periodo di aspettativa per infermità, include automaticamente il diritto al compenso sostitutivo, ove tali ferie non vengano fruite. In sostanza, nei casi in cui il lavoratore si trovi nell'assoluta impossibilità di godere del periodo di ferie (come nel caso oggetto del presente giudizio, in cui alla malattia è seguita la dispensa dal servizio), un eventuale divieto di monetizzazione (disposto a garanzia del lavoratore) si ritorcerebbe contro lo stesso dipendente, impedendogli di ottenere, a titolo sostitutivo, il pagamento delle ferie non godute (Consiglio Stato , sez. VI, 23 luglio 2008 , n. 3637).
Ciò implica che, nel caso di aspettativa per infermità, diritto al congedo ordinario e compenso sostitutivo costituiscano due facce inscindibili di una stessa situazione giuridica, per cui al primo, in ogni caso, si dovrà sostituire il secondo. L'uno è, in effetti, un diritto incondizionatamente protetto dalla norma costituzionale, salvo che non ne sia imputabile al dipendente il mancato godimento (art. 36 Cost.); l'altro spetta nei limiti in cui è normativamente riconosciuto, traducendosi in un onere ulteriore per l'Amministrazione (Consiglio Stato, sez. VI, 21 aprile 2008 , n. 1765 e Consiglio Stato, sez. VI, 23 luglio 2008, n. 3636), nel caso di specie, ex art. 18 del d.P.R. n. 254 del 1999. Per quanto concerne la richiesta di monetizzazione dei quattro giorni previsti in aggiunta dall’art. 1, della l. 937/77, in quanto, parimenti il ricorrente, nel periodo di maturazione, era in aspettativa per malattia, anch’essa è da ritenersi fondata. Se è vero che i giorni aggiuntivi ex legge n. 937/97, secondo quanto disposto dall’ultimo comma dell’art.1 medesima legge, sono monetizzabili se non fruiti per motivate esigenze di servizio è altrettanto vero che, per motivi di coerenza logica con il sistema, tale ultima norma vada interpretata estensivamente, alla luce della nuova formulazione contenuta nell’art. 18 del d.P.R n. 254/1999, che estende l’originaria limitazione, circoscritta all’impossibilità di fruizione per esigenze di servizio, alle altre ipotesi ivi indicate.
Quanto allo specifico aspetto della mancata richiesta del ricorrente di godimento delle ferie maturate, è sufficientemente esplicativo il riferimento alla circostanza che il ricorrente, in quanto in aspettativa per infermità per più di un anno, dal 3.11.2005 al 8.01.2007, fino cioè all’intervenuta dispensa, non sarebbe stato in grado di poterne fruire.
Sulla base delle sovra esposte considerazioni il ricorso merita accoglimento. Ricorrono valide ragioni per ritenere compensate tra le parti le spese di giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia - Lecce - sezione terza accoglie il ricorso indicato in epigrafe. Spese Compensate. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Lecce nella camera di consiglio del giorno 21/05/2009 con l'intervento dei Magistrati: -

martedì 8 dicembre 2009

IL DELEGATO ALLA SICUREZZA È RESPONSABILE ANCHE SE SENZA PORTAFOGLIO

Il delegato alla sicurezza risponde anche se non ha i fondi necessari per attuare tutte le misure antinfortunistiche previste dalla legge. In questi casi chiede l’adeguamento oppure rifiuta l’incarico.


La Cassazione torna sulla delega di funzioni in materia di sicurezza sul lavoro

La Corte di Cassazione, confermando le conclusioni cui sono pervenuti i giudici di merito, è tornata ad occuparsi di un istituto sempre più attuale, ossia della delega di funzioni in materia di sicurezza sul lavoro (nel caso specifico della validità della delega conferita ad un dirigente comunale dal sindaco alla sicurezza) e, conseguentemente, dell’esatta individuazione del soggetto responsabile del corretto adempimento degli obblighi inerenti la sicurezza sul lavoro.
Il caso affrontato dalla Corte concerne un infortunio occorso ad un lavoratore che in occasione della pulizia e smerigliatura da questi effettuata sulla ringhiera di un lungomare, era stato colpito da una scheggia di ruggine penetratagli in un occhio, in quanto gli occhiali in dotazione erano stati considerati non idonei alle prescrizioni previste dalla normativa vigente in materia di dispositivi individuali di protezione, e l’attività lavorativa era stata svolta in assenza di specifica informazione sui pericoli e sui rischi connessi allo svolgimento delle mansioni affidategli.
I giudici di legittimità, condividendo le argomentazioni dei giudici di merito in ordine all’inidoneità degli occhiali consegnati al lavoratore per proteggersi durante lo svolgimento dei lavori di smerigliatura “in presenza di condizioni meteorologiche dove appunto l’azione del vento è un fattore prevedibile”, escludono il caso fortuito, sull’assunto che gli occhiali “pur essendo dotati di certificazione non possedevano l’indefettibile requisito di completa aderenza al volto, poiché essi restavano distanziati per oltre un centimetro consentendo così il passaggio di materiale che poteva raggiungere gli occhi.
Donde la perizia richiesta dal ricorrente, essendo un “mezzo di accertamento neutro, sottratto alla disponibilità delle parti e rimesso alla discrezionalità del giudice, non costituiva una prova decisiva” atta a confermare l’idoneità degli occhiali all’uso destinato.
La sentenza della Corte di Cassazione risulta essere importante per quanto attiene al principio di effettività nell’individuazione del soggetto responsabile del corretto adempimento degli obblighi inerenti la sicurezza sul lavoro. Difatti i giudici di legittimità fondano il loro convincimento sul principio di effettività, già consolidato in pronunzie giurisprudenziali e recentemente richiamato nella sentenza n. 48295/ 2008 che ha previsto che “l’invalidità della delega eccepita dal delegato (ad esempio in ragione del mancato accertamento delle sue qualità tecnico – professionali, della sua mancata accettazione e dell’inesistenza della facoltà di impegnare la spesa in nome e per conto dell’impresa) impedisce, ove esistente, che il delegante “possa essere esonerato da responsabilità ma non esclude comunque la responsabilità del delegato che, di fatto, abbia svolto le funzioni delegate, atteso che chi ritenga di non essere in grado o di non essere stato posto in condizione di svolgere le funzioni delegate deve chiedere al delegante di porlo in grado di svolgerle e, in caso di inerzia, rifiutare l’incarico”.
Nel caso di specie, in armonia al principio sopra illustrato ed ormai cristallizzato nell’art. 16 comma 1 lett. d) del Decreto legislativo n. 81/2008, che ha previsto espressamente la reale autonomia di spesa in capo al delegato alla sicurezza, si perviene alla conclusione che il delegato, qualora non abbia i fondi necessari per attuare tutte le misure antinfortunistiche previste dalla legge, non può esimersi dalle proprie responsabilità invocando l’invalidità della delega, ma deve attivarsi quantomeno chiedendo al soggetto delegante, ossia il datore di lavoro, di essere posto in concreto nella possibilità di agire e di disporre dei mezzi per agire, compreso il potere di spesa, oppure, in alternativa, non accettare l’incarico.
(Sentenza Cassazione penale 20/11/2009, n. 44890)

venerdì 4 dicembre 2009

VISITA GUIDATA GRATUITA AL “VILLAGGIO OPERAIO LEUMANN” DI COLLEGNO

Domenica 13 Dicembre 2009, la Sezione ANFI di Torino, ha organizzato una visita guidata al “Villaggio operaio di Leuman” di Corso Francia, 349 - Collegno (TO), uno dei siti che fa parte dell’Ecomuseo sulla Cultura Materiale della Provincia di Torino http://www.villaggioleumann.it/mappa.php; si tratta di un raro esempio, in Italia, di Villaggio Operaio integralmente conservato.
L’Ecomuseo che copre tutta l’area del Villaggio pone al centro dell’interesse la vita che vi si viveva: il lavoro, la famiglia, la scuola, la religione, il tempo libero, le relazioni sociali e la sua evoluzione nel tempo.
E' stata estesa anche ai militari in servizio ed ai loro familiari, la possibilità di partecipare alla visita gratuita che inizierà alle ore 10.00 per terminare, al più tardi alle ore 12.00.
Le adesioni dovranno essere comunicate direttamente dagli interessati, entro le ore 12,00 di sabato 5 dicembre p.v., alla sede della Sezione A.N.F.I., o via mail a: segretario@anfitorino.it

www.anfitorino.it

giovedì 3 dicembre 2009

UNA PIZZA IN COMPAGNIA DELLA SEZIONE FICIESSE

Giovedì 10 dicembre, con inizio alle ore 19:30 circa, a Rivoli in via Piave n. 20 c/o Ristorante Pizzeria "Pizza & Pasta - Il Pomodoro", ci sarà la riunione del Direttivo della Sezione FCS di Torino coi seguenti argomenti in discussione:
- comunicazioni del presidente;

- consuntivo congresso nazionale;

- attività in corso sul problema suicidi;

- tesseramenti 2010.

A seguire una cena conviviale e lo scambio di auguri per le prossime festività.
La riunione, ma soprattutto la cena, è aperta a tutti i soci della Sezione, presenti e futuri.

martedì 1 dicembre 2009

PESSIME PROSPETTIVE POLITICHE PER I MILITARI ITALIANI: SOLO RADICALI ED ITALIA DEI VALORI SI OPPONGONO ALLA STRUMENTALE PROROGA DELLA RAPPRESENTANZA

Nelle scorse settimane le Commissioni riunite Difesa ed Esteri del Senato hanno esaminato la conversione in legge del DL n. 152/2009 sulle missioni internazionali; al suo interno è contenuto anche il codicillo (comma 7 dell’art. 3) che proroga gli attuali delegati della Rappresentanza Militare di un anno, ossia sino al 30 luglio 2011:
”Il mandato dei componenti in carica del Consiglio centrale interforze della rappresentanza militare, nonché dei consigli centrali, intermedi e di base dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, eletti nelle categorie del personale militare in servizio permanente e volontario, e' prorogato fino al 30 luglio 2011.”
Il relatore in Commissione è il senatore Luigi Ramponi (PDL), il quale ha illustrato i contenuti del Decreto riprendendo pedissequamente la relazione governativa al disegno di legge che, appunto, verte quasi esclusivamente sulle missioni internazionali.
Il parlamentare si è brevemente soffermato anche sul comma della proroga che, come ha scritto il Governo, sarebbe giustificata dalla “necessità di assicurare continuità nella collaborazione tra gli organi di rappresentanza dei militari e l’Amministrazione nella fase, in atto, di definizione dei progetti di riordino strutturale dello strumento militare e di riassetto dei ruoli del personale, connessi anche all’impiego delle Forze armate nelle missioni internazionali.”
L’urgenza per l’uso del decreto legge, contenute nella relazione governativa, sono state confermate dal sottosegretario alla Difesa Cossiga e si riferiscono al procedimento elettorale che dovrebbe essere avviato con mesi di anticipo. Ecco cosa si legge nella relazione del Governo:
"Il comma 7 è inteso a prorogare, fino al 30 luglio 2011, il mandato dei componenti in carica dei consigli centrali, intermedi e di base della rappresentanza militare dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, eletti nelle categorie del personale militare in servizio permanente e volontario, che scadrà nel 2010. La proroga dell’attuale mandato risponde alla necessità di assicurare continuità nella collaborazione tra gli organi di rappresentanza dei militari e l’Amministrazione nella fase, in atto, di definizione dei progetti di riordino strutturale dello strumento militare e di riassetto dei ruoli del personale, connessi anche all’impiego delle Forze armate nelle missioni internazionali. L’urgenza dell’intervento normativo è motivata dalla circostanza che il procedimento elettorale per il rinnovo degli organi in parola deve essere avviato con mesi di anticipo rispetto alla data di scadenza del mandato, trattandosi dell’elezione di tre distinti livelli di rappresentanza (consigli di base, intermedi e centrali) eletti attraverso gradi successivi di votazione (articolo 15 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 4 novembre 1979, n. 691) e della connessa necessità di consentire ai militari eleggibili di svolgere l’attività di propaganda prevista dall’articolo 22 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 691 del 1979."
Sui motivi per la decretazione d’urgenza la 1^ Commissione del Senato non ha avuto nulla da eccepire. Compreso il capogruppo del PD e già Ministro dell’Interno, Sen. Bianco, che ha votato un parere favorevole.
Nel corso del dibattito nelle Commissioni riunite, le uniche voci che si sono levate fermamente ed esplicitamente contrarie alla proroga sono state quelle del senatore PERDUCA, eletto nel gruppo del PD, ma rappresentante dei Radicali, e del senatore CAFORIO, dell’Italia dei Valori; questi parlamentari d’opposizione hanno anche presentato degli emendamenti al DDL indirizzati per l’appunto alla neutralizzazione del famigerato comma 7.
Per quanto riguarda il maggior gruppo d’opposizione, il Partito Democratico, nessun componente si è espresso contro la proroga delle rappresentanze militari.
L’unica proposta sul tema è stata quella del senatore SCANU il quale ha presentato un ordine del giorno, poi ritirato per essere forse ripresentato in Aula, volto ad impegnare il Governo per giungere ad una riforma dell’istituto della rappresentanza militare (l’esecutivo ne ha chiesto la trasformazioni in mera raccomandazione mentre il senatore Ramponi ne ha invece chiesto il ritiro).
Ecco, di seguito, il testo dell’ordine del giorno PD.
"G/1850/3/3e4 SCANU, PEGORER, DEL VECCHIO, SERRA, PINOTTI, AMATI, GASBARRI, NEGRI. La 3a e 4a Commissioni permanenti, nel corso dell'esame del disegno di legge" Conversione in legge del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia"; Premesso che: - le funzioni demandate alla rappresentanza militare ai fini della tutela del personale delle forze Armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, sono riconosciute irrinunciabili per garantire le legittime aspettative del personale e un pieno riconoscimento alle loro esigenze morali e materiali; - tali funzioni risultano decisamente logorate e, addirittura, più volte messe in discussione per l'inadeguatezza delle prerogative riconosciute agli organismi elettivi del personale militare da una legislazione emanata da quasi trent'anni;l'esigenza di una riforma della rappresentanza militare è pienamente riconosciuta da tutti i soggetti interessati e risulta confermata anche dalla presentazione di diverse proposte di legge sulle quali è avviata il confronto nelle competenti commissioni del Senato; preso atto che: - con il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali è entrata in vigore una norma che proroga fino al 30 luglio 2011 il mandato di tutti i consigli di rappresentanza a livello centrale, intermedio e periferico; - al fine di evitare che tale proroga risulti fine a sé stessa e possa quindi risolversi in un effetto negativo sulla stessa credibilità dell'istituto della rappresentanza militare; impegna il governo: - ad assumere ogni utile iniziativa, utilizzando l'arco temporale di proroga del mandato degli organismi in carica, per avviare un costruttivo confronto con il Cocer e del Cocer stesso con la base rappresentata, al fine di realizzare un significativo contributo alla discussione parlamentare sulla riforma della rappresentanza militare."
Nel merito sulla proroga nessun altro gruppo parlamentare, né di maggioranza né d’opposizione, si è espresso nel corso della discussione. Ad oggi non si conosce quale sia stato l’esito finale dell’esame in Commissione e degli emendamenti presentati, ma l’iter del dibattito fa presagire che, con tutta probabilità, quando martedì 1° dicembre il DDL giungerà all’esame dell’Aula non vi saranno novità rispetto il testo governativo.
Per inciso, la proposta di proroga era stata inserita con un emendamento del sentaore SALTAMARTINI (PDL) anche nel DDL 1167, recentemente approvato al Senato, che però venne poi cancellato a seguito del DL 152/2009.
Mi si lasci ora esprimere alcune personali riflessioni nel merito.
Innanzitutto, a mio modesto avviso, la proroga è stata inserita impropriamente nel disegno di legge dell’esecutivo in quanto nulla ha a che fare con le missioni internazionali; le motivazioni esposte dal Governo per giustificare l’uso del decreto legge, forse le stesse sottoposte al vaglio del Capo dello Stato per il suo nulla osta, non hanno nulla di necessità ed urgenza.
La proroga non è necessaria in quanto il parere della rappresentanza militare ad oggi non viene presa in considerazione per gli argomenti sui quali è competente per legge (veggasi la problematica degli alloggi della Difesa), figuriamoci per le missioni internazionali: anzi, se qualche organismo volesse intervenire verrebbe sicuramente tacitato in quanto incompetente sulla materia.
Per quanto riguarda l’urgenza, le procedure elettive sarebbero iniziate all’incirca alla fine di marzo del 2010: non si comprende quindi quali problemi si potessero creare.
Il relatore in Commissione del DDL di conversione è il senatore Ramponi, già Comandante generale della Gdf, già presidente di Commissione, presentatore di un DDL di riforma della rappresentanza militare che piace molto agli Stati Maggiori.
Tralascio la circostanza che il senatore Ramponi nel 2005 si disse fortemente contrario all’estensione del mandato da tre a quattro anni, mentre oggi ritiene opportuno prorogarlo addirittura a cinque.
Voglio invece sottolineare la parola “collaborazione” che utilizzata da Ramponi nell’illustrare i motivi del provvedimento: vuol forse significare che vi è il rischio che nuove elezioni potrebbe portare delegati non abbastanza “collaborativi” con le Amministrazioni, ossia con gli Stati Maggiori ai quali, appunto, piace molto la proposta di riforma della rappresentanza dell’ex generale? Il giudizio sui delegati lo debbono dare i rappresentati o le Amministrazioni? O il rispetto della volontà degli elettori vale solo per parlamentari?
Qualche stupore desta il dover notare come lo strumento della decretazione d’urgenza, che in tanti altri casi recenti ha scandalizzato gli esponenti del Partito Democratico, non sollevi alcuna perplessità quando si parla di militari, come si ricava dall’intervento del senatore Bianco.
Quanto al merito, sempre dai banchi dell’Opposizione non è giunta nessuna voce contraria, se si esclude la generosa attività di contrasto posta in essere da Radicali e Dipietristi, gli unici che abbiano cercato di rimarcare la gravità del provvedimento e di cancellarlo con degli emendamenti.
Martedì 1° dicembre il Decreto giungerà all’esame dell’Aula del Senato e le posizioni già espresse in Commissione fanno intendere che il prolungamento del mandato avrà la sua prima approvazione senza colpo ferire (dovrà poi andare alla Camera), con buona pace degli elettori defraudati.
Nonostante Bersani, non si intravedono all’orizzonte buone prospettive per i diritti e le libertà dei militari italiani.

sabato 28 novembre 2009

Giornata Nazionale del cane di pubblica utilità


Lo scorso mese di ottobre il cane NARDO GF 3071 condotto dall'Appuntato scelto Alfredo ZUS in forza alla Stazione S.A.G.F. di Cuneo è stato insignito del prestigioso riconoscimento "cani con le stellette" per l'anno 2009. L'evento ha avuto luogo in Roma nella splendida cornice di Piazza del Popolo, inserito nell'annuale edizione della Giornata Nazionale del cane di pubblica utilità e nel quadro delle celebrazioni per l'anniversario di fondazione del Corpo Forestale dello Stato. La consegna degli attestati e delle medaglie si è svolta alla presenza del Capo dello Stato che si è congratulato personalmente con il graduato. L'unità cinofila SAGF è stata premiata per una difficile operazione di soccorso che ha consentito di trarre in salvo due bambini di nove e quattro anni dispersi di notte in zona impervia.

http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/D.4e20f82f03ebb39788e9/P/BLOB:ID%3D1461

giovedì 26 novembre 2009

I PREMI AI FINANZIERI

LEGGE 15 NOVEMBRE 1973, n. 734


ART.5.
IN FAVORE DEL FONDO DI PREVIDENZA DEL PERSONALE DOGANALE COSTITUITO CON LEGGE 12 LUGLIO 1912,N.811 ,VANNO DISPOSTE ASSEGNAZIONI NELLA MISURA DEL 20 PER CENTO DELLE SOMME VERSATE DA ENTI E PRIVATI,IN CONTO ENTRATE EVENTUALI DEL TESORO AI SENSI DELLO ARTICOLO 2 DELLA PRESENTE LEGGE,PER SERVIZI STRAORDINARI NELLO INTERESSE DEL COMMERCIO EFFETTUATI DAL PERSONALE DOGANALE.
LA DIFFERENZA TRA LE SOMME AFFLUITE IN TESORERIA,AI SENSI DELL'ARTICOLO 2 DELLA PRESENTE LEGGE,PER I SERVIZI SVOLTI DAI MILITARI DELLA GUARDIA DI FINANZA E LA SPESA RELATIVA ALLA CORRESPONSIONE AGLI STESSI DEL TRATTAMENTO DI MISSIONE,PER I SERVIZI SVOLTI FUORI DELL'UFFICIO DOGANALE,È ASSEGNATA CON DECRETO DEL MINISTRO PER IL TESORO IN RAGIONE:
- DEL 23 PER CENTO AL FONDO DI PREVIDENZA PER SOTTUFFICIALI E MILITARI DI TRUPPA DELLA GUARDIA DI FINANZA;
- DEL 2 PER CENTO ALLA CASSA UFFICIALI DELLA GUARDIA DI FINANZA;
- DEL 74 PER CENTO AL FONDO DI ASSISTENZA PER I FINANZIERI PER ESSERE DISTRIBUITA IN PREMI AI MILITARI DEL CORPO,SECONDO CRITERI ANALOGHI A QUELLI FISSATI DALL'ARTICOLO 4 DELLA LEGGE 7 FEBBRAIO 1951, N.168 ,E MODALITÀ DA DETERMINARSI CON DECRETO DEL MINISTRO PER LE FINANZE;
- DELL'1 PER CENTO AL FONDO A DISPOSIZIONE DEL COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA PER ESSERE UTILIZZATO AI FINI ASSISTENZIALI IN FAVORE DEL PERSONALE IN SERVIZIO ED IN CONGEDO E PER LA CORRESPONSIONE DI PREMI AI MILITARI DISTINTISI IN OPERAZIONI DI SERVIZIO,SECONDO MODALITÀ DA DETERMINARSI CON DECRETO DEL MINISTRO PER LE FINANZE.
AL FONDO DI PREVIDENZA DEL PERSONALE DELLE IMPOSTE DI FABBRICAZIONE E DEI LABORATORI CHIMICI DELLE DOGANE E IMPOSTE INDIRETTE VIENE VERSATO IL 25 PER CENTO DELLE SOMME AFFLUITE IN TESORERIA,AI SENSI DELL'ARTICOLO 2 DELLA PRESENTE LEGGE,PER INDENNITÀ DOVUTE DAI PRIVATI PER LE ANALISI DELLE MERCI E PER I RISCONTRI TECNICI ESEGUITI FUORI ORARIO O FUORI SEDE DAL PERSONALE DEI LABORATORI CHIMICI DELLE DOGANE E IMPOSTE INDIRETTE;ALLO STESSO FONDO È ALTRESÌ ATTRIBUITO IL 40 PER CENTO SULLA DIFFERENZA TRA LE SOMME VERSATE DAI PRIVATI PER I SERVIZI SVOLTI DAL PERSONALE DELLE IMPOSTE DI FABBRICAZIONE E LE INDENNITÀ DI MISSIONE GIÀ LIQUIDATE AL PERSONALE STESSO.
AL FONDO DI ASSISTENZA PER I FINANZIERI È ASSEGNATA LA DIFFERENZA FRA LE SOMME AFFLUITE IN TESORERIA AI SENSI DELL'ARTICOLO 2 DELLA PRESENTE LEGGE,PER I SERVIZI RELATIVI ALLE IMPOSTE DI FABBRICAZIONE SVOLTI DAI MILITARI DELLA GUARDIA DI FINANZA E LA SPESA RELATIVA ALLA CORRESPONSIONE DEL TRATTAMENTO DI MISSIONE AI MILITARI STESSI.
IN FAVORE DEI FONDI DI PREVIDENZA PER IL PERSONALE DEL MINISTERO DELLE FINANZE,DELLE INTENDENZE DI FINANZA,PER IL PERSONALE DELL'AMMINISTRAZIONE PERIFERICA DELLE IMPOSTE DIRETTE,PER IL PERSONALE PROVINCIALE DELLA AMMINISTRAZIONE DEL CATASTO E DEI SERVIZI TECNICI ERARIALI E PER IL PERSONALE PERIFERICO DELLE TASSE E IMPOSTE INDIRETTE SUGLI AFFARI SONO AUTORIZZATI PRELIEVI IN MISURA COMPLESSIVA PARI AL 30 PER CENTO DEI GETTITI DERIVANTI DALL'APPLICAZIONE DELLA TABELLA A ALLEGATA AL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 OTTOBRE 1972,N.648 .LA RIPARTIZIONE DELLE SOMME IN FAVORE DEI FONDI DI PREVIDENZA SARÀ EFFETTUATA IN PROPORZIONE AL NUMERO DEGLI ISCRITTI DI CIASCUN FONDO TENENDO CONTO DELLA RITENUTA PREVISTA DALL'ARTICOLO 10 DEL DECRETO N.648 DEL 1972 NONCHÉ DI OGNI ALTRO PROVENTO IN FAVORE DEI FONDI STESSI,FERMO RESTANDO QUANTO DISPOSTO DALL'ULTIMO COMMA DELL' ARTICOLO 9 DEL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 26 OTTOBRE 1972,N.648 .
IN FAVORE DEL FONDO DI PREVIDENZA PER IL PERSONALE PROVINCIALE DELL'AMMINISTRAZIONE DELLE TASSE E DELLE IMPOSTE INDIRETTE SUGLI AFFARI SARANNO DISPOSTE,CON DECRETO DEL MINISTRO PER IL TESORO,ASSEGNAZIONI DI SOMME,NELLA MISURA STABILITA DALL' ARTICOLO 7 DELLA LEGGE 25 LUGLIO 1971, N.545 ,IN RELAZIONE AL VERSAMENTO ALLE ENTRATE EVENTUALI DEL TESORO,AI SENSI DELL'ARTICOLO 2 DELLA PRESENTE LEGGE,DEGLI EMOLUMENTI RISCOSSI DAI CONSERVATORI DEI REGISTRI IMMOBILIARI E DAI PROCURATORI DELLE TASSE E IMPOSTE INDIRETTE SUGLI AFFARI INCARICATI DEL SERVIZIO IPOTECARIO,AI SENSI DEL DECRETO-LEGGE 31 LUGLIO 1954,N.534 ,CONVERTITO,CON MODIFICAZIONI,NELLA LEGGE 26 SETTEMBRE 1954,N.870,E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI.
IN NESSUN CASO LE SOMME DA VERSARE,AI SENSI DEI PRECEDENTI COMMI,AI SINGOLI FONDI DI PREVIDENZA POSSONO SUPERARE L'IMPORTO DELLE SOMME VERSATE AGLI STESSI PER L'ANNO 1973.

DECRETO DEL MINISTRO DELLE FINANZE 9 GENNAIO 1975 N. 8762

False dichiarazioni per contributi Isee denunciate ventitrè persone


La Guardia di Finanza di Lanzo Torinese ha denunciato 23 persone per «falsità ideologica» finalizzata alla «truffa». L’inchiesta, svolta in collaborazione con alcuni Comuni e l’Inps, ha coinvolto un campione significativo di persone che avevano richiesto prestazioni sociali agevolate Isee (assegni di maternità, asili nido, mense scolastiche). Durante i controlli, però, è emerso, sottolineano le fiamme gialle, che «circa il 90% dei richiedenti avevano beneficiato delle provvidenze in assenza dei requisiti e dei presupposti individuati per legge». Le persone denunciate, per lo più residenti nei comuni di Lanzo Torinese e San Maurizio, falsificando le dichiarazioni sostitutive presentate all’Inps, avevano ottenuto sussidi, «confidando di non essere sottoposti a controllo». «Nei loro confronti, oltre alla segnalazione alla autorità giudiziaria, gli enti pubblici interessati - precisa la Guardia di Finanza - avvieranno una azione di restituzione delle somme indebitamente percepite».


http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/94222/

mercoledì 25 novembre 2009

INAUGURAZIONE ASILO NIDO DELL'ESERCITO A TORINO

(ANSA) - TORINO, 25 NOV - Inaugurazione domani dell'Anno Accademico 2009/2010 della Scuola di Applicazione di Torino. Alle 11, nell'aula magna del Palazzo dell'Arsenale, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'Armata Giuseppe Valotto, presiedera' la cerimonia. Sempre domani, ma alle 14, presso il Polo Alloggiativo Riberi, aprira' il nuovo Nido Aziendale.

sabato 21 novembre 2009

DAI MILITARI UN GRAZIE AI SINDACATI DI POLIZIA!


La forza della ragione
ovvero
”La più grande manifestazione del Siulp”
EDITORIALE DEL SEGRETARIO GENERALE FELICE ROMANO


C’eravamo quasi tutti in piazza a Roma Mercoledì 28 ottobre.
Tutti quelli, beninteso, che potevano esserci, valutando le esigenze di servizio e i compiti d’istituto.
Quarantamila poliziotti in piazza (cifra reale e non gonfiata) non sono roba da poco.
E’ un segnale netto, inequivocabile preciso, che non lascia scampo alcuno a chi di mestiere fa l’anguilla.
Come quei segretari, quei burocrati, quei portaborse che leggendo i monitor delle agenzie o ascoltando i resoconti degli amici o sgranando gli occhi dinanzi ai primi sommari resoconti della questura sul numero dei partecipanti, hanno vissuto una delle peggiori giornate della propria esistenza.
Impegnati da un lato a tranquillizzare il proprio capo, sempre più convinto della poderosa spallata che dalla nostra piazza sarebbe arrivata alla sua compagine governativa.
Dall’altro a supplicare gli amici, le mogli, i cugini e i clienti impiegati a tempo debito nelle centrali dei mass-media a “tener bassi i toni”, a “non enfatizzare l’evento”, a “non diffondere notizie che potrebbero creare sgomento tra la popolazione”.
Come se la popolazione, come dicono loro, subisse il danno più da chi denuncia che da chi lo determina e, nascondendolo, si attiva per mantenerlo in vita.
Tranquilli, colleghi la storia è vecchia come il cucco: non vi preoccupate se la stampa non ha dato il meritato risalto alla manifestazione (in altri Paesi i giornali ne avrebbero parlato in prima pagina per alcuni giorni).
Il messaggio è arrivato alle orecchie intasate di chi doveva ascoltare: tant’è che a poche ore dalla manifestazione già dal Viminale facevano sapere che il Ministro si sarebbe adoperato per la ricerca di nuovi fondi per il contratto.
Il nostro disperato e acuto urlo d’allarme sullo stato della sicurezza e dei poliziotti non è stato lanciato invano.
La nostra rabbia disciplinata e consapevole ha centrato il bersaglio: e il nostro ringraziamento va soprattutto ai cittadini che al passaggio del corteo hanno voluto stringersi attorno a noi, farci sentire la propria vicinanza in questa lotta per la sicurezza e per il pubblico interesse, in questa battaglia di civiltà per il progresso del nostro Paese, per il futuro dei nostri figli.
Poi va alle numerose personalità del mondo politico e ai parlamentari che hanno inteso sfilare con noi, testimoniando la valenza oggettiva delle nostre rivendicazioni, la condivisibilità delle nostre idee.
Ma senza farci ulteriori illusioni, specie se eccessive. Senza farci ulteriori speranze. Abbiamo oramai i capelli abbastanza bianchi per non sapere che chi protesta accanto a noi quando è all’opposizione spesso (anzi quasi sempre) diventa il nostro più accanito avversario quando passa al Governo.
Perché questo fatto è oramai abbastanza assodato: la politica di questo Paese non ha purtroppo compreso alcuni concetti che per noi sono elementari ed evidenti.
Primo: la sicurezza non è un costo ma è piuttosto un investimento. Investire sulla sicurezza vuol dire risparmiare sugli effetti nefasti del crimine giacché, è ora di ricordarlo, il danno arrecato annualmente dalla criminalità, organizzata e non, al Paese è quantificabile in una percentuale superiore di oltre due volte alle spese per la sicurezza: il 23% del PIL contro l’11,2% che viene investito annualmente.
Se in un qualsiasi supermercato aumentano i furti, il responsabile aumenta gli addetti alla sicurezza e, a fine mese, riduce il danno.
In Italia si fa esattamente il contrario: aumenta l’insidia del crimine ed il Governo riduce gli uomini delle forze di polizia, ne taglia i mezzi, ne aumenta l’esasperazione insultandoli. Se non è follia questa.
Secondo: il livello di sicurezza raggiunto va conservato con un’opera costante di “manutenzione” e non si può dare per acquisito in eterno.
La tendenza è invece quella opposta, quella di smantellare le strutture che sono servite a raggiungere determinati obiettivi il giorno stesso del conseguimento.
E’ stato fatto con le strutture antiterrorismo, antimafia, ma anche anti-microcriminalità. Esempi di allucinante, devastante miopia che documentano lo stato d’imperizia di chi è preposto alla cura d’interessi generali. Ora lo stanno facendo con l’intero sistema sicurezza e questo è intollerabile.
Terzo: lo scenario mondiale si evolve a ritmo veramente veloce in un’epoca, quella attuale che come nessun’altra finora risente degli effetti non solo positivi della globalizzazione e della rivoluzione informatica. Il nostro modello di polizia rimane nei secoli immobile, ancorato ad uno schema gerarchico-militare ideato agli albori del diciottesimo secolo e rinfrescato negli anni ’80 con una legge che tra l’altro non è stata mai attuata in fondo.
Rimane immobile perché nessuno ha idee o forse, (a pensar male si fa peccato ma talvolta s’indovina) perché non esiste un interesse condiviso a creare una polizia moderna, efficiente e capace di conseguire un’effettiva garanzia di sicurezza per i cittadini.
Perché insomma potrebbe esserci ancora l’idea, in qualche fascia residua del potere dominante, che una polizia di professionisti preparati e non inquadrati in una struttura eccessivamente “controllabile” in virtù di un modello militare, potrebbe creare più di un problema a chi ha ancora l’interesse di mantenere zone grigie nei rapporti tra politica di un certo livello e altri poteri.
Per questo noi rivendichiamo un vero riordino delle carriere e la contrattualizzazione della dirigenza, di storica importanza, ed un vero coordinamento delle forze di polizia che ne rafforzi l’efficienza e razionalizzi, ordinando in un modello di autorità civile, e non militare, il patrimonio professionale degli operatori della sicurezza.
Per questo e non per altro il SIULP, unitamente agli amici e ai colleghi degli altri sindacati delle forze di polizia è sceso in piazza con una delle più grandi manifestazioni della sua storia trentennale.
Sicuramente la più imponente. Perché grandi erano gli interessi in gioco, e i poliziotti, come sempre accade nei momenti difficili, l’hanno capito, mobilitandosi con una passione tale da bucare “l’ostracismo di regime” arrivando dritti al cuore della gente.
Ma la manifestazione, che ha creato consenso intorno alla nostra causa, che ha rotto il muro di silenzio innalzato dagli emissari del potere fine a se stesso e il distacco del sindacalismo mestierante che s’è insediato purtroppo anche tra di noi, deve adesso essere tesaurizzata.
Tocca a noi appartenenti al SIULP, al Sindacato “vero”di polizia, quello che davvero ha a cuore gli interessi dei cittadini dei colleghi e del Paese, continuare la giusta battaglia, la nobile guerra per la sicurezza, la democrazia e la libertà.
Perché nessuna libertà può essere vissuta se manca la sicurezza. E chi fa finta di non sentire o di non capire lo sa fin troppo bene.
Tra le varie foto della nostra manifestazione a Roma ce n’è una che da sola vale trent’anni della nostra storia: ritrae un collega che mentre sfila in corteo si ferma per fare l’elemosina ad una vecchietta.
Ma quale Paese al mondo ha poliziotti di questo calibro? Noi siamo convinti che non ce ne siano molti. E questo non vuol essere un atto di auto celebrazione ma, semmai, una presa di coscienza di ciò che pensano di noi gli altri.
Nella nostra attività quotidiana ci accompagna sempre una domanda, soprattutto nei momenti in cui bisogna dare corso alla delega della rappresentanza scegliendo cioè ciò che serve alla categoria, ai cittadini e alla sicurezza del Paese.
Ma stiamo facendo la cosa giusta? Ma è responsabile la posizione che stiamo tenendo?
Voglio riportare qui di seguito, tra le centinaia e centinaia che ci sono pervenute, lo stralcio di una e mail che unCollega carabiniere ha voluto inviarci la sera stessa della manifestazione nazionale. La voglio condividere perché credo che sia esaustiva sulla percezione della fondatezza del nostro agire, anche in quella giornata e perché, forse ci illudiamo ma in questo caso ci piace farlo, da un senso concreto a ciò che quotidianamente facciamo.
“Gentile segretario, chi scrive è un carabiniere. Si figuri che quando mi sono arruolato non conoscevo neanche la differenza tra un corpo ad ordinamento civile ed uno ad ordinamento militare ma mi sono bastati pochi mesi di servizio per capirlo. Con queste poche righe voglio esprimere a lei e a tutto il suo staff i miei più sentiti ringraziamenti per le lotte che fate per tutti noi. Purtroppo alcuni giovani poliziotti stanno mettendo in discussione il sindacato, non so e non voglio sapere spinti da cosa o da chi e da quali promesse, ma a questi giovani colleghi vorrei solo suggerire di guardarsi intorno. Se oggi sono liberi di dire e fare proposte migliorative delle condizioni di vita e di lavoro, lo devono alle lotte dei sindacati; certo arrivare alla fine del lavoro e goderne i frutti, è comodo ma bisogna anche comprendere e ricordare quanto è successo a monte. I sindacati sono stati a lungo osteggiati ma visto che con e loro lotte hanno ottenuto la fiducia degli operatori, adesso si tenta di minarli dalla loro base, gli iscritti. Solo quando non si ha più un qualcosa lo si rimpiange.
Vorrei solo ricordare a questi giovani colleghi che oltre 100 mila colleghi con le stellette non possono esprimere liberamente ciò che pensano su di un argento qualsiasi. I loro rappresentanti possono fare ben poco. E questo non è edificante quando fai turni massacranti, senza riposi settimanali e alla fine dell’anno, solo perché non sei “allineato” al tuo superiore vieni classificato “inferiore alla media” pur facendo lo stesso identico servizio di un parigrado che, invece, “è fidanzato” con il suo capo ufficio.
Se provi a rappresentare il problema alla nostra “scala” gerarchica ti rispondono che sei militare, che c’è una scala gerarchica e che devi ubbidire; o anche “qui comando io e si fa così”.
Non hai nessuna organizzazione che ti tutela. Un esempio lampante, il carabiniere di quartiere che va in giro da SOLO al contrario del poliziotto di quartiere. Il problema è arrivato alle alte sfere che, semplicemente,
hanno ignorato la cosa dicendo: “è previsto così farete così”, alla faccia della sicurezza. O ancora persone con procedimento disciplinare per auto lasciate in sosta in doppia fila in caserma da altri anche se con le chiavi attaccate.
Servizi cambiati all’ultimo momento, riposi che non sono un diritto ma una “concessione” solo come e quando dicono i superiori. Ma stiamo scherzando,… e altre cose che non potete nemmeno immaginare. Il benessere del personale?… non è argomento che si può trattare in ambiente militare….
Noi siamo all’età della pietra e dobbiamo ringraziare voi per ogni progresso fatto, per ogni rinnovo contrattuale concluso.
Io inviterei i giovani a fare due mesi di esperienza in un corpo militare per poi tornare; vedrete che a quel punto si iscriveranno di corsa. Speriamo bene…. se Maroni ci riesce, io sarò il vostro primo iscritto
Grazie (preferisco rimanere anonimo per ovvi motivi…. da noi le ritorsioni sono all’ordine del giorno).”


Ringraziamo noi questo collega, auspicando che anch’egli quanto prima possa avere il sindacato per la tutela dei suoi diritti, e perché egli, insieme alla foto che abbiamo scelto tra le tante della manifestazione che simbolicamente racchiude tutto l’essere poliziotto, conforta anche noi del nostro perenne dubbio….
Stiamo facendo la cosa giusta.

venerdì 20 novembre 2009

LO SPORT DI STATO E IL MURO RESISTONO SOLTANTO IN ITALIA

I trionfi azzurri ai Giochi grazie alle società militari

PARADOSSI Nella Ddr erano vittorie di regime e «truccate». Da noi un modo per sopravvivere

Guardando oltre il muro credevamo di avere riscoperto lo sport di Stato. Apparteneva ai regimi, era il nostro alibi dinanzi alle sconfitte, era il loro peccato confortato da mille vittorie, roba che puzza di caserma, di camerate ammuffite e, infine, di siringhe dopanti. Berlino era la stazione della vergogna e dell’umiliazione, i vopos cancellavano la libertà degli uomini e delle donne, alcune di queste trasformate, non meglio e bene identificate, il resto era buio, era silenzio. Venne poi un’altra Berlino, sarebbe diventata la tappa del nostro trionfo mondiale, nel football. Basta riflettere, tra un gol e l’altro, per rendersi conto che lo sport di Stato esiste e resta fondamentale nel nostro Paese, discipline non da regime semmai da reggimento, in un socialismo meno reale ma pieno di reality, nemmeno scherzando troppo. L’Italia dei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato, Fiamme gialle, Fiamme azzurre, Fiamme oro, Vigili del fuoco, Carabinieri, Marina e Aeronautica, Polizia penitenziaria, atleti di ogni arma, ori, argenti, bronzi alle Olimpiadi e ai campionati europei e mondiali, cronaca e storia del nostro sport, dilettanti non allo sbaraglio ma in divisa di appartenenza, stipendiati, poco e male, dallo Stato, dunque da noi stessi cittadini, un esercito di volontari, ausiliari, soldati dell’atletica, del canottaggio, del sollevamento pesi, della boxe e della scherma, militi dei tuffi, del nuoto, del judo e del tiro, poliziotti e carabinieri non più odiati, insultati, derisi nelle barzellette ma esaltati e celebrati in occasione dell’evento, eroi per caso e di comodo, tuttavia trascurati e poi dimenticati il giorno appresso il trionfo, la medaglia, la vittoria, la passerella dinanzi al capo dello Stato, il titolo onorifico, il cavalierato, una pergamena e la fotografia di gruppo. Il Coni incassa e porta a casa, vive e regna su e con questo esercito senza armi, gli italiani del jogging, e i palestrati con il gel sopra e dentro la testa, non sanno ma partecipano alla festa, sventolano il tricolore e strillano tanto per fare casino di piazza. Soltanto il calcio se ne frega, non ha bisogno delle fiamme gialle, azzurre, oro, ha i suoi fuochi fatui personali, privilegiati, esclusivi, viaggia in top class, allo Stato chiede favori, spalma le tasse, è coperto di debiti, chiagne e fotte, spaccia l’allenamento per lavoro, esige, si chiude nei suoi bunker di cachemire. Ognuno si merita il muro che ha, basta farsi un giro nei vari campi di lavoro (stavolta direbbero di allenamento, no?) per capire che cosa voglio intendere, basta tentare di avvicinarsi a un calciatore, a un allenatore ed ecco che tornano i vopos, miserabili guardie dell’ovvio, ecco che rispunta il muro, vero e proprio, eretto per non svelare verità epocali, scoperte della scienza umana, segreti dell’universo, kamasutra tattici smascherati al primo autogol. Nel mondo della sedicente comunicazione, ipertecnologica, cibernetica, iphonica, trionfa l’incomunicabilità, finite le interviste faccia a faccia, sfilano le facce e basta, un battito di ciglio, un mormorio o un colpo di tosse diventano l’unico appiglio per un lungo articolo di fondo. Basta cambiare disciplina e si passa dallo sport di Stato allo stato dello sport, quello nostrano, il football dico, laddove anche la nazionale militare è scomparsa dagli almanacchi per lasciare il posto, nelle cronache dei giornali e delle televisioni, a rappresentative più gloriose come la nazionale dei cantanti, quella dei ristoratori e quella, ovviamente la più onorevole, dei parlamentari. Allegria.

Tony Damascelli

il Giornale - Martedì 10 novembre 2009

martedì 17 novembre 2009

AUDIZIONE AL SENATO DEL COMANDANTE GENERALE



Legislatura 16º - 4ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 98 del 10/11/2009

DIFESA (4ª)

MARTEDÌ 10 NOVEMBRE 2009
98ª Seduta

Presidenza del Presidente
CANTONI

Interviene, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza, generale di corpo d'armata Cosimo D'Arrigo, accompagnato dal generale di brigata Giuseppe Zafarana e dal colonnello Antonio Sebaste.


La seduta inizia alle ore 15,10.


SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI

Il presidente CANTONI comunica che, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, sono state chieste l’attivazione dell’impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione radiofonica e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.

Poiché non vi sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.

Il PRESIDENTE avverte che la pubblicità della seduta sarà inoltre assicurata attraverso la resocontazione stenografica, che sarà disponibile in tempi rapidi.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sulla condizione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare: audizione del Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza

Riprende l’indagine conoscitiva, sospesa nella seduta del 4 novembre scorso.

Il generale D’ARRIGO rileva preliminarmente che la Guardia di finanza rappresenta un modello -unico in Europa- di Forza di polizia specialistica a ordinamento militare, con competenza generale per la prevenzione e la repressione degli illeciti economici e finanziari. Tale caratterizzazione si concretizza, in partIcolare, in una missione incentrata nella tutela degli interessi finanziari dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali e dell’Unione Europea, nel presidio del segmento economico, e nelle attività concorsuali rispetto alle altre Forze di polizia in tema di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché, rispetto alle Forze armate in materia di difesa militare. Da ciò discende una connotazione altamente qualificata e professionalizzata nelle materie giuridiche, economiche e finanziarie che si esplica attraverso funzioni di polizia giudiziaria, di polizia tributaria e di pubblica sicurezza e che si concretizza nelle diverse tipologie di servizio svolte dal Corpo, ivi compresa quella espletata in mare.
Sulla base di tali premesse, la condizione del personale assume un ruolo fondamentale, in quanto la motivazione, la professionalità, il benessere e la coesione rappresentano condizioni imprescindibili per conferire all’istituzione piena funzionalità ed efficienza. In tale ottica assumono una prioritaria importanza i meccanismi di sviluppo della carriera, il trattamento economico, l’attenzione alla preparazione e all’aggiornamento professionale, una politica di impiego in grado di coniugare le esigenze dell’amministrazione con quelle dei singoli e le disponibilità infrastrutturali e tecnologiche.
Con riferimento, quindi, alla motivazione del personale, osserva che un ruolo centrale è rivestito dalle aspettative che gli appartenenti al Corpo ripongono nel miglioramento dei propri profili di carriera e del relativo trattamento economico. Al riguardo, la Guardia di finanza ha sempre valutato positivamente l’avvio di un progetto di riordino delle carriere, richiedendo il suo pieno coinvolgimento in tutti i lavori interforze e governativi della specie affinché si potesse pervenire ad una soluzione armonica ed equilibrata. In particolare, nel corso dell’attuale legislatura sono ripresi i lavori tra le amministrazioni facenti parte del comparto sicurezza e difesa, muovendo dallo schema generale di cui al disegno di legge n. 3755 della scorsa legislatura ed al fine di addivenire a un testo di legge-delega pienamente condiviso. Inoltre, sempre in sede di riordino dei ruoli e delle carriere occorrerà, porre rimedio alle situazioni di disallineamento (determinatesi, all’indomani dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 136 del 2004), tra i marescialli delle Forze armate e gli ispettori dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo, a svantaggio di questi ultimi.
Particolare rilevanza, sotto l’aspetto motivazionale, assume poi il trattamento economico, considerato che le prestazioni lavorative richieste al personale del Corpo si caratterizzano, tra l’altro, per l’elevato bagaglio tecnico richiesto ai singoli in materie particolarmente complesse. In proposito, l’oratore sottolinea che, nel tempo, i militari delle varie categorie, con particolare riferimento agli ufficiali e agli ispettori, acquisiscono un patrimonio di conoscenze talmente poliedrico, raffinato e specialistico da renderli notevolmente appetibili sul mercato del lavoro, con il conseguente costante pericolo che possano essere sottratti alla disponibilità del Corpo a causa delle migliori condizioni retributive e di stabilità di sede offerte dal contesto civile.
Tale, delicata questione è stata sollevata in più circostanze sia dalle amministrazioni interessate che dalle rappresentanze del personale, e sarebbe auspicabile intraprendere le necessarie iniziative affinché sia introdotta nell’ordinamento una norma in grado di soddisfare le predette, specifiche esigenze. Inoltre, in aggiunta alla più generale problematica del riconoscimento della "specificità" del Corpo, appaiono meritevoli di particolare attenzione due aspetti ulteriori: il rinnovo del contratto per il biennio economico 2008-2009, le cui trattative si sono interrotte, e l’esigenza di dare attuazione a quanto disposto dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, in ordine all’indennità di comando terrestre, che permetterebbe di perequare i militari del Corpo sia con quelli delle Forze armate (già beneficiari della medesima indennità), sia con quelli delle Forze di Polizia impiegati nel comparto navale (che fruiscono di una indennità supplementare di comando navale).
Strettamente connessa alla problematica economica è anche quella del trattamento previdenziale del personale, dove la necessità di contenere la spesa ha reso indispensabile il ricorso a forme di previdenza complementare. Nel dettaglio, la necessità di dare al più presto attuazione alla previdenza complementare per gli appartenenti al Comparto risulta particolarmente evidente ove si consideri che, a seguito della cosiddetta "riforma Dini", le classi di personale più giovane risultano penalizzate da un meccanismo previdenziale di natura contributiva insufficiente a garantire, all’atto del congedo, l’erogazione di un adeguato trattamento pensionistico.
Relativamente, quindi, alla disciplina del trattamento economico e normativo del personale impegnato nelle missioni internazionali, l’oratore rileva che essa è recata da apposite disposizioni che inserite di volta in volta nell’ambito dei provvedimenti legislativi con cui periodicamente si dispone il finanziamento delle missioni internazionali. Tali disposizioni hanno, però, un’efficacia limitata nel tempo e sono fonte, altresì, di incertezze sulle regole applicative e di criticità di coordinamento che non garantiscono uniformità di trattamento del personale delle varie Forze Armate e Forze di Polizia.
Il generale D’Arrigo passa successivamente ad illustrare le problematiche inerenti la professionalità del personale, osservando che il possesso di un adeguato bagaglio di conoscenze in campo giuridico, economico e finanziario rappresenta il presupposto di base affinché l’Istituzione possa adempiere le proprie missioni a tutela del bilancio nazionale e dell’Unione Europea. In particolare, la Guardia di finanza provvede alla formazione di base delle varie categorie di personale attraverso cicli addestrativi differenziati e calibrati in ragione degli specifici compiti che esse dovranno assolvere nell’esercizio delle funzioni. Le attività che si svolgono negli istituti di istruzione sono articolate in lezioni in aula, esercitazioni pratiche, partecipazione a conferenze, spazi dedicati all’educazione fisica e allo sport, nonché, soprattutto, in periodi destinati allo studio delle materie previste dagli ordinamenti didattici dei vari corsi. Sotto il profilo infrastrutturale, gli interventi di adeguamento degli istituti di formazione sono poi stati ispirati a moderni criteri di funzionalità degli ambienti alloggiativi, di lavoro e di studio.
Sulla base di queste premesse, viene elaborato dallo Stato maggiore un piano della formazione, in cui vengono programmati i corsi informativi, di aggiornamento, di qualificazione, di specializzazione e di abilitazione da svolgere presso gli Istituti di istruzione deputati alla post formazione. Nel dettaglio, la Scuola di Polizia tributaria organizza corsi prevalentemente nell’area della polizia economica e finanziaria e delle lingue straniere, mentre il Centro di addestramento e di specializzazione di Orvieto e la Scuola alpina di Predazzo sono gli istituti di riferimento per la polizia di sicurezza. Analogamente, il Centro Aeronavale di Specializzazione di Gaeta cura l’organizzazione dei corsi di post formazione per il comparto aeronavale. Inoltre, grazie alla metodologia di e-learning, è stato possibile incrementare di più del 100 per cento il numero complessivo dei discenti negli ultimi 3 anni, passando da 14.636 unità nel 2007 a 20.121 frequentatori nel 2008, per arrivare, infine, a 30.408 militari nel corrente anno. In ogni caso, l’e-learning svolge sempre una funzione complementare rispetto alla formazione tradizionale, in quanto consente di uniformare la preparazione del personale sulle parti più nozionistiche dei corsi e di lasciare all’aula l’approfondimento delle tematiche più articolate: il blended learning, corrispondente, per l’appunto, alla combinazione tra attività on line e corsi residenziali, costituisce, peraltro, il prossimo obiettivo del 2010 nel sistema della formazione della Guardia di finanza.
Con riferimento alle condizioni di vita e di lavoro, l’oratore pone preliminarmente l’accento sul rilevante deficit di personale rispetto alle dotazioni organiche fissate per legge: nei ranghi della Guardia di finanza risulta, infatti, un disavanzo complessivo di 5.748 militari, pari all’8,4 per cento della forza organica, cui si affianca il preoccupante aumento degli esodi, legato soprattutto ai numerosi congedi a domanda di coloro che hanno maturato diritto a pensione sulla base del previgente sistema contributivo. Ciò rende indispensabile l’immediato ripristino del turn over al fine -quanto meno- di non aggravare l’attuale carenza. Le insufficienti risorse rispetto alle dotazioni di legge influenzano, poi, in modo rilevante le condizioni di lavoro del personale, con moltissimi reparti (ubicati soprattutto al nord) costretti a lavorare costantemente al limite delle proprie capacità operative e talora in condizioni emergenziali.
Relativamente al patrimonio immobiliare, rileva quindi che il Corpo dispone attualmente di soli 2.000 alloggi (1.437 riservati agli incarichi svolti e 563 in temporanea concessione), che giungeranno a essere quasi 2.400 al termine del programma di potenziamento infrastrutturale in corso. A questi si aggiungono circa 800 unità abitative nella disponibilità di appartenenti al Corpo a seguito di iniziative adottate in ambito locale. Si tratta, tuttavia, di una dotazione assolutamente insufficiente in rapporto alle oltre 68.000 unità che compongono la forza organica della Guardia di finanza, e, proprio in ragione di ciò, è stata disposta la costituzione, nell’ambito dello Stato Maggiore, una cabina di regia con lo scopo di sviluppare una politica volta ad incrementare il patrimonio alloggiativo, ad agevolare il personale nel reperimento di alloggi da acquistare ed a ridurre il disagio conseguente ai trasferimenti. Alla luce delle criticità evidenziate, il Corpo ripone pertanto grandi speranze nelle iniziative che l’Esecutivo sta adottando sul versante legislativo. Infatti, il Governo ha sottoscritto - tra le altre - due dichiarazioni con le quali si è impegnato a promuovere idonee iniziative al fine di consentire alle cooperative edilizie composte da appartenenti alle Forze armate e di polizia di ottenere l’assegnazione gratuita di terreni, nonché di immobili dismessi o in via di dismissione da parte del Ministero della difesa, e ad assumere le iniziative necessarie per la predisposizione di un piano pluriennale per la realizzazione e l’assegnazione di alloggi di servizio per il personale del Comparto sicurezza e difesa.
Grande rilevanza hanno, altresì, le iniziative adottate dal Corpo per l’osservanza di tutte le prescrizioni vigenti in tema di salubrità e sicurezza dei luoghi di svolgimento del servizio, nonché in tema di risparmio energetico, oltre a diverse sono azioni mirate a garantire un’adeguata assistenza al personale sotto il profilo economico, sanitario, psicologico e legale.
Per quanto attiene alla condizione del personale femminile, osserva quindi che le donne hanno rappresentato circa il 25 per cento dei candidati ai concorsi per l’arruolamento nell’ultimo triennio, con una percentuale di vincitrici attestatasi intorno al 20 per cento. La componente femminile non incorre, poi, in alcuna disparità di trattamento rispetto a quella maschile in tema di avanzamento, mentre, sotto il profilo dell’impiego, le donne sono inserite in tutti i contesti lavorativi, sia di staff che operativi, ed anche in tema di mobilità non si rilevano particolari criticità.
Relativamente al fattore della coesione, risultante dalle motivazioni, dal costante desiderio di migliorare e dal senso di appartenenza del personale, l’oratore precisa che un ruolo fondamentale è svolto dalla particolare la condizione di militarità del Corpo, che contribuisce in maniera determinante alla compattezza e alla coesione dell’Istituzione. Lo status militare determina infatti l’accentuazione dei doveri del personale, per il cui puntuale assolvimento l’ordinamento ha apprestato forme di garanzia particolarmente stringenti nell’interesse generale. A tali obblighi si uniscono poi le incombenze connesse alle qualifiche rivestite dal personale nel campo della polizia giudiziaria, della pubblica sicurezza e della polizia tributaria, cui sono correlate elevate responsabilità ad ogni livello, che permangono anche oltre l’orario di servizio. In tale contesto rileva anche l’esigenza di effettuare un’adeguata rivisitazione dei codici penali militari, con l’esplicita contemplazione del concerto del Ministro dell’economia e delle finanze (da cui il Corpo dipende), ai fini dell’adozione dei pertinenti provvedimenti attuativi, e facendo sì che l’opera di armonizzazione con il diritto penale comune investa anche le previsioni penali militari collocate all’esterno del sistema codicistico (come la collusione in contrabbando).
Sempre relativamente al tema della coesione, sottolinea sa ultimo il ruolo della rappresentanza militare, i cui organi svolgono una funzione fondamentale nella valutazione della condizione del personale, osservando altresì che la revisione delle norme a fondamento dell’istituto, ancorché urgente e necessaria, dovrebbe tenere conto di quanto sottolineato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 449 del 1999 in ordine alla compatibilità con i caratteri di coesione interna e neutralità dell’ordinamento militare. In ragione di ciò, appare necessario che gli organi di rappresentanza mantengano la propria autonomia nell’esame delle questioni di pertinenza del Corpo e che la relativa autorità di riferimento rimanga il Comandante generale, unico responsabile verso il Ministro dell’economia e delle finanze per la risoluzione delle problematiche sollevate dai delegati.

La senatrice PINOTTI (PD) osserva che la contemporanea presenza in mare, con compiti analoghi, di unità appartenenti a Corpi e Forze armate differenti potrebbe dar luogo ad inopportune sovrapposizioni.
Pone quindi l’accento sia sul rilevante contributo fornito dalla Guardia di Finanza nelle operazioni internazionali, sia sulla necessità di riforma della legislazione penale militare.

Replica il generale D’ARRIGO, osservando che la particolare situazione di contemporaneo intervento di più unità navali con compiti analoghi è riscontrabile solo a largo dell’isola di Lampedusa al fine di fare più efficacemente fronte al fenomeno dell’immigrazione clandestina. In tutti gli altri contesti, invece, la Guardia di finanza, le Capitanerie di porto e la Marina militare operano secondo le loro specifiche attribuzioni.

Poiché nessun altro chiede di intervenire il presidente CANTONI, dopo aver ricordato che ciascun Commissario potrà comunque far pervenire anche dei quesiti scritti al generale D’Arrigo, ringrazia lo stesso per essere intervenuto, dichiarando contestualmente conclusa l’odierna procedura informativa.

Il seguito dell’indagine conoscitiva è quindi rinviato.


La seduta termina alle ore 16,10.

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno