
“Ormai non si riescono a trovare parole adatte per esprimere quel profondo senso di abbandono e di isolamento che attraversano le fila della Polizia di Stato e soprattutto non si riesce a far comprendere all’opinione pubblica quanto sia lontano il vivere quotidiano dei Poliziotti dalle false immagini propinate da stupide fiction e dai, ahinoi, reali atteggiamenti della politica”. Con queste parole e con un profondo senso di amarezza, Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il Sindacato Indipendente di Polizia - commenta la notizia resa nota ieri: il Reparto Scorte di Palermo non avrebbe più la carta per stampare gli ordini di servizio quotidiani del personale. E allora riciclerebbe vecchi fogli, annullandone il fronte e stampando sul retro. Così capita che, tra
quei mucchi di carta riutilizzata, si trovi anche l’originale dell’ordine di servizio del 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci. “Il mio profondo senso di amarezza – dice il leader del Coisp - deve essere occultato e mascherato dalla volontà mia e del Sindacato che rappresento di inculcare nella gente quanto siano assurde le contraddizioni che ogni giorno viviamo e quanto invece siano lontane dalla verità le dichiarazioni di certi esponenti governativi che ci descrivono lagnosi e insoddisfatti. Se un documento che in un diverso e più gratificante clima istituzionale sarebbe stato elevato a rango di reliquia per onorare la memoria di chi è caduto in servizio per difendere lo Stato nella sua espressione più alta di difesa, deve essere riciclato per esercitare le
minime funzioni giornaliere in un Reparto, quello scorte di Palermo, che ha sempre conosciuto l’emergenza e cui è delegata la tutela dei big della politica e della magistratura, allora vuol dire che due sono le condizioni venutesi a creare: o esiste una particolare e distante disattenzione particolare e locale dal significato di quel pezzo di carta ovvero, e noi vediamo questa come verità, ci ritroviamo a denunciare un’ulteriore caso di “armiamoci e partite”, una delle tante farse cui il semplice Poliziotto partecipa nel ruolo più scomodo.
Difendere il cittadino, osservare e far osservare le leggi, tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, comporre i dissidi privati, intervenire in quelli pubblici e, di converso, armarsi delle proprie iniziative, del proprio ingegno per guadagnarsi una pagnotta dal sapore amaro, - continua Franco Maccari - fare i salti mortali per trovare la carta per i servizi o per la denuncia, la benzina per le Volanti, le auto minimamente efficienti per le scorte. In altre Amministrazioni dello Stato e negli Enti territoriali addirittura esistono surplus, vengono accantonati fondi per sfarzose celebrazioni, vengono accantonati mobilio e suppellettili perché inutilizzati, vengono impiegate autovetture nuove e sicure, vengono stanziati benefit e premi produzione di tutti i tipi. Noi non vogliamo godere di attenzioni o di lussi estremi, ma chiediamo di essere messi nelle normali condizioni per lavorare e per lavorare bene. Tali condizioni non esistono e continuano invece a esistere i falsi luoghi comuni sull’impiego dei Poliziotti, ignoranti prese di posizioni di chi con la sicurezza ci “gioca”, pretestuose voglie di tagli all’economia asfittica delle nostre casse, inconciliabili prese di posizione di esponenti governativi che per voglia di apparire o per un senso demagogico squallido, ci attaccano e respingono le ragioni del nostro disagio. Oltre la carta, - conclude il Segretario Generale del Sindacato Indipendente di Polizia - manca anche la consapevolezza di
quello che facciamo e di come lo facciamo. Tutto ciò a dispetto di risultati esaltanti sotto il profilo repressivo e di risultanti esaltanti sotto il profilo della considerazione che la maggior parte dell’opinione pubblica ha di noi.
quei mucchi di carta riutilizzata, si trovi anche l’originale dell’ordine di servizio del 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci. “Il mio profondo senso di amarezza – dice il leader del Coisp - deve essere occultato e mascherato dalla volontà mia e del Sindacato che rappresento di inculcare nella gente quanto siano assurde le contraddizioni che ogni giorno viviamo e quanto invece siano lontane dalla verità le dichiarazioni di certi esponenti governativi che ci descrivono lagnosi e insoddisfatti. Se un documento che in un diverso e più gratificante clima istituzionale sarebbe stato elevato a rango di reliquia per onorare la memoria di chi è caduto in servizio per difendere lo Stato nella sua espressione più alta di difesa, deve essere riciclato per esercitare le
minime funzioni giornaliere in un Reparto, quello scorte di Palermo, che ha sempre conosciuto l’emergenza e cui è delegata la tutela dei big della politica e della magistratura, allora vuol dire che due sono le condizioni venutesi a creare: o esiste una particolare e distante disattenzione particolare e locale dal significato di quel pezzo di carta ovvero, e noi vediamo questa come verità, ci ritroviamo a denunciare un’ulteriore caso di “armiamoci e partite”, una delle tante farse cui il semplice Poliziotto partecipa nel ruolo più scomodo.
Difendere il cittadino, osservare e far osservare le leggi, tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, comporre i dissidi privati, intervenire in quelli pubblici e, di converso, armarsi delle proprie iniziative, del proprio ingegno per guadagnarsi una pagnotta dal sapore amaro, - continua Franco Maccari - fare i salti mortali per trovare la carta per i servizi o per la denuncia, la benzina per le Volanti, le auto minimamente efficienti per le scorte. In altre Amministrazioni dello Stato e negli Enti territoriali addirittura esistono surplus, vengono accantonati fondi per sfarzose celebrazioni, vengono accantonati mobilio e suppellettili perché inutilizzati, vengono impiegate autovetture nuove e sicure, vengono stanziati benefit e premi produzione di tutti i tipi. Noi non vogliamo godere di attenzioni o di lussi estremi, ma chiediamo di essere messi nelle normali condizioni per lavorare e per lavorare bene. Tali condizioni non esistono e continuano invece a esistere i falsi luoghi comuni sull’impiego dei Poliziotti, ignoranti prese di posizioni di chi con la sicurezza ci “gioca”, pretestuose voglie di tagli all’economia asfittica delle nostre casse, inconciliabili prese di posizione di esponenti governativi che per voglia di apparire o per un senso demagogico squallido, ci attaccano e respingono le ragioni del nostro disagio. Oltre la carta, - conclude il Segretario Generale del Sindacato Indipendente di Polizia - manca anche la consapevolezza di
quello che facciamo e di come lo facciamo. Tutto ciò a dispetto di risultati esaltanti sotto il profilo repressivo e di risultanti esaltanti sotto il profilo della considerazione che la maggior parte dell’opinione pubblica ha di noi.
Noi continueremo su questa linea, speriamo che altri facciano la loro parte!”. 



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