domenica 29 giugno 2008

NONNI E BAMBINO SALVATI DAL ROGO

Una coppia e il loro nipote portati fuori dall’appartamento in fiamme da alcuni finanzieri e un barista

AVIGLIANA - Sei il coordinatore dei Vigili del fuoco volontari del locale distaccamento, ti chiamano per un incendio, e mentre con il mezzo ti dirigi sul luogo indicato, ti rendi conto che è l’abitazione dei tuoi suoceri. È successo a Paolo Giordano, mercoledì pomeriggio intorno alle 14,15. La chiamata d’emergenza arriva dalla Tenenza della Guardia di Finanza, in piazza del Popolo, e dal bar Piemonte, all’angolo con corso Laghi. Dall’altra parte della strada, al 259, esce fumo dalle finestre dell’abitazione al primo piano. Se ne è accorta una pattuglia delle Fiamme gialle che stava rientrando da un servizio. Attraversano la strada, suonano al citofono, non risponde nessuno. Si fanno aprire dai vicini, salgono la scala, bussano e suonano il campanello. Nessuna risposta. Allora decidono di sfondare la porta, e nel soggiorno vedono le fiamme ed un fumo denso. Chiamano, e rispondono A.G., 74 anni, ed il nipote L.G., 14. Non si erano accorti del fumo e dell’incendio, perché erano dall’altra parte dell’abitazione. Il marito dell’anziana, B.A., 81 anni, sta dormendo, e ha difficoltà di deambulazione. Alcuni finanzieri, insieme a Jimmy, il ragazzo del bar, se lo caricano in spalle, aiutano gli altri due a scendere e li mettono in salvo dall’altra parte della strada. «Noi, intendo i Vigili del fuoco, poi siamo arrivati in fretta, e per fortuna i danni ci sono, ma sono limitati. L’importante è che i miei suoceri ed il ragazzo stiano bene», racconta Giordano. Certo un’esperienza sgradevole dover soccorrere i propri cari, ma nei piccoli paesi può succedere. «Mi è già capitato altre volte, non lo auguro a nessuno. Comunque tutto è finito bene». Sono arrivate anche un’autopompa ed un’autoscala dei pompieri di Torino. Il resto dell’edificio non ha subito danni. Jimmy, del bar Piemonte, si schernisce: «Ma non ho fatto nulla di che. La mia collaboratrice ha visto il fumo, io ho solo chiamato il 115 e poi sono andato di là a vedere se potevo dare una mano. Non è il caso di ricamarci sopra…». Eppure, è proprio grazie alla curiosità e alla prontezza di spirito delle Fiamme Gialle e del barista che l’incendio non si è trasformato in tragedia. Pare che le fiamme siano scaturite da un corto circuito.


Elisa Bevilacqua


28/06/2008




giovedì 26 giugno 2008

STAFFETTA TRA GENERALI. AL COMANDO REGIONALE ADESSO C’È MICHELACCI


Il saluto del generale Mango: «Lascio a malincuore Torino e il Piemonte ma con la consapevolezza di aver conseguito ottimi risultati»
il Giornale del Piemonte • Venerdì 27 giugno 2008
«Raccolgo l’eredità di un comando efficiente e impronterò il mio lavoro lungo le direttrici tracciate dal mio predecessore che hanno lasciato un segno. Confido di fare qualcosa di aggiuntivo e positivo per la collettività su più versanti, dall’equità fiscale alla sicurezza economico- finanziaria, dalla lotta ai patrimoni illeciti e al riciclaggio », queste le prime parole del generale di Divisione Mauro Michelacci, da oggi alla guida della Finanza piemontesi.
Michelacci ha preso il posto del generale di divisione Giuseppe Mango, che dopo circa quattro anni, lascia il comando per frequentare, nella Capitale, un corso di alta qualificazione per Ufficiali Generali, presso l’Istituto Alti Studi della Difesa (I.A.S.D.).
Il nuovo comandante ha al suo attivo importanti incarichi tra i quali, con riferimento all’ultimo decennio, quello di Comandante del
Corso Superiore di Polizia Tributaria, della 10ª Legione della Guardia di Finanza e in seguito, con il grado di Generale di Brigata, del Comando Regionale Campania. È stato, successivamente, Capo di Stato Maggiore dell’Ispettorato per gli Istituti d’Istruzione ed ha poi retto, nell’ambito del Comando Generale, l’Ufficio di Collegamento con il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ultimo incarico dal quale proviene.
Ieri nella cornice della caserma Emanuele Filiberto Duca d’Aosta si è svolta la cerimonia di avvicendamento alla presenza del generale di corpo d’armata Daniele Caprino, Comandante Interregionale dell’Italia Nord Occidentale della Guardia di Finanza.
«Lascio a malincuore Torino e il Piemonte - ha detto il generale Mango -. Saluto e ringrazio tutti gli uomini e le donne che con passione e impegno hanno permesso alla Guardia di Finanza di conseguire i risultati di cui vado fiero». Alla guida delle Fiamme Gialle piemontesi, il Generale Mango ha conseguito molteplici ed importanti risultati di servizio nella lotta all’evasione fiscale e contro gli sprechi di risorse pubbliche, portando il rendimento dell’intero Comando Regionale a livelli mai così alti e qualitativamente eccezionali. Ma tra i suoi meriti c’è anche quello di aver dato l’avvio a numerose iniziativeper il miglioramento
dello stato infrastrutturale delle caserme del Corpo in Piemonte e per l’elevazione delle condizioni di vita e di lavoro dei militari dipendenti.
«Sono molto soddisfatto dei risultati», ha sottolineato Mango. Risultati che gli sono valsi la promozione al grado superiore di Generale di Divisione, indossato il primo gennaio di quest’anno. La cerimonia di cessione del comando ha visto schierato un battaglione di formazione in armi con bandiera del Comando Regionale, composto da tre compagnie formate da militari del contingente ordinario, dei «baschi verdi» e da elementi delle principali specialità del Corpo che operano in Piemonte: sciatori, rocciatori, unità cinofile anti-droga ed anti-valanga. Presenti anche molte autorità religiose e civili, tra cui il procuratore generale Giancarlo Caselli e il procuratore capo di Torino Marcello Maddalena.

mercoledì 25 giugno 2008

CONVENZIONE PIAGGIO


Su iniziativa del COCER (delibera 01/84/X° mandato) la Guardia di Finanza ha siglato un accordo commerciale con la Piaggio & C. S.p.A. che consente al personale del Corpo l'acquisto di ciclomotori a condizioni particolarmente favorevoli.
L'accordo prevede l'acquisto con modalità Contante o con Finanziamento.
In aggiunta gli interessati potranno usufruire degli incentivi destinati a coloro che contemporaneamente acquistano un veicolo 2R 50 cc Euro2 e rottamano un veicolo 2R 50 cc Euro= e Euro1 (purché prodotto in data antecedente al 31/12/2001)

sabato 21 giugno 2008

FIAMME GIALLE. IERI A TORINO LA FESTA DEL CORPO NEL 234° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE


CronacaQui : CRONACA
21/06/2008
Fiamme Gialle: guerra aperta alla criminalità
TORINO - Ieri, presso la caserma “Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta”, in Corso IV Novembre, è stato celebrato il 234° anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza. La cerimonia si è svolta alla presenza delle massime autorità civili, religiose e militari del Piemonte ed ha visto lo schieramento di un Battaglione in armi composto da tre Compagnie, una del contingente ordinario, una di Baschi Verdi e la terza costituita da sciatori, rocciatori e cinofili. Il Comandante regionale, generale di divisione Giuseppe Mango, ha illustrato i momenti più significativi che hanno contraddistinto l’operato delle Fiamme Gialle piemontesi nel 2007. Quindi, sono stati consegnati gli encomi ai militari del Corpo che si sono distinti nel servizio. Tra le diverse attività della Finanza, oltre alla caccia agli evasori, da sottolineare anche quella investigativa che ha portato a scoprire un’indebita percezione di finanziamenti pubblici, per lo più costituiti da contributi per spese di investimento o per la formazione professionale, destinati ad imprese, per un valore di oltre 10 milioni di euro. Di assoluto rilievo, poi, i risultati ottenuti dai reparti della Guardia di Finanza del Piemonte nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti e, particolarmente significativa, anche l’attività svolta a contrasto del traffico d’armi, con il sequestro di 4.485 ordigni esplosivi e munizioni. In questo ambito sono stati individuati immobili per un valore di oltre 29 milioni di euro e valuta e titoli per più di 2 milioni di euro. Il costante sforzo dei reparti piemontesi ha portato a pregevoli risultati anche in materia ambientale, nella vigilanza e nel soccorso in montagna e nella lotta alla contraffazione, dove sono stati sequestrati 534.000 oggetti contraffatti e privi dei requisiti di sicurezza.
http://www.cronacaqui.it/news-fiamme-gialle-guerra-aperta-alla-criminalita_8627.html
STANATI I BANDITI DEL FISCO
Beccati 500 evasori totali Sottratti 2 miliardi di euro
TORINO - Giovedì l’Agenzia delle Entrate lo avea annunciato: «Tempi duri per gli evasori fiscali». Ieri lo ha confermato la Guardia di Finanza che, nel corso della festa annuale del “corpo”, ha presentato i risultati ottenuti negli ultimi 12 mesi.
Tasse non pagate Per ciò che riguarda il tema evasione, nel solo Piemonte, il risultato dell’azione di controllo ha portato alla proposta di recuperi fiscali, riguardanti basi imponibili sottratte a tassazione, per oltre 2.327 milioni di euro. Il totale delle ritenute d’acconto non versate è di oltre 4,5 milioni di euro e l’Iva dovuta e non versata supera i 437 milioni di euro. Questi valori rappresentano un aumento pari al 900% rispetto al consuntivo dell’anno passato.
Multinazionali Il primo elemento di novità di questa azione delle Fiamme Gialle riguarda i numerosi controlli effettuati nei confronti di multinazionali che operano sul territorio. I Finanzieri sono riusciti a individuare evasioni fiscali internazionali e sovrannazionali. Non solo, particolare impegno è stato profuso per far emergere imprenditori e lavoratori autonomi completamente sconosciuti al fisco. In questo ambito, sono stati individuati 502 evasori totali e 56 evasori “paratotali”, che avevano occultato quote rilevanti del volume d’affari e inserito in contabilità costi fittizi o indeducibili per un importo superiore al 50% di quelli effettivi, per un totale di oltre 1.146 milioni di euro evasi. Inotre, è stata contestata una violazione al regime Iva per un importo superiore ai 172 milioni di euro.
Trentamila controlli Particolare attenzione è stata dedicata al lavoro sommerso. L’attività di controllo ha portato alla scoperta di 438 lavoratori “completamente in nero” e 1.129 “irregolari”, con la conseguente connessa verbalizzazione di 525 violazioni nei confronti di 359 datori di lavoro. Il complesso delle attività di verifica della Guardia di Finanza nel comparto tributario ha portato, nel 2007, alla denuncia di 539 persone, 35 delle quali in stato di arresto. Complessivamente, negli ultimi 12 mesi, sono stati effettuati 30.975 controlli, 10.222 dei quali conclusi con la constatazione di irregolarità (33% dei casi). Sono state avanzate 332 proposte di chiusura di esercizi commerciali, per mancata emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale, 119 delle quali sono state già eseguite. Nuovi strumenti I risultati delle Fiamme Gialle sono stati possibili grazie all’alta specializzazione dei finanzieri e all’utilizzo di nuovi e sofisticati sistemi informatici di incrocio dei dati che hanno stretto ancor di più le maglie di un fisco che non concede più nulla, o quasi, a chi tenta di sfuggire ai controlli.
bardesono@cronacaqui.it
http://www.cronacaqui.it/news-beccati-500-evasori-totali--sottratti-2-miliardi-di-euro_8626.html

venerdì 20 giugno 2008

FISCO: IN PIEMONTE ACCERTATA EVASIONE PER 1,1 MLD NEL 2007


(ASCA) - Torino, 19 giu - Maggiori imposte accertate per 1.111 milioni di euro, frutto di 37.564 accertamenti fiscali, e ben 506,2 milioni effettivamente riscossi: questo il bilancio della lotta all'evasione fiscale messa in campo dall'Agenzia delle Entrate in Piemonte nel 2007.''L'incremento del 23% delle imposte accertate rispetto all'anno precedente e' frutto di una strategia che punta su accertamenti mirati e ad un'attenta selezione preliminare dei soggetti da controllare, tanto che il 96% degli accertamenti ha avuto esito positivo'', cosi' spiega i risultati il direttore regionale del Piemonte dell'Agenzia delle Entrate, Gianni Giammarino, ''l'analisi territoriale e' l'elemento fondamentale per la conoscenza dei contribuenti su cui operare e che ha guidato le scelte nella formazione del piano dei controlli. L'accurata selezione dei soggetti e' stata la chiave di un'efficace azione di controllo che ha portato a risultati proficui sia come gettito che come deterrenza''.
Ed infatti sono state 835 le verifiche fiscali, 90 delle quali nei confronti di soggetti di grandi dimensioni (societa' con ricavi o compensi per oltre 25,8 milioni). Ben 4.701 gli accertamenti a carico di soggetti che espongono in dichiarazione un credito Iva (con un recupero medio di oltre 17mila euro), 655 su soggetti che dichiaravano di essere in perdita (con un recupero medio di 84mila euro).
Inoltre, un forte impulso hanno dato le 436 ''indagini finanziarie'' che hanno condotto a 16,5 milioni di maggiori imposte. Fra le categorie, una particolare attenzione e' stata rivolta al settore immobiliare, con 2.717 accertamenti nel settore delle costruzioni (per una maggiore imposta accertata di 67,9 milioni) e 491 nella compravendita e intermediazione (per una maggiore imposta di 48,6 milioni). I primi quattro mesi del 2008 confermano il buon andamento delle attivita' di controllo, con 11.144 accertamenti fiscali conclusi e 43,1 milioni di euro gia' effettivamente incassati grazie alle attivita' di accertamento.
Fisco: in Piemonte imposte maggiori per più di 1,1 mld
19-06-2008
La Guardia di Finanza celebra oggi il 234° anniversario della sua fondazione. Quale migliore occasione per presentare un bilancio dell’attività svolta nel 2007. Accertate dall’Agenzia piemontese delle entrate imposte maggiori per oltre 1,1 miliardi di euro. Oltre 37.500 le verifiche eseguite. Più di 506 i milioni di euro invece effettivamente riscossi, con un aumento del 23% rispetto al 2006. Grande attenzione al settore immobiliare: quasi 3mila gli accertamenti nell’ambito delle costruzioni. Restano comunque inspiegabilmente alte nel nostro Paese due quote: quella degli evasori totali: circa 3 mila e quella dei lavoratori irregolari o “in nero”, oltre 16.500.

giovedì 19 giugno 2008

«LA DIFESA E L’ORDINE PUBBLICO SONO DUE COSE DISTINTE»



LA STAMPA – Cronaca di Torino – 14 giugno 2008

STOP DEI SINDACATI DI POLIZIA “METODI TOTALMENTE DIVERSI”
No compatto dai rappresentanti di Siulp, del Sap e del Cocer
Tutti contrari perché: «L’esercito non è la polizia e certe cose non sa farle».Storcono il naso, elencano distinguo, argomentano sui perché e i percome le forze armate non vanno bene per garantire la sicurezza nelle città, i sindacati di polizia. E non è una questione di corporativismo o peggio ancora di «difesa di certe prerogative», masostanziale.«Da destra a sinistra ci era sembrato che tutti i partiti fossero d’accordo nel distinguere la difesa dalla sicurezza. Ora, invece si impapocchia tutto. Ma come non si fa a capire che la professionalità e il lavoro delle forze di polizia non è uguale a quello delle forze armate? L’esercito difende la Patria da aggressioni esterne, fa operazioni di polizia in zone di guerra. In un Paese democratico è tutto differente. Ruolo e metodi d’azione» si sfoga il segretario del Siulp Eugenio Bravo. «Tutto il Siulp dice no a questa proposta» insiste. Spiegando che: «Se per combattere la criminalità si deve usare l’esercito significa che in questo nostro beneamato Paese c’è qualcosa che non funziona. Davvero».


Per una volta tanto sinistra e destra del sindacato si trovano sulla stessa sponda. Pensano e dicono le medesime cose. Sabino Silverio, segretario provinciale del Sap allarga le braccia: «Io sono molto perplesso sull’impiego dell’esercito nelle città metropolitane». E spiega: «Le forze di polizia ricevono istruzione e addestramento specifico per il lavoro che devono fare ogni giorno. L’esercito non ce l’ha». Ma poi si ferma e aggiunge: «In operazioni come quelle di vigilanza in Campania potrebbe anche essere utile. Ma non nelle città, nel lavoro a contatto con i cittadini. Insomma: se mancano uomini per garantire la sicurezza, assumiamoli ». Più o meno sono le stesse idee di Salvatore Trinx del Cocer della Guardia di Finanza: «I compiti di poliziotti e dei militari sono distinti. Insomma: l’esercito non ha né preparazione né mezzi per poter affiancare le forze di polizia».Negative, allora, anche le pattuglie miste, formate da un rappresentante delle forze di sicurezza e uno dell’esercito? Bravo liquida la questione con une battuta. «Un poliziotto e un soldato sulla stessa auto di pattuglia non fanno due poliziotti. Fanno una roba differente. Chi fa certe proposte questo deve ricordarselo bene». [L.POL.]

martedì 17 giugno 2008

I TABÙ SUL COMPARTO SICUREZZA (OVVERO QUANDO LA LIBERTA’ DI PENSIERO NON E’ UGUALE PER TUTTI)

“Si continua a parlare di “pacchetto sicurezza” o qualcosa di simile. Si prendono in considerazione la possibilità di nuovi arruolamenti e corsi di formazione nelle Forze dell’ordine con relativi oneri non certamente trascurabili a carico della collettività. Si parla di dare incarichi di Pubblica Sicurezza alle Forze Armate creando allarmismi perché ci si potrebbe trovare senza saperlo in uno Stato di Polizia. Tra le varie ipotesi mancherebbe quella che tende ad utilizzare risorse umane già esistenti razionalizzando interventi e funzioni. Sfugge, spesso, che ci sono più di dodicimila uomini della Marina Militare appartenenti alla Guardia Costiera che operano come Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria alle dipendenze del Ministero dei Trasporti, Interni, Ambiente, Difesa, Beni culturali, Giustizia ecc., svolgendo attività di polizia marittima, come concorso all’immigrazione clandestina, al traffico di stupefacenti in mare, come sicurezza ambientale, sicurezza della navigazione, antiterrorismo nei porti, controlli in mare e a terra sulla regolarità e salubrità del pescato ecc. ecc..
Il tutto avviene senza un sistema di difesa ma solo armati di buona volontà e di amore per il mare e per una professione a servizio della comunità. Perché spendere milioni di euro per fare concorsi, arruolare e formare altri uomini per le Forze di Polizia se c’è tanto personale della Guardia Costiera che già vi opera, e non aspetta altro che un riconoscimento, per agire con più efficienza e dignità? Tutto ciò sarebbe a costo zero! Gli uomini, i mezzi e la professionalità ci sono! È assurdo che di fronte al perpetrarsi di un reato debbano chiamare i Carabinieri come se fossero comuni cittadini o durante i normali controlli debbano farsi accompagnare dalla Polizia di Stato, per non incorrere nel rischio, come spesso accade, di essere malmenati ed insultati!. Quando si vorrà veramente dimostrare di razionalizzare le risorse? Queste non sono solo considerazioni di chi scrive perchè investito dal ruolo di rappresentante e che svolge anche compiti di tutela del personale. Le stesse considerazioni, inoltre, sono anche state enunciate dal vertice del Corpo che più volte ha espresso, in tutte le sedi (ed ad esso ha echeggiato con forza la Rappresentanza Militare), la necessità di un coordinamento fra le Forze di Polizia attraverso un Dipartimento del Mare. Con questa nuova legislatura sarà la volta buona o si dovrà attendere una disgrazia perché questi problemi potranno ricevere la giusta attenzione delle Istituzioni? Quando finalmente si faranno prevalere veramente gli interessi nazionali e della comunità in una materia delicata come la Sicurezza?”

Così ha scritto qualche settimana fa Antonello Ciavarelli, Delegato Co.Ce.R. della Marina Militare, a proposito dell’ipotesi d’impiego di uomini delle Forze Armate in servizi di pubblica sicurezza; non ho una conoscenza diretta delle funzioni e dell’attività svolta dalla Guardia Costiera, ma come Ciavarelli e qualsiasi altro cittadino italiano dotato di senso civico, mi interessa che l’apparato pubblico, compresi li organismi preposti alla sicurezza dei cittadini, possa funzionare col massimo dell’efficienza possibile. Mi ritrovo quindi in molte delle cose scritte da Ciavarelli poiché il problema delle sovrapposizioni dei compiti e lo spreco di risorse è riscontrabile in molti Corpi dello Stato, come ha avuto modo i sottolineare Piero Laporta in un meticoloso articolo su ItaliaOggi del 6 maggio, argomentazioni riprese un paio di settimane dopo da Sergio Romano sul Corriere della Sera.
Per chi non lo sapesse Piero Laporta non è un editorialista qualsiasi, si tratta infatti dell’Ufficiale Generale con l’incarico di Capo di Stato Maggiore del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), cioè dell'organismo di studio della Difesa di piu' alto livello nel campo della formazione dirigenziale e degli studi di sicurezza e di difesa.
Nell’interessantissimo articolo il Gen. Laporta è assai critico nei riguardi dell’attuale organizzazione della sicurezza; innanzitutto egli rammenta come dai tempi del terrorismo ad ogni emergenza di ordine pubblico tanto i politici, come le organizzazioni sindacali di polizia, hanno invocato sempre più mezzi, più soldi, più uomini sembrando sempre insufficienti le risorse portate dall’emergenza precedente (a dire il vero le stesse sollecitazioni si sono avute anche dai vertici dei Corpi, come è facilmente accertabile dalle audizioni presso gli organismi parlamentari). Tale attività di lobbyng avrebbe indotto un costante aumento del personale delle tre polizie (Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza) che ad oggi impiegherebbero complessivamente 334.245 unità, vale a dire un poliziotto ogni 175 abitanti (mentre il rapporto in Germania sarebbe di un poliziotto ogni 400 persone).

Laporta tenta poi di quantificare quanti siano complessivamente gli addetti alla sicurezza, includendovi sia le polizie locali che quelle private e giungendo ad una stima approssimativa di circa 484.245 addetti (uno ogni 120 italiani); l’alto Ufficiale si sofferma quindi sulla particolare situazione della Guardia Costiera, componente della Marina Militare con ottime dotazioni logistiche e con compiti di sorveglianza in mare che si accavallano a quelli di altre Forze di Polizia.
Sergio Romano prende spunto dall’analisi del Generale per muovere quindi una durissima critica alla politica di reclutamento avvenuta in Italia:”Abbiamo assunto poliziotti perché era questo il modo più semplice d'impiegare diplomati disoccupati, soprattutto meridionali, assillati dal desiderio di un lavoro stabile. Abbiamo investito sul numero piuttosto che sulle tecnologie. Abbiamo destinato le forze di polizia a compiti che potevano essere affidati a impiegati civili. Abbiamo permesso che ogni corpo rivendicasse la propria autosufficienza tecnica e sviluppasse servizi che avrebbero dovuto essere gestiti sul piano nazionale. I risultati di questa politica sono stati una bassa produttività, un confuso intreccio di competenze, molti accavallamenti e parecchi litigi «interforze ».
Tutti e tre in sostanza focalizzano, dal proprio punto di vista, il problema del comparto sicurezza italiano: la duplicazione dei compiti e l’elefantiaca struttura che lo rende probabilmente il meno efficiente nel panorama europeo (vgs. il recente rapporto Eurostat su “Crimine e Giustizia criminale” del febbraio 2008). Su ciò naturalmente si può concordare o meno; personalmente mi trovo d’accordo su molto di quanto è stato scritto e spero di poterlo approfondire in futuro.
Una sostanziale differenza caratterizza però la posizione di Ciavarelli rispetto gli altri due illustri concittadini della Repubblica; sembrerebbe infatti che, a seguito del pensiero manifestato, sia stato iniziato nei confronti del delegato del Cocer Marina un procedimento promosso dalla Forza Armata di appartenenza (http://www.polizia-oggi.it/archives/00012197.html).

Sono giunte al delegato numerosi attestati di solidarietà, anche dal CoCeR della Guardia di Finanza (Delibera 1/91/10° del 11.6.08) che ha colto l’occasione per ribadire ancora una volta l’indifferibile riforma dell’istituto della rappresentanza.

Non si hanno gli elementi per entrare nel merito delle contestazione mosse e non è sicuramente questa la sede opportuna; per quanto possa contare vorrei solo manifestare la mia personale solidarietà al delegato Ciavarelli, che peraltro non conosco.
Infine vorrei manifestare un serio dubbio: se ad un membro di un CoCeR vengono mossi addebiti gravi per aver semplicemente espresso il suo pensiero, cosa potrebbe mai accadere ad un semplice rappresentante di un CoBaR di periferia?


“Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere.” (Voltaire)

mercoledì 11 giugno 2008

ALLUVIONE NEL CUNEESE: IL "GRAZIE" AI 2.360 OPERATORI ATTIVI


Gli eventi alluvionali di fine maggio hanno coinvolto un piccolo 'esercito' di persone che ha lavorato giorno e notte per la messa in sicurezza del territorio. Un esercito di 2.360 persone: 300 della Provincia (cantonieri, area lavori pubblici, servizi Protezione civile); 350 carabinieri; 200 volontari del Coordinamento della Protezione civile; 180 vigili del fuoco; 100 agenti di polizia e 50 di polizia stradale; 50 del 118 tra personale e volontari; 30 del Corpo Forestale; 80 della Guardia di Finanza; 20 della Prefettura, oltre 1.000 persone dipendenti di Comunità montane e Comuni. Al termine dell'emergenza alluvionale, il presidente della Provincia Raffaele Costa, ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno lavorato sul territorio: “Esprimo soddisfazione per tutti gli operatori attivi che hanno saputo fare sistema, hanno applicato i manuali, hanno lavorato integrandosi a vicenda, portando risultati importanti per il nostro territorio che non ha registrato vittime umane”. Nei giorni scorsi lo stesso Costa si era recato più volte, con gli assessori provinciali Federico Gregorio e Giovanni Negro, nonché il presidente del Coordinamento dei volontari Roberto Gagna, in località della Granda per verificare di persona i danni causati dagli eventi alluvionali, incontrando insieme ai sindaci, cittadini ed aziende colpiti dall’esondazione. I danni sono sicuramente ingenti ma i lavori, dei cittadini e dei volontari, proseguono. Costa ha voluto ringraziare anche tutta l’Unità di Crisi che ha lavorato in modalità H24 presso la Provincia. I danni sono stati fortunatamente alle cose, anche se ingenti ma non ancora quantificabili. I servizi della viabilità sono impegnati nelle opere di censimento dei danni. Un appello viene rivolto ancora alla prudenza per il rischio di frane e smottamenti.

martedì 10 giugno 2008

CASE FANTASMA DI VIA GAIDANO, INDAGA LA PROCURA





Da “Il Giornale del Piemonte” del 10 giugno 2008

A Mirafiori 58 alloggi finiti nel 2003 in due stabili di edilizia pubblica per le Forze dell’Ordine non sono mai stati inaugurati e sono già vecchi. Da rifare gli impianti. Danni erariali per 1,6 milioni. Ora c’è un dossier sul tavolo della Corte dei Conti

di Andrea Costa


Non sempre la casa è dolce come nel famoso adagio. Torino, quartiere Mirafiori a sud della città, periferia al confine con Grugliasco lì dove entro il 2012 dovrebbe essere realizzato il primo inceneritore. Lì dove ci sono due edifici dimenticati da Dio e dagli uomini letteralmente ingoiati dalla burocrazia di Stato, un caso scolastico di come lungaggini, incomprensioni, imperizia, incroci di responsabilità abbiano digerito 58 alloggi costruiti nel 2000 e terminati nel 2003 ma mai (dicasi mai) inaugurati. Sono destinati alle forze dell’Ordine provenienti da altre regioni per la lotta alla criminalità.
Ma loro quelle case non le hanno mai viste nonostante la lista di attesa sfiori le 400 persone. Da otto anni i lavori in via Gaidano 103 sono terminati, gli appartamenti sono vuoti e completi di ingresso, cucina, camere, bagno, scarichi, tapparelle, persiane, porte, termosifoni. Sembrano in apparenza perfetti (a parte le erbacce cresciute a dismisura nel giardino antistante). Mancano però le caldaie assenti da tutti gli appartamenti motivo per cui i vigili del fuoco non possono consegnare i certificati di idoneità, e finché non saranno consegnati gli appartamenti non potranno essere occupati. Ma a ben vedere la situazione è ben peggiore. Mancano anche altri certificati che da otto anni per una serie di contenziosi e rimpalli di responsabilità tra il ministero delle infrastrutture, i vigili del fuoco, la cooperativa Acacia che ha costruito il complesso residenziale dopo aver vinto il bando, il Comune la Prefettura e l’Atc che aspetta, quest’ultima, soltanto di prenderli in consegna (dalla Prefettura) per affittarli, di fatto impediscono il fatidico taglio del nastro. I lavori in via Gaidano non finiscono mai eppure sono più di 300 gli agenti di pubblica sicurezza in lista di attesa a Torino tra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza che aspettano di entrare in uno dei 58 alloggi.
Il pianeta casa dunque non finisce mai di stupire. Come l’ospedale Farinelli ha atteso 20 anni l’inaugurazione, anche il complesso di via Gaidano dovrà aspettare ancora un bel po’. Ma dire quanto sarebbe un vero azzardo. Non solo mancano le caldaiette, motivo per cui i vigili del fuoco non concedono l’idoneità. Anche la rampa dei garage, in realtà è da rifare per un problema di pendenze, e adesso il caso è finito sul tavolo della Corte dei conti che sta valutando se far partire denunce. Ma contro chi? Dalla Cooperativa (che rischia il fallimento) al ministero, si rimpallano le responsabilità.
Il danno per il Comune negli ultimi 5 anni potrebbe essere realisticamente quantificato in 870mila euro calcolando un affitto medio di 250 euro al mese per appartamenti di 60/80 metri quadrati. Ma il bello è che al momento i due condomìni non potrebbero essere consegnati neanche lo volesse d’imperio il ministero. Da un anno e mezzo, infatti, per legge, i nuovi edifici devono avere il riscaldamento centralizzato e almeno il 70 per cento delle acque calde deve essere prodotto dal solare termico. Il progetto attuale di acquistare 58 caldaie sarebbe dunque da buttare. E dunque oltre ai 3,7 milioni già spesi per la realizzazione degli immobili se ne dovrebbero aggiungere almeno altri 7/800mila per la progettazione di un impianto centralizzato.
Alla fine chiunque si accollerà l’onere di renderli abitabili - e l’Atc teme che la patata bollente alla fine le venga accollata - dovrà rifare le rampe e rifare la progettazione dell’impianto di riscaldamento. E il preventivo di queste opere si aggira intorno agli 800mila euro iva esclusa: «Senza contare - spiega l’architetto Marco Buronzo della direzione Programmazione Sviluppo e Strategia dell’Atc - che anche i serramenti sono nel frattempo diventati vecchi e non sono più a norma. Ottocentomila euro è un cifra credibile e anche il milione di danno per noi in termini di mancati introiti è molto vicino alla realtà. Sarebbe pazzesco se dovessimo essere noi a mettere mano al portafoglio per rimediare». E non è escluso. Il Comune pur di porre la parola fine alla vicenda aveva manifestato l’intenzione di acquisire gli immobili. Ma per ora è tutto fermo. Nonostante il presidente del Cobar del Comando Militare regionale del Piemonte della Guardia di Finanza, Massimiliano Giua, abbia sollecitato nuovamente il ministero e il Comune e anche la Corte dei conti a fare luce sulla vicenda.

giovedì 5 giugno 2008

ECCO I SOLDI CHE PERDE IL FINANZIERE PER NON AVERE NÉ SINDACATO NÉ ASSOCIAZIONISMO PROFESSIONALE. L’ESEMPIO RECENTE DEI PREMI ANTIEVASIONE


Inizia a muovere i primi passi il Governo di centrodestra, che dichiara di voler premiare il merito, punire i nullafacenti ed aumentare la produttività del sistema Italia, attraverso la detassazione dello straordinario e dei premi incentivanti (a breve approvata per il lavoro privato), il potenziamento della contrattazione di secondo livello (è in corso la revisione dell’attuale modello di contrattazione del lavoro con il potenziamento della contrattazione di secondo livello) e l’applicazione delle leggi sul licenziamento per assenteismo sistematico dal posto di lavoro (soprattutto nel pubblico impiego).

Riforme condivisibili e da tutti auspicate, da cui però rimarrà inevitabilmente escluso il comparto sicurezza e difesa ed in particolare le amministrazioni militari (come ho avuto modo di anticipare e spiegare nell’articolo del 30.04.2008), a causa del modello di organizzazione aziendale e del modello contrattuale che le contraddistinguono, i quali, non essendo stati interessati dalla riforma del pubblico impiego iniziata nel 1993 c.d. “privatizzazione”, prevedono una, seppur limitata, contrattazione di I e II livello solo per le Forze di Polizia ad ordinamento civile, mentre, per le amministrazioni militari, prevedono solo la (anche qui limitata) negoziazione di I livello.
Per comprendere i benefici effetti prodotti dalla contrattazione, di I livello e di II livello (altrimenti detta decentrata integrativa, territoriale, ecc.) ed i contestuali e reciproci effetti negativi causati dal deficitario potere contrattuale della rappresentanza militare delle Forze di polizia ad ordinamento militare, sia in termini di produttività ed efficienza delle amministrazioni sia in termini di retribuzione del personale, facciamo alcuni esempi, confrontando la situazione della Polizia di Stato con la situazione della Guardia di Finanza.

EFFETTI DELLA CONTRATTAZIONE NAZIONALE O DI I LIVELLO

1. Da quando, nel 1981, venne riconosciuto il sindacato alla polizia di Stato e con esso la contrattazione di I livello, seppur limitata nelle materie e nel diritto di sciopero, le condizioni economiche e stipendiali dei poliziotti fecero registrare un sostanziale miglioramento che possiamo sintetizzare nell’introduzione dell’orario di lavoro massimo, nel notevole aumento delle retribuzioni e nel miglioramento delle condizioni di lavoro, con l’introduzione del diritto allo studio, del sostegno alla maternità, ecc., tanto che il contratto di lavoro delle Forze di polizia risulta al passo con i tempi, in ordine ai meccanismi di tutela del personale. Tali benefici sono stati indotti anche nelle Forze di Polizia ad ordinamento militare per l’effetto traslativo previsto dalla normativa di settore, ovvero il sindacato di polizia ha contrattato, e contratta, e tutti i lavoratori del comparto ne hanno acquisito, e ne acquisiscono, i benefici. Non a caso dagli anni ottanta entrare nelle Forze di polizia è diventato molto difficile (molti partecipanti ai concorsi), mentre in precedenza fare il poliziotto, il carabiniere o il finanziere non era così ambito.
2. Le materie su cui l’effetto traslativo della contrattazione di primo livello a favore delle amministrazioni militari non ha potuto incidere, sono al contrario, rimaste indietro di diversi anni, in Guardia di Finanza per esempio, si ha:

  • un regolamento di servizio del 1930 (Regio Decreto 1943), aggiornato dalla Circolare 30 R del 1959 (bozza di stampa), di cui, tra l’altro, è prevista l’abrogazione per l’emanazione di un nuovo Regolamento di servizio dal 2001 (art.9 D.Lgs.68/2001);
  • un Regolamento ordinativo del 1926 (Regio Decreto 126), di cui, tra l’altro, è prevista l’abrogazione per l’emanazione di un nuovo Regolamento di servizio dal 2001 (art.9 D.Lgs.68/2001);
  • un Regolamento di servizio interno del 1991, con contenuti del secondo dopoguerra;
  • una regolamentazione relativa alla documentazione caratteristica risalente al 1967 (DPR 429), aggiornata, si fa per dire, nel 1973;
  • una regolamentazione della Rappresentanza militare risalente al 1978 (Legge 382), con Regolamento attuativo del 1979
  • un Regolamento di disciplina militare del 1986 (DPR 545), con contenuti del primo dopoguerra;
  • un Codice penale militare del 1941 (Regio Decreto 303)

3. Il carattere civile della Polizia di Stato permette alla stessa di usufruire, per le attività amministrative o di funzionamento, di personale non qualificato (PG o PS) con inevitabili risparmi in termini di costo del lavoro, mentre il carattere militare della Guardia di Finanza (autarchico ed ermeticamente chiuso) prevede che tutte le attività siano espletate da personale militare e quindi qualificato, da qui, agenti ed ufficiali di pg, pt e ps impegnati in servizi di mensa, barberia, amministrazione, logistici, di giardinaggio, ecc., con inevitabili aggravi del costo del lavoro.

EFFETTI DELLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA O DI II LIVELLO

1. Il sindacato della Polizia di Stato, attraverso la contrattazione decentrata o di II livello, decide insieme alla propria dirigenza l’impiego del fondo incentivante, mentre nella Guardia di Finanza è il Comando Generale (solo formalmente è il ministro che dispone tramite proprio decreto) che dispone, solo “sentendo” il COCER.
Le differenze sono subito evidenti, in Polizia si privilegia il servizio operativo, attraverso la corresponsione delle seguenti indennità:

  • di reperibilità 17,5 euro per ogni turno;
  • di cambio turno 8,7 euro per ogni cambio;
  • per produttività collettiva euro 2,435 per ogni giorno di effettiva presenza;
  • euro 610 annui per il personale impegnato nei reparti mobili (addetti istituzionalmente ai servizi di ordine pubblico, es. stadio o manifestazioni), in virtù dei frequenti cambi turno cui sono soggetti;
  • per servizi resi in alta montagna, euro 6,4 a servizio,

mentre in Guardia di Finanza si privilegia il grado, l’incarico e la presenza.

2. Il sindacato di polizia, attraverso la contrattazione decentrata o di secondo livello, disciplinata dagli accordi nazionali quadro (l’ultimo è del 2001), concorda con la propria dirigenza, a livello territoriale e di settore di sevizio, la definizione: dei turni di servizio, dell’orario flessibile (già da anni previsto), dello straordinario (criteri di attribuzione per Reparto e individuali), della reperibilità, del riposo compensativo, della formazione e dell’aggiornamento professionale, della sicurezza sul lavoro, ecc..
In Guardia di Finanza, queste materie sono interamente demandate al Comando, che ha il semplice l’obbligo di sentire le rappresentanze, con il risultato di disposizioni spesso confuse e lontane dalla realtà operativa e territoriale (si pensi, per esempio, alla confusione della normativa interna relativa all’orario di lavoro, al buono pasto, ecc.).

3. Se la Guardia di Finanza fosse stata interessata dalla riforma della Polizia di Stato e quindi assoggettata alla Legge 121 del 1981, il COCER o meglio gli eventuali sindacati della Guardia di Finanza avrebbero avuto potere contrattuale di II livello e quindi il premio anti-evasione dell’Amministrazione finanziaria sarebbe stato corrisposto anche al Corpo.
Infatti, dal punto di vista strettamente giuridico, il mancato riconoscimento del premio anti-evasione alla Guardia di Finanza troverebbe giustificazione nel mancato potere contrattuale di II livello. Tale circostanza è dovuta alla mancanza di un’organizzazione rappresentativa del personale con poteri contrattuali di II livello.

In definitiva, senza la riforma dell’Amministrazione di P.S. del 1981 la Guardia di Finanza e le altre amministrazioni militari del comparto sicurezza e difesa sarebbero ferme ai primi decenni del secolo scorso.
Mentre la contrattazione ha apportato, apporta e, sempre di più (scordiamoci gli aumenti a pioggia degli ultimi decenni), apporterà indiscutibili benefici all’efficienza ed alla produttività delle organizzazioni ed al benessere del personale (soprattutto di quello maggiormente impegnato e preparato), tanto da essere indicata come ingrediente base in tutte le ricette per migliorare la competitività del Paese.
Tuttavia, dai benefici strutturali ed economici che già ne derivano (premio anti-evasione, maggiore efficienza, ecc.) e che sempre più ne deriveranno (detassazione dello straordinario e dei premi produzione, ecc.), rischiano di rimanere escluse tutte le amministrazioni che non hanno adottato e non intendono adottare tale sistema (amministrazioni militari in primis), che, al contrario, non sembrano rinunciare a rivendicarne i benefici; vorrebbero, in pratica, mantenere i privilegi del vecchio sistema (senza contrattazione) ed al contempo beneficiare dei miglioramenti scaturiti dal nuovo sistema (con contrattazione di I e II livello “potenziata”).
Emblematico appare il già richiamato caso dei premi anti-evasione, laddove lo Stato Maggiore della Guardia di Finanza, da una parte rivendica tali benefici (premi al personale per il 65 % e fondi per l’amministrazione per il 35 %) e, dall’altro, si oppone ferocemente ad ogni richiesta di riforma della rappresentanza militare tesa all’ottenimento della contrattazione di primo e di secondo livello, cui gli stessi premi sembrerebbero legati.
Sul punto appare utile specificare che, stante l’assenza di contrattazione di II livello, anche qualora tale premio fosse stato riconosciuto o verrà in futuro riconosciuto alla Guardia di Finanza, esso (per la quota parte del 65 % riconosciuta al personale) sarebbe stato distribuito direttamente dal Comando sentito il Cocer (secondo la prassi del già previsto premio incentivante di comparto) o, più probabilmente, sarebbe stato attribuito al FAF.
Per le Amministrazioni militari del comparto sicurezza e difesa rimanere ancora una volta (dopo il 1981 ed il 1993) fuori dai processi di riforma in atto, significherebbe perdere ulteriore terreno rispetto alle pubbliche amministrazioni “privatizzate” e perdere in termini di competitività. Per la Guardia di Finanza, in particolare, vorrebbe dire perdere terreno nei confronti dell'Agenzia delle entrate, con conseguente inevitabile e progressivo abbandono del settore tributario. Il Corpo rischia di essere utilizzato sempre più solo per compiti di ordine pubblico e sicurezza, magari per il controllo dell’immigrazione, a discapito dei più competitivi e professionali settori economici-finanziari.

GIANLUCA TACCALOZZI

Segretario Sezione Ficiesse Roma

gianlucataccalozzi@alice.it

Militari: cittadini di “serie B” con diritti “a sovranità limitata”


“Se un militare deve essere sottoposto ad un procedimento disciplinare da parte della sua amministrazione può essere giudicato anche in base ai dati idonei a rivelare le sue convinzioni politiche, filosofiche, religiose, sindacali e di “altro genere”. Ma anche in base all’origine etnica e razziale oltre che in base alla sua vita sessuale”. Lo rivela Francesco Palese, giornalista dell’emittente televisiva laziale e umbra Retesole, che sta svolgendo un’inchiesta sui diritti dei militari in Italia.

“Il tutto - spiega Palese - è stato messo nero su bianco il 13 Aprile 2006 (tre giorni dopo le elezioni politiche) dall’allora ministro della Difesa Antonio Martino, attraverso il decreto n. 203, che adotta il “regolamento recante l’identificazione dei dati sensibili e giudiziari trattati e delle relative operazioni effettuate dal Ministero della Difesa.”

“Così – continua Palese – se si tratta di dover assegnare un’onorificenza, insieme agli altri dati trattati, l’amministrazione può prendere in considerazione anche l’orientamento politico del candidato. Le informazioni sulla vita sessuale vengono trattate infine anche nella gestione dei contenziosi giudiziali e stragiudiziali”.

“L’aspetto relativo ai procedimenti disciplinari - sottolinea il giornalista - merita un approfondimento, dal momento che la legge di disciplina militare (382/78) all’articolo 5 prevede che il militare possa essere oggetto di procedimenti solo in relazione al “servizio” e non si spiega quindi in questo caso la rilevanza ad esempio della sua vita sessuale”.

“Molti militari interpellati sulla questione - conclude - non conoscono questa “procedura”. Eppure, trattandosi di dati sensibili, dovrebbero essere raccolti e trattati solo dietro il consenso dell’interessato. Resta da capire infine se questi dati sono ugualmente utilizzati nei procedimenti disciplinari dal momento che tra le modalità di raccolta, secondo il decreto, vi è quella “presso terzi”. Bisognerebbe infine capire chi sono questi “terzi”.

Francesco Palese, dal 2000 collabora con sindacati e associazioni del Comparto Sicurezza e Difesa, cura insieme a Falco Accame, ex Presidente della Commissione Difesa della Camera, il blog di denuncia Vittimeuranio.com, cura per l'emittente televisiva interregionale Retesole il programma settimanale di approfondimento L'Altra Inchiesta. Segue le tematiche militari con il sito Grnet.it.

ACCAME: IL DECRETO "TALPA" DEVE ESSERE ANNULLATO

"Il Decreto è in totale contrasto con la Legge sui Principi della Disciplina, la Legge 382/78 che stabilisce non possono essere effettuate discriminazioni tra militari in base a concezioni politiche e inoltre il Decreto deve essere in linea con le disposizioni previste per la privacy, in particolare per quanto riguarda i dati relativi alla sfera sessuale. Non molti anni or sono il problema emerse per quanto riguarda il personale dell’Arsenale Militare di La Spezia. Vennero scoperte delle disposizioni discriminatorie per quanto attiene, appunto, la sfera sessuale che destarono gravi perplessità."

"C’è da chiedersi se per il Decreto vi sia stata una consultazione preventiva con le Commissioni Difesa e Affari Costituzionali del Parlamento e naturalmente con l’autorità per la privacy. Sorprende la considerazione per la quale ai fini della formazione dell’Albo d’Oro occorra conoscere le convinzioni politiche dei militari. Non è affatto chiaro quali siano mezzi e modalità per raccogliere i dati relativi alle persone e chi sia autorizzato a raccogliere tali dati.

Per quanto riguarda la tutela dei dati sembra ridicola la assicurazione che “la documentazione cartacea è custodita in locali muniti di serratura”. Assolutamente insufficienti anche le altre garanzie stabilite per assicurare la protezione dei dati personali, non viene affatto chiarito che titoli debbono avere coloro che sono “in possesso di credenziali di autentificazione informatica” e ancor meno è chiaro cosa si intenda per “principio di indispensabilità” e chi sia incaricato di verificare che tale principio sia costituzionalmente corretto ed in caso affermativo chi sia preposto a verificarne una corretta applicazione.

E’ da auspicarsi che questo “Decreto Talpa” rimasto praticamente sconosciuto fino ad oggi venga tempestivamente annullato e siano accertate le cause e le motivazioni per le quali venne istituito e non valutato dagli organi competenti. "

IL DECRETO CONTESTATO:

IL GENERALE GIUSEPPE MANGO INSIGNITO DEL TITOLO DI GRANDE UFFICIALE


CronacaQui
La cerimonia di piazza Castello
Festa della Repubblica
TORINO - Ancora commossa per i morti e i disastri causati dall’alluvione, ieri anche Torino ha celebrato la festa della Repubblica. Durante la cerimonia dell’alza bandiera, dopo aver ricordato i caduti, l’assessore regionale alla Protezione Civile Giovanni Caracciolo ha voluto ringraziare tutti quanti si sono impegnati per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo evitato un altro disastro come quello del 1994. Con il referendum del ‘46, il popolo italiano scelse la Repubblica e decise di ricostruire il Paese dopo la tragedia della guerra - ha sottolineato -. Sono sicuro che oggi il Piemonte, martoriato dai disastri dell’alluvione, saprà rialzarsi, facendo tesoro dei valori di solidarietà sanciti dalla carta costituzionale». Alla cerimonia erano presenti anche il sindaco Chiamparino e il prefetto Paolo Padoin, che ha fatto proprie le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invitando ad una maggiore cooperazione tra le varie istituzioni. «Una cooperazione necessaria per fronteggiare il problema della sicurezza e in particolare gli aspetti cruciali della prevenzione della criminalità». Inizialmente prevista in piazza Castello, la cerimonia di consegna delle onorificenze al merito si è svolta in Prefettura, per sfuggire alle intemperie. Grande commozione per il generale Giuseppe Mango, da 4 anni al comando della Guardia di Finanza piemontese - lascerà il prossimo 6 giugno - insignito del titolo di Grande Ufficiale. «È un grande onore, il premio per il lavoro svolto in questi anni, un riconoscimento che renderà ancora più dolce il ricordo del periodo torinese - ha detto Mango -. Una felicità che voglio condividere con tutti i 3mila uomini con cui ho collaborato ». Tra gli altri, l’assessore alla cultura del Comune, Fiorenzo Alfieri, e il soprintendente per i beni architettonici del Piemonte, Francesco Pernice, sono stati nominati Commendatori della Repubblica per aver contribuito alla riapertura di Palazzo Madama. Per lo stesso motivo, l’architetto Carlo Viano è stato nominato Ufficiale. Tra i nuovi Ufficiali anche Silvana Accossato, Sindaco di Collegno: «È un riconoscimento inaspettato ma per questo ancora più bello, da condividere con i miei concittadini». Infine è stata conferita la medaglia di bronzo al merito civile a Sorin Gherasim - assente -, per aver salvato due anni fa una donna che rischiava di annegare nel Po.

Andrea Magri
03/06/2008

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno