martedì 6 marzo 2012

Riscuotevano le pensioni dei parenti morti, oltre cento denunciati‎

La scoperta della Guardia di Finanza: c'era chi lo faceva da trent'anni (di Elena Masuelli - Edizione on line La Stampa del 06-03-2012) C'è la signora che ha continuato per 30 anni a riscuotere la pensione del padre defunto, per un totale di 150mila euro già restituiti, ma anche il giovane che, a sei anni dalla morte del nonno, lo ha "riportato in vita", facendogli firmare un modulo per trasferire l'accedito dall'assegno sul conto corrente di un Ufficio Postale più comodo. Sono i casi limite dell'operazione "Pantalone", condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Torino e coordinata dalla Procura della Repubblica. Sono 123 le persone denunciate per avere continuato a incassare la pensione di parenti o conoscenti ormai deceduti, in alcuni casi anche da decenni. Una truffa da 6 milioni di euro. Migliaia le posizioni analizzate dalla Fiamme Gialle nel corso delle indagini, portate avanti in collaborazione con i funzionari della Direzione Provinciale dell'Inps, attraverso l'incrocio delle banche dati con le informazioni fornite dagli istituti bancari e postali, oppure acquisite presso l'Anagrafe dei Comuni della Provincia. Due i sistemi di frode utilizzati. C'era chi ritirava in contanti la pensione, presentandosi allo sportello con la delega del titolare ed attestandone falsamente l'esistenza in vita. Altri, con un conto corrente cointestato, semplicemente omettevano di comunicare il decesso del pensionato, continuando così a ricevere mensilmente il vitalizio. Gli accertamenti dei Finanzieri hanno permesso di sospendere il pagamento di 336 pensioni, con un risparmio annuale per le casse dello Stato di 1milione e 800mila euro. Per la Guardia di Finanza il controllo corretta gestione delle risorse erariali è una delle principali attività: nel 2011, la spesa previdenziale, con 176 miliardi di euro, ha assorbito da sola il 30% dell'intero bilancio nazionale. Le singole posizioni degli autori della truffa, che rischiano ciascuno una condanna fino a cinque anni di reclusione, sono al vaglio dell'Autorità Giudiziaria torinese. http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/445084/

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