domenica 31 luglio 2011
sabato 30 luglio 2011
venerdì 29 luglio 2011
CROSETTO, ANCH'IO HO PAURA DELLA GDF. SI PUO' DISCUTERE DELLA SMILITARIZZAZIONE

TREMONTI: CROSETTO, ANCH'IO HO PAURA DELLA GDF. RIFERISCA IN PARLAMENTO |
(ASCA) ''Quello che dice Tremonti, in particolare i suoi timori sulla Guardia di Finanza, non e' lontano dalla verita': il potere della Gdf e' troppo grande, troppo incontrollabile. E mentre dico queste cose anche io non mi sento tranquillo, affatto: e' una cosa grave, lo so, ma la dico in diretta perche' rimanga, me ne assumo la responsabilita'''. |
Ennesima guerriglia in Valsusa - ferito finanziere
Blitz della Digos, 15 perquisizioni dopo la notte di guerriglia in Valsusa
La Digos ha computo nella notte una quindicina di perquisizioni a Torino, in Valsusa e nel Canavese. Al centro dell’indagine alcuni elementi dell’area anarchica, autonoma e anche del movimento No Tav. Uno dei perquisiti è stato accompagnato in Questura per chiarire alcuni aspetti collegati all’atto giudiziario. L’operazione, coordinata dal vice dirigente della Digos Cecilia Tartone, è avvenuta due ore dopo la fine degli scontri al cantiere di Chiomonte tra circa duecento incappucciati e le forze dell’ordine.
Gli estremisti hanno lanciato contro polizia e carabinieri biglie di piombo con le fionde, bulloni, pietre. Il bilancio è di sei i feriti, uno in condizioni serie per una lesione ad una gamba: si tratta di tre poliziotti, due carabinieri e un finanziere. Due i fronti da cui sono stati sferrati gli attacchi: l'area archeologica, che già nei giorni scorsi ha riportato gravi danni, e la zona sottostante il viadotto autostradale Clarea. La situazione è tornata tranquilla attorno alle 3,30, ma l’autostrada A32 è stata chiusa per 5 ore.
La Questura riferisce di «attacchi protratti nel tempo con veemenza». I manifestanti hanno tentato di attaccare un cavo metallico alla rete nel tentativo di sradicarla, ma la fune è stata recisa dalle forze dell'ordine. Nel corso della notte i manifestanti hanno appiccato, inoltre, roghi nella zona boschiva antistante il Museo archeologico, prontamente spenti. Per tutta la durata dei disordini sulla strada dell'Avanà, nella zona della centrale elettrica di Chiomonte, un centinaio di abitanti della Val Susa, contrari all'infrastruttura ferroviaria, hanno dato vita a un presidio di protesta.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/413606/
giovedì 28 luglio 2011
mercoledì 27 luglio 2011
MISSIONI: IN DL NORMA PER GENERALE GDF VERSO PENSIONE

MISSIONI. PERDUCA (RADICALI) : LEGA PACIFISTA A PAROLE VOTA REGALIE
"IN DL 16 MLN A PANAMA E NORMA PER GENERALE GDF VERSO PENSIONE"
(DIRE) Roma, 26 lug. - "Se solo esistesse un' informazione attenta anche allo scritto che ' manent' (che resta agli atti, ndr.), mentre l'ennesima dichiarazione del giorno ' volant' (vola, ossia non rimane, ndr.), ci si accorgerebbe che dietro al presunto afflato ' pacifista' o al ' senso di responsabilita'' della Lega si vogliono comunque nascondere varie regalie agli amici di turno". E' quanto dice il senatore radicale, eletto nelle liste del Pd, Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, a proposito del decreto legge sulle missioni militari all' estero.
"Infatti- sottolinea- nel decreto di rifinanziamento delle missioni, ormai un ' omnibus' dove si trova di tutto da 16 milioni regalati a Panama (o Fincantieri?) per due navi, a 60mila euro per un centro studi italo-tedesco piuttosto che una norma ' ad personam' per il solito generale delle fiamme gialle prossimo alla pensione, per non parlare del rifinanziamento per inerzia di micro-presenza sparse in giro per l mondo, ci si accorgerebbe che la Lega ha intenzione di proporre una drastica deregulation per le armi cosiddette da gioco togliendo tutta una serie di vincoli di sicurezza oggi imposti ai produttori. Quanto accaduto in Norvegia- conclude- viste anche le dichiarazioni dall' onorevole Borghezio, rende tutto piuttosto rabbrividente. Merito e metodo di questo decreto rendono molto difficile poter partecipare al voto anche a chi concorda colla nostra presenza nei teatri piu' importanti".
SPAGNA: APPROVATO LA LEGGE ORGANICA DEI DIRITTI E DOVERI PER I MEMBRI DELLE FORZE ARMATE

La legge, che ha completato lo status di membri delle forze armate, ha l'obiettivo di adeguare l'esercizio dei diritti dei militari ai principi della disciplina, gerarchia, unità e neutralità, alla ricerca di un equilibrio tra questi diritti e l'assunzione di doveri, in connessione con il principio di efficienza di tutte le amministrazioni pubbliche.
Tra le novità più importanti introdotte dalla norma si incontra la regolamentazione del diritto di associazione e la creazione di Consiglio personale delle forze armate e l'Osservatorio sulla Vita Militare. Così, il personale militare sarà in grado di creare e partecipare a una associazione professionale sotto l'ombrello della legge organica che disciplina il diritto di associazione del 2002. Queste associazioni hanno come unico scopo di difendere gli interessi professionali, economici e sociali e devono rispettare il principio della neutralità politica e sindacale non potendo avere legami con partiti politici o sindacati o enti di lucro. Inoltre, deve essere di portata nazionale e si prevede l'iscrizione in un registro del ministero della Difesa.
Inoltre, istituisce il Consiglio del personale delle forze armate come un meccanismo di dialogo tra queste associazioni e il Ministero, che può sollevare esclusivamente proposte o suggerimenti in merito all'esercizio dei diritti e delle libertà, e le condizioni di lavoro, escludendo le decisioni in materia di sicurezza e di difesa.
L'Osservatorio della vita militare creato dalla legge avrà un carattere accessorio e consultivo al fine di garantire le condizioni di vita dei membri delle Forze Armate.
Il Congresso ha inviato il testo del disegno di legge al Senato per continuare il suo iter parlamentare.
15/07/2011
martedì 26 luglio 2011
venerdì 22 luglio 2011
giovedì 21 luglio 2011
L'ACCESSO AGLI ORGANISMI DI PROTEZIONE SOCIALE DELLA GDF

Il D.M. 25 febbraio 1998, n. 96 è il Regolamento della GdF recante norme per l'uso dei beni per gli interventi di protezione sociale, quindi comprese gli stabilimenti balneari (es. lido del Finanziere), foresterie, soggiorni montani.
L'art. 5 disciplina l'ammissione delle persone con l'ordine di priorità che segue:
1. Alle attivita' degli organismi ha titolo a partecipare prioritariamente il personale militare e civile comunque in servizio presso la Guardia di finanza nonche' il personale militare cessato dal servizio e quello civile di ruolo collocato in pensione, compresi i componenti dei rispettivi nuclei familiari.
2. Sono ammessi a partecipare, secondo la categoria di appartenenza, anche il coniuge superstite del suddetto personale che non abbia contratto nuove nozze e gli orfani minorenni del personale stesso.
3. In relazione alle finalita' e compatibilmente con la ricettivita', possono essere ammessi alla frequenza di ciascun organismo, persone con particolari titoli di benemerenza inerenti alla propria attivita' di impegno civile o professionale di interesse per la Guardia di finanza, con le modalita' stabilite dagli statuti che saranno emanati dai singoli organismi.
Ricapitolando:
prima hanno diritto i finanzieri, in servizio ed in congedo, ed i componenti il nucleo familiare (quindi ad es. anche conviventi more uxorio);
seguono le vedove ed i vedovi non risposati e gli orfani minorenni
infine tutti gli altri che hanno titoli di benemerenza (categoria forse poco definibile)
domenica 17 luglio 2011
lpd: DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ...
Regolamento recante attuazione dell'articolo 2, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241, come modificato dall'articolo 7 della legge n. 69/2009, in materia di termini, superiori a 90 giorni, di conclusione dei procedimenti amministrativi di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, della Scuola superiore dell'economia e delle finanze, dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia del territorio, dell'Agenzia delle dogane, della Guardia di finanza e dei Fondi previdenziali e assistenziali del personale della Guardia di finanza. (11G0143) (GU n. 163 del 15-7-2011 ) note: Entrata in vigore del provvedimento: 16/07/2011
sabato 16 luglio 2011
venerdì 15 luglio 2011
Chieri: Fiamme Gialle in bilico. Chiuderanno la caserma?
giovedì 30 giugno 2011
Fiamme Gialle in bilico. Chiuderanno la caserma?
Addio alle Fiamme Gialle? Potrebbe saltare il trasloco della Guardia di Finanza da piazza Dante a piazza Europa. E con quello, la Tenenza chierese: troppo stretta la vecchia sede e troppo costosa la nuova, i militari potrebbero andarsene a Torino. A causare il problema è l’ex caserma dei carabinieri di piazza Europa, che ad aprile il Comune ha scambiato con parte dei capannoni di Campo Archero, di proprietà del Demanio, proprio per dare una nuova casa ai finanzieri. A rimettere in discussione il trasloco le difficoltà economiche della Gdf, la quale non sarebbe più disposta a spendere per ristrutturare l’immobile all’angolo con via Vittone. «Il rischio che il trasferimento salti è concreto», ammette il sindaco Francesco Lancione.
www.corrierechieri.it/art/Fiamme Gialle in bilico. Chiuderanno la caserma?
Borgomanero: Fiamme Gialle nella caserma Polstrada?
Fiamme Gialle nella caserma Polstrada?
11-07-2011L’ipotesi non trova, per ora, una conferma ufficiale dal Comando provinciale
BORGOMANERO - La scorsa settimana il Colonnello Angelo Russo, comandante provinciale della Guardia di Finanza, nel corso della festa di celebrazione della fondazione del Corpo aveva dato l’annuncio ufficiale che «dal primo agosto prossimo l’attuale Tenenza di Borgomanero sarà elevata al rango superiore di Compagnia ed acquisterà le competenze della Tenenza di Arona che, in pari data, verrà soppressa». Si tratta della conclusione di un iter partito nel 2007. Secondo quanto spiegato, in passato, dallo stesso comando, la soppressione della Tenenza di Arona e l’accorpamento a quella di Borgomanero performare una Compagnia, secondo il comando Regionale, rientravano in un’ottica di ridistribuzione sul territorio provinciale del personale, in modo da ottimizzare al meglio le risorse umane. Un provvedimento che faceva parte di un discorso più ampio a livello regionale, in merito agli organici del Corpo,che aveva visto in quell’anno anche la soppressione della Squadra Atpi (anti terrorismo e pronto impiego, i cosiddetti Baschi Verdi) della Compagnia di Novara. Dopo che lo scorso anno il progetto della nuova Compagnia sembrava essere tramontato, è arrivato l’annuncio ufficiale. Il trasferimento dei militari attualmente in servizio presso la caserma di corso Liberazione ad Arona nella nuova sede borgomanerese comporta anche problematiche logistiche. Per questo motivo sono circolate alcune voci non ufficiali, anche in ambito politico amministrativo, di un possibile collocamento futuro della Compagnia di Borgomanero in una parte dello stabile, di proprietà statale, di via Cureggio che attualmente ospita la Polizia Stradale. La struttura sarebbe stata valutata sufficientemente ampia per ospitare sia la Polstrada che la Guardia di Finanza, in maniera autonoma per i due Corpi dello Stato. L’attuale stabile, di via De Amicis, che ospita le Fiamme Gialle borgomaneresi è un immobile di proprietà privata e non statale, con una superficie complessiva di mq. 1.405. Anche l’edificio che ospita la caserma di Arona, con una superficie complessiva di mq. 470, “cartolarizzato” recentemente, era in affitto. Pur essendo sotto organico, entrambi i reparti, lo spostamento di circa una ventina di militari da Arona a Borgomanero potrebbe creare qualche problema di spazio.
Qualche militare però potrebbe essere destinato ad altre sedi. Il comando provinciale di Novara interpellato sull’argomento si limita a confermare che per ora la struttura di via De Amicis ospiterà tutto il personale della nuova Compagnia. In futuro potrebbe però, in ottica di risparmio e di maggiori spazi, le Fiamme Gialle potrebbero condividere parte dello stabile di via Cureggio, con un risparmio di affitto oltre che di maggior funzionalità. Una soluzione sicuramente non immediata, essendo necessari, in caso fosse adottata tale opzione, una serie di lavori di adeguamento dell’immobile. La circoscrizione della Tenenza di Borgomanero attualmente si estende per complessivi 347 chilometri quadri. Si compone di 31 comuni, per lo più di piccole o piccolissime dimensioni, e conta poco quasi 80.000 abitanti. La circoscrizione della Tenenza di Arona si estende per complessivi 210 chilometri quadri. Si articola su 21 comuni per lo più di piccole o piccolissime dimensioni e conta circa 59.000 abitanti.
Massimo Delzoppo
http://www.corrieredinovara.com/it/web/fiamme-gialle-nella-caserma-polstrada-2603/sez/borgomanero-cusio-e-bassa-sesia
Risolta la questione della tassa sulla malattia ma è da coglioni ringraziare il Governo!!
giovedì 14 luglio 2011
Manovra finanziaria 2011 - I poliziotti scendono in piazza
martedì 12 luglio 2011
L'ESERCITO DEI VINCITORI DI CONCORSO
P.A., l’esercito dei vincitori di concorso ma disoccupati da anni
Sono 100mila i vincitori di concorsi nella Pubblica amministrazione che, negli ultimi 10 anni, attendono ancora di essere chiamati in servizio. Alcuni in ruoli chiave, come le decine di psicologi che hanno vinto un impiego per lavorare nelle carceri. E poi i casi beffa, come i 107 funzionari ancora non assunti dall'Ice (Istituto per il commercio estero) e appena soppresso da Tremonti
Peccato che – secondo la Cgil – ci siano già circa 100mila tra vincitori e idonei a concorsi nella P.A. pubblicati negli ultimi 10 anni che attendono di essere chiamati in servizio. Insomma, persone che hanno festeggiato un’assunzione mai arrivata, perché ogni anno nella manovra finanziaria viene inserito il blocco del turnover. Anche la legge varata l’altro ieri ha stoppato le assunzioni fino al 2014. Così, se da un lato, il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, annuncia l’esubero di 300mila lavoratori nel comparto pubblico, dall’altro, però, non ferma la stessa Funzione Pubblica che continua a concedere l’autorizzazione a concorsi che sfornano nuovi vincitori precari.
Storie paradossali che andranno ad aggiungersi a quelle che già popolano il Comitato XXVII ottobre che riunisce vincitori e idonei di pubblico concorso ancora in attesa di assunzione.
Come quella che ci ha raccontato Maria Cristina Tomaselli. “A maggio del 2004 – dice – il ministero di Grazia e Giustizia bandisce un concorso per 39 psicologi da assegnare negli istituti penitenziari”. Maria Cristina supera la prova preselettiva nella quale si presentano in 3mila, poi altri due scritti e infine l’orale. “Nel 2006 – continua – arriva la notizia che ti cambia la vita: ‘ho vinto’. Una gioia immensa che, purtroppo, svanisce poco dopo, quando noi vincitori scopriamo di non poter essere assunti per carenza di fondi”. Nel 2008 la beffa: la responsabilità delle assunzioni passa tutta al ministero della Salute, quindi alle Asl che, tuttavia per legge, non sono obbligate a chiamarli. “Lo sconforto – spiega Maria Cristina – diventa tale da pensare che il futuro sia solo nero”. I 39 vincitori decidono, quindi, di ricorrere al Tribunale del Lavoro di Roma che a maggio 2010 gli dà ragione, obbligando il ministero ad assumerli. Ma non c’è tempo per esultare, perché, dice la psicologa, “assurdo dell’assurdo, il ministero ricorre in appello e come unico contentino, dall’anno scorso, ci fa svolgere lo stesso lavoro con un contratto a progetto, di 45 ore mensili per 650 euro lordi”. Così mentre in Italia si muore di carcere, con le strutture vicine al collasso, lungo lo Stivale ci sono solamente 16 psicologi di ruolo e appena 450 che collaborano come consulenti esterni.
Altra situazione inverosimile è quella dei vincitori dell’Ice, l’Istituto del commercio estero che – nonostante fosse già nell’aria la sua soppressione, nel 2008 pubblica un bando per 107 posti. Si presentano in 15mila, tra cui Cinzia Nannipieri, trentenne laureata in Scienze Politiche e Master in Relazioni Internazionali. “Abbiamo svolto tre prove, ci ha raccontato. Lo scritto nel 2009 e l’orale agli inizi del 2010. Uscita la graduatoria, a stento credo ai miei occhi: sono arrivata 65°. Sono tra le vincitrici”.
Ma anche in questa storia, i vincitori non fanno in tempo a stappare lo spumante, perché il ministro Tremonti all’inizio del 2010 prevede il taglio degli enti ritenuti inutili, tra cui quello proprio sull’attività di promozione delle imprese italiane all’estero. Ed anche se lo scorso anno l’istituto continua, comunque, a rimanere a galla, l’avvertimento del responsabile del personale dell’Ice è chiaro: “Sarete assunti da qui a 10 anni”. Una flebile speranza che è naufragata definitivamente in queste ore, visto che la manovra economica ha soppresso l’Ice, con gli uffici all’estero inglobati nelle ambasciate e i dipendenti italiani riassorbiti al ministero dello Sviluppo. “Un sogno infranto che – ammette Cinzia – è costato sudore e tempo”. Ad aiutarli non è, quindi, bastata la lettera che i vincitori hanno scritto la scorsa settimana al presidente delle Repubblica Napolitano chiedendogli “di lottare insieme”.
Ora la speranza per i 107 dell’Ice e per tutti i vincitori e idonei di concorso è riposta nelle mani del Comitato Ristretto della Commissione Lavoro che ha il compito esaminare e accorpare i tre progetti di legge presentati da tre parlamentari: Cesare Damiano (Pd), Antonio Di Pietro (Idv) e Giuliano Cazzola (Pdl) che propongono il prolungamento della scadenza dei concorsi al 2013 e l’obbligo per le amministrazioni di pescare nel bacino dei vincitori prima di indire un nuovo bando.
“Proposte che, secondo Damiano – interpellato da ilfattoquotidiano.it – hanno una chance di attuazione. Ma con questo governo è impossibile sbloccare le assunzioni. Intanto la mia richiesta di conoscere le sorti dei vincitori dell’Ice non ha ancora ottenuto risposta”.
di Patrizia De Rubertis e Clemente Nazzaro
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/12/p-a-lesercito-dei-vincitori-di-concorso-ma-disoccupati-da-anni/144713/
lunedì 11 luglio 2011
VAL SUSA, ENCOMIO PER GLI AGENTI IMPEGNATI NEGLI SCONTRI

“Nell’esprimere piena solidarietà a chi è stato spedito in prima linea a prendere botte ed insulti in una calda domenica di luglio – sostiene la Consap – non ci si può non domandare se sia giusto che questo Governo, continui a chiedere, un prezzo tanto alto senza promuovere alcun incentivo in grado di motivare il personale, ma anzi continuando a tagliare indennità, dilazionando i contratti di lavoro, lesinando finanche sui mezzi per garantire il servizio”. Un piccolo segnale di vicinanza che sia concreto e non solo parolaio – afferma il Segretario Generale Nazionale della Consap Giorgio Innocenzi - potrebbe essere quello di riconoscere a tutti i colleghi che hanno operato in val Susa, l’encomio solenne.
Certo che la situazione è davvero sconfortante e non ci stupiremo se alla prossima chiamata in Val Susa, molti poliziotti dovessero marcare visita. Per fare la guerra occorrono stimoli importanti, forti ideali e grandi motivazioni e non si sembra che il Governo delle pensioni da
fame, dei contratti bloccati che difende con forza solo i suoi privilegi, stia infondendo nei tutori dell’ordine questa determinazione.
“Uno scenario non certo ideale – conclude il sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato – anche in vista dell’autunno caldo sul fronte delle proteste che investirà il nostro Paese, quando l’esecutivo chiederà, scudo alla mano e manganello nell’altra, che i poliziotti si frappongano ad altri cittadini che come loro non ne possono più di fare sacrifici per una classe politica: inconcludente, insensibile e forse anche incapace”.
La Polizia sull'orlo della bancarotta - di NICCOLÒ ZANCAN (La Stampa del 11-07-2011)

Dai commissariati sotto sfratto alla mancanza di auto e di benzina
NICCOLÒ ZANCAN
TORINO
Ci sono persone abituate a risolvere i problemi in silenzio, continuando a lavorare a testa bassa. Ma è stato comunque imbarazzante vedere l’ufficiale giudiziario bussare alla porta del commissariato di Cefalù con in mano un’ingiunzione di pagamento. Una piccola, perfetta, storia italiana. Perché il commissariato sotto sfratto, moroso, era quello diretto da Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. Quando lo Stato dimentica se stesso.
Oggi il commissario Borsellino, fedele al suo stile sobrio, dice soltanto: «Il problema è risolto. E’ stato firmato un accordo fra il Ministero dell’Interno, la prefettura e il proprietario dell’immobile. Non abbiamo più visto l’ufficiale giudiziario. E questo credo sia uno dei commissariati più moderni della Sicilia: non abbiamo nulla di cui lamentarci». Beati loro, verrebbe da dire.
La polizia è sull’orlo della bancarotta. Non ha più soldi per le spese ordinarie, non riesce a pagare i suoi dipendenti, deve ristrutturare il 50% degli uffici, non rispetta la legge 626 sulla sicurezza. In certi commissariati mancano le divise, gli anfibi, i fogli per le denunce e la carta igienica. E così, in questi anni di tagli orizzontali nel pubblico impiego - con gli agenti di polizia equiparati ai dipendenti del catasto - si sono viste scene surreali. Come quella volta che i carabinieri si sono presentati al commissariato di Cerignola con l’ordine di eseguire lo sfratto: agenti contro.
Poi, in extremis, lo Stato corre ai ripari. Mette una pezza. Paga l’affitto e si scopre che, fino a quel momento, il contratto era sulla parola. Cose che se succedessero alla povera gente, quasi sempre, finirebbero in tribunale. Ma a ben guardare, anche questo è un povero Stato.
Lo è sicuramente visto dalle finestre del commissariato di Barriera di Milano, il quartiere più problematico, trascurato e insicuro di Torino, una piccola città di 50 mila abitanti. Qui la polizia può contare in tutto su 4 auto. La Grande Punto del dirigente, un’Alfa 159 in servizio come volante, una vecchia Stilo per la pratiche amministrative e una Punto gialla per i pattugliamenti in borghese. L’organico: 48 agenti, ma fra ferie, malattie e aggregati ad altri servizi, la media è di 30 effettivi al giorno. Gli uffici sono nuovi ma il timbro è quello di due anni fa, l’intestazione quindi ha l’indirizzo sbagliato e ogni documento deve essere corretto a mano. Il sapone lo comprano i poliziotti a rotazione. La metà dei computer in ufficio è personale. Le pulizie sono affidate a un appalto che garantisce ormai solo tre ore di lavoro alla settimana. Un problema comune a tutti i commissariati e alle caserme dei carabinieri, come da circolare ministeriale: «La direzione centrale è stata costretta a fornire istruzioni alle prefetture per affidare i servizi in questione, per il periodo 1˚ aprile-30 settembre 2011, con una riduzione dei precedenti valori contrattuali del 30% e, ovviamente, con una proporzionale riduzione delle prestazioni pattuite. Peraltro, con recentissima manovra, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso indisponibili, mediante accantonamenti, ulteriori risorse. Il che renderà problematico anche il finanziamento delle spese di cui trattasi...».
Stanno finendo i soldi. Tagli anche sulla formazione professionale degli agenti: «Attesa la limitata disponibilità di risorse economiche si prega di voler individuare le attività corsuali da richiedere sulla base di indirizzi strategici ben definiti e di voler indicare con particolare attenzione il costo presunto del corso, al fine di evitare la formazione di debiti pregressi». Si tratta di fissare delle priorità: scegliere, scremare, rinunciare, impoverirsi. La sicurezza, cavallo di battaglia prima di ogni elezione, dopo diventa un bene secondario. Come dimostra la vicenda delle scassatissime auto delle forze di polizia, che finalmente ha contorni precisi. I veicoli in dotazione sono in tutto 19 mila: un terzo è fermo in attesa di riparazione. Dal 2008 a oggi gli investimenti per l’acquisto e la manutenzione dei mezzi sono stati tagliati di oltre la metà: da 90 a 40 milioni di euro. Ecco perché il segretario generale del Coisp Franco Maccari, un poliziotto veneto a capo di un sindacato ultraindipendente, è furibondo: «Anche il rifornimento di carburante è contingentato. Solo di benzina il debito della Polizia è di circa 26 milioni di euro. Il Governo Berlusconi ha pugnalato alle spalle le forze dell’ordine. Ci hanno tolto le risorse necessarie per fare questo lavoro».
I commenti sui blog tracimano delusione. L'ultima finanziaria ha mantenuto il blocco delle carriere. «Il contrario della meritocrazia - dice Maccari - oggi assistiamo a un paradosso: chi lavora tanto guadagna esattamente come chi lavora poco. Molti agenti hanno voglia di mollare. Sono delusi, si sentono traditi. Come chi prende uno schiaffo da un amico».
Oggi l’età media di un poliziotto è di 47 anni. Alla fine del 2011 andranno in pensione 4.000 agenti; saranno rimpiazzati da 980 assunzioni. Lo stipendio di un sovrintendente con 15 anni di anzianità è di 1.350 euro, con una pensione prevista fra 20 anni di circa 800 euro. Un’ora di lavoro straordinario vale 10 euro lorde (13 in orario notturno), ma devono ancora essere pagati gli straordinari del 2010. E persino gli straordinari cosiddetti «speciali», a corsia preferenziale, come quelli per i servizi a Lampedusa o per la Tav, sono stati promessi ma non ancora liquidati.
Un giro d’Italia degli uffici di polizia sarebbe un documentario sensazionale. Ad Assisi le telecamere di sicurezza non funzionano perché coperte da alberi che nessuno può permettersi di potare. Sotto sfratto il commissariato Vescovio (Roma) e di Patti (Messina). Dalla questura di Milano nel 2000 uscivano in pattuglia 22 volanti con tre agenti per turno, oggi è difficile arrivare a 14 con due agenti ciascuna. Ovunque bisogna centellinare i buoni benzina anche a costo di andare piano, certi pattugliamenti sono stati fatti a piedi. A Palermo 29 ponti radio su 39 sono rotti, mancano i soldi per ripararli, i poliziotti devono usare il telefoni personali per parlare con le centrale.
Eppure sono anche anni di grandi risultati: 424 latitanti arrestati. Grandi successi nella lotta alla mafia. «Il ministro Maroni dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di parlare - dice Maccari - sono risultati dovuti allo spirito di sacrificio degli agenti, frutto di anni di lavoro e di moltissime intercettazioni telefoniche, quelle che il Governo vorrebbe limitare». Non era mai caduta così in basso la stima fra gli agenti e i loro referenti politici. «E’ il periodo peggiore della storia d’Italia», dice il segretario del Siulp di Milano Mauro Guaetta. «E’ semplice - spiega il segretario del Sap di Palermo Francesco Quattrocchi meno soldi, meno straordinari, meno mezzi, uguale meno sicurezza».
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/410980/
domenica 10 luglio 2011
sabato 9 luglio 2011
AD AVIGLIANA CHIUDE LA TENENZA DELLA GDF

La tenenza della Guardia finanza di Avigliana chiude per essere accorpata alla compagnia di Orbassano. A prendere posizione contro la chiusura è il presidente del «Comitato Progetto per le Valli» Mario Picciotto. «Ci opponiamo contro questa decisione e invitiamo gli amministratori a trovare una soluzione». La Guardia di finanza è nella città dei due laghi dagli anni Quaranta; dal febbraio del 1999 occupava una sede decorosa nell'ex casa del fascio. La decisione di abolire la tenenza ha suscitato la protesta di numerosi sindaci e degli stessi cittadini. «Continuiamo a perdere servizi - afferma indignato il sindaco Carla Mattioli - faremo un'azione congiunta per sospendere la decisione e trovare una soluzione con i vertici dell'arma. Questa è una conseguenza delle scelte sbagliate del governo». Il primo cittadino ricorda che lo stabile è stato realizzato con il contributo dei cittadini e se dovrà essere venduto, al Comune spetterà il diritto di prelazione. «Prendo atto con rammarico della decisione - dice il sindaco di Almese Bruno Gonella - purtroppo devo constatare, ancora una volta, la drammatica situazione, in cui lo Stato taglia i servizi ai cittadini». La tenenza di Avigliana ha giurisdizione su quindici Comuni della bassa valle di Susa e Sangone.
La Stampa (cronaca di Torino) – 8 luglio 2011
giovedì 7 luglio 2011
mercoledì 6 luglio 2011
martedì 5 luglio 2011
domenica 3 luglio 2011
FERRANTI (PD): ALFANO AVALLA SCELTA TREMONTI DI FARE CASSA SU GIUSTIZIA

Pdl, Ferranti (Pd): Alfano distratto da partito avalla scelta Tremonti di fare cassa su giustizia. No a ministro a mezzoservizio, Alfano si dimetta
01 luglio 2011"L'attacco di Alfano alle opposizioni è stucchevole e la dice tutta sul rispetto istituzionale che spetterebbe ad un ministro della Repubblica". Così la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti replica al neo segretario del Pdl che oggi ha criticato duramente le opposizioni definendole ‘prive di valori'. "Fa riflettere - sottolinea Ferranti - un ministro della Giustizia che critica duramente le opposizioni per avere nei principi costituzionali il perno della propria azione. La verità è che Alfano per cercare di rinsaldare un partito alle prese con insanabili lotte intestine si lancia in critiche di basso rango. Alfano pensi piuttosto a dimettersi da ministro: il paese non merita un guardasigilli a mezzoservizio neanche per un giorno. Anche perché le sue disattenzioni stanno facendo male all'intero sistema giustizia, come dimostra il contenuto della manovra economica. Distratto dalle beghe interne al Pdl - attacca Ferranti - Alfano ha avallato la scelta di Tremonti di fare cassa sulle spalle dei diritti dei cittadini, specie quelli meno abbienti. Il testo approvato ieri dal Cdm contiene infatti un grave attacco al processo civile ai diritti dei cittadini che vedranno aumentare fortemente i contributi e le sanzioni senza avere in cambio nessun miglioramento dei servizi. Viene addirittura introdotto un burocratico e farraginoso procedimento per il risarcimento dei danni derivanti dalla durata irragionevole dei processi che la dice tutta su quanto Alfano ha professato nel corso di questa legislatura. Il Partito democratico darà battaglia e presenterà a breve un pacchetto di emendamenti per portare all'attenzione del parlamento misure concrete che possano immediatamente contribuire a velocizzare i tempi della giustizia civile, impedire una giustizia di classe e coniare nuovi strumenti organizzativi che aiutino l'economia del paese. Alfano pensi a dimettersi".
sabato 2 luglio 2011
lpd: Pensioni: verso stretta; in prima fascia -45% riva...
venerdì 1 luglio 2011
LA COPIA DELLA DENUNCIA VA SEMPRE RILASCIATA

QUI SOTTO L'ESEMPIO DI UNA DECISIONE PRESA DAL CONSIGLIO DI STATO PER UN RICORSO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PROPOSTO DA UN CITTADINO CHE LA PROSSIMA VOLTA DOVRÀ VERSARE 600 EURO DI CONTRIBUTO PER AVERE GIUSTIZIA
Numero 02310/2011 e data 08/06/2011
REPUBBLICA ITALIANA
Consiglio di Stato
Sezione Seconda
Adunanza di Sezione del 13 aprile 2011
NUMERO AFFARE 00254/2011
OGGETTO:
Ministero della difesa.
Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica proposto dal signor Ercole Quattrocchi, nato a Castiglione di Sicilia il 7 agosto 1952 e residente a Tremestieri Etneo, contro il provvedimento 24 febbraio 2009 n. 99/7, di diniego di rilascio di copia della denuncia da lui sporta l’8 gennaio 2009 presso la stazione dei carabinieri di Acicastello, e contro il provvedimento del Comando della legione dei carabinieri “Sicilia” 24 giugno 2009 prot. n. 109/1-8-Nu,R,P., di rigetto del suo ricorso gerarchico contro il diniego.
LA SEZIONE
Vista la relazione 25 giugno 2010 prot. 1056/1-14-2009 con la quale il ministero della difesa - Comando generale dell’Arma dei carabinieri - ha chiesto il parere del Consiglio di Stato sul ricorso straordinario sopra indicato;
visto il ricorso, spedito al ministero il 4 agosto 2009;
esaminati gli atti e udito il relatore, consigliere Nicola Russo.
Premesso:
Il signor Quattrocchi l’8 gennaio 2009 si è recato alla stazione dei carabinieri di Acicastello e ha sporto una denuncia, della quale un ufficiale ha redatto processo verbale. Riferisce il Comando generale dei carabinieri che all’interessato è stata rilasciata attestazione dell’avvenuta ricezione della denuncia, ai sensi dell’articolo 107 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. Il 18 febbraio 2009 il signor Quattrocchi ha richiesto al Comando provinciale di Catania dei carabinieri il rilascio di copia della denuncia da lui presentata, e con nota 24 febbraio 2009 n. 99/7 gli è stato risposto che la denuncia era stata trasmessa alla procura della repubblica presso il tribunale di Catania, alla quale egli avrebbe potuto inviare le sue richieste. Contro questo diniego ha proposto ricorso gerarchico al Comando della legione, esponendo i fatti e chiedendo nuovamente il rilascio di copia della denuncia; e con l’atto del 24 giugno 2009 gli è stato risposto che «il documento che la S.V. lamenta di non avere ricevuto copia in data 8.1.2009 da personale del Comando Provinciale Carabinieri di Catania, è una denuncia e quindi atto di polizia giudiziaria, che non rientra nella categoria degli atti amministrativi sui quali è possibile esercitare il diritto di accesso, ai sensi della l. 7.8.1990 n. 241».
Il signor Quattrocchi con il ricorso straordinario in esame impugna il diniego, deducendone l’illegittimità per violazione dell’articolo 107 delle disposizioni d’attuazione del codice di procedura penale, dal quale si evince che al denunciante può esser rilasciata copia della denuncia. Fa presente di avere altre volte presentato denunce a stazioni dei carabinieri ricevendone copia, sicché all’interno dell’Arma stessa non c’è uniformità di comportamento in materia.
Il ministero, nella relazione, eccepisce l’inammissibilità del ricorso perché: 1) la missiva impugnata non ha natura amministrativa e non è quindi assoggettabile alla legge n. 241 del 1990; 2) l’atto impugnato, quando lo si voglia qualificare come atto amministrativo, non è definitivo, essendo impugnabile sia con ricorso giurisdizionale sia con ricorso amministrativo; atto definitivo è invece la nota del 24 giugno 2009; 3) la giurisprudenza consultiva del Consiglio di Stato è nel senso che il ricorso straordinario non può essere esperito in sostituzione dello speciale ricorso giurisdizionale per l’accesso ai documenti amministrativi previsto dalla legge n. 241 del 1990. Dichiara poi che la mancata indicazione, nell’atto impugnato, dei termini e dell’autorità a cui si può ricorrere è stata sanata dalla tempestiva proposizione del ricorso gerarchico.
Nel merito, sostiene che l’articolo 107 citato attribuisce all’autorità, che ha ricevuto la denuncia, la facoltà, e non l’obbligo, di rilasciarne copia; e ripropone l’argomento che la denuncia è «atto di Polizia Giudiziaria (non amministrativo)», sottratto alle disposizioni della legge n. 241 del 1990. Fa presente che la Procura della repubblica, già prima del ricorso gerarchico, aveva autorizzato la propria segreteria a rilasciare al signor Quattrocchi tutti gli atti del procedimento penale (conclusosi con l’archiviazione).
Considerato:
Facendo ordine nelle svariate eccezioni preliminari formulate nella relazione, va detto in primo luogo che, come rileva la stessa Amministrazione, l’atto di diniego, qui impugnato insieme con il rigetto del ricorso gerarchico contro di esso proposto, non reca menzione dei ricorsi esperibili. Tanto è sufficiente per ritenere scusabile l’eventuale tardività del ricorso gerarchico, della quale pertanto è superfluo occuparsi.
Non è poi comprensibile la seconda eccezione: premesso che il ricorso straordinario è esperibile solo contro provvedimenti definitivi, e che un provvedimento è definitivo quando contro di esso non è previsto o è stato esperito il ricorso gerarchico, il ricorrente ha appunto proposto ricorso gerarchico contro il primo diniego, e impugna qui il rigetto del ricorso gerarchico, che è atto definitivo, insieme con l’atto originario, che costituisce l’oggetto sostanziale dell’impugnazione. Non ha importanza, se è a questo che l’Amministrazione intende riferirsi, che la nota del 24 giugno 2009, di rigetto del ricorso gerarchico, non sia indicata nell’epigrafe del ricorso come oggetto dell’impugnazione, dal momento che essa è menzionata e censurata nel corpo del ricorso.
Con la terza eccezione l’Amministrazione afferma, da un lato che l’atto impugnato non è un provvedimento amministrativo, dall’altro che esso è impugnabile con lo speciale rito del ricorso per l’accesso ai documenti amministrativi, e che pertanto il ricorso straordinario è precluso. Le due affermazioni costituiscono una questione mal posta. L’atto impugnato, cioè il rifiuto di rilasciare copia della denuncia sporta dal richiedente, è indubbiamente un provvedimento amministrativo, ossia una decisione della pubblica autorità (non giudiziaria); tant’è che la stessa amministrazione lo ritiene soggetto a ricorso gerarchico. La denuncia invece, per colui che la presenta, è un atto di iniziativa del privato, e non già un “documento amministrativo” come definito dall’art. 22, comma 1, alinea “d”, della legge n. 241 del 1990 ai fini delle procedure d’accesso ai documenti, ossia una «rappresentazione grafica ... del contenuto di atti detenuti da una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse»; e il rilascio della sua copia con attestazione di avvenuta presentazione è regolato da una disposizione speciale, l’art. 107 delle disposizioni d’attuazione del codice di procedura penale. Si tratta di avere copia di un proprio atto, non di un documento della pubblica amministrazione, e nulla vieta l’esperibilità del ricorso straordinario contro il rifiuto di attestare l’avvenuta presentazione della denuncia. Lo stesso vale, a maggiore ragione, per il processo verbale di ricevimento di una denuncia oralmente sporta, che riproduce una dichiarazione del denunciante, del quale il denunciante non può fare copia da sé e del quale ha interesse a ottenere copia.
Lasciando al prosieguo l’esame dell’ultima eccezione preliminare, di carenza d’interesse al ricorso perché la copia dell’atto può essere ottenuta presso la segreteria della Procura della repubblica, e venendo al merito, l’art. 107 più volte citato dispone: «1. La persona che presenta una denuncia ... ha diritto di ottenere attestazione della ricezione dalla autorità davanti alla quale la denuncia ... è stata presentata o proposta. L’attestazione può essere apposta in calce alla copia dell’atto». Come si vede, si tratta di un diritto, e la tesi dell’Amministrazione, che si tratti di una facoltà - che l’ufficiale di polizia giudiziaria potrebbe dunque esercitare o meno, a suo piacere - è evidentemente priva di costrutto. La disposizione si riferisce sia al caso di chi presenti una dichiarazione da lui redatta («presentata»), sia al caso di chi sporga denuncia verbale («proposta»); e sancisce il diritto di fare, per così dire, autenticare la prima, e naturalmente, come si è detto, di ottenere copia del verbale della seconda. Quest’ultima, anzi, dovrebbe esser rilasciata d’ufficio, come difatti usualmente si fa (tale circostanza, dedotta dal ricorrente, può considerarsi fatto notorio), perché il denunciante possa esibire il documento a un assicuratore, a una pubblica amministrazione, a un suo consulente o a chiunque, in relazione a qualsivoglia rapporto contrattuale, necessiti della certezza dell’avvenuta presentazione della denuncia; o possa, semplicemente, tenerlo per sua memoria e documentazione. D’altra parte l’Amministrazione, ammettendo che l’ufficiale di polizia giudiziaria verbalizzante ha facoltà di rilasciare copia, smentisce l’argomentazione addotta a sostegno del diniego, e cioè che si possa rilasciare l’attestazione di presentazione ma non la copia del verbale di denuncia.
Infine, non è fondata neppure l’eccezione secondo cui il ricorrente non ha interesse all’impugnazione perché il procuratore della repubblica ha autorizzato la propria segreteria a rilasciargli atti del procedimento penale: la legge sancisce il diritto del ricorrente di ottenere la copia «dalla autorità davanti alla quale la denuncia ... è stata presentata o proposta», e non può l’ufficiale di polizia giudiziaria sottrarsi a un adempimento, tanto semplice quanto doveroso, costringendo l’interessato a peregrinare per gli uffici giudiziari della circoscrizione e onerando inutilmente gli uffici stessi del rilascio di copie di un fascicolo processuale.
Il ricorso, in conclusione, è fondato e va accolto, e, per l’effetto, vanno annullati gli atti impugnati, cioè il diniego di rilascio di copia e il rigetto del ricorso gerarchico.
P.Q.M.
esprime il parere che il ricorso debba essere accolto, e, per l’effetto, debbano essere annullati gli atti impugnati.
MANOVRA 2011: UN CONTRIBUTO UNIFICATO PER IL RICORSO AL PDR OSSIA LA MORTE DELLA GIUSTIZIA PER I POVERI

Si tratta di un ricorso amministrativo particolare (di derivazione monarchica) che si differenzia dagli ordinari ricorsi giurisdizionali anche per il fatto che è quasi completamente gratuito e non necessita di assistenza legale (si veda http://www.ilgrifonedelpiemonte.com/2011/01/il-ricorso-straordinario-al-presidente.html), pertanto accessibile anche da soggetti non economicamente dotati.
L'applicazione anche per questo tipo di ricorso di una gabella di ben 600 € uccide di fatto tale strumento di tutela per le persone meno abbienti, che aveva origine antiche ma che ora è destinato a scomparire.
La democrazia italiana del terzo millennio riuscirà addirittura a cancellare un concessione delle monarchie assolute!