lunedì 12 aprile 2010

Blindato a secco, detenuti a piedi


Gli agenti della polizia penitenziaria del carcere delle Vallette fanno salire quattro detenuti destinati a una serie di istituti di pena del Nord Est e si preparano al lungo viaggio. Il vecchio Ducato si avvia faticosamente e pochi minuti dopo è in tangenziale. Direzione, l’autostrada Torino-Milano. Prima tappa, Rondissone, dove c’è un’area di servizio.

L’ansimante turbodiesel ha bisogno di gasolio. Ogni mezzo ha in dotazione una card erogata da una società petrolifera per i rifornimenti di carburante. Il pieno costa 70 euro. Il benzinaio striscia la card nel Pos del distributore e la risposta del terminale è desolante: carta senza disponibilità. Il tizio con la tuta blu è nervoso: «Pagatelo voi, il gasolio, sennò di qua non partite. Non è la prima volta che succede, così proprio non va». Agenti imbarazzati. Gli uomini della scorta frugano nei portafogli. Chi s’è dimenticato il bancomat, chi non vuole soccorrere lo Stato per principio, qualcuno, proprio, non ha denaro con sé. Che fare? Telefonata al centralino del carcere. Parte una staffetta di agenti con i 70 euro. Intanto, il blindato è fermo a lato del gabbiotto. In attesa. Dopo un’ora, la questione con il benzinaio è risolta, l’antico Ducato riprende il suo viaggio. Ma i poliziotti sono molto arrabbiati. E interviene il sindacato, sigla Osapp.

Spiega il segretario regionale, Gerardo Romano: «Ci sono 80 mila euro di scoperto, è naturale che i creditori ci taglino i fondi. Ma è grottesco che gli agenti si ritrovino, loro e i detenuti, in queste condizioni umilianti. Il fatto è che il parco-macchine dell’amministrazione è, carburante non pagato a parte, in condizioni disastrose. Abbiamo bisogno almeno di altri 40 mezzi nuovi, di personale. Se continua così, i prigionieri li accompagniamo alle udienze o in altre carceri, con le nostre vetture di famiglia, con la Panda della zia. Alcuni cadono a pezzi, altri si guastano per la strada. A proposito: a inizio gennaio è finalmente arrivato un bus Volvo nuovo di zecca da 21 posti, costo 400 mila euro. S’è rotto subito, centraline elettroniche in tilt, hanno detto. Morale, è tornato in servizio solo in questi giorni, dopo tre mesi passati in officina. C’è qualcosa, nella logistica, che non va».

I sindacalisti Osapp sono esasperati. Gerardo Romano, con i colleghi Maurizio Turati e Giuseppe Setaro, hanno firmato un documento comune: «Crisi ormai devastante, il nostro lavoro è diventato peggio di una roulette russa; gravissima la carenza di organico, turni massacranti anche di 20 ore al giorno con pesanti ripercussioni sullo stato psico-fisico degli agenti che, loro malgrado, a fronte dell’immobilismo dell'amministrazione si trovano costretti ad anticipare i soldi anche per mangiare».

Ancora: «Non ci vengono pagati i buoni pasto dal mese di gennaio, ci sono stati gravi ritardi a Torino nel pagamento dei fondi incentivanti 2009, da tempo negli Istituti non vengono pagate le missioni per non parlare poi del fatto che hanno addirittura sbagliato i CUD e li stanno ritirando, e qualche nostro collega ha già fatto il 730».

Appello finale: «La situazione è anche drammatica per tutti gli operatori che svolgono servizio all'interno delle sezioni detentive, a fronte del gravissimo sovraffollamento e anche per chi presta servizio ai nuclei traduzioni e piantonamenti, colleghi che operano sotto scorta e senza mezzi. Ci vogliono interventi immediati e non escludiamo di scendere in piazza per far sentire la nostra voce, qualcuno, a Roma, dovrà pure ascoltarci».

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/185042/

Nessun commento:

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno