domenica 8 novembre 2009

L’ITALIA PRIGIONIERA DELLA SPINTARELLA

"Alla Forestale un concorso, per gli amici"
Il Tar annulla la graduatoria: "Poca trasparenza, prove da rifare"

di Paolo Festuccia

Tutto da rifare. Graduatoria annullata. La decisione è del Tar del Lazio, che con la sentenza (09984/2009) dello scorso 16 ottobre ha sancito la scarsa trasparenza delle selezioni per i 68 posti di primo dirigente del Corpo forestale dello Stato. L'allarme, dunque, lanciato da La Stampa sulla selezione degli aspiranti dirigenti ha trovato certezze nelle carte bollate del Tribunale amministrativo regionale, che non solo ha annullato la graduatoria del concorso interno ma ha pure condannato l'amministrazione del Corpo forestale dello Stato al pagamento delle spese processuali. Secondo il Tar, infatti, l'azione del Cda del Corpo Forestale, presieduto dal ministro Luca Zaia, è «illogica e incoerente».
«La motivazione degli atti amministrativi - scrivono i giudici - è un consolidato onere che trae origine dai principi costituzionali di imparzialità e di conseguenza trasparenza dell'azione dei pubblici poteri». Insomma, tutto il contrario di quanto accaduto. Tanto che, si legge nella sentenza, «le valutazioni dei candidati sono accompagnate soltanto da espressioni di mero richiamo ai parametri di giudizio, che si traducono in circonlocuzioni tautologiche dalle quali è impossibile evincere i presupposti razionali della valutazione finale e della sua insolita massificazione».
Non solo, il Tar sottolinea pure che «la discrezionalità del potere esercitabile, per quanto ampia, non può essere esente da verifiche». E proprio in relazione all'eccesso di potere, la sentenza stigmatizza «il comportamento ostruzionistico degli uffici nel ritardare l'accesso agli atti del procedimento, e nell'approvazione della graduatoria pochi giorni prima dell'indizione del corso di formazione, ad ostacolare le verifiche di legittimità e l'utilità dell'azione giudiziaria».
Vicenda, naturalmente, imbarazzante per un Corpo di Polizia che, invece, dovrebbe garantire in primo luogo la trasparenza e la tutela dei cittadini. Cittadini che, come gli aspiranti al concorso, si sono, invece, dovuti rivolgere alla magistratura per conoscere i «trucchi» di una graduatoria «annunciata» di vincitori.
In sostanza: chi doveva essere promosso ha avuto il punteggio massimo di 20 nella voce attitudine all'avanzamento, i non graditi, invece, hanno ottenuto 17 punti. Dunque, più che la fortuna e la bravura per i concorrenti idonei all'epoca del concorso, poté la cosiddetta spintarella. Ma si sa, che se la fortuna è cieca è altrettanto vero che la giustizia amministrativa (in questo caso) ci ha visto benissimo. Ora, però, resta ancora da capire perché la dea bendata tra tanti aspiranti dirigenti del Corpo Forestale, comandato da Cesare Patrone (e coadiuvato da una serie di parenti e affini, come il fratello Amato, la moglie di quest'ultimo Serena Pandolfini, la cugina Rosa) si sia posata proprio su quelli del Veneto, regione cara al ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, che presiede proprio il consiglio di amministrazione del Corpo. Non è la prima volta che i concorsi per il Corpo forestale dello Stato finiscono nella bufera.
Polemiche e dubbi si ebbero anche per i 500 vincitori della prova per allievi e per i 182 posti da vice ispettore. All'epoca dei fatti, le interrogazioni non scalfirono la poltrona del comandante Cesare Patrone, ora chissà cosa potrà accadere dopo questa sentenza.
La Stampa del 6 novembre 2009

Nessun commento:

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno