venerdì 25 settembre 2009

'SPARITE' LE NORME ANTIFANNULLONI

Brunetta nega, sindacato conferma

Abrogate le disposizioni annunciate dal ministro come la rivoluzione della P.A.I confederali: "Erano anticostituzionali. Mentre i veri problemi non sono mai stati affrontati"
La replica del ministero: "Modificate solo le fasce di reperibilità, la produttività era aumentata". Cgil e Cisl: "Tutto vero"

di ROSARIA AMATO


ROMA - Doveva essere la 'rivoluzione' del Pubblico Impiego. Ma, come sempre, alla rivoluzione è seguita la restaurazione. E così è stata silenziosamente abrogata con un decreto legge pubblicato l'1 luglio (poi diventato la legge n.102/2009) la normativa 'antifannulloni' varata l'anno scorso dal ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che prevedeva disposizioni penalizzanti per gli impiegati pubblici, tra le quali indennità di malattia ridotta, e fascia di reperibilità per i dipendenti in malattia estesa praticamente a tutta la giornata (con un'unica 'ora d'aria' dalle 13 alle 14). Di questi punti, il ministero in un comunicato di replica riconosce solo il ripristino di fasce ridotte di reperibilità, ma il sindacato conferma tutto. Le fasce orarie di reperibilità sono tornate due di due ore ciascuna, la certificazione medica è stata nuovamente affidata al medico convenzionato, e sono state abrogate alcune delle norme che prevedevano penalizzazioni economiche. Ai dipendenti pubblici e ai loro sindacati non è rimasto che chiedersi, come fa per esempio la Flp, "perché quando sono state introdotte certe norme, come la reperibilità di 11 ore al giorno in caso di malattia, lo si è fatto con le "fanfare", tuonando contro i dipendenti pubblici assenteisti e fannulloni e ora che fa marcia indietro il ministro Brunetta non rilascia nemmeno una misera dichiarazioncina alla stampa?". Forse perché il provvedimento era ampiamente incostituzionale, obiettano i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl. "Noi abbiamo chiesto fin dal nostro congresso di maggio al ministro Brunetta di tornare indietro e di rendere omologate al privato tutte le regole del pubblico - dice Giovanni Faverin, segretario Cisl-Funzione Pubblica - Le norme ora abrogate erano frutto di un eccessivo accanimento con il controllo, stavano in una logica di pressione dell'opinione pubblica".
OAS_RICH('Middle');"Le norme precedenti sono state ripristinate a seguito alle pressioni di noi sindacati - conferma Salvatore Bosco, segretario della Uil Funzione Pubblica - che abbiamo subito denunciato la nuova normativa come punitiva e illogica". "Si conferma il fatto che avevamo ragione quando parlavamo di 'Tanto rumore per nulla'", dice ironicamente Carlo Podda, segretario della Cgil Fp. E adesso? Adesso è tutto come prima, peggio di prima, denunciano i sindacati. "Dopo oltre un anno di annunci mediatici - rileva amareggiato Podda - i cittadini e le imprese possono purtroppo vedere che laddove i servizi funzionavano più o meno bene continuano a farlo, e così là dove funzionavano male. Semmai c'è il rischio che, con tutti i tagli fatti dal governo, anche là dove le cose funzionavano non troppo male adesso vadano peggio. E invece c'è bisogno di una Pubblica Amministrazione che funzioni, e noi sindacati, a differenza di quello che dice il ministro, abbiamo tutto l'interesse perché funzioni davvero". "Prima di mettere mano a questa materia in modo così ideologico - aggiunge Bosco - scatenando la campagna mediatica contro i fannulloni, avrebbe dovuto verificare cosa davvero non funziona nella PA e in particolare nei dirigenti, nella politica che mette le mani dappertutto. Interessi profondi e molto concreti, altro che i dipendenti fannulloni. Adesso la sua campagna pubblicitaria gli si sta rivoltando contro. E infatti gli ultimi dati che sono usciti sull'incidenza delle malattie fanno vedere che ad agosto c'è stato un aumento". "Da parte nostra - conclude Bosco - dopo questa vicenda rimane la sgradevolissima sensazione di un ministro che non incide in alcun modo sui problemi veri della P.A., che non ha alcuna intenzione, per esempio, di intervenire sugli sprechi e sulle consulenze (i cui costi si aggirano intorno ai due miliardi annui)". La replica. Il ministero della P.A. sostiene però che la "rivoluzione" non si è fermata e, in un comunicato stampa, nega il colpo di spugna sulle norme. Ammettendo però che una modifica sostanziale c'è stata: "L'unica modifica intervenuta nel decreto-legge 1° luglio 2009 n. 78 riguarda le fasce di reperibilità, che sono state uniformate nella durata a quelle vigenti nel settore privato". Intervento, dice il ministero, "deciso anche a seguito dei confortanti risultati del monitoraggio sulle assenze per malattia nella P.A.". "Al contrario - prosegue il comunicato del ministero - non si è intervenuto in alcun modo sulle disposizioni vigenti in materia di trattenute economiche e di certificazioni mediche dei dipendenti pubblici. Va però precisato che queste ultime saranno presto gestite online dall'Inps e si renderà quindi necessario uniformare la loro disciplina con quelle nel settore privato". Ma il sindacato conferma tutte le modifiche (vedi tabella): la penalizzazione economica per i dipendenti in malattia è rimasta solo nella norma del cosiddetto "salario accessorio", e la possibilità di certificazione è di nuovo estesa ai medici convenzionati. Modifiche, precisa la Cisl, che sono "frutto del dialogo e del senso di responsabilità di governo e sindacato". "Siamo riusciti ad eliminare gli eccessi del provvedimento - dice Faverin - e gli elementi punitivi verso i lavoratori, ma nel quadro di obiettivi condivisi e dello sforzo per aumentare l'efficienza delle amministrazioni pubbliche". "I problemi della P.A. sono rimasti irrisolti da quando si è insediato il ministro Brunetta - ribadisce Podda per la Cgil - Sarebbe ora che ci mettessimo intorno a un tavolo per cercare una soluzione davvero produttiva".
(25 settembre 2009)

http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/economia/pubblica-amministrazione/legge-fannulloni/legge-fannulloni.html




giovedì 24 settembre 2009

GDF: CELEBRATA A TORINO RICORRENZA DEL PATRONO SAN MATTEO


Torino, 21 set. - (Adnkronos) - La Guardia di Finanza di Torino ha celebrato questa mattina nella Chiesa di Santa Rita la ricorrenza di San Matteo, patrono del corpo.La cerimonia religiosa e' stata officiata dal Vescovo di Susa,Monsignor Alfonso Badini Confalonieri e concelebrata dal Cappellano Regionale, Monsignor Jean-Pierre Ravotti, unitamente ai Cappellani militari di Torino. Alla funzione religiosa hanno presenziato il Comandante Regionale del Piemonte, Generale di Divisione Vincenzo Basso, gli Ufficiali ed una folta rappresentanza di militari in servizio a Torino, unitamente ai loro familiari, nonche' i delegati del Consiglio di Base di Rappresentanza ed esponenti della Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia.

martedì 22 settembre 2009

L’ISTANZA PER L’EQUIPOLLENZA DEI TITOLI CONSEGUITI AL TERMINE DEI CORSI PRESSO GLI ISTITUTI MILITARI

Il Decreto Interministeriale del 16 aprile 2009 ha previsto il riconoscimento dell’equipollenza delle specializzazione conseguite al termine di corsi frequentati dai sottufficiali con i titoli rilasciati dagli istituti professionali, anche ai fini dell’ammissione agli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di II grado.
A chi interessasse il riconoscimento qui può trovare un fac-simile di domanda, preparata da un amico, da presentare ad un istituto professionale; l’istanza in marca da bollo deve essere accompagnata da una attestato del corso svolto.


^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Nome Cognome
Residenza
Recapiti telefonici

------ lì -------


Spett.le
Istituto Professionale ----------
----------
---------

(RACCOMANDATA A MANO O R/R)

OGGETTO: istanza di riconoscimento del Diploma di qualifica di “---------”.


Spett.le Istituto Professionale,
in virtù dell’art. 1, comma 1, del decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, emanato il 16.04.2009 di concerto con i Ministri della difesa, dell’economia e delle finanze, del lavoro, della salute e delle politiche sociali, lo scrivente, Ispettore/Sovrintendente del Corpo della Guardia di Finanza in servizio presso ___________________ col grado di ______________, chiede il riconoscimento del Diploma di qualifica di “-------------” corrispondente alla specializzazione/qualifica/abilitazione di “-----------------” (elencata nell’annessa tabella “A” al citato decreto interministeriale) ottenuta a seguito di corsi ed esami presso ___________ della Guardia di Finanza.

Ad ogni buon fine si allega:
§ copia conforme dell’attestazione rilasciata dal Comando --------------;
§ copia del decreto interministeriale datato 16.04.2009;
§ stralcio della tabella “A” del citato decreto interministeriale, relativo alla corrispondenza dei corsi della Guardia di Finanza con i diplomi professionali ex D.M. 14 aprile 1997).

All’uopo dichiara:
§ di essere nato a -----;
§ il ---- ;
§ codice fiscale:-----

In attesa di un gentile riscontro, porgo distinti saluti

firma

venerdì 18 settembre 2009

SICUREZZA: COCER GDF, PROMESSE NON MANTENUTE DAL GOVERNO 'STANZIATE RISORSE PER IRRISORIO AUMENTO DI 1 EURO AL GIORNO'

Roma, 17 set. - (Adnkronos) - "Le risorse finanziarie stanziate permetteranno di corrispondere un aumento netto di poco piu' di 1 euro al giorno: somma talmente irrisoria che svilisce la professionalita' del personale e ne offende la dignita'". E' il giudizio che il Cocer della Guardia di finanza da' sull'avvio delle procedure negoziali per il rinnovo contrattuale delle forze dell'ordine e delle forze armate relativo al biennio economico 2008- 2009 in scadenza nel dicembre prossimo. Il Cocer Gdf sottolinea che "per la prima volta, a chi rischia la propria vita per la sicurezza della collettivita', contrastando ogni giorno la criminalita', si vuole corrispondere un aumento contrattuale pari a quello del pubblico impiego, senza tenere conto delle peculiari funzioni svolte. La norma sulla specificita' di impiego del personale del comparto, fortemente voluta dall'attuale compagine governativa, contrariamente alle promesse non porta nessun miglioramento economico". Per il Cocer della Guardia di finanza, "e' arrivato il momento di dire basta: le numerose promesse fatte nel corso degli anni da autorevoli esponenti di questo Governo non sono state trasformate in risultati concreti". Anzi, "con il Governo Prodi furono stanziate risorse di gran lunga superiori a quelle che oggi il Governo Berlusconi propone. Oggi, nonostante le promesse fatte, ci troviamo in una condizione estremamente peggiore e come tale assolutamente
inaccettabile".

mercoledì 16 settembre 2009

POLIZIOTTI E CARABINIERI, ALTOLÀ A BRUNETTA: «OFFENSIVO UN AUMENTO DI 40 EURO»


ROMA (16 settembre) - Poliziotti sul piede di guerra dopo il primo incontro con il governo per il rinnovo del contratto del comparto sicurezza. Le risorse previste, denunciano i sindacati del settore, sono «assolutamente insufficienti» e, senza un'inversione di tendenza, le trattative non riprenderanno e ci sarà una mobilitazione generale. I rappresentanti delle Forze dell'ordine e delle Forze armate hanno incontrato oggi nella sede della Funzione pubblica il ministro Renato Brunetta e il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, che hanno messo sul tavolo del rinnovo una cifra che comporterebbe, secondo i calcoli dei sindacati, un aumento in busta paga di circa 40 euro mensili lordi. In pratica, il 60% in meno degli stanziamenti accordati dal governo Prodi per il precedente biennio economico. E questo, sottolineano, «dopo una manovra finanziaria che ha tagliato 3,5 miliardi di euro al comparto». Si tratta, secondo Siulp, Sap, Siap-Anfp, Silp-Cgil, Ugl ps, Coisp e Consap, di «una mancanza assoluta di serietà e credibilità da parte del governo verso gli operatori della sicurezza, dopo averne lodato in più occasioni con dichiarazioni pubbliche l'azione ed i risultati conseguiti. Se nella prossima Finanziaria non saranno previsti adeguati stanziamenti economici, coerenti con gli impegni formalmente assunti, e non si riscontrerà anche una netta inversione di tendenza anche in ordine alle modalità e ai tempi di gestione delle risorse disponibili, non siamo disposti ad avviare alcun confronto che veda la presenza dei sindacati di polizia al tavolo negoziale ed inizieremo, al contrario, una inevitabile stagione conflittuale e di generale mobilitazione della categoria per la difesa della propria identità e della specificità professionale».Sulla stessa linea i rappresentanti della polizia penitenziaria Sappe, Osapp, Sinappe, Cisl Fns, Fp-Cgil e Ugl, che parlano di governo «ostile e inaffidabile» e definiscono «offensivo» l'aumento proposto. I sindacati accusano anche l'esecutivo di «tentare di minacciare» le organizzazioni, visto che il ministro Brunetta ha sostenuto che «se la trattativa sul rinnovo non sarà chiusa entro la fine dell'anno, egli si riserva la facoltà di utilizzare la norma che gli consente di anticipare unilateralmente al personale l'80% della somma stanziata».Anche il Cocer carabinieri annuncia la «propria indisponibilità a proseguire gli incontri per il rinnovo alla luce delle risorse finanziarie assolutamente irrisorie messe a disposizione dal governo» ed esprime disappunto per il comportamento del ministro Brunetta «che ha limitato a pochi minuti la sua presenza» all'incontro.




sabato 12 settembre 2009

CONTRATTO FORZE DI POLIZIA: AUMENTI MEDI DA 65 A 85 EURO LORDI

Roma, 14 settembre - L’avvio delle trattative per il rinnovo del biennio economico 2008 2009, fortemente richieste dal Sindacato Autonomo di Polizia che da tempo giudica inaccettabile il ritardo accumulato dalla stipula del precedente accordo, rappresenta un primo significativo passo in avanti. E certamente il nostro impegno, in sede di contrattazione, sarà quello di ottenere il massimo per il personale. Ma un sindacato serio come il Sap non può, come già abbiamo avuto modo di dire nel recente passato, fare le nozze con i fichi secchi o, peggio ancora, promettere lo sbarco su Marte se non si hanno i mezzi neppure per andare sulla Luna. Diciamo questo perché con l’avvio delle trattative contrattuali non si risolve, automaticamente, il nodo delle risorse.Dai conti che abbiamo effettuato sulle base delle risorse attualmente disponibili, la somma disponibile pro capite dovrebbe oscillare tra gli 80 e gli 85 euro lordi mensili. Senza un euro per la Specificità. Si tratta di una situazione inaccettabile, soprattutto per la mancanza di un individuazione reale della peculiarità della nostra professione, riconosciuta dal punto di vista normativo lo scorso anno proprio da questo Governo e grazie al Sap!Al ministro Brunetta, pertanto, porremo subito le condizioni per una trattativa seria e responsabile: disponibilità immediata del Governo e della maggioranza a reperire, entro l’anno e nelle more dell’approvazione della prossima legge di bilancio 2010, congrue risorse per la Specificità e, nel contempo, l’Esecutivo dovrà attivarsi per presentare il disegno di legge delega sul Riordino delle Carriere, considerando che su questo c’è un preciso impegno del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che lo scorso giugno ha risposto con una nota ufficiale scritta ad un sollecito del Sindacato Autonomo di Polizia.Non accetteremo compromessi, non accetteremo soluzioni umiliante per il personale, non accetteremo furbizie o patacche.

SICUREZZA: CONTRATTO; SIULP, PREMESSE POCO INCORAGGIANTI

(ANSA) - ROMA, 11 SET - Il negoziato che si sta per aprire al ministero della Funzione Pubblica per il rinnovo del contratto dei comparti sicurezza e difesa si avvia ''sulla base di premesse non molto incoraggianti''. E' quanto afferma il sindacato di polizia Siulp sottolineando che al momento per poliziotti, carabinieri e finanzieri si prevede un aumento medio di circa 65 euro lordi.''E' venuto il momento di verificare - dice il segretario generale Felice Romano - se davvero il governo intende continuare a recepire la sicurezza come un costo piuttosto che un investimento''. Dunque, ''senza il reperimento di ulteriori risorse che riconoscano la specificita' della professione del poliziotto e tutti i rischi e disagi ad essa collegati - aggiunge il Siulp - il negoziato non puo' non essere lungo, difficile e particolarmente sofferto''.(ANSA).

giovedì 10 settembre 2009

GARANTE PRIVACY: I LAVORATORI HANNO DIRITTO DI CONOSCERE I DATI RELATIVI AI TURNI DI SERVIZIO GIORNALIERI

I lavoratori hanno diritto di conoscere tutti i dati personali che riguardano la gestione del rapporto di lavoro secondo le modalità previste dal Codice Privacy.

Lo ha ribadito il Garante per la protezione dei dati personali decidendo sul ricorso proposto da un conducente di mezzi pubblici al quale era stata negata la possibilità di ottenere tutte le informazioni relative alla gestione del rapporto di lavoro, ed in particolare i dati sui turni di servizio giornalieri da lui effettuati nell'arco degli ultimi dieci anni. Tali dati, come dichiarato dallo stesso dipendente, sarebbero stati utili in un procedimento da promuovere innanzi al Giudice del lavoro. La società di trasporti si era però opposta alla richiesta, sostenendo che quelle informazioni non potevano essere considerati "dati personali" e che la loro ricerca, visto l'arco temporale esteso, sarebbe stata complessa. Aveva infine invocato il "temporaneo differimento dell'accesso" a questi dati, sostenendo che il loro rilascio al dipendente avrebbe pregiudicato il proprio esercizio del diritto di difesa qualora si fosse effettivamente instaurato un contenzioso.

Nell'accogliere il ricorso del dipendente, il Garante ha innanzitutto evidenziato che le informazioni relative all'ordinaria gestione del rapporto di lavoro costituiscono senza dubbio dati personali e, in quanto tali, possono essere legittimamente oggetto di richiesta di accesso da parte dell'interessato. Sulla base degli atti e di quanto stabilito dal Codice Privacy, l'Autorità non ha inoltre riscontrato ragioni idonee a giustificare un differimento dell'accesso poiché, non essendosi avviata alcuna controversia, non esisteva allo stato alcun pregiudizio concreto che avrebbe potuto condizionare o alterare l'esercizio del diritto di difesa da parte della società.

Il Garante ha quindi ordinato all'azienda di fornire la documentazione richiesta dal dipendente e ha posto a carico della stessa azienda le spese del procedimento.

mercoledì 9 settembre 2009

COISP: T-SHIRT ANTI-BRUNETTA. "MEGLIO PANZONI CHE C……."

SICUREZZA: RIPRENDE PROTESTA SINDACATI POLIZIA.
T-SHIRT ANTI BRUNETTA

(ASCA) - Roma, 1 set 2009 - Sembra riprendere la protesta dei sindacati di polizia contro quella che viene definita la ''scelleratezza della politica governativa sulla sicurezza e l'arroganza degli atteggiamenti che ministri come Brunetta, o per altri versi La Russa, dimostrano quotidianamente nei confronti dei poliziotti italiani''.
Una protesta, attenuata nel periodo estivo, ma che vede la ripresa con una singolare iniziativa del Coisp che distribuira' tra colleghi e aderenti una t-shirt bianca, spiega in una nota lo stesso sindacato di polizia, ''per rispondere al ministro Brunetta, il quale aveva dichiarato che 'non e' facile mandare i poliziotti sulla strada perche' ci sono troppi panzoni che hanno fatto i passacarte tutta la vita, in strada se li mangiano'''. Inequivocabile la scritta scelta e che campeggia sulle magliette (''Meglio panzoni che coglioni!!) e che, secondo il Coisp, testimonia il disagio e il tentativo di difendere ''la dignita' del lavoro e della professionalita''' delle forze di polizia messe a rischio proprio da chi, istituzionalmente, dovrebbe invece garantirle.


sabato 5 settembre 2009

PER MUTI I VIP RUBANO I POSTI AI TERREMOTATI


IL CASO DEL GIORNO

Al concerto pochi aquilani e molti personaggi
di Pierre De Nolac


Si sa, ascoltare e vedere Riccardo Muti che dirige un concerto è uno spettacolo. E l'attesissimo meeting dell'Aquila, nell'agorà della cittadella della Guardia di Finanza (ormai ribattezzata piazza 6 Aprile 2009), per il concerto a favore dei terremotati, con una compagine formata da musicisti abruzzesi, sta richiamando tantissimi appassionati. Sarà l'evento conclusivo della rassegna «Campi sonori», promossa e organizzata dal ministero per i Beni e le Attività culturali e dalla Protezione civile. La festa di domani sera è stata ideata per donare ai terremotati una serata di straordinaria qualità: ma i vip incombono. Da Roma migliaia di persone stanno ancora sgomitando per riuscire a partecipare all'evento. Ma ci sono coloro che sono stati privati di una casa per colpa del sisma che devono avere un posto: e allora, che si fa? Più sedie per chi viene da fuori, e magari con una lunga fila di auto blu, e meno posti per gli «indigeni»? Certo che togliere agli abruzzesi (che hanno già sofferto tanto) pure la possibilità di assistere a uno spettacolo del genere, sembra davvero troppo.

ItaliaOggi Numero 211 pag. 2 del 5/9/2009

venerdì 4 settembre 2009

GDF CAMBIO AL VERTICE PROVINCIALE DI ASTI

ASTI. Ieri, al termine della cerimonia presieduta dal comandante regionale - Gen.D. Vincenzo Basso -, il colonnello Francesco Modica ha ceduto il comando provinciale della Gdf, perché trasferito ad altro importante incarico alla sede di Trieste, al colonnello Antonio Borgia. Il nuovo comandante, 52 anni, sposato, laureato in Giurisprudenza, Economia e commercio, Scienze politiche e Scienza della sicurezza economico- finanziaria, originario di Brindisi, presta servizio nel Corpo dal 1975. Nel corso della sua carriera, ha ricoperto numerosi incarichi in Sicilia (ove ha diretto, fra l’altro, l’attività antimafia delle Fiamme Gialle negli anni 1994-1996), presso il Comando Generale, in Emilia Romagna e in Piemonte. Nei gradi di tenente, capitano e maggiore, l’Ufficiale ha comandato reparti operativi a Trapani e Palermo. Nel grado di tenente colonnello è stato comandante provinciale a Reggio Emilia nel periodo 1996- 2003. A Torino ha comandato il Gruppo repressione frodi del Nucleo regionale di Polizia tributaria e, poi, dal 2006 ad oggi, da colonnello, il Reparto tecnico logistico amministrativo avente competenza sul Piemonte e la Valle d’Aosta.

il Giornale del Piemonte

Giovedì 3 settembre 2009

giovedì 3 settembre 2009

LO STATO DÀ RAGIONE AL POLIZIOTTO CONTRO IL SOTTOSEGRETARIO ARROGANTE

«Riabilitato» l’ispettore punito perché all’aeroporto non trattò da vip il vice di Amato

La sua «colpa» è stata quella di non aver obbedito all’arroganza del solito politico alla «lei non sa chi sono io». Che l’ha denunciato alla Prefettura e ai suoi superiori per non aver ricevuto il trattamento da vip che si aspettava. Ma oggi il Consiglio di Stato e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, danno ragione all’ispettore di polizia Valdo Bettinelli dopo quasi tre anni di ricorsi bocciati.
I fatti, riporta Italia Oggi, risalgono al 30 ottobre 2006. Ettore Rosato, sottosegretario del ministro dell’Interno Giuliano Amato, secondo governo Prodi, deve imbarcarsi su un aereo da Venezia per rientrare a Roma. Lui e la scorta sono in ritardo e perdono il volo, che decolla senza «la personalità di governo», costretti a salire su quello successivo.
Bettinelli quel pomeriggio è capo turno allo scalo e finisce sotto accusa. Viene punito con una sanzione disciplinare, una trattenuta di 78,31 euro dallo stipendio. L’accusa nei suoi confronti è di non aver adottato «tutte le rituali agevolazioni» e di non essersi attivato «tempestivamente al fine di assicurare al sottosegretario l’imbarco del volo programmato. Tale negligente condotta determinava la perdita del volo e le conseguenti doglianze dell’autorità interessata ». All’ispettore viene contestato di aver causato «grave disservizio agli impegni istituzionali dell’autorità dello Stato». Bettinelli fa ricorso, ma nessuno gli dà ragione, neppure il capo della polizia Antonio Manganelli.
Nonostante spieghi che Rosato è arrivato all’aeroporto con notevole ritardo rispetto ai tempi dell’imbarco e che l’aereo era già in fase di rullaggio. Scrive che «le norme attuali non prevedono il fermo a fondo pista di un aereo per motivi di imbarco, anche se il passeggero è una personalità con gravami istituzionali». E che nessuno lo aveva avvertito dell’arrivo del sottosegretario dandogli indicazioni per anticipare le pratiche burocratiche.
Pochi giorni fa sia il Consiglio di Stato sia Napolitano hanno riconosciute le ragioni dell’ispettore, «riabilitandolo» e riconoscendogli di aver svolto il proprio dovere.

il Giornale - Venerdì 28 agosto 2009

mercoledì 2 settembre 2009

112: LA SENTENZA EUROPEA CHE CONDANNA L'ITALIA

SENTENZA DELLA CORTE (Settima Sezione)
15 gennaio 2009

«Inadempimento di uno Stato – Direttiva 2002/22/CE – Art. 26, n. 3 – Numero di emergenza unico europeo – Informazioni relative all’ubicazione del chiamante – Messa a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso – Mancato recepimento nel termine prescritto»
Nella causa C‑539/07,
avente ad oggetto il ricorso per inadempimento, ai sensi dell’art. 226 CE, proposto il 27 novembre 2007,

Commissione delle Comunità europee, rappresentata dalla sig.ra E. Montaguti e dal sig. A. Nijenhuis, in qualità di agenti, con domicilio eletto in Lussemburgo,
ricorrente,
contro
Repubblica italiana, rappresentata dal sig. I. M. Braguglia, in qualità di agente, assistito dal sig. S. Fiorentino, avvocato dello Stato, con domicilio eletto in Lussemburgo,
convenuta,
LA CORTE (Settima Sezione),
composta dal sig. A. Ó Caoimh, presidente di sezione, dai sigg. J. N. Cunha Rodrigues e J. Klučka (relatore), giudici,
avvocato generale: sig. D. Ruiz-Jarabo Colomer
cancelliere: sig. R. Grass
vista la fase scritta,
vista la decisione, adottata dopo aver sentito l’avvocato generale, di giudicare la causa senza conclusioni,
ha pronunciato la seguente
Sentenza
1 Con il suo ricorso la Commissione delle Comunità europee chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana, avendo omesso di mettere a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso le informazioni relative all’ubicazione del chiamante per tutte le chiamate telefoniche effettuate al numero di emergenza unico europeo «112», nella misura in cui ciò era tecnicamente fattibile, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’art. 26, n. 3, della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 7 marzo 2002, 2002/22/CE, relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica (direttiva «servizio universale») (GU L 108, pag. 51; in prosieguo: la «direttiva»).
2 Ai sensi dell’art. 26, n. 3, della direttiva:
«Gli Stati membri provvedono affinché, per ogni chiamata al numero di emergenza unico europeo “112”, le imprese esercenti reti telefoniche pubbliche mettano a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso, nella misura in cui sia tecnicamente fattibile, le informazioni relative all’ubicazione del chiamante».
3 In conformità all’art. 38, n. 1, della direttiva, gli Stati membri adottano e pubblicano le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi ad essa entro il 24 luglio 2003 e ne informano immediatamente la Commissione. Essi applicano, peraltro, le suddette disposizioni a partire dal 25 luglio 2003.
4 Non avendo ricevuto informazioni in merito alle misure adottate dalla Repubblica italiana per conformarsi all’art. 26, n. 3, della direttiva, la Commissione ha avviato il procedimento per inadempimento previsto dall’art. 226 CE.
5 Dopo aver formalmente invitato, con lettera del 4 aprile 2006, la Repubblica italiana a presentare le sue osservazioni e in seguito al riconoscimento dell’obbligo di cui all’art. 26, n. 3, della direttiva da parte di tale Stato membro, la Commissione ha emesso, il 12 ottobre 2006, un parere motivato nel quale invitava detto Stato membro ad adottare le misure necessarie per conformarsi ad esso nel termine di due mesi a decorrere dal suo ricevimento.
6 In risposta a tale parere motivato, le autorità italiane hanno informato la Commissione, con lettera del 20 dicembre 2006, che gli operatori di telefonia avevano auspicato «un contributo tecnico-operativo per l’implementazione del servizio».
7 Non avendo ottenuto altre informazioni da parte di dette autorità, idonee a far ritenere che gli obblighi derivanti della direttiva fossero stati osservati, la Commissione ha proposto il presente ricorso.
8 La Repubblica italiana non contesta la fondatezza della censura di inadempimento agli obblighi di cui all’art. 26, n. 3, della direttiva, che le viene addebitata. Tuttavia, essa afferma di essersi impegnata a trovare una soluzione al problema che è all’origine delle censure mosse dalla Commissione. Essa si riferisce al riguardo e da ultimo al decreto 22 gennaio 2008 (Supplemento ordinario alla GURI n. 59 del 10 marzo 2008) e afferma che il numero di emergenza unico europeo «112» potrà essere reso disponibile dal 10 luglio 2008 nella provincia di Salerno ed essere poi esteso progressivamente a tutte le altre province italiane.
9 Occorre al riguardo ricordare che, secondo costante giurisprudenza, l’esistenza di un inadempimento deve essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro quale si presentava alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato e che la Corte non può tener conto dei mutamenti successivi (v., in particolare, sentenze 30 gennaio 2002, causa C‑103/00, Commissione/Grecia, Racc. pag. I‑1147, punto 23, e 30 maggio 2002, causa C‑323/01, Commissione/Italia, Racc. pag. I‑4711, punto 8).
10 Orbene, nella fattispecie, è pacifico che, alla scadenza del termine assegnato nel parere motivato, la Repubblica italiana non aveva adottato le misure necessarie per conformarsi agli obblighi ad essa derivanti dall’art. 26, n. 3, della direttiva.
11 Occorre aggiungere che, secondo costante giurisprudenza, uno Stato membro non può eccepire disposizioni, prassi o situazioni del suo ordinamento giuridico interno per giustificare l’inosservanza degli obblighi e dei termini prescritti da una direttiva (v., in particolare, sentenze 7 novembre 2002, causa C‑352/01, Commissione/Spagna, Racc. pag. I‑10263, punto 8; 11 settembre 2003, causa C‑22/02, Commissione/Italia, Racc. pag. I‑9011, punto 9, nonché 8 novembre 2007, causa C‑40/07, Commissione/Italia, punto 12).
12 Il fatto che la Repubblica italiana abbia incontrato difficoltà organizzative nel conformarsi agli obblighi previsti dalla direttiva non può dunque esercitare alcuna influenza sulla fondatezza del ricorso proposto dalla Commissione.
13 Date le circostanze, il ricorso in esame deve essere considerato fondato.
14 Da quanto precede risulta che occorre constatare che la Repubblica italiana, avendo omesso di mettere a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso le informazioni relative all’ubicazione del chiamante per tutte le chiamate telefoniche effettuate al numero di emergenza unico europeo «112», nella misura in cui ciò era tecnicamente fattibile, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’art. 26, n. 3, della direttiva.
Sulle spese
15 Ai sensi dell’art. 69, n. 2, del regolamento di procedura, la parte soccombente è condannata alle spese se ne è stata fatta domanda. Poiché la Commissione ne ha fatto domanda, la Repubblica italiana, rimasta soccombente, va condannata alle spese.
Per questi motivi, la Corte (Settima Sezione) dichiara e statuisce:
1) La Repubblica italiana, avendo omesso di mettere a disposizione delle autorità incaricate dei servizi di soccorso le informazioni relative all’ubicazione del chiamante per tutte le chiamate telefoniche effettuate al numero di emergenza unico europeo «112», nella misura in cui ciò era tecnicamente fattibile, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’art. 26, n. 3, della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 7 marzo 2002, 2002/22/CE, relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica (direttiva «servizio universale»).
2) La Repubblica italiana è condannata alle spese.

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno