giovedì 16 luglio 2009

DPEF: TUTTI I SINDACATI DI POLIZIA CONTRO IL GOVERNO

SICUREZZA: SINDACATI COMPARTO, DPEF APPROVATO SENZA CONFRONTO PREVENTIVO 'ATTO POLITICO DI ESTREMA GRAVITA''
Roma, 15 lug. - (Adnkronos) - "Questa mattina a Palazzo Chigi ilConsiglio dei Ministri ha approvato il Dpef senza alcun confronto preventivo con i rappresentanti del personale del Comparto Sicurezza eDifesa, dimostrando, ancora una volta, assoluto disinteresse verso gliuomini e le donne che operano in questo importante e delicato settore lavorativo". Lo affermano, in una nota congiunta i sindacati del comparto sicurezza Siulp, Sap, Siap-Anfp, Silp-Cgil, Ugl-Polizia di Stato, Coisp-Up-Fps-Adp-Pnfi-Mps, Consap Italia Sicura e Uilps."La decisione assunta, per le modalita' ed i tempi in cui si e' sviluppata, non puo' che essere interpretata -proseguono i sinbdacati-come un chiaro ed inequivocabile atto politico di estrema gravita', che non puo' essere ascritto in alcun modo ad un mero 'incidente' ma come conseguenza diretta di una presa di distanze dal personale delle forze di polizia. La mancata convocazione preventiva a Palazzo Chigi dei rappresentanti delle forze di polizia, costituisce peraltro una palese violazione di una specifica norma del Decreto Legislativo numero 195/95 che impegna il Governo alla convocazione per un preventivo incontro con le parti sociali prima della presentazione ed approvazione del Dpef"."Il tentativo maldestro posto in essere dal Governo su precisa sollecitazione di ambienti militari di convocare le rappresentanze delpersonale dopo l'approvazione del Dpef da parte del Consiglio dei Ministri, costituisce -sottolineano i sindacati- un ulteriore sgarbo istituzionale ed un rimedio peggiore del male in quanto, oltre a non essere rispettoso delle norme, offende anche la dignita' degli operatori della sicurezza e non e' rispettoso del ruolo di rappresentanza del personale". (segue)(Sin/Ct/Adnkronos)15-LUG-09 17:28NNNN

SICUREZZA: SINDACATI COMPARTO, DPEF APPROVATO SENZA CONFRONTO PREVENTIVO (2) ='GLI UOMINI E LE DONNE DELLE FORZE DI POLIZIA SONO STATI INGANNATI'(Adnkronos) - "Molti ed eminenti rappresentanti del Governo, anche in occasione di recenti ed importanti eventi internazionali, nonhanno lesinato dichiarazioni alla stampa per lodare l'operato degli appartenenti alle forze dell'ordine e alle forze armate, ma -lamentanoi sindacati- una volta spente le luci dei riflettori, la realta' dimostra la mancanza di volonta' di avere un confronto con i sindacatidi polizia in un momento cosi' importante e decisivo come la fase di predisposizione del Dpef con la programmazione e previsione degli stanziamenti economici per l'anno successivo. Ancora una volta gli uomini e le donne delle forze di polizia sono stati ingannati da chi ha sempre verbalmente dichiarato vicinanza, attenzione e sensibilita' verso questo mondo"."Dopo l'approvazione della manovra finanziaria triennale dello scorso anno dove sono stati effettuati consistenti tagli di risorse economiche sulla sicurezza, si era creduto -ricordano i sindacati- alle promesse fatte dal Ministro della Funzione Pubblica che, a nome del Governo, aveva invitato i rappresentanti sindacali ad avere pazienza in quanto 'dopo la somministrazione delle necessarie medicinee degli antibiotici per curare il bilancio dello Stato' con la Finanziaria di quest'anno l'Esecutivo avrebbe somministrato al Comparto Sicurezza e Difesa 'le vitamine'". (segue)(Sin/Ct/Adnkronos)15-LUG-09 17:32NNNN
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SICUREZZA: SINDACATI COMPARTO, DPEF APPROVATO SENZA CONFRONTO PREVENTIVO (3) ='DENUNCEREMO ALL'OPINIONE PUBBLICA IL MANCATO RISPETTO DEGLI IMPEGNI ASSUNTI'(Adnkronos) - "Dobbiamo rilevare -proseguono i sindacati- un incomprensibile atteggiamento di ostilita' da parte del Governo nei confronti degli operatori del mondo della sicurezza. Per queste ragioni le scriventi organizzazioni sindacali che rappresentano il 100% degli uomini e le donne della Polizia di Stato, con una scelta politica coerente alle azioni poste in essere dall'Esecutivo, hanno deciso di non partecipare alla riunione convocata a Palazzo Chigi dopol'approvazione del Dpef".I sindacati, infine, annunciano "azioni di formale protesta, manifestando in ogni luogo ed in ogni forma, nel pieno rispetto delle leggi del Paese, il loro dissenso e denunciando all'opinione pubblica il mancato rispetto degli impegni assunti ed il clima di diffuso malessere che aumenta sempre piu' tra il personale e la mancanza di risorse per realizzare una vera e concreta politica della sicurezza capace di dare risposte alle crescenti esigenze dei cittadini".(Sin/Ct/Adnkronos)15-LUG-09 17:38

mercoledì 15 luglio 2009

COME FUNZIONA IL FONDO EFFICIENZA IN POLIZIA

INCONTRO AL DIPARTIMENTO SUL FONDO PER L’EFFICIENZA DEI SERVIZI ISTITUZIONALI PER L’ANNO 2008


Nella giornata odierna si è svolta una riunione presso il Dipartimento della P.S. tra tutte le OO.SS. ed una delegazione dell’Amministrazione, presieduta dal Direttore dell’Ufficio Relazioni Sindacali Dr. Pazzanese, per la definizione dell’Accordo per l’utilizzazione delle risorse previste dal Fondo per l’Efficienza dei Servizi Istituzionali relativo all’anno 2008.
Nel merito si è convenuto che, per il 2008, l’istituto della produttività collettiva verrà sostituito con quello dell’indennità di valorizzazione delle funzioni di polizia, al fine di evitare sperequazioni in danno dei poliziotti rispetto alle altre forze di polizia ad ordinamento militare nella distribuzione delle risorse.
Resta confermata, invece, l’attribuzione delle altre voci economiche previste anche negli anni precedenti (cambio turno, indennità forfetaria di cambio turno per i Reparti Mobili, reperibilità, servizi resi in alta montagna) a cui si aggiungerà l’attribuzione della citata indennità di valorizzazione delle funzioni di polizia.
Tale indennità di valorizzazione delle funzioni di polizia viene attribuita, in modo uguale, ai dipendenti in ragione delle funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria che essi svolgono, con esclusione dei periodi di applicazione di alcuni istituti indicati in un allegato elenco per i quali, nel 2008, è stato interrotto il rapporto di impiego (aspettativa per mandato amministrativo, aspettativa per mandato assemblea regionale, aspettativa per mandato parlamentare nazionale, aspettativa per mandato parlamentare europeo, aspettativa per dottorato di ricerca, aspettativa senza assegni, aspettativa sindacale non retribuita, assenza dal servizio senza giustificato motivo, congedo straordinario gravi motivi senza assegni, comando presso amministrazioni pubbliche o enti pubblici, personale in fuori ruolo).
Quanto sopra comporterà il riconoscimento ed il pagamento, per il solo 2008, di una somma pro capite, senza distinguere il numero di presenze o di assenze, per la sola indennità di valorizzazione delle funzioni di polizia pari a circa € 1200 annui lordi, di cui una prima parte, aggiunta agli altri istituti (cambio turno compresa l’indennità forfetaria per i Reparti Mobili, reperibilità, servizi resi in alta montagna), verrà corrisposta entro la prima decade di agosto.
Il saldo della sola indennità di valorizzazione delle funzioni di polizia, invece, avverrà non appena il Dipartimento avrà ricevuto le ulteriori risorse disponibili dal Ministero dell’Economia.
Nell’occasione è stato richiesto al Dipartimento della p.s. d’interessare il Ministro perché presenti un emendamento, in sede di conversione in legge del decreto “anticirisi” per ottenere l’anticipo sulla disponibilità di cassa della restante somma prevista per il 2008.
Si rappresenta che l’ammontare della somma per l’indennità di valorizzazione delle funzioni di polizia è maggiore rispetto alle precedenti annualità, in cui veniva corrisposta la produttività collettiva, poiché in aggiunta alle risorse annualmente disponibili per la contrattazione di 2° livello, per il solo 2008 sono state aggiunte risorse pari a circa € 46 milioni, come residuo della coda contrattuale 2006/2007. Tali risorse non saranno disponibili negli anni seguenti.
La sottoscrizione dell’accordo per il Fondo Efficienza Servizi Istituzionali relativo all’anno 2008 è prevista per il giorno 15 luglio p.v..

Roma 13 luglio 2009

Siulp Siap-Anfp Silp-Cgil Ugl- Polizia Coisp-Up-Fps-Adp-Pnfi-Mps Consap Italia Sicura

giovedì 9 luglio 2009

SORPASSO DEI FURBI DEL LAMPEGGIANTE

di Giuseppe Marino

«Corri ragazzo laggiù / vola tra lampi di blu». Sarà per quella vecchia sigla dei cartoni, sarà perché siamo tutti un po’ bambini e i potenti lo sono di più. Sarà quel che sarà, di certo aumentano esponenzialmente i «lampi blu» che sfrecciano nelle nostre città. Migliaia di auto di scorta per volti noti che vanno di fretta.
Non c’è ingorgo che tenga, non c’è fila che possa rallentare il passo alle nuove caste di potenti e potentini che fanno delle città la loro personale «Isola dei famosi». Innestano il lampeggiante e via nella corsia preferenziale, parcheggiati in doppie e triple file protetti dalla magica luce blu. Il lampeggiante è l’ultimo e più ambito degli status symbol che dimostrano che «io sono io e voi non siete un c...», come diceva il Marchese del Grillo. Più ambita dell’auto blu. Quella tutti possono averla, che ci vuole, basta un posticino in una delle tante nostre munifiche istituzioni locali. Ma l’auto blu, senza il lampeggiante è come un bell’uccello con le ali spezzate: può far bella mostra di sé nel traffico, chiudendo un occhio può accompagnare la moglie a far la spesa, ma senza luce e paletta non può volare al di sopra del traffico dei paria.
Ma attenzione, perché il fenomeno in questione non riguarda più solo la personalità straniera in visita, il magistrato sotto scorta, il ministro in missione ufficiale, insomma coloro che per la natura del proprio incarico e per questioni di sicurezza hanno necessità di essere accompagnati da agenti di polizia, pronti ad accendere il lampeggiante ma solo in caso di emergenza. Da quattro anni in qua il fenomeno è in rapida espansione e i furbetti del lampeggiante sono diventati una popolazione sempre più folta.
Tutta colpa di un comma, poche righe di una legge che ha dato la stura al fiume blu. Come spesso succede alle nostre latitudini la questione è partita da un fatto serissimo e in pochi mesi si è trasformata in sbracato eccesso. Bisogna risalire al delitto di Marco Biagi, quando il dibattito sulle scorte ai personaggi a rischio diventa bollente. Per evitare l’arbitrio nella concessione della tutela da parte delle forze dell’ordine, nel 2003 viene emanato un decreto, il numero 253 (poi convertito in legge), che istituisce l’Ucis, un ufficio interforze per gestire le scorte. E per cercare di far fronte a tutte le esigenze senza impegnare troppo personale di polizia, la legge introduce la possibilità «per esigenze di carattere eccezionale e temporaneo» di conferire «la qualifica di agente di pubblica sicurezza a conducenti di veicoli in uso ad alte personalità che rivestono incarichi istituzionali di governo». In sostanza viene creata la possibilità di trasformare un semplice autista, purché in possesso di determinati requisiti, in agente di scorta a tutti gli effetti, cioè con lampeggiante, paletta e licenza di accelerare in caso di emergenza. Ma attenzione alle parole chiave della norma: «eccezionale» e «temporaneo». Manco a dirlo. Quando una legge recita così in Italia si traduce con «per sempre» e «quando ci pare».
Il caso più eclatante è quello di Roma: «Qui il lampeggiante ormai ce l’hanno tutti - sbotta Pietro Giaccardi, presidente dell’Osservatorio sui reparti scorta del sindacato di polizia Consap - politici certo, ma anche funzionari di enti e perfino gente dello spettacolo». A verificare non ci vuole tanto. Basta mettersi di guardia davanti alle sedi Rai. Ed è famoso il caso del marzo scorso, quando davanti al palazzo del Coni si radunarono 40 auto col lampeggiante. Autisti venuti a ritirare i biglietti gratis per la partita Roma-Arsenal. «Oltretutto - mastica amaro l’agente - in quelle auto, non essendoci le personalità a bordo, il lampeggiante non poteva essere attivato». Sai com’è, da personalità a personalismo il passo è breve. «Almeno cambiassero il colore della luce, così la gente saprebbe che non siamo noi poliziotti a sfrecciare nelle corsie preferenziali - aggiunge rassegnato Giaccardi - la beffa è che i professionisti ormai lo usano sempre meno, perché se sei di scorta a un personaggio veramente a rischio, l’imperativo è non farsi notare». Il fenomeno è notevole anche a Napoli. A Milano invece i permessi sono solo una trentina.
La denuncia è tutt’altro che di parte. A rilasciare le autorizzazione agli autisti sono le prefetture. E Giuseppe Pecoraro quando si è insediato come prefetto di Roma, a novembre scorso, ha scoperto che i permessi erano tantissimi, ma non esisteva nemmeno un archivio completo. Ora sta cercando di invertire la rotta: «Il lampeggiante non può essere uno status symbol - ha spiegato - purtroppo non sempre viene utilizzato nei termini consentiti». Pare che gli incarichi «temporanei» siano proliferati tanto che ci sia chi si «dimentica» di restituire il lampeggiante. Come finirà? Pecoraro lancia una speranza: «So che l’argomento è all’attenzione del ministro dell’Interno...».

il Giornale
mercoledì 08 luglio 2009

mercoledì 8 luglio 2009

PENSIONI STATALI, BRUNETTA PROMETTE RITORNO A 40 ANNI CONTRIBUTIVI

Per andare in pensione nel settore della pubblica amministrazione occorreranno 40 anni di contributi, contando anche l'eventuale contribuzione figurativa come i riscatti della laurea o del periodo di leva. Lo ha annunciato il ministro della Funzione publica, Renato Brunetta spiegando che la norma sarà reintrodotta in sede di conversione del decreto legge con cui è stata varata la manovra estiva. «Il tema esiste - ha detto Brunetta a Radio 24 - e credo che ci sarà una reintroduzione in sede di conversione del decreto». Serve - ha spiegato il ministro - a svecchiare la pubblica amministrazione.Nella prima versione del decreto la norma prevedeva che i 40 anni non fossero di contribuzione effettiva ma si potesse anche contare il riscatto di anni come la laurea o il servizio militare. Questo consentirebbe la possibilità di pensionare un maggior numero di persone, accelerando il turn over. Nella versione in Gazzetta la norma non c'è più e quindi si torna al computo della sola contribuzione effettiva.

6 luglio 2009

sabato 4 luglio 2009

QUELLA VOLTA CHE LA CONSULTA BOCCIÒ LA SMILITARIZZAZIONE




Quando a flirtare tra legge e potere c’erano Scalfaro, Emiliano e Violante

di Stefano Zurlo
Milano - Le cene, i salotti e i baciamani. C’è davvero di tutto nell’album vischioso dei rapporti fra politica e giustizia. Antonio Di Pietro strilla per la cena fra i due giudici della Consulta e Berlusconi. Ma rimase zitto, nel ’97, quando l’allora direttore del Tempo Maurizio Belpietro scrisse sul suo giornale quel che il Presidente emerito della Consulta Antonio Baldassarre aveva raccontato, davanti a un tè, in un salotto romano: due giudici, Renato Granata e Gustavo Zagrebelsky si erano orientati a favore del referendum sulla smilitarizzazione della Guardia di finanza. Poi su pressione del presidente Scalfaro avevano cambiato idea. Alla fine - ricorda Belpietro - «agli italiani fu impedito di votare sul quel quesito. Ma soprattutto alle mie rivelazioni non seguì nulla. L’unico risultato fu il mio licenziamento dal Tempo». Nessuna reazione, neanche dall’ex pm Di Pietro, lo stesso Di Pietro che invece è scattato come un pm quando era inquisito, e nessuno ancora lo sapeva, il provveditore Mario Mautone.È così da sempre: politici e giudici si mischiano e si ritrovano nelle case bene dei Parioli o del quartiere Prati, qualche volta si scambiano perfino i ruoli, fanno avanti e indietro fra Tribunali e Camere. I dati raccolti da uno studioso di lungo corso come Giuseppe Di Federico documentano l’ingorgo: cinquanta giudici candidati nel ’96, ventisette eletti. Mai meno di dodici magistrati in Parlamento dal 1979. E un susseguirsi di paradossi: Adriano Sansa è stato giudice a Genova, sindaco ulivista della stessa città, poi, incredibilmente, ancora giudice a Genova. Tutto normale. E la sacralità della funzione giudiziaria? E l’idea del giudice terzo, distaccato, che non deve solo essere ma anche apparire imparziale? Niente da dire.Giuseppe Ayala è uno dei più famosi pendolari su questa strana rotta. Storico giudice antimafia nella stagione dei Falcone e Borsellino, politico di rango e di studi tv nell’Italia del centrosinistra e oggi? Molti, vedendolo ancora civettare davanti alle telecamere, penseranno che sia rimasto di là. Invece si è rimesso la toga, ma almeno è stato onesto: «Ho dovuto farlo. Mi mancava un anno e mezzo di contributi». Chapeau. Pierluigi Onorato ha fatto di più: è stato parlamentare comunista, è rientrato in magistratura e ha scritto la sentenza della Cassazione contro un suo avversario politico, un certo Marcello Dell’Utri. Solo che nelle motivazioni del verdetto non ha tenuto conto di uno degli argomenti sviluppati dagli avvocati difensori e in conclusione Dell’Utri l’ha querelato. Lui ha controquerelato, la contesa è proseguita, come in un duello alla Conrad, alla Corte europea di Strasburgo. Intanto, Onorato ci spiega che «bisogna distinguere», caso per caso. «Io l’ho fatto senza cedere alla tentazione dell’ideologia». Chiaro? Così abbiamo brevettato il giudice-militante con autocertificazione di equidistanza.Ma di cosa stiamo parlando? Gli esempi sono come le ciliegie. Vito D’Ambrosio era magistrato in Cassazione. Dal ’95 al 2005, per dieci anni, è stato il Governatore rosso delle Marche. E poi? Oplà, l’hanno reincollato sulla stessa poltrona di giudice. Sempre in ossequio alla separazione dei poteri, all’austerità della funzione e a tutto l’armamentario della Repubblica. Anche lui, naturalmente come Onorato, ha la sua giustificazione: «Io distinguerei fra attività parlamentare e politica negli enti locali». E infatti Ambrogio Moccia ha distinto, addirittura dividendo la sua giornata come uno schermo in due: la mattina giudice a Milano al processo delicatissimo sulle tangenti delle Ferrovie con imputati eccellenti come Necci e Pacini Battaglia; alla sera consigliere comunale dell’opposizione a Monza. Pure lui, come i suoi esimi colleghi, una spiegazione ce l’ha perché tutto in Italia si spiega a parte la cena di Berlusconi. Anche l’essere giudice terzo part time, fino a mezzogiorno: «Io non sono il candidato sindaco dell’Ulivo, io sono il portacolori di uno schieramento che comprende anche l’Ulivo ma che guarda ancora più lontano».
Sì, i giudici guardano lontano. Dieci anni fa, il pm Michele Emiliano pestava i piedi al Pds pugliese per la missione Arcobaleno in Kosovo. Emiliano inquisì un paio di parlamentari, mise sotto inchiesta il sottosegretario alla Protezione civile Franco Barberi, il Bertolaso di D’Alema, sfiorò lo stesso Baffino. Oggi, sempre a Bari, è sindaco e poiché in Italia vale tutto ma proprio tutto, è segretario regionale del Pd.Chissà, qualcuno ci verrà a spiegare che alla Consulta, il santa sanctorum dove si entra solo in punta di piedi, le cose vanno diversamente. Ma è davvero così? Basta il siparietto raccontato da Belpietro per capire che nel salottificio romano si accomodano felicemente anche loro. Del resto nessuno si è mai scandalizzato per aver visto a pranzo, in un ristorante di cucina pugliese di via Della Colonna Antonina, a due passi dalla Camera, il giudice costituzionale Guido Neppi Modona e l’allora guru del cosiddetto partito dei giudici del Pci-Pds Luciano Violante, abbonato alle orecchiette alle cime di rapa.Va bene, lasciamo perdere due monumenti come Neppi Modona e Zagrebelsky, per inciso storico collaboratore di Repubblica così come il suo amico Giancarlo Caselli lo è dell’Unità, e spostiamoci verso il professor Giovanni Maria Flick. Fino al 18 febbraio scorso era il presidente della Consulta, prima ancora, fra il ’96 e il ’98, Guardasigilli del governo Prodi. Di parte, ma col mantello del tecnico a proteggerlo. Pazienza. Però basta agitare l’indice sul sito più pettegolo del mondo, Dagospia, per trovare che anche lo scienziato Flick ha partecipato al grande slalom romano fra una festa e una tartina. C’è una foto, memorabile, che lo riprende impegnato, sempre in base alla più rigida divisione fra poteri e potenti, in un inchino-baciamano con Suni Agnelli, signora della prima famiglia d’Italia. Con l’altra mano, il presidente equilibrista tiene saldamente un piatto strapieno. Saranno le solite orecchiette pugliesi? A quanto pare, piacciono ai politici ma anche ai giudici.

giovedì 2 luglio 2009

MALATTIA: MARCIA INDIETRO DEL GOVERNO

Grazie alla mobilitazione del Silp, della Cgil e delle OO.SS. della Polizia di Stato il governo fa marcia indietro. Infatti, nei provvedimenti contenuti nel decreto anticrisi approvato venerdì 26 giugno dal Consiglio dei ministri, alcune norme che riguardano il nostro Comparto e che correggono la Legge 133/08 vanno nel segno di quanto da noi richiesto attraverso le molteplici iniziative e durante le mobilitazioni di tutti questi mesi.In particolare, al termine dell'iter della bozza di decreto si otterrebbe la modifica all' 1-bis dell'articolo 71 della legge 133/2008, provvedimento che riguarda, come sappiano, le assenze per malattia. il nuovo testo prevede infatti che: "a decorrere dall'anno 2009, limitatamente alle assenze per malattia di cui al comma 1 del personale del comparto sicurezza e difesa nonchè' del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, gli emolumenti di carattere continuativo correlati allo specifico status e alle peculiari condizioni di impiego di tale personale sono equiparati al trattamento economico fondamentale".Anche Il comma 2 dell'articolo 71 che recitava: "Nell'ipotesi di assenza per malattia protratta per un periodo superiore a dieci giorni, e, in ogni caso, dopo il secondo evento di malattia nell'anno solare l'assenza viene giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica" viene modificato poiché sono state aggiunte, dopo le parole "mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica", le seguenti: "o da un medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale".Apportati anche correttivi alle norme riguardanti le assenze per malattia e per permessi retribuiti con l'abrogazione dei commi 3 e 5 dell'art. 71 del Dl 112/08, vengono ripristinate le fascie orarie di reperibilità precedenti 10/12 e 17/19 in caso di malattia e sarà possibile equiparare le assenze di coloro che assistono portatori di handicap gravi (L. 104/1992) e dei donatori di sangue.
Roma, 30 Giugno 2009

Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia per la Cgil
Segreteria Nazionale

mercoledì 1 luglio 2009

TRUFFATI E ORA SENZA CASA. ASTA-BEFFA PER GLI ALLOGGI DELLA COOPERATIVA MILITARE ITALIA A VERCELLI E SANTHIÀ

DOPO LE CONDANNE. DOPPIO SCHIAFFO AI PROPRIETARI CHE SEGNALARONO PER PRIMI LE ANOMALIE

L’Inpdap chiede di restituire l’intero finanziamento: 6miliardi più interessi


Lettera del Co.Ce. R. e interventi dei parlamentari: le famiglie sul lastrico

«Tra pochi giorni 67 famiglie si ritroveranno senza casa e senza i risparmi di una vita intera. Sono servitori dello Stato: poliziotti, carabinieri, finanzieri».La lettera del primo maresciallo Pasquale Fico (nella foto), del Co.Ce.R. dell’Esercito, è arrivata ai ministro e al sottosegretario alla Difesa. Una copia è destinata al presidente del Consiglio e ai vertici dell’Inpdap. Racconta una storia che ha dell’incredibile. Purtroppo è vera. E’ la storia dei 67 ufficiali, marescialli, brigadieri, appuntati di Vercelli, Biella e Santhià che sul finire degli Anni 80hanno aderito alla Cooperativa Italia: era una cooperativa militare, il suo scopo era costruire alloggi per le forze armate, avvalendosi di un finanziamento pubblico. In realtà le società che progetterano e costruirono le case ( 30 a Vercelli, 13 a Santhià e 24 a Biella) lo fecero così male che le caldaie erano fuori mercato, le piastrelle rotte, nei bagni quasi non c’era ventilazione.
Per citare solo qualche pecca. Qualcuno fece lievitare i costi e intascò il denaro, chi doveva vigilare sulle procedure fu coinvolto in un giro di bustarelle e regalie. Ne è prova una sentenza che, pronunciata nel 2002 dal Tribunale di Vercelli, e arrivata alla Cassazione, parla di truffa, corruzione, malversazione ai danni dello Stato. Le condanne più pesanti sono arrivate per l’ex vice questore Domenico Privitera, presidente della Cooperativa, per gli imprenditori Antonio Lafragola e Paolo Moccia, amministratori delle società incaricate di costruire. L’ultima sentenza, per l’ex provveditore alle Opere pubbliche di Torino, Giorgio Amicucci, è del 2007: una prescrizione per la legge Cirielli. Gli stessi soci avevano scoperto che qualcosa non andava, dando nel ‘93 il via all’inchiesta. Fino ad allora avevano versato regolarmente le rate del mutuo agevolato concesso dallo Stato (per i soci di Vercelli un totale di 33 milioni). Il pagamento si interrompe quando marescialli, brigadieri e ufficiali non hanno più la certezza di dove vadano a finire i loro soldi. Sostengono invece tutte le spese per il processo ed anche quelle per rendere le loro case più «abitabili ». Durante il giudizio né l’Inpdap, l’istituto di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica, nè il ministero dei Lavori pubblici si sono costituiti parte civile. Qualche anno fa però l’Inpdap, con un atto ingiuntivo, chiede ai soci della cooperativa di rientrare dell’intero finanziamento: 6 miliardi e 300 milioni, più gli interessi. I soci e i loro avvocati cercano di ribattere facendo notare le responsabilità dei funzionari pubblici dell’epoca. Non accade nulla fino a quando, sempre l’Inpdap, chiede di pignorare le case e di metterle all’asta. Cosa che il Tribunale di Vercelli (lo stesso della prima sentenza di condanna) sta facendo: un notaio è stato incaricato di disporre l’asta degli alloggi di Vercelli e di primi 3 alloggi a Santhià.
Gli altri dieci seguiranno a ruota. A Biella, invece, i soci dovranno andare a trattativa privata con un commissario governativo. A Vercelli, con una perizia che stima gli alloggi delle vie Adenauer e Sumanin 124 mila euro, i proprietari di oggi possono concorrere all’asta ma non sono neppure certi di vincerla. Basta che si presenti un altro acquirente. E pensare che non hanno mai chiesto nulla di astronomico: chiedono che le case restino a loro, e di riscattarle secondo il valore della perizia di incidente probatorio, detratto il danno subìto e la somme già versate. E perchè poi i ministeri non si potrebbero rivalere sui loro funzionari condannati? Oltre alla lettera del Co. Ce.R., però forse qualcosa per i «fedeli servitori dello Stato» si sta muovendo. Il parlamentare Gianluca Buonanno ha promesso un intervento forte, ed è partita anche un’interrogazione in Regione firmata da Luca Pedrale.
Si impegna anche il sindacato di polizia Consap: aveva segnalato il problema nel 2005 al sottosegretario Vietti, ora si dichiara a disposizione di tutti i soci della vecchia coop.

ROBERTA MARTINI
LA STAMPA ED. VERCELLI - Venerdì 19/06/09

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno