giovedì 26 febbraio 2009

CONTRATTO, SI VA VERSO L'IPOTESI DI ACCORDO

La settimana di incontri alla Funzione Pubblica si chiude con la prospettiva, entro i primi giorni della prossima (probabilmente mercoledi' 4 marzo), di una ipotesi di accordo che dovrebbe essere consegnata alle organizzazioni sindacali e alle rappresentanze militari. Il SAP e la Consulta Sicurezza continuano a sostenere con determinazione la necessita' di chiudere presto e bene la trattativa. Oggi (26 febbraio) si e' discusso, tra l'altro, delle forme di partecipazione alle Commissioni previste dall'art. 26 del dPR 395/95. La delegazione del SAP a Palazzo Vidoni era guidata dal Segretario Generale Nicola TANZI.
Pubblicata il: 26.02.2009

mercoledì 25 febbraio 2009

CONTRATTO, AVANTI TUTTA ALLA FUNZIONE PUBBLICA

La settimana si e' aperta, come annunciato, nel segno delle trattative alla Funzione Pubblica. Le organizzazioni sindacali e le rappresentanze militari hanno presentato, a tavoli separati, ulteriori proposte e la controparte pubblica sta procedendo alle opportune valutazioni. Il Sap e la Consulta Sicurezza continuano a premere per una rapida definizione della parte normativa, al fine di corrispondere subito al personale quanto concordato nell'ambito della preintesa sull'integrativo della parte economica, relativa al precedente biennio. Nuovo aggiornamento a Palazzo Vidoni previsto per giovedi' mattina, 26 febbraio.
23.02.2009

venerdì 20 febbraio 2009

UNO STUDIO DELL’UNIONE EUROPEA PER COMBATTERE LO STRESS ED I SUICIDI NELLE FORZE DI POLIZIA



Come affrontare i problemi psicosociali e ridurre lo stress legato al lavoro
POLITICA PER LA GESTIONE DELLO STRESS NELLA POLIZIA FEDERALE BELGA

• Incentrata sulle occupazioni caratterizzate da elevati livelli di stress
• Misure sia preventive sia reattive attuate in modo logico e pratico
• Prevenzione dello stress incorporata nelle strategie per le risorse umane

Sintesi

Lo stress sul lavoro rappresenta un rischio per gli agenti di polizia (devono affrontare pericoli, aggressioni, situazioni negative, urgenze ecc.) e sono a volte esposti a eventi traumatizzanti capaci di generare situazioni di stress. Al fine di aiutare gli individui esposti a eventi traumatizzanti, la polizia federale belga, nel 1993, ha attuato una politica per la gestione dello stress e ha creato una «squadra anti-stress» responsabile della sua implementazione. Le missioni di questa squadra multidisciplinare consistono nella gestione dello stress posttraumatico, nella prevenzione dello stress, nell’informazione e nella formazione.

Contesto dell’azione

Philippe Bleus, professore dell’Università di Liegi, ci ricorda, «i servizi di polizia sono indubbiamente tra le occupazioni a rischio obbligatorio o a rischio aumentato, se si pensa che quei lavoratori devono assumersi determinati rischi per conto della popolazione e/o proteggere la popolazione stessa». A volte gli agenti di polizia sono esposti a eventi traumatizzanti che possono generare situazioni di stress. Pertanto, a partire dai primi anni ‘90, la gestione delle forze di polizia («gendarmerie») ha stabilito che «doveva essere fatto qualcosa», da un lato per aiutare questi individui traumatizzati e, dall’altro, per garantire che il proprio personale fosse «ben equilibrato» e quindi in grado di gestire situazioni difficili e «essere di esempio».
Questa decisione di agire coincise con l’arrivo di un nuovo direttore che voleva porre l’accento risorse umane, una strategia che deve andare di pari passo con una politica di gestione dello stress.
A parte queste situazioni di stress insite nei rischi che caratterizzano il lavoro di agente di polizia, fin dal 1998 i servizi di polizia belgi hanno avviato una riforma su grande scala, accompagnata da numerose modifiche radicali ai livelli strutturali e normativi. La riforma, introdotta dalla legge del 7 dicembre 1998, prevede un passaggio graduale dai tre servizi (polizia comunale, polizia giudiziaria e gendarmerie) a un «servizio di polizia strutturato su due livelli», composto dalla polizia federale e dalla polizia locale. La riforma è stata attuata il 1° gennaio del 2001, parte della gendarmerie e la totalità della polizia giudiziaria sono stati eliminati per creare la polizia federale. E, a partire dal 1° gennaio del 2002, la polizia comunale è stata trasformata nella polizia locale, con il graduale incorporamento dei lavoratori provenienti dalle ex brigate territoriali della gendarmerie.
Questo sistema a due livelli include circa 38 000 agenti di polizia distribuiti nell’intero territorio belga, con circa 10 000 agenti di polizia al livello della polizia federale e circa 28 000 agenti di polizia al livello della polizia locale (196 aree di polizia locali, che coprono uno o più comuni).

Obiettivi da raggiungere

Con la messa in atto, fin dal 1993, di una politica di gestione dello stress, l’obiettivo è stato quello di aiutare: • tutti gli agenti di polizia ad affrontare difficili situazioni psicosociali come la depressione e le tendenze suicide; • gli agenti di polizia esposti a eventi traumatizzanti.
A questa prima parte «reattiva», dedicata alla gestione dello stress posttraumatico, è stata aggiunta:
• una seconda parte maggiormente incentrata sulle misure preventive, con l’istituzione di servizi di formazione per la gestione dello stress,
• una terza parte finalizzata a conoscere meglio i fattori di stress istituzionali e organizzativi e i suoi effetti al fine di fornire le risposte adeguate. Si potrebbe aggiungere un obiettivo finale riguardante il servizio pubblico fornito da ciascun agente di polizia, in base al quale viene giudicata la polizia stessa.

Descrizione dell’azione

La politica per la gestione dello stress rientra nel quadro della strategia per le risorse umane sviluppata dalla polizia federale. Si tratta della materializzazione dello statuto interno per la «promozione delle relazioni interne basate sul rispetto reciproco e la contribuzione al benessere sul luogo di lavoro». L’implementazione della politica in materia di stress è affidata a una «squadra anti-stress», creata nel 1993. Si tratta di una squadra flessibile e multidisciplinare composta da un nucleo permanente di 17 persone (agenti, psicologi, assistenti sociali e specialisti delle comunicazioni; per il 10 % si tratta di agenti di polizia e per il 90 % di civili), in servizio 24 ore su 24. A seconda degli incarichi da svolgere e delle circostanze connesse, il nucleo può convocare altri specialisti come medici, esperti legali ecc.

Informazioni generali — L’introduzione di una dimensione psicosociale in un sistema caratterizzato da una tradizione militare richiedeva un cambiamento di mentalità da parte del personale. A tal fine, sono state attuate una costante promozione della consapevolezza e azioni di informazione, che sono ancora in corso, nell’ambito dell’istituzione al fine di sostenere il programma di azione.

Informazioni occupazionali — Dato che gli agenti di polizia devono affrontare il pericolo ed «essere di esempio», è importante che tutti, sulla base del loro ruolo e della loro posizione, reagiscano adeguatamente a fronte del loro stress e dello stress degli altri.
Pertanto, una brochure informativa sulla gestione dello stress è stata pubblicata e distribuita a tutto il personale (sono state distribuite oltre 20 000 copie). Inoltre, alcune direttive operative descrivono tutte le azioni e reazioni da attuare in caso di eventi gravi (disastri, presa di ostaggi ecc.) allo scopo di gestire lo stress di tutte le persone coinvolte nella situazione.

Gestione dello stress istituzionale — L’ambiente di lavoro produce fattori di stress propri che devono essere identificati per consentire una reazione. Pertanto la squadra anti-stress ha elaborato uno «strumento diagnostico» finalizzato a determinare le cause dello stress nelle diverse sezioni e unità: un questionario con oltre 200 domande. Tutti i componenti di una unità riempiono il questionario e le risposte rendono possibile valutare il livello di benessere o malessere prevalente nella sezione in esame. Sulla base dei risultati, registrati in un protocollo e presentati alla sezione oggetto di esame, diventa possibile ricercare e definire le soluzioni per le anomalie identificate. Inoltre, per prevenire le disfunzioni che sono causa di stress, la polizia federale ha sviluppato, a livello nazionale, svariate politiche per sostenere la politica di gestione dello stress: comunicazioni interne, modifiche della cultura di impresa, lotta all’alcolismo, miglioramento dell’ambiente di lavoro ecc.

Formazione per la gestione dello stress individuale — Essendo lo stress legato ai singoli individui, l’approccio prevede l’istruzione dei lavoratori riguardo alla gestione del proprio stress in occasione di un seminario di tre giorni sulla gestione dello stress. Questo seminario viene cogestito da uno psicologo, un istruttore e un medico. Il seminario è contenuto nel programma di formazione permanente di base per tutto il personale. Al seminario sono abbinate sessioni aggiuntive di follow-up individuale con lo psicologo, finalizzate ai partecipanti che si trovano ad affrontare un problema specifico.

Gestione dello stress post-traumatico — Nel caso di un evento traumatico, la squadra anti-stress fornisce sostegno psicologico in tempo reale, 24 ore su 24, per il membro del personale esposto all’evento. A tal fine, la squadra è dotata di mezzi di comunicazione e di veicoli propri, per intervenire in loco. Lo stesso vale per i casi di depressione grave, tentato suicidio ecc.

Risultati dell’azione

Tutte le azioni, preventive o reattive, danno luogo, se possibile, a una valutazione. Per esempio, un questionario viene inviato alle persone prese in carico dalla squadra anti-stress; l’80 % di queste persone ha dichiarato che in caso di necessità avrebbe fatto nuovamente ricorso alla medesima struttura.
Attualmente, le richieste di assistenza sono aumentate in misura considerevole, al punto che è stato necessario assumere assistenti sociali aggiuntivi. Analogamente, sotto la pressione esercitata dalla domanda, gli incarichi della squadra anti-stress si sono estesi alle vite private dei membri del personale.
L’azione della squadra anti-stress ha condotto al ritorno al lavoro di numerosi agenti di polizia che erano in congedo per malattia. Inoltre, negli ultimi anni è stata osservata una riduzione del tasso dei suicidi tra gli agenti di polizia.
Dovrebbe anche essere ricordato che nel 2001 il ministro degli Interni ha chiesto all’Università di Liegi di attuare uno studio sui rischi psicosociali e sullo stress da lavoro nella polizia. I risultati di questa indagine hanno evidenziato che nei casi nei quali il personale era stato bene informato in materia di gestione dello stress, la principale riforma dei servizi di polizia ha ottenuto meno effetti negativi (stress) di quanto era previsto.

Problemi affrontati e fattori di successo

Si possono citare i seguenti fattori tra quelli che contribuiscono al successo di questa operazione:
inserimento della politica per la gestione dello stress nella strategia complessiva per le risorse umane, la prevenzione e il benessere sul lavoro, con il sostegno degli uffici e delle sezioni interessati, che collaborano con sinergie reali;
• applicazione graduale della politica tra il 1993 e il 1996, dove ciascun passo viene attuato solo quando il passo precedente è stato completato;
• natura pratica della formazione.

Trasferibilità dell’azione

A partire dal 1995, numerosi servizi di polizia, in Belgio e in altri paesi, hanno mostrato interesse per la squadra anti-stress e l’hanno utilizzata come modello per creare formule analoghe nelle rispettive unità. Attualmente, la squadra antistress sta ricevendo richieste da altre organizzazioni per l’attuazione di determinate operazioni per loro conto.

Ulteriori informazioni
Eric Cobut
Federal Police
Internal Relations Department
47 rue Fritz Toussaint
B-1050 Bruxelles
Tel. (32-2) 26 42 61 45
Fax (32-2) 26 42 60 97
Sito web: ligneinfo.reformepolice@brutele.be

giovedì 19 febbraio 2009

PER LA CONDANNA PENALE NON BASTANO LE VERIFICHE SUI C/C

L’art. 32, comma 1, n. 2), D.P.R. n. 600/1973 contiene una presunzione legale di corrispondenza delle partite attive, risultanti da rapporti del contribuente sottoposto a verifica con gli istituti di credito, con i ricavi dell’attività di impresa o professionale, in assenza della dimostrazione che le stesse «non hanno rilevanza» ai fini della determinazione del reddito soggetto ad imposta.
La presunzione, peraltro, non opera in sede penale: il giudice di merito deve motivare in ordine alle ragioni per le quali i dati della verifica effettuata in sede fiscale sono stati ritenuti attendibili.
Infatti, «ai fini dell’individuazione del superamento o meno della soglia di punibilità di cui all’art. 5, D.Lgs n. 74 del 2000, spetta esclusivamente al giudice penale il compito di procedere all’accertamento e alla determinazione dell’ammontare dell’imposta evasa, attraverso una verifica che può venire a sovrapporsi o anche ad entrare in contraddizione con quella eventualmente effettuata dinanzi al giudice tributario» (sez. III 26.2.2008, n. 21213, De Cicco). Inoltre, ai fini dell’accertamento in sede penale, deve darsi prevalenza al dato fattuale reale rispetto ai criteri di natura meramente formale che caratterizzano l’ordinamento tributario.
In sede penale, quindi, il giudice non può applicare le presunzioni legali, sia pure di carattere relativo, o i criteri di valutazione validi in sede tributaria, limitandosi a porre l’onere probatorio in ordine alla esistenza di costi deducibili a carico dell’imputato. Deve, invece, procedere di ufficio agli accertamenti del caso, eventualmente mediante il ricorso a presunzioni di fatto.
(Cassazione penale Sentenza, Sez. III, 06/02/2009, n. 5490)

http://www.ilquotidianoipsoa.it/

mercoledì 18 febbraio 2009

Da un amico siciliano una riflessione sulla vicenda Sarda.

Un marziano che doveva essere eliminato
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Non conosco bene la realtà dei partiti sardi ma non ci vuole molto a capire che Soru è stato "posato" dalla nomenclatura del PD che, o non è andata a votare, oppure ha votato Cappellacci. La realtà della regione sarda diretta da Renato Soru era una anomalia: niente legislazione ad personam per gli amici, niente privatizzazioni fatte per creare consigli di amministrazioni e stipendi da nababbi ai "managers", maniacale tutela dell'interesse pubblico (tasse aggiuntive per i miliardari della Sardegna usa e getta). Insomma sono stati anni di assoluto digiuno per coloro che vedono nella regione il mezzo di rapidi arricchimenti attraverso stravolgimenti disinvolti di principi essenziali del diritto.Il modello giusto è quello della Calabria di Lojero o al massimo della Toscana di Martini stretta in un reticolo di società figlie di un stagione di privatizzazione. Per capire quanto Soru fosse una sorta di marziano dentro gruppi dirigenti della politica sostanzialmente portatori degli stessi interessi basti pensare allo scontro sul piano regolatore. Con Soru viene sconfitta la speranza di un rinnovamento radicale delle Regioni che costeranno sempre di più e saranno i fortilizi di oligarchi di destra o del PD. Per avere idea di quello che ci aspetta vi consiglio di esaminare le leggi approvate dall'assemblea regionale calabrese o di quella campana.
Il federalismo che ci aspetta sarà quello degli epigoni di Bassolino, di Lojero, di Cuffaro....... nuove tasse, niente servizi, un esercito di supermanagers, spese sempre più folli per il personale politico.

Cosa può fare la corsa!

Un Link interessante
http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.3017533225

OGNI ANNO I MILITARI DOVRANNO SOSTENERE UNA PROVA DI CORSA E SALTO IN LUNGO. A COMINCIARE DA QUELLI DIETRO LE SCRIVANIE


SOLDATI CON LA PANCIA, IL FITNESS DI LA RUSSA

Il ministro prepara un volume con gli esercizi per tornare in forma

«Tre ore di allenamento la settimana» . Ogni anno i militari dovranno sostenere una prova di corsa e salto in lungo. A cominciare da quelli dietro le scrivanie

Settantaquattro pagine divise in tre parti: esercizi, psicologia dello sport, benefici del movimento sull'umore


ROMA — Devi correre. Anzi, tornare a correre, come correvi quand'eri bambino. Devi fare piegamenti delle gambe, esercizi per i muscoli del torace e stretching. «Se sei militare — dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa — hai il dovere di tenerti in forma». A qualsiasi età. E qualunque sia il tuo grado. Da soldato a generale. Tutti gli uomini delle Forze armate stanno ricevendo un manuale che insegna come mantenere il fisico sempre allenato. È una «Guida individuale alla preparazione fisica », curata dal colonnello Angelo Borsa dello stato maggiore della Difesa. «Ogni anno — spiega il colonnello Borsa — i militari dovranno sostenere un test di efficienza fisica, che comporta esercizi muscolari, salto in lungo, corsa e tante altre prove. Perciò devono prepararsi». La Guida insegna come farsi trovare pronto. Sono 74 pagine divise in tre parti. La prima dedicata agli esercizi, seguita da un capitolo sulla psicologia dello sport, con la spiegazione dei benefici che ne riceve anche l'umore. Le pagine conclusive riguardano l'alimentazione, dove sono indicati i singoli alimenti, le loro calorie e il tempo necessario a smaltirle.
Per esempio una costoletta di maiale apporta 314 calorie. Se camminate le smaltite in 60 minuti, se andate in bicicletta in 32, se nuotate vi bastano 28 minuti, ma se state seduti i minuti diventano 242. Gli esercizi fisici prescritti tendono a sviluppare tutti i muscoli del corpo. Contemplano «torsioni del tronco, slancio delle braccia in avanti, in alto, in fuori». E poi flessioni delle braccia e delle gambe, lavoro sugli addominali. E soprattutto correre. Anzi, «ricominciare a correre ». C'è una tabella da seguire. In base ad essa si può gradualmente aumentare la propria autonomia, passando da 0 a 30 minuti di corsa nel giro di quattro settimane. In ogni caso, è necessario tener presente che allenarsi comporta un'attività sportiva «esercitata per almeno un'ora per tre volte alla settimana». Il ministro La Russa considera le direttive dello stato maggiore della Difesa «assolutamente necessarie, perché si suppone che il militare, proprio per il suo mestiere, abbia l'obbligo di tenersi in forma». Naturalmente, con uno come La Russa che ha militato nel Msi, viene facile scherzare chiedendo se torneremo alle esercitazioni dei sabati fascisti. Lui ci ride su e in tono sempre spiritoso aggiunge: «Prometto che non ci saranno salti nel cerchio di fuoco. E nemmeno il salto della baionetta ».
In America i generali per primi curano il fisico. Quand'era comandante supremo della Nato Wesley Clark faceva ogni mattina un'ora di nuoto. Il suo successore James Jones (oggi consigliere di Obama) fa jogging. Il generale David Petraeus, che ha ridato speranza all'Iraq, passa un'ora al giorno in palestra. «Ma anche i nostri generali — secondo il ministro — sono abbastanza salutisti. Non mi sembra di aver incontrato generaloni con la pancia. Li vedo belli asciutti e in forma. La figura del generale macchietta da noi non esiste». I generali, dunque, esercitano i muscoli e mantengono Allenamento Due immagini dai film Ufficiale e gentiluomo (1982) con Richard Gere e Full Metal Jacket (1987), di Kubrick. Sotto, la Guida individuale alla preparazione fisica la linea. Forse un po' di moto servirebbe non solo ai militari, ma anche ai politici. «In effetti — concorda La Russa — ne avremmo bisogno. Prima ero più magro, ma da quando ho smesso di fumare, sei anni fa, ho preso qualche chilo. Mi piacerebbe buttarlo giù andando in palestra. Ma il tempo dove lo trovo? Tutto quello che riesco a fare ogni tanto è una partitella di calcio coi miei figli nel cortile di casa». Il ministro che vuole i militari in condizione fisica perfetta non riusciva a praticare regolarmente uno sport nemmeno da giovane. «Negli anni Settanta, a Milano, per uno come me che militava a destra, farsi vedere su un campo di calcio era molto pericoloso. Il mio sogno era fare un corso per diventare arbitro di calcio. Impossibile. Non potevo rimanere più di un'ora in un posto. Se mi scoprivano i signorini dell'estrema sinistra ero spacciato».

Marco Nese
Corriere della Sera - 12 febbraio 2009

martedì 17 febbraio 2009

Falsi medici: venti denunciati per esercizio abusivo della professione



Qualcuno aveva uno studio medico nascosto dietro un armadio a muro con porta a scomparsa, altri trafugavano all’interno di strutture pubbliche medicinali a uso dermatologico ed estetico che poi prescrivevano ai propri pazienti, altri ancora pur essendo semplici odontotecnici operavano da dentisti, e qualcuno, per finire, proponeva trattamenti omeopatici (ovviamente senza autorizzazione) o bioenergetici come rimedio per malattie gravi, sottraendo così i pazienti alle giuste cure dei medici autorizzati. Questa la situazione fronteggiata dagli agenti della Guardia di Finanza nel corso dell’operazione Iaso, che ha preso il via nel corso del 2008 per chiudersi, solo ora, con l’arresto di un falso medico e la denuncia a piede libero di altri 19.
Ai 20 falsi specialisti sono stati contestati, oltre all’esercizio abusivo della professione, i reati di sostituzione di persona (alcuni tra i denunciati si servivano di ricettari e partite Iva appartenenti a medici defunti o appena andati in pensione), peculato, lesioni personali (in alcuni casi gli interventi chirurgici maldestramente eseguiti da personale impreparato hanno causato danni permanenti ai pazienti), e sequestro di persona: vistosi piombare addosso una pattuglia della Guardia di Finanza, un falso dentista di zona Barriera di Milano ha infatti chiuso a chiave il proprio studio nel tentativo di impedire alle due assistenti di parlare e di occultare i libri contabili della sua attività in nero (sono poi stati ritrovati, con grande fatica, su un cornicione). Quella all’esercizio abusivo della professione è un’abitudine ormai ben consolidata, spiegano gli agenti, che i clienti assecondano in vista di discutibili vantaggi economici: i prezzi ridotti praticati dai falsi professionisti sono possibili grazie all’uso di materiali di seconda scelta (macchinari vecchi e usurati) in studi all’interno dei quali si presta scarsa attenzione alla pulizia e all’igiene.
Le attività di accertamento fiscale finalizzate al recupero a tassazione dei proventi illeciti dei 20 denunciati sono ancora in corso; intanto i responsabili delle indagini esortano i cittadini chiamati alla scelta di specialisti a diffidare dei prezzi eccessivamente bassi, a verificare l’iscrizione dei medici agli ordini professionali e, in situazioni sospette, a chiamare il 117.

Fabrizio Fulio Bragoni


http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=2924

lunedì 16 febbraio 2009

IL FONDO DI PREVIDENZA DELLA GUARDIA DI FINANZA: CHE FINE FANNO I NOSTRI SOLDI? (SE 134 MILIONI VI SEMBRAN BRUSCOLINI…)


di Simone Sansoni, Salvatore Trinx, Giovanni Mazzarella


Il sogno di ogni speculatore
Provate a mettervi nei panni di un assicuratore al quale si presenti un cliente disposto a sottoscrivere una polizza previdenziale di 30/40 anni, con un premio mensile pari al 1,6% del reddito; immaginate anche che questo assicurato non abbia alcuna possibilità di decidere come e chi gestisca i propri risparmi. E tutto ciò senza possibilità di recesso.
Potete capire come queste condizione rappresentino un sogno per qualsiasi promotore finanziario; ebbene si tratta invece di “condizioni contrattuali” reali applicate dal loro Fondo di Previdenza ai circa 63.000 finanzieri in servizio.


Che cos’è il Fondo di Previdenza?
Il “Fondo di Previdenza per il personale appartenente ai ruoli Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri” è un Ente che ha lo scopo di erogare una previdenza integrativa (aggiuntiva a quella principale fornita dall’INPDAP) e la possibilità di concedere prestiti agli iscritti.
E’ stato istituito dal R.D.L. 5 luglio 1934, n. 1187, convertito in legge 4 aprile 1935, n. 568, successivamente modificato ed integrato dalla - Legge 30 novembre 1961, n. 1326; è sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’Economia e delle Finanze.
I suoi Organi sono il Consiglio di Amministrazione (7 membri di cui 2 Ufficiali, 2 Ispettori/Sovrintendenti e 3 Appuntati/Finanzieri tutti in servizio permanente) ed il Comitato dei Sindaci, che ha il compito di seguire l’ andamento del Fondo, composto da 3 membri.
Entrambi gli organi collegiali sono nominati, su proposta del Comandante Generale, dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.
Al Fondo di Previdenza sono iscritti d'ufficio gli Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri in servizio permanente, all’atto della nomina a finanziere; al personale viene applicata una trattenuta mensile pari al 2% dell’80% dello stipendio lordo percepito, ossia l’1,6% al mese.
La principale finalità istituzionale dell’Ente è la corresponsione di un premio di previdenza a tutti gli iscritti che cessano dal servizio permanente.
I proventi delle contribuzioni ed ogni altra attività dell’Ente, per la parte eccedente il fabbisogno per il pagamento dei premi, possono essere impiegati in prestiti al personale (il cd piccolo prestito)



Una bizzarra “governance”
Come detto l’unico organo di gestione del fondo è il Consiglio d’Amministrazione composto da 7 membri di cui ben due appartenenti alla categoria Ufficiali, uno dei quali ne è il Presidente; ci troviamo di fronte quindi ad una prima anomalia: il denaro prelevato coattivamente al personale ISAF viene gestito anche, e forse soprattutto, da due membri di altra categoria che però non contribuisce ad alimentarlo.
Si tenga infatti presente che gli Ufficiali della Guardia di Finanza hanno un altro fondo (la Cassa Ufficiali) alla quale versano contributi nella stessa misura (1,6% mensile); anche tale istituto è gestito da un Consiglio d’Amministrazione, composto in questo caso da 5 membri, tutti appartenenti però alla categoria contributiva.
In parole povere il denaro degli Ufficiali viene amministrato (giustamente) solo da tale categoria, mentre il denaro degli Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri viene invece amministrato anche (e soprattutto?!) dagli Ufficiali.
Se questa stranezza è stata prevista sin dall’origine già dalla norma istitutiva, un’altra invece si è consolidata di fatto nel tempo; infatti, tutti i membri del Fondo, che vengono scelti dal Comandante Generale, fino a qualche mese fa prestavano servizio in Roma.
Quindi il denaro degli appartenenti di tutto il territorio nazionale veniva amministrato solo da personale della capitale, con capacità e meriti quantomeno discutibili se si guarda al curriculum professionale circa le competenze necessarie per investire milioni di Euro.
Infine la terza anomalia riguarda il Comitato dei sindaci, ossia dell’organo preposto al controllo delle operazioni e dei bilanci; i membri vengono nominati dal Ministro, su parere del Comandante Generale: ebbene, ben due sindaci su tre sono scelti tra Ufficiali (il terzo è un civile; negli ultimi 5 esercizi risulta essere sempre stato il Dott. Patrizio Greco, mentre gli Ufficiali sono variati nel tempo).
In definitiva sia i controllori che una parte dei controllati sono di una categoria che non contribuisce al Fondo.



Una gestione remunerativa?
Abbiamo provato a dare uno sguardo ai rendiconti ed alle relazioni degli organi, disponibili dal 2003 al 2007; si tratta di documenti che risultano controfirmati dai membri degli organismi, peraltro quasi mai nel loro plenum tanto da far pensare a qualche dissenso interno.
Dal punto di vista finanziario il Fondo ha un’importanza notevole, ben maggiore rispetto al Fondo Assistenza Finanzieri; innanzitutto per l’entità patrimoniale (per il 2007 si tratta di oltre 134 milioni di euro) ed poi per la provenienza delle somme.
Se infatti per il FAF le entrate derivano principalmente da una quota parte dei proventi delle sanzioni amministrative provenienti dall’attività di servizio del Corpo (non viene ad esso destinato nessun importo prelevato ai Finanzieri), per quanto riguarda il Fondo di previdenza si tratta invece di somme coattivamente prelevate dalle buste paga del personale ISAF.
Da un sommario esame degli ultimi cinque rendiconti (dal 2003 al 2007) abbiamo fatto i “conti della serva” dai quali è possibile desumere che (S.E.&O.):
· Il rendimento medio annuo delle attività del fondo (composte da investimenti in titoli, liquidità ed immobili) è stata del 1,50%, inferiore sia al rendimento dei buoni postali che all’inflazione media del periodo (2,1%);
· l’assegnazione annuale complessiva delle somme ai congedati è di gran lunga inferiore a quella prelevata dal personale in servizio: l’entità complessiva degli accantonamenti sta quindi aumentando nel tempo.


Il rendimento del Fondo potrebbe aver avuto dei risultati così modesti per la tipologia degli investimenti; infatti a norma di legge i contributi riscossi devono essere investiti in “titoli del debito pubblico od in altri investimenti autorizzati dal Ministro per le finanze su proposta del consiglio di amministrazione”.
Sennochè sin dal 2003 gli investimenti finanziari sono stati tutti trasferiti dall’impiego prioritario in titoli di stato (che alla fine del 2002 ammontavano al 90%) a quello in titoli bancari ed assicurativi di natura perlopiù obbligazionaria; ad esempio su circa 126 milioni di euro investiti al 31.12.07, gli istituti che risultavano godere maggiore fiducia da parte del CdA del Fondo e del Ministro sono stati: Cassa di Risparmio di Firenze (32% degli investimenti), Monte dei Paschi di Siena (16%), Rasbank (11%) Aurora Assicurazione (12%; ma è la stessa compagnia che, grazie alle assegnazioni del FAF, assicura il personale del Corpo per i grandi interventi chirurgici?).




Casa dolce casa
L’investimento in immobili si aggira intorno al 1-2% delle attività; il Fondo di Previdenza è infatti proprietario di tre immobili: uno a Genova (ove ha sede il Nucleo di Polizia Tributaria in una prestigiosa zona), uno a Roma ed uno di recente acquisizione a Nettuno (ultimamente messo anche a bando per l’assegnazione).
Quest’ultimo è stato acquisito nel 2006 ad un costo di € 1.144.049, valore aumentato nel 2007 di ulteriori 1.100.000 euro esatti; quello di Roma è invece stato parzialmente venduto nel 2007 (52 appartamenti) al prezzo di € 9.865.358 (si è più che decuplicato il valore storico dell’immobile), ad un prezzo medio di 190.000 € per appartamento.


Se per quanto riguarda l’immobile di Roma, il Fondo ha incamerato negli anni un canone di locazione costante (circa 160.000 €), per quanto riguarda invece la sede del Nucleo pt di Genova si può notare una certa variabilità nelle somme versate dal Corpo al Fondo: infatti se nel 2003 e 2004 il canone pagato è stato di circa 260/270mila euro, nel 2005 risulta aver pagato solamente € 66.957, non risulta aver versato nulla nel 2006, mentre nel 2007 ha versato al Fondo un canone di locazione totale di € 743.212, probabilmente comprensivo delle morosità pregresse.
Al di là della circostanza che un normale inquilino moroso verrebbe quantomeno colpito da un decreto ingiuntivo, resta comunque da vedere se la Guardia di Finanza versa ai Finanzieri un congruo canone di locazione in linea con i valori di mercato della città di Genova.
L’immobile di Nettuno non ha sinora fruttato in quanto per l’appunto solo ora è stato posto in concorso per l’assegnazione (ad un canone mensile di 7,65€ al mq); tuttavia appare discutibile la circostanza che tutto il personale, sia ISAF che Ufficiali, possa ugualmente concorrere all’assegnazione senza prevedere almeno una preferenza per coloro, ossia i finanzieri, che hanno contribuito economicamente alla costruzione degli immobili in questione.
Preme invece sottolineare che prima della dismissione del 2007, i conduttori degli appartamenti di Roma (zona Prenestina), considerando i dati contabili esposti nelle relazioni, risulterebbero aver pagato un canone medio di circa 250 € mensili (purtroppo non è dato sapere la metratura di tali appartamenti); anche per questi immobili ci si chiede se i prezzi erano congrui per la città di Roma ed ancora chi fossero questi fortunati inquilini visto che non risulta che fossero ISAF (salvo qualcuno baciato dalla dea bendata) bensì Ufficiali o addirittura civili? Tra l’altro alcuni di questi avrebbero riscattato questi appartamenti dei Finanzieri pur risultando morosi dei canoni!


Infine analizzando i costi ordinari di gestione degli immobili è possibile notare un aumento eccezionale dal 2005 in poi; il fenomeno è legato all’aumento esponenziale delle spese per prestazioni professionali: trattasi forse di costi relativi alla vendita degli appartamenti di Roma, perfezionata nel 2007, che hanno inciso fortemente sul rendimento degli immobili (nel 2006 vi è addirittura un risultato negativo della gestione specifica). Non è da sottovalutare anche l’ipotesi di spese sostenute per rientrare dei canoni non versati dagli inquilini morosi.
Non sono stati qui presi in considerazione le spese di manutenzione straordinaria in quanto inciderebbero su più esercizi, anche se sono stati imputati solo nell’anno di pagamento (ben 795.037 € nel 2007 e addirittura 1.255.463 € nel 2006); di contro non sono stati presi in considerazione le sopravvenienze attive dovute alla cessione degli appartamenti, peraltro valutati al costo storico nonostante la Corte dei Conti, nel corso dell’attività di vigilanza che istituzionalmente svolge anche sul Fondo, abbia rilevato che gli immobili non dovrebbero essere rapportati al valore storico ma al loro valore reale di mercato.


Quali prospettive per il futuro?
Non si è preteso qui di svolgere una revisione contabile della gestione del fondo; si è solo cercato di leggere, dal punto di vista di semplici iscritti (spintanei), quali siano gli aspetti più interessanti e dubbiosi del rendimento e gestione del patrimonio del fondo, al quale si contribuisce col proprio denaro ma al quale non si partecipa in alcun modo nella sua amministrazione.
Il COCER di questo X mandato ha più volte posto il problema della partecipazione del personale nella gestione degli enti previdenziali ed assistenziali; il Comando Generale in occasione del recente rinnovo del CdA del Fondo di previdenza ha dimostrato una timida apertura prevedendo, seppur tardivamente, un coinvolgimento dei COIR circa i criteri di designazione dei componenti. Le ultime nomine infatti pare abbiano tenuto in maggiore considerazione le realtà territoriali, anche se sono state fatte esclusivamente dalla gerarchia e non dalle rappresentanze del personale contribuente.
Tali piccoli segnali di disponibilità però non incidono la sostanza del problema, ossia la mancanza di rappresentatività degli attuali organi di gestione; infatti, al di là del valore dei singoli componenti, finché vi faranno parte dei non contribuenti, per giunta alla presidenza, e la loro individuazione sarà esclusivo appannaggio del Comandante Generale, non potrà dirsi soddisfatto il diritto del personale a gestire, anche indirettamente, il denaro che coattivamente gli viene prelevato.
Tale diritto discende proprio dalla obbligatorietà della quota contributiva; di contro sarebbe qualora la contribuzione avvenisse su base volontaria, quindi con l’accettazione implicita delle regole di governance.
Ma chi sottoscriverebbe liberamente una assicurazione del genere?
Vogliamo però porre alcuni quesiti ai Finanzieri contribuenti: posto che la previdenza principale è quella contemplata per tutti i dipendenti pubblici e che il Fondo in questione funge da integrazione (potrebbe definirsi una previdenza complementare ante litteram) è accettabile e lecito, anche dal punto di vista costituzionale, un prelievo forzoso ossia imposto ex legem, sulla retribuzione di ciascuno, peraltro senza alcuna partecipazione nella gestione del denaro prelevato?
Ed ancora, se paradossalmente ipotizzassimo domani la liquidazione del Fondo, i Finanzieri rientrerebbero in possesso di tutto il denaro loro riscosso negli anni, considerando tra l’altro che in prospettiva il personale contribuente in servizio sarò sempre meno mentre quello in quiescenza percettore sempre di più?
Il Fondo è nato in un contesto sociale e storico molto diverso dall’attuale; la maggior parte dei Finanzieri d’allora proveniva da ceti sociali modesti e con una bassa scolarizzazione. Lo Stato paternalistico degli anni ’30 si fece carico di prevedere una qualche tutela finanziaria per coloro che, congedatisi dal Corpo e magari tornati alle origine contadine, se lasciati a se stessi non avrebbero provveduto ad accantonare un adeguato risparmio durante il servizio attivo.
Si tenga infatti presente che all’epoca solo una minima parte del personale restava in servizio fino alla pensione, mentre per la maggior parte lo scopo della ferma era quello di raggranellare un certo gruzzolo per tornare al paesello da civile ed acquistare un pezzo di terra da coltivare.
Me i tempi ed i finanzieri in oltre 70 anni sono molto cambiati: non è più accettabile essere posti sotto tutela come dei minus habens, per giunta con un atto d’imperio che colpisce le retribuzioni.
Trattasi di questioni molto serie e complesse che a nostro parere non potranno avere risposta fintanto che la gestione del denaro di tutti non seguirà criteri di assoluta trasparenza, professionalità e soprattutto democrazia; al contrario se queste istanze non dovessero trovare sbocco in riforme sostanziali, a parere di chi scrive si potrebbe andare incontro a contenziosi dannosi sia per l’istituzione che per i singoli e che potrebbero sfociare in extremis addirittura nella liquidazione del Fondo.
Oggi più che mai il problema non può essere sottovalutato; la grave crisi internazionale che ha investito i mercati finanziari dimostra che anche persone più che competenti possono essere travolte: le contromisure oggi sono necessarie per difendere i nostri soldi.
Noi crediamo nella validità del principio del fondo; una gerarchia lungimirante può raccogliere questa nostra provocazione per dare continuità al Fondo traghettandolo nel futuro in una forma partecipativa, democratica e volontaria.

domenica 15 febbraio 2009

QUEL MARESCIALLO LA PAGHERÀ MOLTO CARA

il Giornale
Sabato 14 febbraio 2009

Arrestato Giuseppe Marabotto. In tre anni a capo della procura di Pinerolo (Torino) avrebbe commissionato centinaia di consulenze inutili, una ogni quattro giorni, facendosi poi girare dai periti un terzo dei compensi


Il meccanismo «era molto semplice». A spiegare il sistema delle consulenze d’oro della procura di Pinerolo sono alcuni degli stessi indagati. Lo raccontano nel corso degli interrogatori. In breve, Marabotto conferiva gli incarichi, ognuno dei consulenti intascava le parcelle e consegnava il 30 per cento a uno dei due commercialisti arrestati. Questi giravano la «bustarella» a Riccardo Saliceti, sotto inchiesta assieme ad altre 22 persone e ai tempi ragioniere dell’Agenzia delle entrate di Torino, che sua volta la dava a Dario Vizzotto. Il medico-intermediario, diviso il «gruzzolo» per due, consegnava al procuratore la sua parte. Perché Marabotto ama i soldi, ma non vuole sporcarsi le mani.
Una degli indagati, infatti, ricorda. «Era un buon lavoro, ma il 30% doveva tornare indietro». «La nostra percezione era nel senso che il lavoro fruttava, e che c’era uno scotto da pagare». Lo scotto è la tangente. «Ricordo un’altra cosa che mi è rimasta impressa - aggiunge -. Era una frase molto chiara, pronunciata dal procuratore: questa cosa della raccolta (dei soldi, ndr) la fai tu, così se ti beccano in galera ci vai tu».
Ancora. Marabotto è al telefono con Saliceti. Si lamenta delle verifiche che un maresciallo della gdf sta conducendo. La conversazione è del 12 ottobre del 2005. «Il maresciallo responsabile della verifica alla M. la pagherà molto cara. Sto piantando un casino con Roma! Quel maresciallo sparisce dalla circolazione. Ho già preparato una lettera al comando generale della Guardia di finanza, dicendo che è vergognoso che vadano a fare delle indagini che riguardano i compensi, e che quindi chiamano in causa il modo di agire della procura della Repubblica. A questo maresciallo gli fanno un culo a pioggia». Le cose andranno diversamente. Le fiamme gialle continuano le indagini.
Un’altra telefonata tra Marabotto e Saliceti. Quest’ultimo chiede al procuratore di intercedere con un pm, per parlare con lui di Ruggero Regazzoni, uno dei due commercialisti arrestati ieri su cui quel magistrato sta indagando. «Riccardo - dice il procuratore - lei è un amico. Non ci sono problemi». «Quindi - risponde Saliceti - posso dire che può prendere un appuntamento?». «Vabbè - replica Marabotto - andare nella tana del lupo mi sembra proprio un po’ pirla. Ognuno nella vita fa quello che vuole, ma io sono dell’idea che meno si va dai giudici e meglio è». Perché «nella vita non si sa mai cosa c’è...». Marabotto parla con cognizione di causa. «Nella vita, uno un po’ fuori dai problemi della giustizia pensa che ci sia niente di meglio che affidarli nelle mani della giustizia. Io mi affiderei nelle mani della giustizia del Guatemala, ecco».
Alla fine, però, il procuratore scopre di essere finito sotto inchiesta. Al telefono, ne parla con Vizzotto. È il 18 ottobre di quattro anni fa. «Mi sballa tutto - dice - anche se questo è il meno visto che adesso devo pensare a me stesso».

Enrico Lagattolla

mercoledì 11 febbraio 2009

CONTRATTO, SI ENTRA NEL MERITO DELLA PARTE NORMATIVA.

Proseguono gli incontri al Dipartimento della Funzione Pubblica per la definizione dell'ipotesi di accordo sindacale relativo al quadriennio normativo 2006-2009 e al biennio economico 2006-2007 (accordo integrativo).
La delegazione del SAP era composta dal Segretario Generale Nicola TANZI e dal Segretario Nazionale Francesco QUATTROCCHI. Durante l'ultimo incontro, come si ricordera', era stata consegnata una bozza di accordo, trasmessa alle nostre Segreterie Regionali e Provinciali assieme alla piattaforma rivendicativa del SAP e della Consulta Sicurezza.
Si sta adesso procedendo adesso all'analisi e alla discussione del testo e due rivendicazioni del Sindacato Autonomo di Polizia sono state riconosciute: quella relativa alle terapie salvavita (l'esclusione del computo dei giorni avra' valore sia per i giorni di congedo straordinario che per l'aspettativa per infermita', prima non prevista) e quella al diritto allo studio (in caso di sovrapposizione di esami, al dipendente potranno essere attribuite e conteggiate 4 giornate lavorative per ciascun esame). Di seguito, pubblichiamo gli articoli relativi alla nostra piattaforma presentata alla Funzione Pubblica che sono stati recepiti:
10. Terapie salvavita ex art. 13 dPR 170/2007 L'articolo 13 del D.P.R. 170 del 2007 consente ai soggetti interessati da patologie gravi, necessitanti di terapie cosiddette "salvavita", di fruire di giorni di congedo straordinario oltre il limite massimo consentito dalla normativa vigente. Va evidenziato che, tale beneficio, cosi' come disciplinato, spetta soltanto per coloro che possono fruire di giorni di congedo ordinario, escludendo il personale che ha in corso l'aspettativa per motivi di infermita' ai sensi dell'art. 68 del DPR 3 del 1957. In diversi casi, i colleghi hanno scoperto di avere patologie cosi' gravi che richiedono terapie salvavita a seguito di vari e lunghi accertamenti diagnostici e quando erano gia' da tempo in aspettativa. Purtroppo, la previsione dell'art. 68 terzo comma del D.P.R. 3 del 1957 non consente la ripresa in servizio e, quindi, l'interruzione dell'aspettativa, salvo che sopraggiunga una completa guarigione. Tale disciplina ha creato una sorta di disparita' di trattamento tra il personale in congedo straordinario e il personale in aspettativa per infermita' e, pertanto, si rappresenta la necessita' di integrare l'articolo in esame con una aggiunta normativa che consenta una uniformita' di trattamento. Pertanto, la Consulta Sicurezza chiede la modifica dell'art. 13 del dPR 170/2007 nel modo che segue:
"1. In caso di patologie gravi che richiedano terapie salvavita ed altre ad esse assimilabili secondo le indicazioni dell'Ufficio medico legale dell'Azienda sanitaria competente per territorio, ai fini del presente articolo, sono esclusi dal computo dei giorni di congedo straordinario e di aspettativa per motivi di infermita' i relativi giorni di ricovero ospedaliero o di day-hospital ed i giorni di assenza dovuti alle citate terapie, debitamente certificati dalla competente Azienda sanitaria locale o struttura convenzionata o da equivalente struttura sanitaria militare. I giorni di assenza di cui al presente articolo sono a tutti gli effetti equiparati al servizio prestato nell'Amministrazione e sono retribuiti, con esclusione delle indennita' e dei compensi per il lavoro straordinario e di quelli collegati all'effettivo svolgimento delle prestazioni."
Diritto allo studio ex art. 16 dPR 170/2007
Si chiede che In caso di sovrapposizioni di esami (es. due nello stesso giorno) al dipendente vengano concessi i quattro giorni antecedenti per ciascun esame (nel caso di specie otto). Solo in tal modo, difatti, verrebbe rispettata la ratio della disposizione, individuabile nell'esigenza di garantire allo studente/lavoratore la possibilita' di dedicarsi appieno allo studio finalizzato al buon esito dell'esame.
La prossima riunione contrattuale al Dipartimento della Funzione Pubblica e' prevista per lunedi' 16 febbraio.

Pubblicata il 10.02.2009 su http://www.sap-nazionale.org/

mercoledì 4 febbraio 2009

CASO COMELLINI: UN AMARO EPILOGO (O L'INIZIO DI UN NUOVO IMPEGNO?)




Alle massime Istituzioni della Repubblica, ai miei ex colleghi militari, a tutti i cittadini Italiani.
Io sono il Sig. Luca Marco Comellini, ex maresciallo di 1^ classe dell'Aeronautica militare. Vi scrivo queste poche righe affinché Voi tutti possiate riflettere su quanto siano importanti i principi di giustizia e libertà che la Costituzione vi riconosce, ma che una arcaica visione dei vertici militari vuole reprimere e annullare fino a rendere la stessa Costituzione subalterna al loro insano volere.
Il 10 settembre 2007 fui accusato di aver commesso il più grave dei reati che un militare possa compiere durante il suo servizio. No, non fui accusato di aver rubato, stuprato, o di essere un pedofilo, ne tantomeno di aver violato anche uno solo degli articoli del Codice penale o di quello militare (c.p.m.p.). Sono stato accusato di aver pensato liberamente e di aver esercitato i diritti che la Costituzione mi riconosce, in quanto cittadino italiano, e che nessuna norma dell'Ordinamento militare ha mai limitato o addirittura vietato: i diritti di espressione e di opinione.
Ora, a prescindere dall'assurdità delle accuse che mi sono state mosse dai gerarchi militari, molti deputati e senatori, i presidenti del Parlamento e cittadini comuni, si stanno domandando come sia possibile che un procedimento, scandito da precise regole e termini perentori - al cui superamento consegue l'estinzione della potestà disciplinare - si sia potuto protrarre fino ai giorni nostri? Questa domanda però non se la pone il Ministro della Difesa ne, tantomeno, sembra essersela posta il Presidente della Repubblica che dovrebbe essere il massimo garante delle leggi e della Costituzione.
La risposta è semplice. L'arroganza del potere e la certezza dell'impunità, ferree regole di un sistema cronicamente malato, hanno permesso ad uno di offrire ad altri coperture e protezioni per eliminare un avversario scomodo – io, una voce dissonante -, come se ci trovassimo difronte alla peggiore banda criminale, anziché all'interno di una compagine militare. Ho ragione di temere che saranno tutti salvi coloro che hanno avuto un ruolo o una funzione amministrativa nella vicenda che mi ha riguardato e, se questa si concluderà con la mia condanna, allora, i gerarchi militari avranno inesorabilmente affermato un pericoloso principio che vuole i diritti inviolabili, sanciti dalla Costituzione, assoggettati esclusivamente al loro mutabile umore.
Dalla lettura della relazione dell'Inquisitore si comprende chiaramente che il medesimo ha svolto il suo ruolo, come fedele servitore del suo mandante, dando ampia prova della sua perizia nel saper rimaneggiare, ad uso e consumo del suo padrone, importanti e storiche pagine di dotta giurisprudenza. Egli è riuscito ad affermare tutto e il contrario di tutto.Io, purtroppo, ho ragione di temere che vi siano state anche altre mani e menti meno colte, ma animate da propositi perversi, ad aver collaborato alla realizzazione di un simile "patto scellerato" e l'inquisitore, alla fine, ha avuto solo il mero compito di scrivano.
Il giorno 28 gennaio 2009 presso il Dipartimento Militare di Medicina Legale di Roma la Commissione Medica Ospedaliera dell'Aeronautica militare mi ha giudicato "permanentemente non idoneo al servizio militare, da porre in congedo assoluto, ...".Questo giudizio medico di riforma è certamente la diretta conseguenza delle diverse ed eterogenee azioni di vessazione che ho dovuto subire nel corso dei molti anni dedicati alla ricerca di quella pari dignità che la Costituzione riconosce a tutti i cittadini senza alcuna distinzione di razza, sesso o classe sociale, siano essi militari - sempre pronti a immolare la propria vita per la difesa dei valori della Patria - o dei semplici delinquenti.
Come molti di voi ben sanno, e come molti altri hanno volutamente ignorato, il procedimento disciplinare di stato che l'amministrazione militare ha avviato nei miei confronti fin dal lontano settembre 2007, ha trovato la sua innaturale conclusione il giorno 29 gennaio scorso nel corso di una farsesca riunione della commissione disciplinare, sulla cui terzietà dei membri non oserei scommettere nulla. E pensare che detta commissione era stata ampiamente resa edotta della mia riforma, conseguente al giudizio di inidoneità assoluta reso dalla competente Commissione medica.
In conclusione, carissimi cittadini ed ex colleghi militari, questa storia dovrebbe aver insegnato anche a voi qualche cosa, così almeno voglio sperare. Forse un giorno voi tutti vi troverete al traguardo della vostra carriera, pronti a godervene i frutti e una pensione dignitosa. Certamente sarete convinti di aver fatto il vostro dovere.
Sono certo, però, che molti di voi, voltandosi indietro, scopriranno di quanto hanno perso in dignità e diritti e solo allora, quando saranno troppo vecchi per rimediare e troppo stanchi per insegnare ai giovani, si renderanno conto di voler tornare indietro e sostituire dei fatti e delle azioni concrete alle parole di solidarietà, che mi hanno espresso in queste ore.
Ora potrò godermi pienamente quelle libertà per le quali ho lottato pagando un prezzo che per molti può sembrare fin troppo alto. Anche domani, come ieri, io potrò guardarmi allo specchio e vedere un uomo, un cittadino con tutti i suoi diritti, consapevole che i principi per i quali ho lottato e continuerò a lottare, renderanno migliore il futuro di mio figlio.
Luca Marco COMELLINI (ex maresciallo dell’Aeronautica militare Italiana colpevole di aver espresso le proprie idee e opinioni)

domenica 1 febbraio 2009

AIUTIAMO I GIOVANI…..OVVERO AUMENTIAMO GLI STIPENDI SOLO AGLI ANZIANI!!!



Segnalo un interessante e condivisibile intervento di Domenico Bilello, pubblicato dal sito http://www.sergenti.it/ relativo all’ipotesi di distribuzione della coda contrattuale in discussione ed alle ultime due code contrattuali.




Aiutiamo i giovani…..
Ovvero aumentiamo gli stipendi solo agli anziani!!!



Incredibile, ma vero!!! Mentre in Italia, Governo, Parlamento, Istituzioni in generale cercano interventi per aiutare chi è più debole economicamente che oggettivamente soffre di più nella difficilissima congiuntura economica che attanaglia il mondo intero, arrivando addirittura ad ipotizzare l’orario di lavoro solidale. Il COCER firma una sconvolgente preintesa per la c.d. “coda contrattuale” del contratto normo-economico 2006-2009, che ha oggettivamente delle sfumature difficili di comprendere nel metodo e nel merito ossia:
Le ultime due code contrattuali hanno visto allocare le risorse SOLO per il personale con +17 anni di servizio, con un aumento degli relativi importi soprattutto per la fascia a +29 anni di servizio, ossia nei fatti per oltre 4 anni il personale con meno di 17 anni di servizio, personale che può arrivare ad avere oltre 35 anni di età con figli piccoli a carico e magari monoreddito, ha visto a fronte degli aumenti di centinaia di euro dati ai fortunati +17 o +29 percettori dell’assegno funzionale vedersi corrispondere qualche decina di euro al mese sull’assegno pensionabile come si evince nella tabella di seguito:


Totali
Dal 2002 al 2007 il personale con meno di 17 anni di servizio ha percepito (compresa l’ipotesi della coda 2006-2007 di 10 euro mensili sul imp. Pensionabile) circa 330 euro di aumento complessivo, il personale +17 anni di servizio circa 700, il personale +29 anni circa euro 1500 (da sommare eventuali aumenti della coda 2006-2007) ed il personale +32 anni di servizio circa 2.000 euro.
Come si evince, da sopra, in oltre 6 anni vi è stato uno scientifico SPOSTAMENTO degli aumenti AL SOLO personale ANZIANO delle FF.AA. contrattualizzato.
Poi, è da evidenziare l’aspetto che è palesemente una SPEREQUAZIONE ed UN DANNO economico per i sergenti che continuano ad avere degli importi dell’impiego operativo di base (voce fondamentale dello STIPENDIO) inferiore “indennità operative spettanti al personale appartenente al ruolo sergenti, percettore di importi inferiori rispetto a gradi subordinati di pari anzianità di servizio”. In barba alla DICHIARAZIONE d’impegno del Governo e dei COCER del contratto 2006-2007.
E’ logico chiedersi il perché di tali incredibili sperequazioni???
Ma le FF.AA. sono formate solo da personale ANZIANO???
Perché tutti cercano di agevolare chi percepisce meno di stipendio (I GIOVANI) e le FF.AA. invece NO!!!
Che cosa devono fare i SERGENTI per avere corretto LO STIPENDIO da oltre14 anni?
Se tale situazione non sia sintomatica di una palese carenza di Rappresentatività dei giovani in generale e del ruolo SERGENTI in particolare?
Cordialmente
Domenico BILELLO

Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno