martedì 8 agosto 2017

LE APERTE MANIFESTAZIONI DI OSTILITÀ DI UN MILITARE IN SERVIZIO NEL MEDESIMO COMUNE, NEI RIGUARDI DI UNO O PIÙ ESPONENTI POLITICI LOCALI INTEGRANO UN COMPORTAMENTO DISCIPLINARMENTE RILEVANTE(Consiglio di Stato)

Numero 00716/2017 e data 21/03/2017 Spedizione

REPUBBLICA ITALIANA
Consiglio di Stato
Sezione Seconda
Adunanza di Sezione del 8 marzo 2017


NUMERO AFFARE 02899/2013
OGGETTO:
Ministero della difesa direzione generale personale militare.


Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica proposto da Giuseppe Petillo, avverso sanzione disciplinare di corpo di giorni 1 di consegna di cui al provvedimento 293-4-2012 del 28 agosto 2012;
LA SEZIONE
Vista la relazione n. 0113926 del 17/04/2013 con la quale il Ministero della difesa direzione generale personale militare ha chiesto il parere del Consiglio di Stato sull'affare consultivo in oggetto;
Esaminati gli atti e udito il relatore, consigliere Umberto Realfonzo;


Premesso: Con provvedimento n. 293-4-2012 de1 28 agosto 2012 del Comandante della Compagnia Carabinieri di Alatri(FR), è stata inflitta all'Appuntato Scelto PETILLO Giuseppe la sanzione disciplinare di corpo di giorni I (uno) di ''consegna” con la seguente motivazione:
"Appuntato Scelto effettivo a Stazione distaccata, in due distinte occasioni teneva nei confronti di civili e di superiore diretto comportamenti non aderenti allo stile militare; la condotta poco esemplare nei confronti dei cittadini arrecava nocumento al prestigio dell'Istituzione''.
L'Appuntato Scelto, all'epoca dei fatti in servizio alla Stazione Carabinieri di Filettino (FR):
-- il 4 aprile 2012 durante il servizio all'interno di un bar alla presenza di alcuni avventori aveva fatto allusioni alla situazione politica della locale amministrazione Comunale;
-- il 19 aprile 2012, fuori servizio, nel limitrofo Comune di Trevi (FR), nei pressi di un altro bar con un residente del Comune di Filettino, commentava in modo sarcastico la decadenza dall'incarico del Sindaco;
-- i successivi 5 e 7 maggio 2012 l’interessato, mentre si trovava nei locale del Comando Stazione Carabinieri di Filettino (FR), affermava a voce alta che, se fosse stato eletto membro dell'organo di rappresentanza militare di base, avrebbe condotto una campagna contro i Comandanti di Stazione e gli Ufficiali dell'Arma dei Carabinieri.
Con il presente ricorso straordinario il militare ricorrente impugna il rigetto del ricorso gerarchico avverso la predetta sanzione di cui al provvedimento n. 246/5 del 19 novembre 2012.
Il ricorso è genericamente affidato alla deduzione: -- dell’insussistenza dei presupposti di fatto e di diritto per la configurazione di un comportamento reprensibile e passibile di sanzione disciplinare; -- del difetto d'istruttoria in quando non venivano sentiti alcuni testimoni.
Il Ministero nella sua relazione ha opposto che il sindacato chiesto dal Petillo, in quanto implicante un'indagine su vizi di merito, resta estraneo alla sede propria del ricorso straordinario,
Considerato:
In linea generale, nelle controversie aventi ad oggetto episodi disciplinarmente rilevanti imputati a militari, se il sindacato del giudice amministrativo non può concretizzarsi in una valutazione che si sostituisce a quella legittimamente spettante all'Amministrazione, né può neppure risolversi in un inammissibile sindacato sul merito dell'azione amministrativa, ciò non toglie che ma deve comunque tendere a verificare innanzi tutto, per il tramite delle figure sintomatiche di eccesso di potere evidenziate con i motivi di ricorso, l'esistenza e sufficienza delle ragioni sulla quale si fonda il provvedimento adottato, nonché la non contraddittorietà della valutazione effettuata e la logicità della misura concretamente assunta, per effetto della valutazione svolta (cfr. Consiglio di Stato sez. IV 10 giugno 2014 n. 2958).
Nel caso in esame esattamente il Comando, in presenza di reiterati e continuati comportamenti del ricorrente, ha riscontrato la violazione rispettivamente:
-- dell'articolo 713 del D.P.R. 15 marzo 2010, nr. 90 “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell’articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246” che prescrive, per il militare, l'obbligo di astenersi da comportamenti che possono condizionare l'esercizio delle sue funzioni, ledere il prestigio dell'istituzione cui appartiene e pregiudicare l'estraneità della stessa alle competizioni politiche;
-- dell'articolo 732 del citato Testo unico che prevede l‘obbligo per i militari di tenere, in ogni circostanza una condotta esemplare a salvaguardia del prestigio delle Forze Armate e, in particolare, impone agli appartenenti all'Arma dei Carabinieri di usare mode cortesi con qualsiasi cittadino.
Sotto tale profilo sostanziale, si osserva che l’apprezzamento compiuti dal Comandante della Compagnia Carabinieri di Alatri(FR) nel merito del comportamento del militare appare del tutto ragionevole ed adeguata ad una serie reiterata di comportamenti del ricorrente che contrastanti i propri doveri.
Infatti, nelle piccole realtà, il prestigio e l’autorevolezza dell’Arma si sono storicamente radicati proprio in relazione al distacco ed alla terzietà dei sui appartenenti rispetto alle fazioni ed alle vicende politiche locali. Per questo, a prescindere da ogni cosa, non vi sono dubbi che le aperte manifestazioni di ostilità di un militare in servizio nel medesimo comune, nei riguardi di uno o più esponenti politici locali in carica e decaduti integrino un comportamento disciplinarmente rilevante.
Quanto poi alla proporzionalità tra la sanzione irrogata e la gravità dei fatti contestati, si ricorda che se la valutazione della gravità di un comportamento ai fini disciplinari costituisce manifestazione del discrezionale apprezzamento dell'amministrazione (cfr. Consiglio di Stato sez. IV 14 ottobre 2005 n. 5682) nel caso in esame la inflizione, di particolare mitezza, di giorni 1 (uno) di ''consegna” appare del tutto proporzionata agli ambiti ed alla effettiva rilevanza delle vicende.
Sul piano procedimentale poi si osserva infine che:
-- dall’esame degli atti, non vi è modo di dubitare di quale fosse stata la situazione di fatto dato che, da un lato lo stesso ricorrente ammette di aver pronunciato frasi “scherzose” sulla caduta della giunta all’interno di un bar del paese, e dall’altro che la presenza stessa di denunce-querele tra il militare e l’ex-sindaco rendono chiaro come fosse stato passato ogni limite comportamentale;
-- il Petillo aveva partecipato attivamente con una memoria difensiva all'istruttoria procedimentale puntualmente riscontrata dall’Amministrazione.
In conclusione il ricorso è complessivamente infondato.
P.Q.M.
esprime il parere che il ricorso debba essere respinto.




L'ESTENSORE
IL PRESIDENTE
Umberto Realfonzo
Gianpiero Paolo Cirillo




IL SEGRETARIO
Roberto Mustafa'


giovedì 26 gennaio 2017

DOPO UN ANNO PASSATO INVANO IL PARLAMENTO CONCEDE UN’ALTRA PROROGA/MARCHETTA AI RAPPRESENTANTI DEI MILITARI

Le cronache parlamentari del Senato ci dicono che è imminente l’ennesima proroga degli organismi di rappresentanza militare.
On. Villecco
Si tratterà di un altro anno di vita concesso all’attuale mandato, la cui scadenza naturale sarebbe dovuta avvenire nel 30 maggio 2016 ma che già l’anno scorso era stato prolungato fino al 30 maggio 2017 tramite l’approvazione di un emendamento al decreto milleproroghe a prima firma dell’onorevole Rosa Villecco (PD), sottoscritto però da tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione di uno.
Quest’anno non è dato sapere quali siano le motivazioni per le quali si rinvierà ancora l’elezione dei rappresentanti dei militari. Il 26 gennaio 2016 furono invece esplicitati questi motivi nel parere espresso sul decreto dalla Commissione Difesa della Camera, relatore il presidente della Commissione, On. Francesco Saverio Garofani (PD): “…appare necessario prorogare di almeno un anno la durata degli organi anzidetti, per consentire al Parlamento di portare avanti l'iter di riforma degli istituti della rappresentanza militare ed evitare di procedere al rinnovo degli stessi organi, con il rischio che l'eventuale approvazione in via definitiva della riforma ne provochi la decadenza poco dopo l'elezione...”
Può essere, quindi, interessante andare a vedere come si sia poi sviluppato il lavoro parlamentare di una riforma che attende la sua approvazione da alcuni decenni e che è stata appunto utilizzata come giustificazione della precedente proroga.
Ricordiamo che il 27 gennaio 2015, ormai due anni fa, venne costituito presso la Commissione Difesa della Camera un comitato ristretto che aveva lo scopo di esaminare le tante proposte di legge (ben otto) provenienti da tutto l’arco parlamentare. Il compito di coordinare i lavori del comitato spettava alla relatrice dei disegni di legge, l’onorevole Villecco Calipari già sopra menzionata.
Da allora, anzi dalla prima (1 luglio 2015) all’ultima riunione (18 gennaio 2017), il comitato si è riunito solamente 11 volte in 567 giorni, per una media di una riunione ogni 52 giorni. Complessivamente i deputati hanno affrontato l’argomento per 4 ore e 40 minuti: mediamente ciascuna delle 11 riunioni è durata quindi 25 minuti, con il picco di 50 minuti il 6 aprile 2016 ed i record negativi di soli 5 minuti il 16/12/2015 (per farsi gli auguri di natale?) ed il 21 settembre scorso (per salutarsi al rientro delle vacanze estive?).
E’ evidente che quella della riforma della rappresentanza militare è stata una risibile scusa, alla quale non credeva e non crede più nessuno, nemmeno gli stessi deputati. Se si considera la bozza di legge girata in passato ed attribuita alla relatrice, possiamo augurarci che la media lavorativa del comitato venga confermato anche per lo sprazzo di tempo che resta all’attuale parlamento (12 mesi salvo elezioni anticipate) e che anche questa legislatura si confermi sterile come tutte le precedenti: meglio nessuna riforma che un aborto.
C’è da dire che perlomeno i Senatori, quest’anno, si sono e ci hanno risparmiato il goffo tentativo di motivare la solita marchetta che interessa solamente pochi delegati della rappresentanza militare.
Simone Sansoni

sabato 26 novembre 2016

LA CGIL HA PRESENTATO UN RICORSO AL COMITATO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI PER IL DIRITTO ALLE ASSOCIAZIONI SINDACALI NELLA GUARDIA DI FINANZA

Mentre in Europa si segna un'altra tappa verso il riconoscimento dei diritti di associazione sindacale ai lavoratori e alle lavoratrici dei corpi militari, "in Italia si va in direzione opposta". Così Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil. "Lo scorso 22 novembre infatti - spiega - il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione sulla Difesa Comune con la quale 'invita gli Stati membri a riconoscere, in particolare, il diritto del personale militare a formare e aderire ad associazioni professionali o sindacati e a coinvolgere tali attori in un regolare dialogo sociale con le autorità'. Un atto importante - sostiene Fracassi - che si aggiunge a quanto già ampiamente riconosciuto dalle svariate pronunce della Ced (Convenzione europea dei diritti dell'uomo) e del Comitato Europeo dei diritti sociali".

Se in Europa vengono fatti passi avanti su questo fronte, nel nostro Paese si torna indietro, denuncia la dirigente sindacale. "La militarizzazione forzata del Corpo forestale dello Stato, che contrasteremo sul versante legale, per questi lavoratori e lavoratrici oltre alle conseguenze di natura professionale ha come effetto anche la cancellazione dei diritti sindacali. La libertà di associazione sindacale - sottolinea - è infatti vietata per tutti coloro che transiteranno presso l'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza".

"Riteniamo che tutto ciò, oltre che ingiusto, non sia coerente con quanto avviene nel resto d'Europa", prosegue la segretaria confederale, annunciando che "la Cgil nei giorni scorsi ha presentato un ricorso al Comitato Europeo dei diritti sociali per rivendicare il diritto alla costituzione di associazioni sindacali nel Corpo della Guardia di finanza". Da parte loro "governo e Parlamento prendano atto dell'evoluzione del dibattito sulla democratizzazione e la rappresentanza nei corpi militari e, anche alla luce della risoluzione del Parlamento Europeo, si apra il percorso legislativo per riconoscere loro la libertà di associazione sindacale, libertà costituzionalmente garantita a tutti i cittadini", conclude Fracassi.

martedì 8 dicembre 2015

CONTINUANO I PROBLEMI DEL C.I.A.N.

Cos’è il CIAN? E’ il Centro Informatico Amministrativo Nazionale della Guardia di finanza , istituito da un anno circa.

A parte le rassicurazioni di qualche mese fa sembra che i problemi persistano.
Un paio di settimane fa mi è giunta l'email qui sotto che ne da conto
La gdf poteva scegliere due strade: eliminare tutti gli uffici periferici con recupero del personale amm.vo, istituendo un reparto centrale unico e ciò avrebbe comportato un rallentamento delle pratiche, oppure lasciare tutto com'era, non toccando il numero di persone impiegate in funzionamento e la tempistica.
Naturalmente ha scelto una terza strada, la peggiore: non diminuire il personale amm.vo, anzi aumentarlo istituendo un altro comando a livello di Generale, e nel contempo rallentare le pratiche.
Complimentoni
S.S.

Ciao,
sono un collega che presta servizio a ******
Scrivo solo per dirti che il 7 ottobre ho fatto richiesta di finanziamento ed alla data di oggi ancora siamo in alto mare. Da giorni sto tempestando di telefonate quello dell'agenzia (poiché le necessità cominciano a farsi impellenti) il quale mi ha detto che la mia pratica è già stata concessa ma manca sto benedetto documento che deve arrivare dal CIAN.
A sua volta sia lui che il Brig. ****** hanno più volte chiamato Roma ma le cose non sono proprio cambiate, e a tal proposito ritengo alquanto disdicevole metterci oltre due mesi per concedere un finanziamento.
Stamattina ho chiamato direttamente io Roma, ma ormai non rispondono più a nessuno (neanche se chiami con l'interforze). Tramite Lync ho rintracciato un collega di Roma che, molto gentilmente mi ha detto che la sua parte per l'istituzione della mia pratica era fatta ed era passata all'altro ufficio per completarla. Ho provato a chiamare l'altro ufficio ma ovviamente non risponde nessuno.
Ho quindi rintracciato il collega addetto alla stessa tramite Lync e gli ho scritto un lungo messaggio di posta istantanea.
Risposta ricevuta dopo due ore che è di questo tenore: "è ancora in lavorazione". Dopodiché solo silenzio. (magari un po’ di gentilezza non guasta, Probabilmente non rispondi perché tempestato da tutta Italia, però fatti una domanda sul perché e datti la conseguente risposta).
Non voglio fare ulteriori polemiche, ma ti dico solo che mia moglie per quasi due anni ha lavorato in un agenzia finanziaria e se impiegava più di 10 giorni a liquidare una pratica, la aprivano in quattro parti.
Qui siamo al 47° giorno ma è ancora in lavorazione. E va bene.
Un saluto

domenica 8 novembre 2015

LE GIRAVOLTE DEL PARTITO "DEMOCRATICO" SUI DIRITTI DEI MILITARI


Gira voce che per la riforma della rappresentanza militare la maggioranza voglia proporre una legge che disattenda ancora le indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo. Pare che non si voglia riconoscere la libertà sindacale e nemmeno la libertà di associazione ma che vogliano ancora sottomettere i militari ad una autorizzazione del Ministro della Difesa per organizzarsi liberamente.

Alcuni spunti sulle posizioni del PD quando era all'opposizione. Qui sotto una lettera del 2009 della Pinotti a La Stampa in merito alla sua proposta di legge di allora; l'attuale Ministra della difesa all'epoca scriveva “Soprattutto, viene garantito ai militari il diritto di associazione.”

Qui sotto c’è il resoconto di un convegno del PD (“I militari e i diritti“!!!!) con l’allora responsabile del settore Difesa Pinotti (Il PD è per la libertà  di associazione non vincolata ad autorizzazioni del ministro.) e del segretario pro-tempore del PD Franceschini (Il diritto di associazione deve essere riconosciuto senza bisogno di alcuna autorizzazione.)

A questo link il loro DDL presentato nel 2008; l’art. 12 prevedeva la libertà di costituire associazione senza alcuna autorizzazione ministeriale e l’art. 18 prevedeva l’abrogazione del divieto di iscriversi ad associazione professionali.

Come si vede ci sarebbe un’assoluta contraddittorietà tra le loro posizioni quando erano all'opposizione (libertà associativa piena ed assoluta) e di adesso che sono  al governo (associazioni solo autorizzate).

Ma il massimo dell’incoerenza lo si vede leggendo il loro programma politico approvato dall’assemblea nazionale del Pd  a Roma il  4 e 5 febbraio 2011 (lo puoi trovare nel loro archivio http://archive.partitodemocratico.it/doc/202916). Al capitolo 2 (Un nuovo modello di sicurezza per l’Italia) si trovano queste perle:
“…Il PD propone di costruire un nuovo modello organizzativo, funzionale e ordinamentale tra Forze di polizia e Forze armate: le prime a ordinamento civile con funzioni di sicurezza interna; le seconde a ordinamento militare con funzioni di difesa esterna. Le Forze di polizia hanno ordinamento civile, operano per la tutela interna dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica, contrastano la criminalità comune e organizzata, il terrorismo, l’eversione e la violenza politica. La responsabilità politica è del Ministro dell’Interno.

Le Forze armate hanno ordinamento militare, operano per la difesa dell’indipendenza e dell’integrità nazionale. La responsabilità politica è del Ministro della Difesa. Per le Forze armate è necessario prevedere maggiori forme di rappresentanza sindacale per renderle più democratiche e più vicine ai cittadini…

Quando sono all’opposizione dicono di volere di diritti sindacali anche per i militari, quando sono al governo li negano!!!Le solite giravolte…


Indagine conoscitiva sulla riforma fiscale: audizione del professor Tommaso Di Tanno