Le cronache parlamentari del Senato ci dicono
che è imminente l’ennesima proroga degli organismi di rappresentanza militare.
Si tratterà di un altro anno di vita concesso
all’attuale mandato, la cui scadenza naturale sarebbe dovuta avvenire nel 30
maggio 2016 ma che già l’anno scorso era stato prolungato fino al 30 maggio
2017 tramite l’approvazione di un emendamento al decreto milleproroghe a prima
firma dell’onorevole Rosa Villecco (PD), sottoscritto però da tutti i
gruppi parlamentari, ad eccezione di uno.
Quest’anno non è dato sapere quali siano le
motivazioni per le quali si rinvierà ancora l’elezione dei rappresentanti dei
militari. Il 26 gennaio 2016 furono invece esplicitati questi motivi nel parere
espresso sul decreto dalla Commissione Difesa della Camera, relatore il
presidente della Commissione, On. Francesco Saverio Garofani (PD): “…appare necessario prorogare di almeno un
anno la durata degli organi anzidetti, per consentire al Parlamento di portare
avanti l'iter di riforma degli istituti della rappresentanza militare ed
evitare di procedere al rinnovo degli stessi organi, con il rischio che
l'eventuale approvazione in via definitiva della riforma ne provochi la
decadenza poco dopo l'elezione...”
Può essere,
quindi, interessante andare a vedere come si sia poi sviluppato il lavoro
parlamentare di una riforma che attende la sua approvazione da alcuni decenni e
che è stata appunto utilizzata come giustificazione della precedente proroga.
Ricordiamo che
il 27 gennaio 2015, ormai due anni fa, venne costituito presso la Commissione
Difesa della Camera un comitato ristretto che aveva lo scopo di esaminare le tante
proposte di legge (ben otto) provenienti da tutto l’arco parlamentare. Il
compito di coordinare i lavori del comitato spettava alla relatrice dei disegni
di legge, l’onorevole Villecco Calipari già sopra menzionata.
Da allora, anzi dalla prima (1 luglio
2015) all’ultima riunione (18 gennaio 2017), il comitato si è riunito solamente
11 volte in 567 giorni, per una media di una riunione ogni 52 giorni. Complessivamente
i deputati hanno affrontato l’argomento per 4 ore e 40 minuti: mediamente ciascuna
delle 11 riunioni è durata quindi 25 minuti, con il picco di 50 minuti il 6
aprile 2016 ed i record negativi di soli 5 minuti il 16/12/2015 (per farsi gli
auguri di natale?) ed il 21 settembre scorso (per salutarsi al rientro delle vacanze
estive?).
E’ evidente che quella della riforma della rappresentanza
militare è stata una risibile scusa, alla quale non credeva e non crede più
nessuno, nemmeno gli stessi deputati. Se si considera la bozza di legge girata
in passato ed attribuita alla relatrice, possiamo augurarci che la media
lavorativa del comitato venga confermato anche per lo sprazzo di tempo che
resta all’attuale parlamento (12 mesi salvo elezioni anticipate) e che anche
questa legislatura si confermi sterile come tutte le precedenti: meglio nessuna
riforma che un aborto.
C’è da dire che perlomeno i Senatori, quest’anno, si sono e ci
hanno risparmiato il goffo tentativo di motivare la solita marchetta che
interessa solamente pochi delegati della rappresentanza militare.
Simone Sansoni
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