
L’usura era un affare di famiglia. Padre e figlio prestavano soldi con interessi del 60 all’85 per cento l’anno, una coppia ha pagato per tutta la vita ed è riuscita ad estinguere il debito soltanto al momento di andare in pensione. C’è pure una negoziante che rischia di vendere l’attività per tacitare i due «creditori». I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria li hanno arrestati: sono Marco (ai domiciliari, difeso da Riccardo Faga) e Franco Balocco (avvocato Monica Arossa), di 77 e 45 anni, il padre abita a Rosta e il figlio a Villarbasse. Contro di loro si cono una decina di testimonianze, raccolte con grande difficoltà e cautela dai militari, coordinati dal pm Vito Destito.
Il loro lavoro è condensato nelle poche pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Francesca Firrao. Date. Nomi. Importi, dai 3 mila ai 27 mila euro. E interessi, calcolati su base annua, anche se i prestiti prevedevano restituzioni su base mensile e distribuite in un arco di sei mesi. «Ho l’impressione che gli interessi potrebbero anche essere superiori al tasso-soglia previsto dalla legge, anche se non credo si avvenuto nella misura espressa dagli inquirenti - spiega l’avvocato Faga -. Comunque, ci riserviamo di affidare a un tecnico l’incarico di fare questi calcoli in modo più preciso».
Marco Balocco è pratico di prestiti. Fino al 2008, era titolare della finanziaria «F.A.I.T. srl» di via Avogadro. Poi, l’azienda è fallita. Ma gli inquirenti ritengono che lui abbia continuato a lavorare. Con tassi fuorilegge, almeno negli ultimi 5 anni. I finanzieri hanno passato al setaccio le operazioni legate ai conti correnti di Balocco. Sono spuntate almeno una trentina di operazioni «sospette», alcune diventate elementi d’accusa. Balocco consegnava ai clienti un assegno circolare e riceveva subito il 10 per cento in contanti,oltre a una mezza dozzina di assegni posdatati per coprire il capitale e gli altri interessi. Con questo sistema, un falegname è riuscito a uscire dal tunnel soltanto quando è andato in pensione. E una parrucchiera aveva già deciso di vendere la propria attività per soddisfare le richieste di Marco Balocco.
Gli scambi avvenivano in un bar gestito da immigrati cinesi nel centro di Torino, oppure in un altro locale a Rivoli, o ancora in un capannone in zona Pozzo Strada intestato a una società che fa capo a Franco Balocco. E proprio a lui sono stati indirizzati alcuni «clienti» per la restituzione dei soldi. Il padre prestava e il figlio incassava. Comportamenti che «durano da anni», secondo il gip Firrao. Ecco perché i due sono stati arrestati. Il padre è anziano e malato, soltanto per questo ha ottenuto gli arresti domiciliari.
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